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IL FACS PUò ESSERE AUTOMATIZZATO? UN SOFTWARE PUò DIVENTARE UN
• OSSERVATORE E CODIFICATORE FACS? Il software sviluppato da Emotient (azienda con ui
Ekman ha collaborato) è la principale autorità in analisi di espressioni facciali automatizzata. Lo
strumento che utilizza tale software si chiama Face Reader e utilizza un sistema di computer vision.
La computer vision è una scienza che permette di estrarre e rappresentare dalle registrazioni video
digitali le informazioni d’interesse in pattern percettivi dotati di significato.
Una webcam inquadra i volto del soggetto e quando questo manifesta un’emozione il computer
riesce a rilevare i micromovimenti facciali utilizzando il FACS.
La versione attualmente disponibile del Face Reader è in grado di riconoscere e analizzare le sei
espressioni di base (felice, triste, spaventato, disgustato, sorpreso e arrabbiato), il disprezzo,
l’espressione neutra, la direzione dello sguardo, l’orientamento della testa e le caratteristiche
personali.
ESPRESSIONI FACCIALI DI EMOZIONI PRIMARIE E UNIVERSALI E LE AZIONI
MUSCOLARI DECODIFICATE CON L’EMFACS (EMOTIONAL FACS):
• GLI STUDI SULL’UNIVERSITà E IL RICONOSCIMENTO DELLE ESPRESSIONI
FACCIALI: Paul Ekman ha cercato di capire il complesso sistema di variabili
comunicative non verbali dell’essere umano. Ha quindi individuato sette emozioni di
base (felicità, sorpresa, paura, rabbia, tristezza, disgusto e disprezzo) le cui
espressioni facciali sono più o meno le stesse in ogni essere umano.
Darwin riteneva che le espressioni facciali delle emozioni primarie non fossero
qualcosa di culturalmente appreso, ma qualcosa di uguale per ogni essere umano e
frutto dell’evoluzione. La sua visione è detta “pro universalità”.
Allport assunse una posizione diversa a riguardo, secondo la quale le espressioni
delle emozioni di base hanno un fondo uguale per tutti ma vengono poi sviluppate
diversamente nel corso della vita tramite l’interazione con l’ambiente. La sua
visione è detta “relativista”.
Ad oggi, la posizione più riconosciuta è quella “interazionista”, che prevede
un’interazione fra i fattori coordinati ereditariamente (Darwin) e ambiente culturale
(Allport).
A questo proposito, Ekman nel 1967 condusse tre esperimenti:
1. Furono impiegati soggetti appartenenti a due culture alfabetizzate (Giapponesi e
Statunitensi) che furono invitati a riconoscere ed etichettare le espressioni facciali di altri
soggetti sempre Giapponesi e Statunitensi. Tutti i soggetti interpretarono le emozioni
allo stesso modo (sia che stessero guardando un connazionale o meno).
2. Furono coinvolti Statunitensi, Giapponesi, Argentini, Brasiliani e Cileni e gli si chiese di
classificare le emozioni tramite l’analisi delle espressioni facciali di soggetti presentati
in fotografia. I risultati confermarono la tesi darwiniana in quanto tutti i soggetti
classificarono le espressioni allo stesso modo. Ekman quindi ipotizzò che fosse entrato
in gioco un fattore legato all’apprendimento in quanto in tutti i paesi di origine dei
soggetti erano presenti i mass media.
3. Ekman infine analizzò popoli incontaminati dai mass media, i Fore (Nuova Guinea) e
chiese loro di immedesimarsi in alcune situazioni e indicare quale espressione facciale
tra quelle presentate in fotografia fosse quella più coerente. Successivamente, sempre in
riferimento a situazioni specifiche, chiese loro di produrre l’espressione corrispondente a
quella che avrebbero prodotto se si fossero davvero trovati nella situazione indicata. Ad
eccezione della paura e della sorpresa, spesso confuse tra loro, tutte le mimiche
espressive furono correttamente riconosciute.
Grazie a questi esperimenti Ekman riuscì a dimostrare che le espressioni facciali
non sono determinate dalla cultura, ma possono essere inibite nella loro
manifestazione perché influenzate da regole di esibizione date dal contesto
sociale e culturale.
Altri ricercatori misero a confronto bambini vedenti e bambini ciechi dalla nascita e
confermarono ogni elemento trovato da Ekman.
Un primo strumento utile a studiare le differenze culturali nelle espressioni facciali è
stato il Facial Affect Scoring Technique (FAST) che descriveva il comportamento
visivo in termini di rughe, borse, tensione o rilassamento dei muscoli facciali. Le
descrizioni erano applicate separatamente a tre aree del viso: fronte-sopracciglia,
occhi-palpebre-radice nasale, guance-naso-bocca-mento-mascella. Il FAST era
composto da immagini divise in tre serie (ognuna per ogni zona del viso) corredate
da descrizioni verbali riguardanti l’orientamento della testa e la direzione dello
sguardo.
Tuttavia, questo strumento sembrava poco adatto a distinguere emozioni combinate
problema poi risolto dal FACS che lo soppiantò.
• GLI ELEMENTI CULTURALI CHE INFLUENZANO LE ESPRESSIONI DEL
VOLTO: Ekman proseguì nei suoi studi per scoprire come mai comportamenti non
verbali manifestati allo stesso modo avessero trigger (grilletti, stimoli elicitanti)
differenti tra soggetti di culture diverse, quali meccanismi culturali controllassero
l’emissione delle espressioni facciali in determinati contesti sociali e per quale
motivo all’emissione di un’espressione facciale seguissero particolari conseguenze
comportamentali negli altri. Questa concettualizzazione fu definita come Teoria
Neuro-culturale, la quale postula che le espressioni facciali fanno capo ad un
programma scritto all’interno del sistema nervoso di tutti noi che collega specifici
movimenti muscolari a particolari emozioni.
