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Se l’impresa si comportasse come se fosse in concorrenza perfetta, sceglierebbe esattamente questo
punto.
La perdita netta di monopolio, ossia il raggiungimento, all’interno del monopolio, di un livello di benessere
sociale inferiore a quello che si potrebbe ottenere in condizioni di concorrenza perfetta.
Il passaggio da M ad E comporta, per i consumatori un incremento del surplus pari all’area A + B e per
l’impresa, una perdita pari all’area A (perché avrebbero potuto vendere a Pm invece vendono a Pc) e un
incremento pari all’area C. nel complesso, la variazione del beneficio per l’impresa è pari a (-A + C).
Pertanto, il guadagno netto di benessere per la società p dato da (+A + B –A +C) = (+B+C).
Perché esistono i monopoli? Presenza di barriere all’entrata originate da:
i. Controllo su risorse chiave del processo di produzione;
ii. Leggi su brevetti e proprietà intellettuale;
iii. Licenze governative o appalti;
iv. Struttura dei costi (economie di scale) monopolio naturale.
I diritti di proprietà intellettuale si distinguono in due categorie: il diritto d’autore e il brevetto.
Il diritto d’autore è l'istituto giuridico che ha lo scopo di tutelare i frutti dell'attività intellettuale attraverso il
riconoscimento di una serie di diritti (di carattere morale e patrimoniale) all'autore originario dell'opera.
Esempio: quando compro un libro, acconsento al contratto per cui non posso fotocopiarlo.
La violazione del diritto d’autore non è una barriera all’entrata ma è una semplice violazione di contratto.
Il brevetto è un diritto alla proprietà di un’invenzione. Ci sono 2 teorie:
1. Le idee sono proprietà di chi le ha avute per primo; una volta che l’idea è stata appropriata dal
primo, chiunque voglia poi utilizzare quell’idea deve chiedere il permesso al primo (ovvero
comprando il diritto di brevetto).
I brevetti furono inventati dagli stati (primo brevetto a metà 1400 ad opera dei veneziani); le regole
che i veneziani applicarono erano: “tutti coloro che riescono nel corso dei loro viaggi a carpire 1
qualche conoscenza applicabile sul lavoro, allora il primo che porta a Venezia tale idea ha l’esclusiva
di utilizzo nella Repubblica Veneta per X anni”.
Da notare il limite di tempo, presente anche oggi, per cui dopo X anni l’esclusiva viene sciolta.
In concreto, l’esclusiva è concessa dallo stato per fare un piacere all’inventore ma poi tale
innovazione torna nelle mani dello stato: “le vostre idee in realtà appartengono allo stato”.
Per il governo è importante favorire/stimolare nuove idee e la promozione tecnologica, quindi per
ottimizzare la dinamica dell’innovazione tecnologica lo stato stimola le menti concedendo questo
diritto esclusivo.
2. Un’altra teoria invece riguarda il fatto che quando l’opera viene copiata, chi copia rispetta un principio di
giustizia negativa visto in precedenza. Il fatto che l’inventore abbia avuto l’idea per primo, non gli dà il diritto
esclusivo di godimento. Chi copia usando i propri materiali e senza aggredire l’inventore sta usando il proprio
ingegno e quindi non può essere privato dell’uso del proprio intelletto, anche se questo si basa sulla capacità
di osservare e di riprodurre quello che si osserva
I brevetti rallentano lo sviluppo tecnologico.
La scoperta di un principio fisico o chimico (ovvero l’invenzione scientifica) non ha nessuna influenza sulla
crescita. Ciò che conta è il l processo che è messo in atto, partendo dal principio scientifico: processo che
viene migliorato e migliorato. Esempio della macchina a vapore: ci vollero anni prima che questo principio
(la macchina a vapore) fosse introdotta all’interno del processo produttivo.
L’innovazione incrementale è il processo di miglioramento per cui le vecchie tecnologie vennero sostituite
dalle nuove. Esempio: la macchina con motore a scoppio butta fuori dal mercato l’uso dei cavalli.
Per fare in modo che l’innovazione incrementale abbia luogo, lo stato deve stimolare il capitale umano e
permette un libero uso dei principi tecnologici e scientifici. Esempio: se dovessi chiedere a Peten
l’autorizzazione per l’uso del motore a scoppio, l’innovazione sarebbe bloccata.
Il brevetto è costoso e diffonde conoscenza (perché una volta brevettata l’idea, questa può essere vista da
tutti anche se non può essere copiata).
Una volta diffusa la tecnologia, qualcuno cercherà di raggirare il brevetto e riuscirà a copiare la tecnologia:
per questo chi brevetta crea una serie di brevetti difensivi.
In alternativa, chi possiede la conoscenza opta per non brevettare in modo da allungare/ritardare il
processo di diffusione.
Esempio: nei settori in continuo aggiornamento come la tecnologia o la moda è più facile non brevettare
così da ritardare la diffusione. Nel frattempo che l’innovazione si diffonde, l’azienda ha già un nuovo
prodotto (Migliore) da presentare sul mercato.
I brevetti rischiano di creare politiche monopolistiche o oligopoliste. barriera all’entrata.
Oligopoli e Cartelli
Oligopolio
L’Oligopolio definisce una situazione caratterizzata da poche imprese.
