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Kergnber poi fa la distinzione tra pazienti isterici che usano al rimozione e pazienti più infantili

istrionici) che usano la scissione, con cui spesso la rimozione viene confusa 13

- lo spostamento permette di spostare su un oggetto meno disturbante un conflitto e dei sentimenti

verso un oggetto altamente disturbante. Questo darà vita a delle fobie verso quegli oggetti sui quali è

stato spostato il conflitto. In generale, se le fobie sono relative ad oggetti eterni( insetti, coltelli,

ecc.)sono definite più propriamente nevrotiche, differentemente da quelle riferite all’aspetto fisico o al

corpo e da quelle ossessive che possono avere vari livelli di patologia.

- La formazione reattiva riguarda il trasformare dei contenuti inaccettabili nel loro opposto. Questa

difesa può essere altamente specifica(amare qualcuno che si odia) o essere generalizzate e dare vita ad

un tratto di personalità.

- Nell’isolamento, ritiene eliminato l’affetto ma rimane l’idea dell’esperienza. In questo modo sarà

possibile raccontare esperienze traumatiche e dolorose con un assoluto distacco. L’intellettualizzazione

è una forma di isolamento poiché permette di astrarre e generalizzare banalmente i contenuti.

Intellettualizzazione, isolamento, formazione reattiva e annullamento sono tutte operazioni difensive

che hanno il compito di isolare l’affetto. Sono difese tipiche di quei soggetti che cobattono l’angoscia e

la rabbia di dover dipendere dagli altri, cercando con molta tenacia di affermare la propria non

dipendenza. Osservazioni cliniche sulle difese del paziente psicotico

Negli psicotici troviamo difese simili a quelle borderline, come la proiezione e la scissione, ma non

manifestazioni differenti e più patologiche.

- La proiezione delirante assume le caratteristiche di un vero e proprio delirio, di solito di carattere

persecutorio, in cui si percepiscono i propri sentimenti dentro un’altra persona o un’altra persona

dentro di sé, agendo quindi di conseguenza. L’esame di realtà viene perso e la distorsione serve ad

adattare la realtà ai bisogni interni, sostituendo i sentimenti spiacevoli con il loro opposto. Di solito i

contenuti sono di carattere religioso e riguardano credenze megalomane e irrealistiche. In generale, il

paziente ha difficoltà, quanto meno all’inizio del percorso terapeutico, ad abbandonare la sua realtà

delirante poiché essa lo protegge, quindi sarà difficile creare l’alleanza in quello che è un mondo

irreale.

- L’assetto difensivo della psicotico ruota attorno al generale diniego, che può manifestarsi sotto varie e

tane forme. Assume una forma pervasiva e il soggetto può non riconoscersi più nelle foto di qualche

mese prima, può rinnegare il suo nome, può dissociare e rifiutare una parte di sé, ecc. Sicuramente il

diniego psicotico è più grave del diniego normale di carattere nevrotico.

Difese e disregolazione difensiva nella psicosi

Sulla natura delle difese psicotiche non c’è molto accordo ed ognuno propone una propria classificazione. In

generale, però, si ritiene che le tali difese siano stratagemmi per far fronte ad angoscia primitive relative alla

caduta senza fine nel vuoto, allo svuotamento, al nulla, all’incolumità, ecc.

Le prime difese nascono dalla teoria kleiniana:

- Smontaggio: nasce dall’osservazione della condizione del’autismo infantile in cui si verifica una

sospensione della funzione sintetica dell’Io, seguita da uno stato privo di pensiero. Lo smontaggio,

allora, riferisce al meccanismo di pensiero, impedendone il funzionamento a scopo difensivo. In

questo modo, l’esperienza perde significato poiché non si attiva una riflessione a riguardo, non si crea

una forma simbolica, ma permane solo l’aspetto fenomenico relativo alla causalità e alla meccanicità

dei movimenti.

- Incapsulamento autistico: difendersi dalla paura dell’annichilimento circoscrivendo le sensazioni, gli

afetti. Una vera e propria parte di sé che viene protetta all’interno di una capsula, una cisti attaccata ma

esclusa dal resto della personalità. Può essere inteso come un precursore del’esclusione e del diniego 14

- Frammentazione: non riuscendo a dominare l’angoscia, che quindi si abbatterà ineluttabilmente sul

sé, il soggetto preferisce disintegrare il proprio Io a scopo difensivo, preferisce auto annullarsi

piuttosto che subire l’angoscia che lo porterà alla distruzione. Di solito questa difesa è collegata ad

un’identificazione proiettiva in modo che gli aspetti positivi di sé frammentati vengano proiettati

sull’altro. Si potrebbe dire che basterebbe la scissione invece che la frammentazione vera e propria. La

scissione, però, permette di agire sull’angoscia relativa solo ad alcuni aspetti circoscritti; se essa è così

pervasiva non potrà essere controllata, minaccerà la sopravvivenza e saranno necessarie misure più

rigide.

Altre difese nascono dalle teorizzazioni della Mahler.

- Animazione: il soggetto rende vivi gli oggetti inanimati donandogli quella prevedibilità, e quindi quel

senso di sicurezza, che invece non riesce a ritrovare negli altri individui, così indecifrabili. Alcuni

autori sostengono, invece, che questa difesa nasca dall’insufficiente integrazione tra percezione e

rappresentazione che quindi non possono fondersi in un’immagine coesa. Tale coesione darebbe il

senso soggettivo relativo al fatto che ogni cosa è al suo posto. L’animazione, allora, viene interpretata

come tentativo di dare ordine alle cose, ordinando anche affetti e intenzioni.

