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CAPITOLO OTTAVO
La media età adulta: stili di vita convenzionali e nuove sfide
La media età adulta si caratterizza per il fatto che porta con sé l’inizio di una riduzione
delle opportunità.
La maggior parte degli adulti di mezza età ha già preso le decisioni più importanti della vita
e difficilmente si trova di fronte a momenti di svolta provocati da eventi non normativi.
In generale le persone di mezza età devono procurarsi da soli le scelte da compiere e
cercare attivamente di cambiare la loro vita, se lo desiderano.
Lo sviluppo è ora interamente nelle mani dell’individuo.
La valutazione della vita dell’individuo
Sebbene la valutazione della propria vita non avvenga solo durante la mezza età ma accada
continuamente, essa acquista un’importanza particolare in questi anni perché c’è ancora
abbastanza tempo per riconsiderare le decisioni prese e costruire un possibile nuovo inizio.
La media età adulta è così il momento ideale per guardare sia indietro che avanti nel ciclo
di vita, per valutare ciò che si è raggiunto fino a quel momento e (possibilmente) stabilire
quello che si vuole ancora raggiungere.
In questa fase della vita si deve infatti scegliere se portare avanti o cambiare le decisioni
già prese. In generale, non c’è niente che obblighi le persone a prendere ulteriori decisioni
e la società esercita una certa pressione a vivere secondo una vita convenzionale.
Molti quindi reagiscono all’avvicinarsi della mezza età accettando un modello di vita
“comodo” e convenzionale, non avendo interesse a cercare nuove sfide, creando così la
possibilità di una stagnazione nelle loro vite. Altri, invece, continuano a svilupparsi,
modificando attivamente le aree di vita di cui non sono soddisfatti, acquisendo nuove
competenze e facendo nuove esperienze.
Arrivati alla mezza età, dunque, bisogna decidere se orientarsi verso le “sfide”
o verso il “consolidamento”
Tuttavia, non tutti coloro non soddisfatti del proprio stile di vita possiedono le risorse
necessarie per cambiarlo. Per esempio, possono non avere le abilità, i soldi, la salute o il
coraggio per cambiarlo. A questa età si è però ancora abbastanza giovani per ricominciare
a studiare o per intraprendere una nuova carriera, per creare una nuova famiglia o uno stile
di vita diverso, o per cambiare città. Ma la società incoraggia e valorizza la stabilità a questa
età e tende a reagire negativamente a questo processo.
La crisi di mezza età
L’invenzione sociale della “crisi di mezza età” sia per gli uomini che per le donne è un
esempio del tentativo delle società occidentali di mantenere i propri membri all’interno delle
convenzioni sociali e di creare per loro ruoli ben definiti. L’insoddisfazione per la vita che si
osserva in moti casi a questa età non ha nulla a che vedere con l’età biologica e la
maturazione, ma con il tipo di vita che si sta vivendo.
Le ricerche condotte in diverse nazioni non indicano in nessun modo l’esistenza di una crisi
comune o di un’insoddisfazione che caratterizza la mezza età nei paesi presi in esame.
Essere genitori
In ogni cultura uno degli eventi più rilevanti nella vita di un individuo è quello di diventare
genitori. Non c’è un’età normativa considerata “appropriata” per diventare genitori.
Solitamente però si diventa genitori tra la media adolescenza e la fine dell’età adulta.
Dopo la nascita di un bambino, la riorganizzazione dei ruoli familiari e dei compiti domestici
è particolarmente importante. Tuttavia, in molte famiglie, la nascita di un figlio è ancora
fortemente contraddistinta da una divisione di ruoli tradizionali. Spesso le donne sentono di
stare pagando maggiori “costi” personali nell’avere dei bambini rispetto agli uomini.
Una delle maggiori difficoltà che deve affrontare una coppia dopo la nascita di un figlio è la
diminuzione del tempo di qualità da trascorrere insieme. Se poi vi è un accumulo di problemi
familiari (malattie, morti in famiglia) lo stress che ne deriva può provocare una grave
tensione in un rapporto di coppia che ha già limitate risorse.
Come in ogni fase della vita, la scelta del momento opportuno e il numero di sfide da
fronteggiare sono cruciali per la loro risoluzione.
Nel corso degli anni i genitori devono adattarsi a cambiare il rapporto con i figli che crescono.
Il loro rapporto cambia gradualmente, passando da uno di tipo verticale, in cui i genitori
hanno l’intera autorità, il potere e le responsabilità di prendere le decisioni, ad uno tra pari,
in cui l’adolescente in crescita diventa un partner quasi adulto all’interno della famiglia.
Intorno ai vent’anni, prima che i genitori siano entrati nella tarda età adulta, molti ragazzi
lasciano la casa dei genitori, per andare all’università o per lavorare in un’altra città. A causa
dell’instabilità del mercato del lavoro, avviene sempre più tardi nella vita di una persona.
Le potenziali reazioni depressive dei genitori, causate dai figli che vanno via di casa, sono
state definite “sindrome del nido vuoto”.
