vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
RINNOVABILI
Le barriere alla diffusioni delle rinnovabili.
La diffusione delle rinnovabili non è fatta automatica, infatti molto spesso sono presenti
delle barriere che impedisco la loro diffusione. Si definisce barriera particolari condizioni
che limitano le espansioni delle rinnovabili legati a diversi specificità e diverse situazioni
contestuali in cui vengono inseriti. Il superamento di tale barriere è il principale motivo
per cui gli attori politica sono chiamata ad intervenire attraverso politiche di supporto e
promozioni. Le principali barriere da superare sono:
1. Barriere naturali: le barriere naturali dipendono dalle condizioni geografiche di tipo
fisico e definiscono il potenziale teorico massimo che una determina fonte può
offrire in ogni parte della superficie terreste. Ad esempio non si può sfruttare
l’energia eolica in luogo dove i venti sono insufficienti e installare pannelli
fotovoltaici dove non prende i sole.
2. Barriere tecnologiche: essa corrisponde al grado di sviluppo delle tecnologie atte
allo sfruttamento di una determinata fonte energetica. Innovazione e ricerca
consentono di incrementare l’efficienza rendendo le tecnologie sempre più
economiche, e quindi più disponibili. L’eolico è quello che ha subito uno sviluppo
tecnologico più veloce rispetto ad altre rinnovabili
3. Barriere economiche: strettamente connesso alle barriere tecnologiche,
rappresentato dalla differenza di costo tra fonti convenzionali e rinnovabili. Tale
differenza rende più o meno appetibile l’investimento in fonte energetica più tosto
che in altra. Naturalmente tecnologie più mature ed economiche rappresentano un
investimento più sicuro per una azienda. Oggi l’idroelettrico è la fonte più
competitiva seguita dalla biomasse ed eolico. Il solare oggi è il meno competitivo.
La questione economica non si riduce solo alla questione dei costi di produzione
ma anche ad altri fattori come: il basso livello di apertura dei mercati; la
una domanda costante che garantisca un rientro all’investimento, e
mancanza di
così via.
Barriere socio-territoriale: sono costituite da un ampio spettro di fattori che possono
incidere alla diffusione delle diffusioni delle rinnovabili sulla base di specifiche
8
incompatibilità con strutture sociali e con specificità/proprietà di luoghi in cui
queste dovrebbero insediarsi. Alcune barriere possono essere:
Competizione sull’uso di un suolo
Incompatibilità con altri impieghi, che si fanno uso di quel territorio (es. uso del
territorio a fini turistici)
Basse accettazione sociale e conflittualità connesse alla localizzazione
dell’impianto
Inadeguatezza delle politiche e del contesto normativo
Bassa capacità di investimento e di iniziativa da parte degli attori.
L’universo delle politiche
Le presenze di barriere è il principale motivo che spinge le istituzioni politiche ad
intervenire per supportare la diffusione nell’energia rinnovabile. L’obiettivo della politica
è di creare le condizioni per la diffusione delle rinnovabili dal punto di vista tecnologico,
economico, e socio-territoriale. Le prime politiche di promozione si hanno a partire dei
anni 90 in Germania, ma è con il nuovo secolo che si assistete alla diffusione di politiche
di promozione, soprattutto dei paesi del nord del mondo. Nel 2010 il numero dei paesi
che attuano politiche di incentivazione alle rinnovabili sono più di 100 includendo molti
nazioni africane, asiatiche e sudamericane. Il quadro delle politiche di promozione è
complesso, diversificato di iniziative e strumenti. Noi possiamo distinguere due principali
politiche di promozione: dirette e indirette.
Appartengono al campo delle politiche dirette quegli strumenti che sostengono
direttamente la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le politiche dirette agiscono
direttamente nel mercato delle rinnovabili, finanziando la diffusione delle tecnologie, la
realizzazione ed entrata in esercizio degli impianti. È possibile distinguere politiche
regolamentazione, fiscali e finanziamenti pubblici.
Le politiche di regolamentazione = hanno il compito di condizionare il mercato
favorendo la penetrazione dell’energia rinnovabili riducendo il gap con le fonti
tradizionali. Alcuni strumenti sono le tariffe agevolate, che permettono al
di energia rinnovabile di vendere l’energia prodotta al gestore di rete a
produttore
tariffa maggiore del prezzo di mercato, cosi da verificare già dalla partenza il
ritorno dell’investimento. Le quote di produzione/consumo corrispondono a una
percentuale stabilità per legge, di energia che deve provenire dalle rinnovabili per
un arco di tempo. Il certificato negoziabile sono certificati che corrispondono ad
una certa quantità di emissioni di CO2: se un impianto produce energia emettendo
meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con fonti fossili
(petrolio, gas naturale, carbone ecc.) perché "da fonti rinnovabili", il gestore
ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o
attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti
rinnovabili, ma non lo fanno o non possono farlo autonomamente. Un altro
strumento e lo scambio sul posto: è un incentivo rivolto al produttore di piccola
taglia, qualora il soggetto non consuma tutta l’energia prodotta la può immettere il
rete, in cambio riceve un compenso economico o richiedere l’energia quando ne
ha bisogno.
