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IL FACS PUÒ ESSERE AUTOMATIZZATO? UN SOFTWARE PUÒ DIVENTARE CODIFICATORE?

Ekman sviluppò le prime tecniche di codifica delle espressioni del volto computerizzate. Il

software traduce le espressioni facciali in informazioni consentendo di sviluppare tecnologie

basate sull’analisi delle emozioni, per creare livelli di coinvolgimento con il cliente. Il programma è

FaceReader, computer vision:

il attraverso la scienza che estrae dai video informazioni per

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riconoscere automaticamente le espressioni facciali. FaceReader nasce per aiutare il ricercatore

nell’individuare le emozioni provate dall’individuo in relazione a stimoli. Funziona tramite una

webcam che inquadra il volto della persona, quando questa manifesta un’emozione il computer

mappa un insieme di movimenti che la rilevano.

ESPRESSIONI FACCIALI DI EMOZIONI PRIMARIE/UNIVERSALI E AZIONI

• MUSCOLARI DECODIFICATE CON L’EMOTIONAL FACS (EMFACS) (EEEEEEEEE PIÙ

LUNGO IL TITOLO)

STUDI SULL’UNIVERSALITÀ E RICONOSCIMENTO DELLE ESPRESSIONI FACCIALI

Ekman ha cercato di capire il sistema non verbale dell’essere umano. Ha individuato sette

emozioni di base (felicità, sorpresa, tristezza, rabbia, paura, disgusto, disprezzo) dove ogni

manifestazione espressiva facciale è identica per ogni umano (senza distinzione età, sesso, razza,

Darwin:

cultura). Questa tesi è stata affermata anche da sostiene che le espressioni facciali e

comportamenti non verbali sono ereditari, vengon attivati dall’esperienza (usati se si presentano le

Allport

condizioni) e sono essenziali per la sopravvivenza della specie. Secondo alcune reazioni

presenti nell’antenato si trasmettono di generazione in generazione modificandosi leggermente

-

ogni volta. Ekman, Darwin e Allport fanno parte della posizione della : stessi

PRO UNIVERSALITÀ

movimenti del viso sono associati alla stessa emozione in tutti i popoli ereditariamente. Contro

quei posizione c’è quella : espressioni facciali sono qualcosa di appreso

RELATIVISTA

nell’interazione con l’ambiente (imitazione). La posizione riconosciuta oggi è quella

: interazione tra elementi ereditati e influenza culturale. Ekman condusse tre

INTERAZIONISTA

esperimenti a riguardo:

1. Impiegò soggetti di due culture alfabetizzate (Giapponesi/Americani) invitati a riconoscere ed

etichettare le espressioni facciali di altri soggetti, tutti interpretarono le emozioni allo stesso

modo, sia che stessero guardando i modelli giapponesi sia quelli americani;

2. Coinvolse americani, giapponesi, argenti, brasiliani e cileni, chiedendo di classificare le

emozioni tramite l’analisi delle espressioni facciali di soggetti in delle foto. I risultati

confermarono che tutti i soggetti classificarono le espressioni allo stesso modo. Ekman

ipotizzò che fosse entrato in gioco un fattore legato all’apprendimento: in tutti i paesi di

provenienze erano presenti i mass media.

3. Ekman analizzò popoli incontaminati dai mass media, chiedendo di immedesimarsi in alcune

situazioni e indicando un’espressione facciale in diverse fotografie che fosse la più

appropriata. Chiese poi di produrre l’espressione che avrebbero adottato se si fossero trovati

nella situazione che avevano simulato poco tempo prima. Tranne paura/sorpresa (spesso

confuse tra loro) tutte le altre furono riconosciute.

Grazie a questi esperimenti Ekman riuscì a dimostrare che le espressioni facciali non sono

determinate dalla cultura, ma al massimo possono essere inibite a causa di regole date dal

contesto culturale o sociale del soggetto.

GLI ELEMENTI CULTURALI CHE INFLUENZANO LE ESPRESSIONI DEL VOLTO

Ekman formula ipotesi per indagare:

A. come mai alcuni comportamenti non verbali uguali tra culture diverse hanno dei trigger (stimoli

elicitanti) diversi a seconda delle culture;

B. meccanismi appresi nelle diverse culture controllano l’emissione delle espressioni facciali in

determinati contesti sociali;

C. perché l’emissione di un espressione facciale segue conseguenze comportamentali negli altri.

TEORIA NEURO-CULTURALE: due diversi insiemi nelle espressioni facciali:

1. uno che spiga l’universalità delle espressioni facciali;

2. l’altra che si focalizza sulle differenze culturali che influenzano l’emissione.

Questa teoria afferma che le espressioni facciali dipendano da un programma nel sistema nervoso

che collega i movimenti muscolari con specifiche emozioni, tra cui anche i trigger. La teoria

considera sia differenze culturali che influenzano l’esecuzione delle espressioni sia l’universalità.

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Secondo Ekman alcuni trigger sono riconosciuti universalmente (es. pianto, grido dolore…) altri

invece sono soggettivi (esperienza personale o cultura di riferimento). Le emozioni si manifestano:

primaria: reazione immediata a uno

1. via attiva il paleocortex, cervello sottocorticale come

stimolo elicitante (fuga da un incendio, smorfia di disgusto…);

via secondaria:

2. attiva il neocortex, mediata da memoria e proprio vissuto soggettivo (agitarsi

prima di un esame…).

Le emozioni si manifestano come modificazioni della mimica facciale (espressioni) e della postura,

in cui si passa da una condizione stabile di baseline a una energica modifica dei muscoli del volto/

corpo, in risposta a uno stimolo. A ogni emozione corrisponde un preciso batter neurofisiologico.