Secondo Ekman alcuni trigger possono essere universalmente riconosciuti come
tali, ma altri, la maggior parte, sono del tutto soggettivi o appresi culturalmente.
Per quanto concerne le regole di esibizione, Ekman disse che uno stimolo può
innescare un’espressione facciale emozionale, ma prima di poter diventare
osservabile, questa passa dal filtro cognitivo delle regole di esibizione. (non si ride
ai funerali!).
Queste regole sono normalmente socialmente apprese e prescrivono precise
procedure di comportamento.
• EMOZIONI – NOZIONI INDISPENSABILI: secondo Ekman queste hanno una
durata variabile, si palesano intermittenti sul volto per un periodo da qualche
frazione di sec a un massimo di 4 sec, tranne che per la sorpresa che può durare al
massimo un sec. Questo si applica alle emozioni spontanee. Si è inoltre scoperto
come alle mimiche facciali si aggiungano taluni pattern fisiologici caratteristici di
particolari emozioni:
o voce più acuta: collera e paura
o voce più grave: collera e tristezza
o discorso accelerato e voce più alta: collera, paura, eccitazione
o discorso rallentato e voce più bassa: tristezza e noia
o deglutizione frequente: attivazione emozionale generica
o ammiccamento aumentato: attivazione emozionale generica
o dilatazione pupillare: attivazione emozionale generica, è segno di interesse ma non è chiaro
se questo sia positivo o negativo
o lacrime: tristezza, dolore, risata incontrollata
o rossore: imbarazzo, vergogna, collera, eccitazione sessuale
o pallore: paura e collera trattenuta
o orripilazione (capacità di rizzare i peli degli avambracci): paura
o comparsa di macchie: segnale che un’emozione sta per comparire
o ritmo cardiaco/respiratorio accelerati: in ogni emozione, in particolare rabbia e paura
o aumento/diminuzione temperatura corporea: collera (a) e paura (d)
Le risposte emozionali sono brevi, rapide, complesse e difficili da controllare. La
valutazione automatica degli stimoli è praticamente immediata e attiva in maniera
selettiva quali circuiti neurologici debbano essere influenzati per determinare
l’emozione appropriata.
Durante una forte emozione spesso si è in balia di una sorta di filtro di codifica delle
informazioni che non permette di utilizzare appieno la propria parte razionale: in
questo periodo definito refrattario ogni informazione è colorata dall’emozione
provata e l’analisi obiettiva della realtà è compromessa.
È improbabile controllare le proprie emozioni, però è possibile sentire le prime
avvisaglie e cercare di gestirle al meglio.
• le principali
ESPRESSIONI FACCIALI ED EMOZIONI PRIMARIE – IL DISGUSTO:
caratteristiche sono:
Funzione adattiva dell’emozione: è collegata ad un sentimento di repulsione e prevede
o l’espulsione o l’allontanamento da un oggetto.
Trigger: sapore, cattivo odore, tatto, vista o pensiero di qualcosa che riteniamo
o particolarmente spiacevole. Anche i suoni possono essere collegati a qualcosa per noi
disgustoso. I trigger sono altamente soggettivi e molto legati alla cultura di appartenenza, ma
i più potenti e universalmente validi sono prodotti dal corpo (feci, vomito, muco, sangue…).
Livelli di intensità: nell’esperienza di estremo disgusto possono palesarsi anche nausea e
o vomito.
Mimica facciale: sopracciglia tirate verso il basso, naso corrugato e arricciato sui lati e nella
o parte superiore, formazione di pieghe sotto gli occhi e palpebra inferiore tirata verso l’alto,
guance sollevate, labbro superiore sollevato, labbro inferiore sollevato o abbassato a scoprire
gli incisivi inferiori.
Emblemi: sono elementi tipici della comunicazione non verbale che hanno un significato
o chiaro all’interno di una cultura e possono essere utilizzati per enfatizzare un concetto
espresso verbalmente. Quando, durante un racconto, una persona vuole enfatizzare la
sensazione di disgusto che ha provato in una determinata situazione può riprodurre
volontariamente la mimica facciale o utilizzare la gestualità.
LE MICRO ESPRESSIONI FACCIALI: una micro espressione consiste in un’espressione
mimica emotiva che si manifesta e svanisce nell’arco di una frazione di secondo.
Le emozioni sincere innescano reazioni immediate che automaticamente emergono sotto
forma di espressioni mimiche. Quando queste sono bloccate consciamente, nel tentativo
di controllare e nascondere l’emozione, presentano un lieve ritardo che provoca una fuga
di informazioni (micro espressione) consentendo ad un osservatore allenato di cogliere
comunque l’emozione.
Le espressioni e le micro espressioni possono presentarsi su tutto il volto o in una singola
parte, nell’ultimo caso sono dette espressioni sottili.
LIE CATCHING ATTRAVERSO L’ANALISI DEL VOLTO – DISAMINA PRAGMATICA E
METODOLOGIA CONCERNENTE IL PRIMO DEI SEI CANALI COMUNICATIVI
DELL’UOMO:
• IL PRIMO CANALE COMUNICATIVO CONNESSO ALLE EMOZIONI – LE
ESPRESSIONI FACCIALI: il metodo di analisi della credibilità sviluppato da
Ekman, l’ETaC, complementare al metodo di gestione e analisi delle compe