- Fusione: meccanismi di tipo simbiotico usato per unire la rappresentazione di sé e della madre in

un’unità onnipotente. Nelle sue manifestazioni, il bambino si aspetta, e pretende, che la madre

risponda ad ogni suo minimo desiderio e bisogno poiché è una sua estensione. A tale difesa si unisce

anche l’identificazione adesiva che porta a percepire di avere un controllo sul corpo dell’altro poiché

no si può concepire l’esistenza del sé separata dall’oggetto.

IN realtà non sono tutti d’accordo nel ritenere che queste siano le difese caratteristiche dell’organizzazione

psicotica, anche perché alcuni sostengono che molti di questi concetti siano più sintomi che non difese. Si

ritiene infatti che una difesa che porta all’autodistruzione non può essere una difesa poiché non esiste nessuna

angoscia così terrificante da far desiderare l’annientamento, anche perché l’angoscia stessa porterebbe allo

stesso risultato.

Altro aspetto su cui dibattere è poi la natura regressiva di tali difese, ossia l’idea comunemente condivisa che

tali difese siano di natura antica e arcaica. Ma se si parla di regressione, allora possiamo dire che tali soggetti

ritornano a mondi e modi di funzionare che però hanno già sperimentato in infanzia, in un periodo arcaico,e

che siano una riproposizione del passato. Non tutti però sono d’accordo, e anche le ricerche di carattere neuro

scientifico mostrano una complessità di funzionamento a livello cerebrale neuronale che non può essere

semplicemente spiegata come una forma di regressione e ritorno a stati precedenti (arcaici anche dal punto di

vista del funzionamento cerebrale). Trauma e difese

Il trauma è il risultato mentale di un evento, o di una serie di eventi, o di un’atmosfera relazionale, difficile da

mentalizzare, che rende il soggetto temporaneamente impotente e interrompe le ordinarie operazioni di coping

e di difesa. All’interno di questa definizione si individuano diverse dimensioni:

- Intrapsichica: fantasia o desiderio inaccettabile. Attiverà la rimozione

- Ambientale focale: un singolo avvenimento esterno di intensità eccessiva. Attiverà la dissociazione

- Ambientale multipla: eventi e atmosfere cronicamente e cumulativamente traumatici. Attiverà

meccanismi maggiormente relazionali come la scissione

La dissociazione

Bisogna partire dalla teorizzazione di Janet che all’inizio del secolo creò un modello di comprensione di tale

meccanismo basato sul funzionamento della memoria, e che ancora oggi viene convalidato di nuovi risultati

empirici. Janet sosteneva che in condizioni ordinarie le esperienze vengono integrate automaticamente in

schemi cognitivi precostituiti(in base alle precedenti esperienze?) che forniscono il senso e l’organizzazione 15

dell’esperienza. L’uso di tali schemi viene chiamato “automatismo”, e produce/elabora un’azione innescata

da idee e accompagnata da emozioni. Le esperienze devastanti, invece, presentano un livello eccessivo di

intensità dell’affetto e dell’arousal e non possono essere immagazzinate attraverso i canali usuali. È qui che si

attiva la dissociazione e la conseguente creazione di sacche mnestiche separate che però rimarranno escluse

dal controllo conscio. Queste sacche, bloccate nel subconscio, continueranno ad influenzare l’individuo

poiché libere di agire senza un forte controllo, e porteranno alla formazione dei sintomi. Janet allora, afferma

che la strada maestra per raggiungere tali contenuti ed analizzarli è quella dell’ipnosi, ossia un alterazione

dello stato di coscienza che porta portare di nuovo il pensiero del soggetto al livello subconscio in cui sono

presenti quei contenuti; una sorta di dissociazione indotta, così come l’ipnosi viene ancora oggi intesa.

Per un periodo, anche Freud si accostò alle idee di janet, ma poi se ne discostò affermando che il soggetto

utilizza dei meccanismi mentali attivi, come la rimozione, agendo una separazione orizzontale e gerarchica dei

contenuti, mentre Janet continua ad affermare che tali meccanismi siano passivi(nel senso di automatici) e che

producano una separazione verticale tra contenuti su vie parallele.

Janet continua spiegando che la memoria elabora più la qualità dell’affetto che non l’esperienza vera e propria

e che il ricordo viene immagazzinato con vari livelli di complessità: da quello narrativo a quello delle

percezioni sensoriali, in cui troviamo l’immagine visiva(incubo, allucinazione) e l’immagine viscerale

(risposte d’ansia). I soggetti traumatizzati sembrano rispondere a situazioni simili a quelle traumatiche con

reazioni di terrore prive del valore adattivo tipico di una reale minaccia psicofisica. Ciò che si pensa, allora, è

che tali situazioni simili riattivino quei contenuti subconscio che temporaneamente prendono in controllo,

agendo come se si trovassero davanti all’originaria situazione traumatica. Quando tutto ciò accade, il soggetto

è in grado di spieg

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A.A. 2012-2013
36 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Atreyu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Madeddu Fabio.