La gamma di reazioni delle madri varia dal senso di tristezza e di perdita iniziali alla
percezione di un aumento di opportunità, per sfociare, infine, in una riduzione della
depressione e un aumento del senso di orgoglio e di benessere. Gli stessi cambiamenti non
sono stati rilevati negli uomini.
La “sindrome del nido vuoto”, inoltre, sembra rappresentare un effetto di coorte per donne
appartenenti a generazioni precedenti.
Diventare genitori in società tradizionali non occidentali comporta sfide molto diverse,
perché di solito vengono programmati molti più bambini, considerati un sostegno per la
vecchiaia e una risorsa per l’intera famiglia.
La morte di un bambino, evento totalmente non normativo nei paesi industrializzati, è quasi
normativo nei paesi poveri.Sembra che i cambiamenti nelle culture tradizionali creati dalla
globalizzazione stiano cominciando a minare l’organizzazione del ciclo di vita, a causa
della frantumazione di schemi di vita tradizionali.
In tutte le culture, complicazioni ulteriori possono derivare dal diventare genitori fuori dal
tempo, per esempio nell’adolescenza invece che nella prima o media età adulta, quando è
considerato normale in molte società.
Non solo la giovane madre deve affrontare le diverse reazioni negative all’interno della
società, ma spesso si trova anche in ristrettezze economiche e, magari, con un’istruzione
incompleta. Oltre a questo, deve anche svolgere i normali compiti dell’adolescenza.
Tuttavia le condizioni di queste ragazze erano già scoraggianti prima di diventare madri e
più che la causa dei loro problemi la gravidanza è spesso la conseguenza.
Ricerche recenti dimostrano che molte adolescenti affrontano la maternità in modo positivo,
spesso nonostante enormi difficoltà.
Inoltre, a dispetto di quello che comunemente si crede, molti padri adolescenti vorrebbero
essere più coinvolti nell’educazione dei loro figli. In molti casi svolge un ruolo chiave il
sostegno delle famiglie dei due ragazzi.
Ancora una volta si può osservare come una sfida di vita apparentemente rischiosa
e negativa si trasforma in opportunità di sviluppo e crescita se vi sono le circostanze
giuste e se la madre e gli altri membri del microsistema hanno le risorse necessarie
per affrontarla.
Carriera e disoccupazione
Un altro aspetto importante nella media età adulta è il valore attribuito al lavoro. A questa
età la maggioranza delle persone è al punto massimo della loro carriera e sperano almeno
di mantenere la loro posizione attuale. Il lavoro di conseguenza è ritenuto la
fonte di maggiore stress da molti uomini di mezza età, mentre è ritenuto tale
soltanto da un quinto delle donne.
La ragione di ciò risiede nel fatto che le donne svolgano soprattutto lavori part-time o poco
retribuiti e, inoltre, hanno altri valori oltre al lavoro.
L’ambiente lavorativo, con gli stress, le sfide e le opportunità che comporta, non solo
rappresenta un microsistema estremamente importante per l’individuo, ma anche uno dei
più importanti esosistemi per gli altri membri di quel microsistema. Il lavoro, infatti, influisce
sui figli, sul coniuge e sugli amici, e questo può creare influenze positive o negative.
Lavorare duramente in condizioni dannose alla salute può ripercuotersi pesantemente sulle
risorse degli individui, condurre ad una stagnazione precoce e persino ad un
deterioramento. Un lavoro interessante e stimolante, d’altro canto, può contribuire alla
creazione di una vita soddisfacente e portare ad un ulteriore sviluppo
Le sfide rappresentate dal lavoro sono importanti per l’identità di sé e per l’espansione delle
risorse. In tale contesto, l’aumento della percentuale dei disoccupati rappresenta per molti
adulti un mutamento non normativo.
Nel mercato del lavoro attuale, i contesti occupazionali sono sempre più differenziati, con il
conseguente aumento di competizione per trovare lavoro. La disoccupazione sta per
divenire un’esperienza normativa. Coloro che lavorano sono sempre più minacciati dalla
possibilità di perdere il lavoro, e chi è già disoccupato deve affrontare tutte le implicazioni di
questa difficile situazione.
Tuttavia, lo stigma di “anormalità” associato alla condizione del disoccupato, è diminuita
considerevolmente in alcuni ambienti o all’interno di sottoculture in cui la disoccupazione è
diventata un evento frequente.
Per le persone più anziane, la cui identità di sé è strettamente legata al ruolo professionale,
la condizione di disoccupato può essere psicologicamente più pesante che per i giovani.
L’angoscia (ansia, depressione, perdita di fiducia, scarsa autostima e senso di malessere)
è più alta tra i disoccupati di mezza età che tra i più giovani e i più anziani.
Le ragioni per cui un individuo affronta con successo la condizione di disoccupato, traendo
vantaggio dalla situazione per svilupparsi, mentre un altro fallisce e cade nella disperazione,
non sono facili a capirsi riferendosi soltanto alla durata del periodo trascorso senza lavorare
o ad una varietà di fattori psicosociali.
Le famiglie possono essere comprensive o esercitare pressioni, le aspirazioni possono
venire alimentate o possono crol