Le politiche fiscali: sono incentivi e agevolazioni fiscali che supportano la
diffusione delle rinnovabili. Queste politiche possono essere: sgravi, esenzioni
fiscali, crediti d’imposta e così via.
Finanziamenti pubblici diretti = sono un meccanismo che supporta i produttori e gli
investitori ad affrontare i costi iniziali alla realizzazione dell’impianto rinnovabile.
Solitamente il finanziamento copre circa 20-50% dei costi totali. Una forma molto
diffusa di concedere finanziamenti con emissione di bandi pubblici: strumento alla
9
quale l’ente pubblico chiama i possibili investitori a propone un progetto che offra
garanzie in termine di produzione.
Le politiche indirette sono costituite da quell’insieme di azioni e strumenti che non
interessano direttamente all’aspetto di produzione e/o consumo, ma interviene su
condizioni di contesto generale che condizionano ugualmente la loro diffusione. Tale
politiche intervengono sono di supporto agendo da un lato nei settori collegati alla
produzione energia, dall’altra parte lato agiscono con compiti di controllo, monitoraggio
delle esternalità e degli impianti che le rinnovabili possono generare su alti settori
economici e sociali. Alla primo tipologia possono essere ricondotte:
Attività di pianificazione e programmazione energetica su varia scala
Politiche di regolamentazione del sistema energetico nel suo complesso
Finanziamento alla ricerca e innovazione tecnologica
Alla seconda tipologia rientrano le seguenti politiche:
Politiche di supporto all’innovazione industriale stimolano l’imprese ha investire
nello sviluppo di nuove tecnologie.
Politiche del recupero dei scarti
razionalizzando l’uso delle
Politiche forestali possono istituire filiere legno-energia,
risorse.
Pianificare il volume e la localizzazione delle acque a scopo idroelettrico
I regolamenti urbani e architettonici possono influenzare la diffusione del
fotovoltaico
introdurre norme per l’integrazione paesaggio con
I paini paesistici possono
l’eolico
Attività e politiche di sensibilizzazione della cittadinanza possono favorire
l’accettazione sociale delle rinnovabili.
Gli attori delle politiche in un prospettiva multi-scalare
A propri non possiamo individuare quale sono gli attori deputali alla definizione della
promozione delle fonti rinnovabili, ma comunque possiamo individuare differenti attori a
scale diverse.
Scala globale
A livello globale non si può parlare di una vera strategia condivisa o definita per la
promozione delle fonti rinnovabili, seppur c'è un consenso diffuso intorno a tale tema. Ne
sono di esempio le ultime conferenze internazionali sulle tematiche ambientali. Molto
importante è il protocollo di Kyoto, che è uno dei pochi riferimento alla lotta al
cambiamento climatico. Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia
ambientale, sottoscritto da più di 180 Paesi. Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio
2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia. Con l'accordo Doha l'estensione del
protocollo si è prolungata fino al 2020 anziché alla fine del 2012. Il trattato prevede
l'obbligo di operare una riduzione delle emissioni di elementi di inquinamento in una
misura non inferiore al 8% rispetto alle emissioni registrate nel 1990. l protocollo di Kyoto
prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi
flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:
Clean Development Mechanism (CDM): consente ai Paesi industrializzati e ad
economia in transizione di realizzare progetti nei Paesi in via di sviluppo, che
producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e
di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino
crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.
Joint Implementation (JI): consente ai Paesi industrializzati e ad economia in
transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un
10
altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti, congiuntamente
con il paese ospite.
2) Scala europea
A livello europeo la gestione delle risorse energetiche è ancora di competenza nazionale,
ma questo non significa che non mancano politiche energetiche europee; rivolte soprattutto
alla riduzione dell'inquinamento e a favore la diffusione delle fonti rinnovabili, come fonte
di energia. Nel 2006 la Commissione Europea pone tra i suoi obiettivi l'incremento
dell'energia prodotta dalle rinnovabili. Con la direttiva 2009/28CE del 5/06/2009(nota
come pacchetto clima-energia), vincola i paesi europei a raggiungere dei obiettivi in campo
energetico e ambientale. L'insieme delle politiche è riassunta con la formula 20-20-20 che
pone di conseguire degli obiettivi entro il 2020:
Riduzione del 20% dei consumi lordi di energia;
Riduzione del 20% dell'emissione nocive rispetto a quelle emesse del 1990;
Raggiungere il 20% di energia consumata da risorse rinnovabili e di consumare il
10% dei biocombustibili.
L'Uni