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Il patrimonio architettonico e la sua importanza nella comprensione della storia
Patrimonio così vasto che non è esperibile nella sua totalità. Dal palinsesto architettonico, non sempre unitario, ma sovente omogeneo, spiccano alcune “figure storiche” più dense di significato, in quanto sintesi perfetta di cultura e tecnologia dei popoli, spazio e tempo e relazioni sociali. Oggi la storiografia è più improntata ad analisi puntuali, per aree geografiche, archi temporali, tipi e temi, ovvero specialistici scavi di contesti e fenomenologie. La frammentazione dei punti di vista conseguente a questo approccio eterogeneo può essere evitata solo appellandosi ad una coscienza storica non superficiale, e ad una comprensione empatica della propria edell’altrui identità. L’autocoscienza permette di comprendere il senso e la verità della condizione umana. Il palinsesto architettonico dichiarato da Morris è da comprendere in chiave di produttività storica, ovvero di apertura del passato al futuro.
, "la tradizione non è un peso morto, ma una risorsa viva che ci permette di comprendere il presente e costruire il futuro". Pertanto, è importante valorizzare il patrimonio storico e umano che abbiamo a disposizione, poiché può essere utile per sviluppare una nuova attenzione verso la costruzione di un'ecologia umana. L'insegnamento universitario, purtroppo, spesso trascura l'aspetto antropologico e storico del tempo, concentrandosi esclusivamente su tecnicismi. Tuttavia, è nella relazione tra le diverse discipline e nell'integrazione delle arti che si trova il vero significato storico. Per quanto riguarda il progetto di architettura, potrebbe essere il momento di abbracciare l'imitazione che interpreta, evitando la ricerca dell'unicità e della copia. Dobbiamo essere consapevoli che gli atteggiamenti radicali non contribuiscono alla produttività della storia. In conclusione, è fondamentale riconoscere il valore della tradizione e del patrimonio storico, utilizzandoli come risorse per costruire un futuro sostenibile. Dobbiamo integrare le diverse discipline e abbracciare l'imitazione che interpreta, evitando la ricerca dell'unicità e della copia. Solo così potremo contribuire alla produttività della storia.Il nostro errore è "guardare la verità dal lato della sua figura e dei suoi significati, non dal lato del suo evento...ma figure assolute non sono mai esistite, la verità in esse transita. La verità coincide invece con la vita". Così l'architettura e la sua storia si alimentano intorno alla connessione vita-verità.
"Tuttavia l'arte più ricca da sempre di risonanze e scambi con arti (poiesis) e scienze (techne), non sembra negli ultimi decenni farsi promotrice di speranze e creatività per il futuro dell'umanità, proprio per la sempre minore convergenza delle due forze che la animano." (Steiner)
La presenza del passato:
L'architettura, sottoposta all'analisi storica pone un duplice problema che altri reperti non pongono, ovvero il confronto tra passato e presente, in quanto essa è vegliardo testimone di un'altra epoca. Questo solleva problemi non da poco anche nel
Rapporto tra Conservazione e Storia. Certamente è sbagliato applicare una specie di evoluzionismo deterministico al processo di storicizzazione, atteggiamento che sconfessa quello dei "nani sulle spalle di giganti" (Bernardo di Chartres). La storia oggi è lasciata sullo sfondo, dimenticata di fronte al bisogno di produrre risposte istantanee ai problemi. Così la memoria si fa più corta e l'esperienza creativa meno profonda, finendo con impoverire il senso storico. L'illusorietà di questi valori dell'istantaneo e del contingente è facilmente smascherata dalla Storia e dalla Conservazione.
Conservare significa riconoscere la testimonianza di alcune figure all'interno della "forma urbis", in un mondo dove l'architettura è ormai mero strumento di vita sostituibile con altri più efficienti, mentre prima era risposta duratura e riparo, cristallizzato rispetto alla mutevolezza e caducità.
