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TEMI ESSENZIALI:
- QUESTIONE DEL LIVELLO DI PATOLOGIA. Livello = nota suddivisione in tre organizzazioni di
personalità, NEVROTICA, BORDERLINE, PSICOTICA. Criteri essenziali per operare tale suddivisione
sono L’ESAME DI REALTA’, LE DIFESE E L’IDENTITA’.
Livello + alto, NEVROTICO - Adeguato esame di realtà
- Coesione identitaria
- Uso prevalente di difese centrate sulla
rimozione
Livello BORDERLINE - Buon esame di realtà con possibili e
transitorie alterazioni
- Dispersione dell’identità
- Difese centrate sulla scissione
Livello PSICOTICO -Carenze nell’esame di realtà
- Difese di basso livello (scissione)
- gravi compromissioni identitarie
Il vero organizzatore teorico appare essere la scissione e il lungo procedere verso l’integrazione
delle immagini del sé e dell’oggetto all’interno di esperienze emotive intense e polarizzate nei loro
aspetti gratificanti e frustranti. 5
L’idea evolutiva appare quella di transitare da una prima fase in cui cognitivamente differenziare i
confini tra sé e oggetto, a una seconda in cui cimentarsi nell’integrazione di stati affettivi e delle
rappresentazioni connesse polarizzate in completamente buone o cattive per giungere alla
ambivalente possibilità di sperimentare sentimenti contrastanti rimuovendone parzialmente e
conflittualmente alcuni. La nostra evoluzione in sé scorrerebbe per così dire normalmente verso
un fisiologico costituirsi di un Io integrato e un oggetto altrettanto integrato sono condizioni
particolari che espongono a derive patologiche quali un eccesso di frustrazione, carica aggressiva
che rende poi molto + difficile il mitigarla con esperienze positive e gratificanti.
È possibile leggere i temi evolutivi principali secondo dei compiti:
1) differenziare il sé da ciò che è altro: il fallimento porta al non stabilirsi di confini separati interno
esterno ed è precursore degli stati psicotici.
2) integrare le immagini separate in chiave affettiva. La fisiologica scissione tende a formare
immagini completamente buone o cattive.
L’integrazione in immagini realistiche tende a mitigare la grande intensità degli affetti precoci,
dando il via a immagini realistiche con affetti non + polarizzati ma ambivalenti e tollerabili nella
loro ambivalenza.
Molte sono le osservazioni critiche poste al modello sommariamente riportato, fra cui il ruolo delle
pulsioni, il rapporto affetti pulsioni, la questione dell’ambiente vs il mondo interno, il tema del
transfert.
1.4 CONCLUSIONI
Il lavoro di Kernberg rappresenta il tentativo più coerente di mantenere una nosografia
psicoanaliticamente fondata, basata su strutture che mediano fra aspetti eziologici e presentazioni
cliniche; che tale tentativo tende a comprendere e integrare molte delle osservazioni cliniche più
rilevanti degli ultimi decenni e insieme non rinuncia a confrontarsi con la nosografia psichiatrica
ma anzi la influenza in modo significativo; che il modello di riferimento appare aperto ad alcuni dei
temi contemporanei più rilevanti quali l’attaccamento, il temperamento, gli affetti e la regolazione
degli stessi oltre a cimentarsi con la spinosa questione dell’efficacia della psicoterapia.
L’ultimo ulteriore contributo è rappresentato dalla intervista presentata dopo. Che senso ha?
Sviluppare parte del sapere dinamico in uno strumento che si confronta con la pratica dinamica e
psichiatrica mantenendo un sapere clinico profondo e specifico e aprendosi alla ricerca empirica.
L’intervista presentata nel volume nasce nel 1984 come schema di conduzione di un classico
colloquio dinamico rivisitato, diviene strumento autosomministrato di screening nel 2001 e
Structured interview of personality organization con diverse versioni fino all’attuale.
Che sviluppi? Che la grande variabilità delle presentazioni cliniche dei Disturbi di personalità è
ricondotta parzialmente al sistema sovraordinato della organizzazione borderline. In tal modo si
corre il rischio di non avere riferimenti che rendano conto delle differenze soggettive fra i diversi
quadi, focalizzandosi su ciò che li tiene insieme.
Praticamente cosa è accaduto, che con il passare del tempo, nuove osservazioni e nuove
prospettive circa la psicopatologia sono nate. Questo ha portato a concepire pazienti simili
passibili di diverse diagnosi a seconda dell’approccio teorico e quindi nosografico di riferimento. Il
problema è che in questo modo tu puoi classificare alcuni disturbi che hanno specifiche
caratteristiche ma non hai un filo conduttore con cui leggere la psicopatologia in maniera
trasversale senza cadere nella trappola di un’arida e asettica classificazione che non ti porta da
nessuna parte. Ecco perché l’h di Kernberg è utile, perché ci offre una prospettiva trasversale, che
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da sotto ci dà un chiave di lettura e interpretazione della psicopatologia a prescindere dal nome
che diamo al disturbo in particolare.
Capitolo 2 DAL COLLOQUIO STRUTTURALE ALL’INTERVISTA STRUTTURATA
Sistema di classificazione proposto da Kernberg:
- combina elementi strutturali e evolutivi
- tali elementi sono basati su una teoria delle relazioni oggettuali interiorizzate
I disturbi di personalità sono organizzati prima di tutto:
- in base alla gravità della patologia, il che riflette la presenza o assenza e gravità della diffusione di
identità = il livello di organizzazione della personalità è il più potente predittore primario della
prognosi e guida le scelte terapeutiche.
