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ANSIA E METACOGNIZIONE: IL LORO RUOLO NELLO SVILUPPO DELLA
RESILIENZA
La metacognizione può essere definita come il processo che concentra
l’attenzione sul modo in cui vengono prodotti i pensieri (conoscenza
metacognitiva) e su come si cerca di controllarli (processo metacognitivo
di controllo). L’esempio più banale di metacognizione è dato dal feeling of
knowing, ovvero quando non si è in grado di ricordare il nome di una persona
pur sapendo di conoscerlo. L’approccio metacognitivo è stato applicato
inizialmente al trattamento del disturbo d’ansia generalizzata ed è stata
poi efficacemente estesa a tutti i disturbi d’ansia e di depressione. Le persone
che soffrono d’ansia hanno due modalità di pensiero: temono che se non
dovessero dare ampio spazio allo loro preoccupazione, non sarebbero in grado
di fronteggiare la minaccia e che se poi le cose dovessero andare male si
sentirebbero in colpa per non essersi preoccupati abbastanza. Wells e
Matthews proposero il modello della funzione autoregolatoria
(contrapponendosi al modello degli schemi di Aaron Beck) affermando che
il disturbo psicologico è collegato a bias presenti nei processi finalizzati a
valutare e fronteggiare pensieri minacce ed emozioni. Si parla quindi di
strategie consce dell’individuo e non di processi automatici. Il modello della
funzione autoregolatoria si struttura su tre livelli interagenti di cognizione:
1. Unità di elaborazione inconscia e quindi automatica.
2. Elaborazione conscia on-line dove avviene l’elaborazione delle
informazioni e quindi volontaria e dipendente dall’accesso alle
conoscenze/convinzioni su di sé
3. Magazzino di conoscenze/convinzioni su di sé presenti nella memoria a
lungo termine
L’elaborazione delle informazioni differiscono tra loro per modi e per
configurazioni. Per modo si riferisce alla prospettiva assunta dall’individuo
riguardo i propri pensieri e convinzioni, e può essere modo oggetto ( se le
proprie percezioni e convinzioni sono accurate, prive di valutazione) o modo
metacognitivo (se le proprie percezioni e convinzioni non sono realtà
indiscusse e possono essere soggette a valutazioni). Mentre la configurazione
corrisponde al modello di processi cognitivi attivi in un determinato momento.
La configurazione di più interesse nei disturbi psicologici è quello della
funzione autoregolativa il cui obiettivo è quello di ridurre le discrepanze che
intercorrono tra lo stato attuale del sé e lo stato auspicato attraverso la
modificazione delle convinzioni per fronteggiare un evento. In altre parole, Uno
stimolo esterno porta all’attivazione dell’elaborazione automatica che attiva a
sua volta la funzione regolativa. Questa accede alle conoscenze di sé e fornisce
una valutazione della minaccia ed una strategia per fronteggiarla. Tra le
conoscenze vi sono piani generali per affrontare situazioni specifiche che
possono essere soggetti a modifiche a seguito di un feedback. Le persone
psicologicamente disturbate tendono a monitorare continuamente la minaccia
disperdendo risorse cognitive preziose che gli impediranno di modificare le
proprie convinzioni disadattive. Nei disturbi emozionali la persona opera nel
modo oggetto (le convinzioni sono verità assolute), ma è nel modo
metacognitivo che è possibile modificare i propri pensieri e convinzioni dove
gli eventi sono da valutare e suscettibili di modifiche. I disturbi psicologici
diventano tali quando la minaccia esiste solo nella mente del paziente. Il modo
oggetto è adattivo quando le minacce sono reali. La psicoterapia
metacognitiva cerca di facilitare la flessibilità di passaggio tra un modo e
l’altro. Quando un individuo non ha questa capacità di flessibilità utilizza un
pattern di pensiero persistente disfunzionale che prende il nome di C.A.S
(Cognitive attentive syndrome). La terapia metacognitiva ha l’obiettivo di
rimuovere la C.A.S. . Diventa importante anche capire il significato che il
paziente attribuisce alla sua esistenza. Si ipotizza che vi sia una forte
correlazione tra senso della vita, metacognizione e resilienza.
ANSIA E METACOGNIZIONE: RICERCA DI CAMPO
La ricerca di campo è stata effettuata su un campione di individui di 177
soggetti (77 maschi e 100 femmine dai 30 ai 65 anni), ipotizzando una
correlazione fra la capacità di riprendersi da eventi negativi e le modalità di
gestione metacognitiva dei processi d’ansia e dei pensieri negativi. La batteria
di strumenti utilizzata è composta da:
1. Questionario di stratificazione per la rivelazione dei dati anagrafici,
familiari, socio-economici e culturali dei soggetti
2. Scala di resilienza di Wagnild e Young (che analizza dimensioni come
senso della vita, perseveranza, senso d’indipendenza ed equanimità
3. Scala dei pensieri ansiosi (misura l’inclinazione alla preoccupazione
sociale, preoccupazione per la salute e metapreoccupazione
4. Questionario delle metacognizioni
5. Dieci domande guida per il colloqui finale (per valutare la percezione di
equilibrio, fiducia in sé e unicità della persona)
L’analisi correlazionale dei dati quantitativi ha restituito una correlazione
negativa significativa tra resilienza e pensieri ansiosi e tra resilienza e
metacognizione negativa. Non vi risulta associazione tra resilienza ed età.