I settori dove possiamo dire che le imprese operanti sono poche sono molto rari e spesso bisogna accettare delle
approssimazioni. Anche se riuscissimo a dire che esistono un certo numero di settori dove si può utilizzare il modello
oligopolistico questo non ci serve a molto.
Cartello , che crea
Insieme di imprese che considera la produzione dei vari impianti come la produzione di un solo monopolista
il prezzo (di solito un prezzo più alto). I cartelli di solito non funzionano perché i prezzi alti favoriscono
l’entrata di nuovi concorrenti (che tendenzialmente godono di tecnologie più avanzate).
Ha senso parlare di cartelli solo quando questi sono protetti dallo stato.
Economia corporativa di Roosevelt: n
ella visione prevalente di fine ‘800 l’idea era quella della stabilità, bisognava
cioè trovare il sistema per garantire la stabilità dei prezzi perché quando i prezzi sono stabili le imprese riescono a fare
investimenti.
La prima legislazione antitrust americana (Sherman Act) era sostanzialmente inefficace perché il governo pensava
anche alle piccole imprese e non solo a quelle con più quote di mercato. 2
La ricerca di continui accordi con il governo era giustificata dal fatto che le grandi imprese americane che si
cartellizzavano avevano paura delle piccole medie imprese, quindi avevano una finalità anticoncorrenziale.
Lo stesso meccanismo prese forma negli anni ’20 con l’economia corporativa in Italia dove si pensava di costruire un
cartello tra grandi imprese governo e sindacati. L’economista che fu mandato da Roosevelt in Italia come supervisore
(perché affascinato dall’esperimento mussoliniano) si chiamava Tuguel.
Roosevelt voleva mantenere i salari reali costanti, per fare ciò doveva garantire alle imprese prezzi elevati e le imprese
come contropartita chiesero l’appoggio del governo nella protezione dei cartelli che si venivano così a costruire.
Se i salari reali sono mantenuti artificiosamente alti quando un’impresa salta tutti i lavoratori di quell’impresa
rimangono disoccupati, cioè non li assume più nessuno per l’alto costo del lavoro mantenuto artificiosamente, questo
ha comportato livelli di disoccupazione eccessivamente elevati.
Un’altra questione riguarda i prezzi mantenuti alti nell’agricoltura, questo ha comportato livelli di produzione da parte
degli agricoltori sempre di più perché l’acquisto dei prodotti veniva garantito dallo Stato.
Questi fatti congelarono l’economia USA per circa un decennio.
La politica di Roosevelt era una politica di cartellizzazione e di mantenimento di prezzi alti.
Nella politica economica di Roosevelt c’era poco o niente di Keynesiano, egli infatti non si concentrava sullo
spostamento della domanda aggregata ma mirava ad un’economia pianificata e cartellizzata con il governo che faceva
da garante.
Cosa può fare lo stato per correggere l’esito di un mercato monopolista?
anni
1. Creazione di un’impresa pubblica (nazionalizzazione) ’60-’70 in Italia;
2. La regolamentazione pubblica delle tariffe;
3. L’appalto esclusivo (concorrenza per il mercato);
4. La normativa antitrust.
L’impresa pubblica è un’impresa con obiettivi diversi rispetto al monopolista privato. Tipicamente,
l’obiettivo consiste nella massimizzazione del benessere collettivo e non del massimo profitto, come il
monopolista privato. L’impresa pubblica sceglierà di produrre la quantità in corrispondenza della quale P=
CMa. L’impresa realizza una perdita che verrà coperta con fiscalità generale.
Le politiche Antitrust
Le politiche antitrust sono un insieme di regole e delle azioni dei policy maker intese a limitare i
comportamenti anti-concorrenziali delle imprese.
Lo Sherman act adottato nel 1890 negli USA è riconosciuto come il primo esempio storico di normativa
Antitrust.
La disciplina della concorrenza da parte dell’Autorità Antitrust, in Europa, ha per oggetto:
i. Le intese collusive;
ii. Gli abusi di posizione dominante;
iii. Le concentrazioni (fusioni, acquisizioni).
L’abuso di posizione dominante è il comportamento di un’impresa, che sfrutta la sua posizione dominante
su un mercato cercando di imporre clausole contrarie allo spirito di libera concorrenza, al fine di rafforzare
la propria posizione sul mercato stesso o di diventare il monopolista in altri mercati.
La sola posizione dominante di un’impresa vuol dire che questa sfrutta la propria capacità imprenditoriale.
Il problema riguarda l’abuso di tale posizione che Antitrust definisce come l’ottenimento di extra-profitti.
I tecnografi dell’Antitrust vanno ad analizzare i tassi di extra-profitti: se questi profitti sono
significativamente più alti rispetto alla media allora l’azienda sta abusando della propria posizione,
acquisendo una quota rilevante di surplus dei consumatori.
L’abuso di posizione dominante avviene in presenza di:
- contratti di vendita esclusiva esempio: ti do la coca cola ma tu non vendi la Pepsi.
- acquisizioni e fusioni
- tutela della concorrenza (walrasiana) non esiste e se esistesse vorrebbe dire che siamo congelati. 3
Questa tutela della concorrenza è in realtà una tutela dell’economia Walrasiana che come abbiamo detto non esiste.
L’autorità antitrust non garantisce il maggiore surplus collettivo e tutela per il consumatore, infatti quest