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Il gruppo in psicologia di comunità.

Il gruppo è uno dei luoghi di intervento privilegiati dalla psicologia di comunità.

Con esso si intende un intreccio di relazioni che accompagnano tutta la nostra

esistenza. I gruppi si dividono in primari e secondari. I gruppi primari sono i

primi gruppi con cui l’individuo entra in contatto all’inizio della sua vita (es.

famiglia), e dove vengono soddisfatti i bisogni primari. I legami che ne

uniscono i membri sono di tipo affettivo e destinati a durare nel tempo. I gruppi

secondari sono quelli con cui il soggetto viene successivamente a contatto (es.

lavoro) e sono orientati verso uno scopo specifico, all’interno ognuno ricopre un

ruolo ben definito e i legami che legano gli individui sono funzionali al

raggiungimento dello scopo.

Il gruppo che noi prendiamo in considerazione è il piccolo gruppo che si colloca

come una struttura intermedia tra individuo e comunità ed è costituito da un

numero ristretto di persone. I legami che sviluppano al suo interno sono deboli

che permettono sia di soddisfare il bisogno di appartenenza e sia di

individuazione. Le comunità odierne sono caratterizzate da carenze di legami,

quindi compito dello psicologo di comunità è quello di far crescere i piccoli

gruppi, perché solo al loro interno si sperimenta l’interdipendenza fattore

predisponente allo sviluppo del senso di comunità.

Vi sono diversi piccoli gruppi.

Il gruppo terapeutico che si avvicina più a una logica clinica è nato dalla

richiesta del singolo di alleviare il proprio disagio. L’obiettivo infatti è la cura

attraverso una ristrutturazione della personalità del soggetto.

Si avvicina di più alla logica della psicologia di comunità il T-group o training

group o gruppo di addestramento. Esso rappresenta un’esperienza di

apprendimento indiretta cioè attraverso l’osservazione dell’altro che porta a

una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, a una maggiore comprensione

degli altri e dei loro problemi, dove il soggetto svolge un ruolo attivo che

consiste nell’adattare il proprio comportamento alla realtà osservata all’interno

del gruppo. In questo tipo di gruppi diventa fondamentale il meccanismo del

feedback o retroazione, perché è grazie a esso che avviene l’apprendimento.

Un apprendimento che si articola su tre livelli: -intrapsichico (dai feedback che

ricevo dagli altri imparo a conoscermi meglio); - interpersonale (imparo a

conoscere gli altri) e - sociale (ciò che si appreso nel piccolo gruppo può essere

esteso anche in altri contesti).

I gruppi di lavoro sono caratterizzati da un insieme di persone che hanno un

obiettivo comune da raggiungere, il tratto che li caratterizza è

l’interdipendenza necessaria per il raggiungimento degli obiettivi. Lo psicologo

di comunità all’interno dei gruppi di lavoro lavora in due direzioni: aumentando

le caratteristiche positive del setting, cioè facendo in modo che ognuno

all’interno del gruppo possa crescere e svolgere ruoli congrui alle proprie

competenze e rinforzare l’empowerment dei singoli partecipanti. Gli interventi

nei gruppi di lavoro sono attuati mediante molteplici strategie: - analisi

organizzative, - consulenza sistemica, - intervento sulla crisi, - la ricerca

intervento – i programmi di formazione on the job che prevede una breve

introduzione teorica sulle caratteristiche del gruppo, un’esercitazione pratica e

infine una discussione finale sull’esperienza di gruppo fatta durante

l’esercitazione.

I gruppi di auto aiuto. Il self help è sempre esistito però nel ventesimo secolo

trova una sua legittimazione soprattutto quando l’OMS inserisce i gruppi di

auto aiuto tra quelle misure adottate dai non professionisti per promuovere,

mantenere o recuperare lo stato di salute. La definizione più esaustiva di

gruppo di auto aiuto è quella data da Katz e Bender nel 1997. In questa

definizione si legge come il gruppo di auto aiuto è formato da poche persone

che si sono riunite in modo spontaneo con lo scopo di darsi aiuto reciproco. La

composizione del gruppo è caratterizzata dall’orizzontalità cioè ognuno ha lo

stesso “potere” dell’altro, anche il facilitatore è alla pari degli altri. Ognuno è

dotato di una responsabilità personale che si vede dal duplice ruolo ricoperto,

cioè si è destinatari e fornitori di cure. Si tratta di realtà autogestite dai

membri: filosofia del learning by doing.

Il primo gruppo di self help nasce in America nel 1935 ed è quello degli Alcolisti

Anonimo. I fattori che favorirono la nascita e la diffusione di questi gruppi sono

stati una sfiducia generale nelle istituzioni, nei professionisti e nei sistemi di

cura tradizionali, che si sono dimostrati inefficaci nella cura della patologia;

anche un differente modo di vedere la patologia rispetto al passato e

l’importanza della prevenzione. Questi gruppi si sono rivelati importanti per le

diverse funzioni svolte: il sostegno sociale in tutte le sue forme, la possibilità di

offrire dei modelli di ruoli, il rafforzamento delle competenze e delle strategie di

coping cioè di affrontare la vita quotidiana.

Secondo D. Francescato i gruppi di self help si dividono in:

- Gruppi di controllo del comportamento nati per modificare e controllare il

proprio comportamento.