Mentre l’analisi dei dati qualitativi, ha osservato di come oltre l’80% dei
soggetti si sia sentito protetto e sicuro nel corso della sua prima infanzia e che
circa il 90% degli stessi abbia indicato in una o più figure parentali la fonte di
orientamento esistenziale, sottolineando l’importanza di una base sicura nello
sviluppo della resilienza. I dieci item nella ricerca qualitativa erano finalizzati
all’esplorazione dell’universo rappresentazionale dei soggetti, in particolare
della ricerca di significato, perseveranza, equilibrio, fiducia in se stessi
e unicità dei soggetti.
I dati in nostro possesso sembrano confermare che le persone più resilienti
sembrano essere quelle meno ansiose e meno ruminanti, e quindi confermano
l’esistenza di una relazione negativa tra la resilienza e il pensiero
ansioso/negativo. La mancata correlazione tra resilienza ed età può indicare
che la resilienza si consolidi prima dei 30 anni per poi rimanere stabile nel
corso della vita. La resilienza dei soggetti testati sembra configurarsi più come
hardiness che come ego-resilience, che utilizzano quindi uno specifico
stile di coping.
PROMUOVERE LA RESILIENZA IN AMBITO SCOLASTICO
La scuola di oggi va spesso in crisi perché è incapace di differenziarsi e di
flessibilizzarsi, di rispondere adattivamente alle esigenze del momento storico,
delle diverse comunità e del singolo individuo, non riuscendo ad utilizzare al
meglio le risorse interne es esterne. Si parla di Empowerment di comunità,
che presuppone anzitutto la chiara visione dei punti di forza e delle criticità, per
poi elaborare un piano che tenga conto dei bisogni individuali e collettivi. La
strada per la resilienza tracciata dall’APA invita a costruire relazione
positive, accettare il cambiamento e ad agire nelle situazioni avverse. Bisogna
fornire ai ragazzi le competenze emotive, cognitive e socio-relazionali
necessarie per lo sviluppo di una personalità resiliente e per fronteggiare la
crescente complessità dei nostri giorni. La costruzione di personalità resilienti
però è un lavoro lungo e complesso, anche perché le piste di lavoro con gli
alunni sono accompagnate da momenti formativi dedicati ai genitori e ai
docenti.
MICHELA CONTE: SCUOLA DELL’INFANZIA
Data l’importanza oramai sottolineata degli studi sull’attaccamento di John
Bowbly risulta importante dare le giuste attenzioni ai bambini. La relazione
bambino-educatore va infatti intesa come quella primaria tra madre e bambino.
Le relazioni tra i bambini e gli adulti che si prendono cura di loro rivestono un
ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità. Per questo il rapporto
empatico, che presuppone una conoscenza delle proprie emozioni e di quelle
dell’altro, porterà il piccolo a sentirsi a proprio agio e a sviluppare capacità
cognitive e metacognitive anche con riferimento ai temi della resilienza.
Per genitori ed insegnanti si organizza un focus group con l’obiettivo di
promuovere la conoscenza di sé, il dialogo, l’apertura verso l’altro, a gestire i
conflitti e l’ansia.
Primo Incontro: viene proposta la visione del film Stelle sulla terra che
narra dello speciale rapporto empatico tra un bambino dislessico e un
insegnante (anch’egli dislessico) che permetterà al bambino di accettarsi e
scoprire le proprie possibilità. In un successivo circle time insegnanti e
genitori potranno riflettere e confrontarsi su temi quali l’accettazione
incondizionata, l’empatia e l’astenersi dal giudizio.
Secondo incontro: si propone un brano del libro imparare l’ottimismo di
Martin Seligman, con l’obiettivo di guardare il problema dal lato utile della vita
e aumentare la fiducia in se stessi.
Per i bambini (3-5 anni) risulta importante imparare a controllare e a
coordinare le sue facoltà cognitive e mentali, in particolare gli eccessi di ansia
Primo strumento: per sviluppare la metacognizione si propone il gioco “se
fossi un animale x, dove mi nasconderei?”, dove si crea un ambiente con
diversi habitat naturali e i bambini devono rifugiarsi nell’habitat corrispondente
dell’animale assegnatogli.
Secondo strumento: per promuovere l’intelligenza emotiva si utilizza la
favola di Hansel e Gretel per osservare le quattro emozioni primarie: Paura
(Quando i fratellini si perdono), Sorpresa (quando scoprono la casetta di
marzapane), Rabbia (quando la strega si adira con Gretel) e felicità (quando
ritornano a casa). Alla fine di ogni sequenza si effettua una conversazione
guidata con riferimenti al proprio vissuto su quando e sul perché hanno
avvertito le analoghe emozioni. Sapere che gli altri (ma soprattutto gli adulti)
provano le stesse sensazioni aiuta i piccoli a conoscersi e a controllare lo
stress.
BOCCHETTI E BRUSCIANO: SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI PRIMO
GRADO
L’obiettivo in questo settore è quello di educare alla prosocialità per dare
risposte efficaci ed efficienti all’emergenza educativa dei nostri tempi. Ogni
studente deve avere la possibilità di mettere in evidenza le sue potenzialità e le
sue capacità. Il miglior strumento didattico per fare ciò è didattica
laboratoriale.
I genitori e insegnati svolgono un ruolo essenziale nell’edu