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CAPITOLO 5: MEMORIA EPISODICA, ORGANIZZAZIONE E RICORDO.

È un tipo speciale di memoria che ci permette di accedere a ricordi specifici associati a un particolare

punto del tempo. È la memoria episodica che ci permette di fare quelli che Tulving ha chiamato viaggi

mentali nel tempo, nei quali possiamo rivivere episodi passati ma anche prevedere eventi futuri. Essa

presuppone tre cose: 1) un sistema per codificare la particolare esperienza in modo da poterla

distinguere dalle altre; 2) un metodo per immagazzinare quell’evento in una forma duratura; 3) un

metodo di ricerca per ritrovare quel particolare ricordo all’interno del sistema. I ricordi di eventi

particolari possono accumularsi e consolidarsi in modo da porre le basi della memoria semantica (la

conoscenza del mondo). La psicologia della memoria è stata influenzata da due tradizioni distinte:

- la tradizione di Ebbinghaus in cui lo studio della memoria umana si basa su esperimenti

specificati chiaramente e guidati da scopi ben definiti;

- la seconda tradizione si propone di affrontare lo studio della memoria in tutta la sua complessità.

Essa riconosce che la nostra capacità di controllare un singolo studio sperimentale è limitata, ma

confida che sommando i diversi studi si possano raggiungere conclusioni chiare.

Barlett, scelse di studiare la rievocazione di materiale complesso dai disegni alle fiabe popolari di culture

lontane, analizzando gli errori commessi dai soggetti per capire meglio in che modo essi codificassero e

memorizzassero il materiale. Egli osservò che il racconto nel ricordo, era sempre più breve e tendeva a

conformarsi al punto di vista del sogg rispetto al racconto originale. Il suo approccio poneva l’accento

sull’effort after meaning da parte del sogg, il suo sforzo per comprendere il significato. Un secondo

aspetto della sua teoria era il concetto di schema, una rappresentazione strutturata a lungo termine,

utilizzata per dare un senso al materiale nuovo e per immagazzinarlo e rievocarlo. Barlett interpretò i

suoi risultati supponendo che le inesattezze e le distorsioni sistematiche nei ricordi dei sogg, fossero

dovute all’intrusione delle loro conoscenze basate su schemi.

-SIGNIFICATO E MEMORIA. Glaze chiese agli studenti di giudicare quanto certe sequenze suggerissero

una o più parole reali; alcune suggerivano più di una parola, altre invece erano più difficili da associare

con parole dotate di significato. Le sillabe più ricche di significato sono più facili da rievocare. Quando le

associazioni pregresse tra due parole sono forti, il loro apprendimento è più facile rispetto a quando sono

deboli. Vi sono prove del fatto che la valutazione della capacità di una parola di evocare un’immagine

fosse strettamente correlata con la bontà del ricordo di quella parola. Paivio studiò a fondo l’effetto di

immaginabilità, spiegando i suoi risultati nei termini dell’ipotesi della doppia codifica, per la quale le

parole immaginabili potevano essere codificate sia in base all’aspetto visivo sia in base al significato

verbale.

-APPRENDIMENTO E PREDICIBILITA’. Tra le parole di una frase vi sono relazioni che non esistono tra le

parole di una lista. Il linguaggio è ridondante, nel senso che le parole che si succedono in una frase non

sono ugualmente probabili. Nella tecnica di Cloze viene presentato ai sogg un brano dal quale è stata

cancellata una parola ogni cinque; il loro compito è cercare di indovinare le parole mancanti. Quanto più

un brano è ridondante e predicibile, tanto più sarà facile ricordarlo.

-LIVELLI DI ELABORAZIONE. L’ipotesi dei livelli di elaborazione di Craik e Lockhart, afferma che la

permanenza del materiale nella MLT dipende dal modo in cui il materiale è manipolato. L’info assunta

dall’organismo viene elaborata a vari livelli di profondità. Craik e Tulving condussero una serie di

esperimenti in cui le parole venivano presentate visivamente e ai sogg veniva chiesto di formulare tre tipi

di giudizio. Una condizione implicava un’elaborazione visiva di superfice; un’altra era fonologica e

l’ultima richiedeva un’elaborazione semantica. Successivamente ai sogg veniva presentata una lista di

parole e veniva chiesto quali parole avessero già visto; metà delle parole erano nuove, l’altra metà erano

già state presentate. Quanto maggiore era la profondità di elaborazione, tanto migliore era il

riconoscimento.

-I LIMITI DEI LIVELLI. Un problema riconosciuto da Craik e Tulving è quello della misurazione della

profondità di elaborazione. Un compito lento ma superficiale produce un’elaborazione più lunga ma non

un ricordo migliore. Il concetto di profondità di elaborazione è stato criticato e vi sono dati secondo i

quali molte caratteristiche differenti di uno stimolo possono essere elaborate simultaneamente e non nel

rigido ordine seriale.

-TRANSFER APPROPRIATE PROCESSING. Secondo questo principio (elaborazione appropriata al

trasferimento), perché un test riveli ciò che abbiamo appreso, il tipo di elaborazione al momento del test

dovrebbe corrispondere al tipo di elaborazione messo in atto alla codifica. Le persone ricordano poco le

parole sulle quali hanno prodotto un giudizio visivo o fonologico, ma ricordano bene le parole sulle quali

hanno prodotto un giudizio semantico. Morris chiedeva ai partecipanti di produrre un giudizio fonologico

o semantico sui vocaboli di una lista; i sogg però non erano informati del fatto che avrebbero dovuto

ricordare qualcosa (apprendimento incidentale). Essi erano sottoposti a 2 tipi di test: il primo era un

compito di riconoscimento in cui le parole già presentate erano mescolate con parole nuove; nel secondo

veniva presentata una serie di parole e i sogg dovevano dire se facevano rima con una parola già

presentata. Morris mostrò che un’elaborazione più profonda portava a una prestazione migliore nel

compito di riconoscimento, a differenza di quello basato sulla rima in cui l’elaborazione era superficiale e

la prestazione era migliore.