Secondo Ekman uno stimolo innesca un’espressione facciale ma prima passa dal filtro cognitivo

regole di esibizione,

delle regole che ne permettono o modulano l’emissione. Si parla di cioè

norme comportamentali apprese (durante l’infanzia/adolescenza) che prescrivono precisi

comportamenti a mettere in atto in base al contesto in cui ci si trova (es. se un mio amico al bar

dice qualcosa che mi fa ridere lo faccio senza problemi, per lo stesso motivo ad un funerale

invece riesco a trattenermi visto che è una cosa considerata inaccettabile).

EMOZIONI: NOZIONI INDISPENSABILI

Ekman dice che le emozioni hanno una durata variabile, da frazioni di secondo a massimo 4

secondi per quelle espressioni facciali spontanee. Se durano di più sono finte. Se un’emozione

umore.

dura per un po’ di tempo diventa In una persona cui si è attivato un umore sarà più facile

la reattività emotiva (es. se sono già irritato reagirò con più rabbia del normale ad uno stimolo che

mi dà fastidio). Le emozioni si differenziano per forma e durata anche da riflessi, temperamenti,

tratti di una persona.

Le emozioni primarie e le espressioni facciali sono correlate a delle risposte neuro-fisiologiche alle

mimiche facciali si aggiungono odio batter fisiologici in base alle emozioni:

- voce più acuta: emozioni negative di paura;

- voce più grave: emozioni negative di tristezza;

- discorso accelerato: emozioni come eccitazione;

- discorso rallentato: emozioni di tristezza e noia;

- sudore/deglutizione frequente/dilatazione pupillare: attività emozionale ma nessuna emozione

in particolare;

- lacrime: emozioni di tristezza, dolore, gioia incontrollata;

- rossore: imbarazzo, vergogna, collera;

- pallore: paura;

- comparsa di macchie: emozione che sta per arrivare;

- ritmo cardiaco/respiratorio accelerato: in ogni emozione soprattutto rabbia/paura;

- sangue dirottato verso muscoli delle braccia: durante la rabbia per favorire l’attacco;

- sangue dirottato verso muscoli delle gambe: durante la paura per la fuga.

Questi cambiamenti avvengono involontariamente quando c’è un’eccitazione emotiva, difficili da

inibire. Le risposte emozionali sono brevi, rapide e complesse da controllare.

Valutazione automatica: attiva in modo selettivo i circuiti neurologici per determinare l’emozione

appropriata. Può avviare anche processi che evocano ricordi.

Periodo refrattario: durante una fotte emozione spesso non si usa a pieno la ragione. I

Intelligenza emotiva: permette di sentire i primi sintomi di un’emozione che sta per arrivare per

poterla gestire al meglio.

ESPRESSIONI FACCIALI DI EMOZIONI PRIMARIE

Ekman afferma che ognuna delle sette emozioni di base deve essere definita famiglia, perché per

ognuna di esse ci sono molteplici tipologie mimiche: esempio, non esiste una sola mimica di

sorpresa, perché ci sono tanti tipi di sorprese (sbalordita, attonita, lieve, estrema…) 22 di 29

ESPRESSIONI FACCIALI DI EMOZIONI PRIMARIE: IL DISGUSTO

Le principali caratteristiche del disgusto sono:

A. FUNZIONE ADATTIVA DELL’EMOZIONE: è collegata a un sentimento di repulsione, prevede

l’espulsione di un oggetto e il relativo allentamento;

B. TRIGGER: può disgustarci un sapore, odore, vista o pensiero di qualcosa che riteniamo

disgustoso. il disgusto è molto soggettivo e legato alla cultura d’appartenenza (ci può far

schifo mangiare qualcosa che in altre culture è normale).

C. LIVILLI D’INTENSITA DELL’EMOZIONE: estremo disgusto porta a nausea o vomito;

D. MIMICA DEL DISGUSTO: configurazione espressiva del disgusto contraddistinta da:

A. sopracciglia basse

B. naso corrugato

C. pieghe sotto gli occhi

D. guance sollevate

E. labbro superiore sollevato

E. EMBLEMA DEL DISGUSTO: sono elementi della comunicazione non verbale che

sostituiscono l’uso della parola, usati per enfatizzare un concetto. Quando una persona vuole

comunicare di star profondo disgusto farà una faccia disgustata, quindi lo fa fa apposta, ne è

consapevole e sebbene simile non è come quella automatica e involontaria. Solitamente dura

di meno della mimica spontanea.

F. ATTENZIONE ALLA BASELINE: bisogna stare attenti che alcune mimiche che

convenzionalmente assomigliano a quelle del disgusto in alcuni soggetti potrebbero

significare altro (es. il labbro superiore sollevato potrebbe essere un tic che si ripete, fa parte

ella baseline speech).

LE MICROESPRESSIONI FACCIALI

• microespressione facciale

Con si intende un’espressione mimica emotiva che si manifesta e

svanire in una frazione di secondo, causa una brusca interruzione volontaria. Le emozioni sincere

innescano delle reazioni immediate automatiche che emergono sotto forma di espressioni

mimiche, quando queste sono bloccate consciamente per tenere di controllare o nascere

un’emozione presentano un lieve ritardo che permettono di essere riconosciute nonostante si

espressione sottile

tentava di celarle. Con si intende espressione/microespressione che può

esprimersi in tutto il volto o sono in una parte.

Ekman scoprì le micro-espressioni dopo una seduta con una paziente che aveva tentato il suicidio

tante volte. Durante la seduta la paziente sorrideva e non manifestava nessuna stranezza, in realtà<

Dettagli
A.A. 2017-2018
29 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gianluca.disario di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della comunicazione audiovisiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Russo Vincenzo.