- Gruppi di portatori di handicap o malattie croniche.

- Gruppi di parenti di persone con problemi gravi.

- Gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi positivo o

negativo.

I fattori di efficacia trasformativa presenti nel gruppo sono:

- Le funzioni socio emotive del gruppo fra pari: riconoscendomi uguale agli

altri, abbasso le mie difese e resistenze, per cui riesco a comunicare con

gli altri e a riceverne sostegno.

- Il valore terapeutico del ruolo di helper, cioè chi aiuta riceve aiuto perché

aumenta le proprie competenze personali.

- La carica ideologica del gruppo che permette la trasformazione.

I maggiori gruppi di auto aiuto presenti in Italia sono quello degli alcolisti

anonimi e dei soggetti malati di tumore. Sono maggiormente diffusi nel nord

Italia.

Lo scopo dello psicologo di comunità è quello di sostenere e facilitare la

creazione di gruppi di auto aiuto e di favorire la loro integrazione con il sistema

istituzionale, perché queste realtà possono migliorare la qualità di vita delle

persone e rafforzare il loro senso di empowerment.

Le indicazioni da tenere presenti per la promozione e la costituzione dei gruppi

di self help sono: identificare i gruppi a rischio, cioè quelli che presentano o

potrebbero presentare determinati problemi cui le istituzioni non sono in grado

di rispondere; coinvolgere le persone e informarle sul ruolo importante del

gruppo. È necessario un periodo di accompagnamento iniziale e di formazione

poiché il gruppo deve acquisire le competenze del lavoro di gruppo, tale

periodo dura circa 4 incontri.

Rete sociale, sostegno sociale e lavoro di rete.

Altro strumento usato dallo psicologo di comunità è il lavoro di rete che si base

sulle reti sociali.

Cosa è la rete sociale? Secondo Mitchell, la rete sociale è l’insieme specifico di

legami tra un insieme di persone, di conseguenza lo studio della rete sociale è

lo studio dei legami che uniscono le persone tra loro.

Il primo a effettuare lo studio sulle reti sociali fu Moreno che studia le relazioni

spontanee esistenti tra gli individui. Questo studio porta alla definizione del

sociogramma, uno strumento atto a misurare i rapporti di accettazione o di

rifiuto all’interno del gruppo. E ciò porta alla creazione di una mappa

sociometrica, che si costruisce secondo due criteri: criterio socio- affettivo e

criterio socio-funzionale.

Da Moreno iniziano una serie di studi sulle reti sociali.

Barnes, studiando un villaggi di pescatori norvegesi e rendendosi conto delle

relazioni che ogni individuo aveva con altri, distingue la rete personale (i

legami diretti dell’individuo con altri) e la rete sociale (l’insieme dei legami) e

descrive la rete graficamente come un insieme di punti collegati da linee, dove

i punti rappresentano gli individui o i gruppi e le linee indicano i legami tra le

persone.

Granovetter studia la forza dei legami e mette in evidenza legami forti e legami

deboli. I primi tendono a concentrare le interazioni all’interno dello stesso

gruppo, i secondi invece permettono il passaggio da un gruppo a un altro.

Le caratteristiche delle reti sociali dipendono da:

- Struttura (variabili morfologiche, quali ampiezza, densità, frequenza di

interazione e posizione di un individuo nella rete).

- Interazione fra persone, cioè tipi di relazione tra gli attori della rete

(reciprocità, simmetria, direzionalità, molteplicità).

- Qualità delle relazioni (amicizia, intimità, vicinanza affettiva).

- La funzione svolta dai membri della rete che è il sostegno sociale.

Diverse sono le definizioni date al sostegno sociale, ma tutte sono accomunate

dal declinare il sostegno sociale in quattro componenti.

- Il sostegno emotivo: cioè manifestare affetto e interesse per l’altro

soddisfacendo i bisogni socio emotivi di base.

- Il sostegno strumentale: assistenza e aiuto pratico.

- Il sostegno informativo: aiuto che arricchisce le conoscenze della

persona.

- Il sostegno affiliativo: deriva dall’appartenenza a gruppi formali (strutture

istituzionali o i professionisti) e informali (gruppi primari). L’interazione di

questi gruppi e il sentirsi appartenenti a entrambi promuove un sano

sviluppo individuale e rafforza le capacità di reazione allo stress.

Il sostegno sociale esercita un ruolo di health protective intervenendo in diversi

momenti della sequenza evento stressante e reazione allo stress. Può

intervenire fra l’evento stressante e la reazione allo stress o fra l’esperienza

dello stress e la comparsa di effetti patologici.

In sintesi gli effetti del sostegno sociale sono: la modifica del modo di percepire

lo stimolo stressante, allevia l’impatto emotivo e psicologico di tali stimoli e

favorisce risposte attive e adattive.

Questa definizione di sostegno sociale è stata oggetto di diverse critiche e

confuso con quello di rete sociale, per questo motivo oggi si parla di

sostegno sociale percepito e sono state create delle misure per valutarlo. Si

tratta del Social support questionnaire che è un questionario che misura il

numero delle persone percepite come fonte di sostegno e la soddisfazione nei

confronti del sostegno percepito, e il Social support resource che è un’intervista

strutturat

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
31 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fre15189 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia di comunità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica internazionale UNINETTUNO di Roma o del prof Curiale Antonietta.