L’analisi combinata di:
- esame di realtà
- identità
- livello delle operazioni difensive predominanti
- sistema di valori interiorizzato
- qualità delle relazioni oggettuali
- grado di integrazione e organizzazione delle strutture motivazionali
- loro accessibilità alla coscienza
Permette di caratterizzare la gravità della psicopatologia
La letteratura più recente relativa alla personalità patologica richiama in scena il principio
dell’utilità clinica, mettendo in evidenza i vantaggi riscontrati a livello pratico nell’attività di
psichiatri, psicologi e operatori nell’ambito della salute mentale che fanno uso di questi nuovi dati
provenienti dalla ricerca. Se la diagnosi descrittiva si fonda sull’indagine dei criteri sintomatologici
necessari per la definizione della patologia, la diagnosi strutturale ORIENTA IL COLLOQUIO VERSO
L’APPROFONDIMENTO DI AREE LASCIATE INESPLORATE DAL PRECEDENTE SISTEMA
CLASSIFICATORIO, ovvero permette di fornire info sulla motivazione del pz, sulle sue capacità di
introspezione e collaborazione, sulla possibilità che si verifichino manifestazioni di incapacità del
controllo degli impulsi.
Parlare di valutazione di personalità nella prospettiva di Kernberg significa considerare sia gli
aspetti descrittivi della patologia che l’esame delle caratteristiche strutturali della personalità del
pz (modalità di funzionamento intrapsichico specifiche e stabili nel tempo che influenzano la vita e
le relazioni del paziente).
2.1 COLLOQUIO STRUTTURALE
Il colloquio strutturale è un metodo di valutazione clinica che focalizza l’attenzione sulla
sintomatologia presente e passata, sull’organizzazione di personalità, sulla qualità dell’interazione
con il terapeuta nell’hic et nunc e sulla storia personale e famigliare del paziente.
FINALITA’ DELL’INTERVISTA STRUTTURALE: è quella della formulazione di una diagnosi che
consideri oltre alle manifestazioni sintomatologiche, quelle caratteristiche di personalità che
consentono di operare una diagnosi differenziale tra struttura nevrotica, border e psicotica.
2.1.1 ASPETTI TECNICI DEL COLLOQUIO
Kernberg parte dall’assunto che il clinico, mettendo a fuoco i principali conflitti, creerà una
tensione sufficiente a fare emergere e diagnosticare queste caratteristiche strutturali. Come? Con
una tecnica che al tradizionale esame dello stato mentale unisce un colloquio di tipo
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psicoanalitico, incentrato sull’interazione fra pz e terapeuta e sulla CHIARIFICAZIONE (=
esplorazione di tutti gli elementi delle info da lui fornite che sono vaghi, poco chiari, contradditorie
o incompleti; mira a evocare materiale conscio e preconscio senza sollevare quesiti),
CONFRONTAZIONE (si fanno rilevare al pz aree di informazione che sembrano contradditorie o
incongruenti, ovvero si mettono in luce quegli aspetti dell’interazione che sembrano indicare la
presenza di un funzionamento conflittuale, e quindi la presenza di operazioni difensive)
INTERPRETAZIONE (collega il materiale conscio e preconscio con funzioni o motivazioni inconsce
attuali; vengono esplorati le origini conflittuali della dissociazione degli stati dell’Io –
rappresentazione di sé e dell’oggetto – la natura e le motivazioni delle difese attivate e abbandono
difensivo dell’esame di realtà) dei conflitti di identità, dei meccanismi difensivi e del grado di
distorsione della realtà che il paziente manifesta in questa interazione.
Il colloquio strutturale sottopone dunque il paziente a una certa quantità di stress.
2.1.2 L’ANDAMENTO DEL COLLOQUIO STRUTTURALE
Il colloquio strutturale comincia con un’anamnesi classica. Per prima cosa infatti l’intervistatore
chiede al paziente di riassumere in breve i motivi per cui ha intrapreso il trattamento, le sue
aspettative al riguardo e la natura dei suoi sintomi, problemi o difficoltà predominanti. È
importante iniziare l’indagine approfondendo il motivo della consultazione, dando al pz la
possibilità di parlare dei propri sintomi e di verificare indirettamente se è consapevole del suo
disturbo e cosa aspetta dalla terapia.
All’inchiesta iniziale segue una ricerca sistematica durante la quale viene passato in rassegna il
ciclo dei sintomi chiave dei principali tipi di psicopatologia l’intervistatore si concentra sui
à
sintomi significativi che ne sono emersi, esplorandoli man mano che appaiono nell’interazione del
colloquio; seguono la chiarificazione, la confrontazione e l’interpretazione in via sperimentale,
prestando la massima attenzione alle reazioni del pz e a questi interventi.
La capacità del pz di provare empatia per l’indagine del clinico, di chiarire ulteriormente questioni
riguardanti la sua identità, le sue relazioni oggettuali, la sua capacità di esame di realtà e il suo
assetto difensivo, fornisce indizi riguardo alla sua capacità di introspezione. La diagnosi strutturale
dipende in misura rilevante da come il pz gestisce le fasi di chiarificazione, confrontazione e
interpretazione.
Poi si può passa