-PERCHE’ UNA CODIFICA PIU’ PROFONDA E’ MIGLIORE?. Secondo Craik e Tulving la codifica semantica è

vantaggiosa perché produce rappresentazioni più ricche e più elaborate, che a loro volta sono più

facilmente recuperabili. Esiste una distinzione fra due tipi di ripetizione: quella di mantenimento implica

la ripetizione degli stimoli allo stesso livello di elaborazione; quella elaborativa nella quale il materiale

che viene ripetuto viene messo in relazione con altro materiale in memoria. Mechanic chiedeva ai suoi

sogg di pronunciare una serie di sillabe senza senso; un primo gruppo veniva informato che sarebbe stato

sottoposto a un test di rievocazione, a un secondo veniva detto che lo studio misurava la velocità di

articolazione. I risultati sono che quando le sillabe erano pronunciate più volte, la rievocazione era

migliore; mentre i sogg cui era stata richiesta una sola ripetizione avevano una prestazione scadente.

Sapere in anticipo del compito di rievocazione favoriva un’ulteriore elaborazione nel gruppo di

apprendimento intenzionale.

-ORGANIZZAZIONE E APPRENDIMENTO. Tulving presentava più volte ai sogg una lista di vocaboli,

cambiandone l’ordine in ciascuna prova e chiedendo ai sogg di ricordare il maggior numero possibile. Egli

osservò che mano a mano che i sogg apprendevano una lista, essi tendevano a formare con le parole

raggruppamenti che diventavano sempre più grandi, secondo un processo chiamato organizzazione

soggettiva. La rievocazione è migliore se gli item sono collegati tra loro o se sono raggruppati sulla base

della categoria di appartenenza. Bower presentava il materiale secondo una gerarchia strutturata o

secondo item in ordine casuale. I sogg nella condizione gerarchica davano il 65% delle risposte corrette, a

differenza di quelle presentate in ordine casuale. Creare storie dotate di significato è complicato e può

essere difficile stabilire connessioni semantiche, soprattutto nel caso di parole slegate. Un metodo più

flessibile è quello basato sull’immaginazione visiva, in cui gli item sono messi in relazione immaginando

che interagiscano fra loro.

-L’INTENZIONE DI IMPARARE. La cosa importante è ciò che si fa con il materiale da apprendere ( il modo

in cui elaboriamo il materiale) e non quali sono le intenzioni (il nostro desiderio di ricordare). Se

riflettiamo sul suo significato, lo mettiamo in relazione con quel che già sappiamo, abbiamo molte più

probabilità di imparare qualcosa che non semplicemente leggendo e annotando.

-LA MEMORIA E IL CERVELLO. I dati relativi ai pazienti con un deficit della MLT episodica causato da una

lesione cerebrale suggeriscono l’importanza di un sistema noto come circuito di Papez, che collega

l’ippocampo ai lobi frontali. L’ippocampo ha un ruolo importante sia nell’apprendimento sia nella

memoria; è situato in profondità nel cervello ed è difficile produrvi una lesione senza danneggiare anche

le aree circostanti. Tuttavia, grazie al miglioramento delle tecniche chirurgiche si è visto che qualcosa

sopravvive anche quando esso è gravemente danneggiato. Il caso più chiaro è quello di un giovane Jon,

che aveva sofferto di anossia al momento della nascita e manifestato gravi problemi di memoria in età

infantile (amnesico). Gli studi di neuroimaging indicano che le sue lesioni sono apparentemente limitate

all’ippocampo; eppure Jon ha un’intelligenza superiore alla media e un’eccellente memoria semantica. Vi

sono altri casi di pazienti gravemente amnesici, la cui memoria di riconoscimento non è conservata anche

se hanno lesioni che sembrano limitate all’ippocampo.

-MEMORIA EPISODICA E CERVELLO NEGLI INDIVIDUI SANI. Secondo l’ipotesi HERA di Tulving la codifica

verbale attivava le regioni frontali dell’emisfero sinistro, mentre il recupero episodico attivava l’area

frontale destra. L’emisfero sinistro è coinvolto nella codifica del materiale verbale e la codifica profonda,

semanticamente ricca, conduce a un grado maggiore di attivazione frontale sinistra rispetto alla codifica

superficiale. Brewer ha usato una tecnica nota come fMRI evento-correlata secondo cui è possibile

eseguire una scansione separata per ciascuno evento; diventa così possibile distinguere gli stimoli che

vengono ricordati da quelli che vengono dimenticati.

CAPITOLO 6: LA MEMORIA SEMANTICA E L’IMMAGAZZINAMENTO DELLA CONOSCENZA.

Il sistema di memoria in cui le info sono immagazzinate è la memoria semantica, che contiene molte

conoscenze comuni a tutti, ma vi sono anche differenze individuali nei contenuti della memoria

semantica. È importante distinguere fra la memoria semant

Dettagli
A.A. 2016-2017
42 pagine
9 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RobertaDaniele di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'apprendimento e della memoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Coluccia Emanuele.