della vita umana. L'oggettività del mondo costruito ha da sempre confortato l'uomo, separandolo "Exegi monumentum aere perennius.": dalla natura altrimenti indistinta. Giustamente attribuiamo valore di capolavoro ed emblema di civiltà alle opere d'arte più espressive, conservandole nel tempo. "Conoscere il passato è un'impresa altrettanto stupefacente che Kubler: conoscere le stelle; tali stelle estinte hanno emesso luce molto tempo fa e ci raggiunge solo ora..." "Uno spazio vuoto tra le maglie del tempo... l'attualità è il vuoto che separa agli eventi". Kubler invita ad esplorare la Costellazione "foro infinitesimale" della Storia, per dare senso a quel che è il presente ("occhio di bufera"). Walter Benjamin utilizza la metafora dell'Angelo della Storia, personificabile nell'Angelus novus di Klee: in un clima terribile come quello della
guerra è simbolo di un cumulo di detriti informi e terrificanti. Immagine potente e tragica, segno di perdita di memoria e di storia. “C'è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa.tempesta.” (W. Benjamin)
Il sentimento del tempo è proposto in modo diverso, meno lacerante, nell'immagine del “pescatore di perle”: il mondo vivente si decompone, ma si cristallizza in oggetti invulnerabili come le perle. Questo doppio registro che oscilla tra la dissipazione, con conseguente perdita di storicità e la ricerca di una sostanza a-temporale e soprastorica, ha caratterizzato l'esperienza di alcuni maestri del Moderno come Terragni, Le Corbusier, Mies Van der Rohe, esempi di coscienza moderna che non rifiuta, ma anzi ricerca, il rapporto con il passato.
“La casa di Adamo in Paradiso” rintracciata da Joseph Rykwert è l'emblema della necessaria ricerca delle ragioni profonde, esistenziali, collettive dell'architettura. Così anche i maestri del Moderno si sono appellati sempre alla mitologia delle origini del costruire, inseguendo l'immagine di una “prima casa”, giusta perché prima.
Perduta ma sempre presente in noi come archetipo. Bisogna però avere coscienza che l'archetipo non è una qualità figurale, bensì un principio. A Benjamin interessa sottolineare e studiare l'unicità dei capolavori, cosciente della loro indipendenza dal contesto di vita. Le due immagini sono gli emblemi del nostro fare Storia: l'impossibilità di riconoscere un ponte tra passato e futuro, l'incombente naufragio. L'eccelsa qualità dei capolavori è per pochi eruditi, il cosmo è ciò che le dà significato e valore, e questa fenomenologia, nel suo complesso, va scandagliata per ritrovare le condizioni storiche di una stabile solidarietà tra gli uomini.
Cenni di storia delle storie: "è compito della nostra generazione costruire una storia delle cose che rende giustizia al piano dell'esistenza e alla sua pienezza, al significato e all'essere delle cose" - G. Kubler.
Non soddisfatto dell'indagine storica contemporanea, "l'universo dellepropone di allargare il campo dell'arte fino a far coinciderecose fatte dall'uomo con la storia dell'arte"; fa propria la tensione delleAvanguardie, sospese tra estensione infinita del campo artistico evanificazione radicale, le quali rifiutavano la versione rinascimentale"vasariana" ormai inappropriata poiché era una storia dell'arte scritta daartista per artisti.Sia gli artisti che gli storiografi non hanno più fiducia nella razionalità dellastoria artistica e la critica si è integrata nella stessa sfera culturale dell'arte,provocando la "morte dell'arte". A monte di questa centralità antropologicasta un lungo processo gestazionale che dall'Ottocento in poi ha mutato lanozione tradizionale di cultura, come corpus di cognizioni ed esperienzeciviltà.individuali, in quellodi“L’uomo non è più un microcosmo nel macrocosmo, ma è un microcosmolanciato, come freccia nel grande cosmo in movimento” (Teilhard de Chardin).L’architettura è tra le arti quella più intrisa di cultura e civiltà, tale che ogni edificio si può intendere come prolungamento stesso del corpo umano, e interpreta i rapporti tra materia e tempo nella storia dei popoli. Ma la storia e la storiografia dell’architettura faticano ad aprirsi, come essa ha fatto, all’intero campo dei propri compiti.
“Bisogna tenere conto del paesaggio, delle relazioni” - Andrè Chastel - “dell’architettura minore.”
Il primo problema è che non c’è stata in architettura un’adeguata riflessione metodologica contemporanea sulla storiografia e la storia, quanto sull’arte.
Il secondo nasce dall’erronea identificazione della storia dell’arte con la critica dell’arte, che
è scaduta in "storiografia descrittiva", "storiografia ideologica"; che si è affidata a categorie desunte da materie extra-disciplinari (semiologia, linguistica ecc.). L'architettura ha un rapporto privilegiato con la storia generale degli eventi. Fino al rinascimento fiorentino l'uomo non ha avuto bisogno di fare una storia "historia della propria arte, ma nel '500, quando si diffusero gli ideali dimagistra vitae", l'umanesimo e le scienze, "Le Vite" di Giorgio Vasari furono un tentativo di concatenare le esperienze e le personalità artistiche attraverso delle biografie. Johann Winckelmann (1717-1768) si può considerare il vero iniziatore della storia dell'arte, fu il primo ad avere una visione sincronica e diacronica, ad esempio confrontando l'arte greca e il rinascimento oppure attribuendo all'arte uno sviluppo "antropico" (infa