Riassunto esame Pedagogia generale e organizzazione scolastica, prof. Pastori, libro consigliato Terapia transculturale per famiglie migranti, Cattaneo
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propria storia e cultura per proteggersi dal dolore, dalla nostalgia e a volte dalla vergogna. Ciò che
emerge inoltre è che la migrazione può essere conseguenza di altri eventi traumatici. Ciò che si fa è
trasformare la storia individuale in un evento narrativo collettivo in cui aspetti sociali e culturali,
assolutamente personali si intrecciano. Il gruppo sembra svolgere quindi le funzioni di supporto e di
contenitore che secondo Anzieu sono caratteristiche dell’io pelle. Nathan a tal proposito sottolinea
che non vi sono terapie ma solo autoterapie e che è necessario capire quali siano gli induttori che
possono scatenare un processo auto-terapeutico.
Processo terapeutico: la ricostruzione della storia della migrazione e della famiglia
Una delle principali difficoltà è quella di trasmettere ai propri figli la propria storia, la propria cultura,
lingua. Ciò che accade è una scissione tra il prima e il dopo, tra il passato e il presente. Unirli fa
sentire i genitori vulnerabili e li porta a vivere passati vissuti dolorosi. I figli, con la loro presenza e
le loro domande (esplicite o meno) mettono in crisi e sotto tensione le mediazioni psichiche
faticosamente trovate. L’interruzione nella trasmissione e nella comunicazione impedisce ai
bambini/adolescenti di costruire un’identità solida e compatta. Riconnettere i fili interrotti della
trasmissione non è mai un processo lineare, ma procede per salti e pause richiedendo molto tempo.
I viaggi di ritorno nel processo terapeutico
La ricostruzione del racconto della migrazione e della famiglia rende possibili e necessari quasi
sempre viaggi di ritorno al paese d’origine. Si tratta di momenti particolarmente significativi perché
i genitori compiono il viaggio come momento necessario a ripristinare sia a livello relazionale sia a
livello intrapsichico connessioni e rapporti tra la loro storia al paese e la loro vita presente in terra di
migrazione. Il gruppo accompagna simbolicamente il viaggio e attende il ritorno.
La sofferenza di abitare una terra di nessuno e la difficoltà ad uscirne
corso della terapia spesso vengono evocate dai pz rappresentazioni proprie della cultura d’origine
Nel
relative alla causa del disordine. Si tratta di rappresentazioni che hanno a che fare con uno o più dei
tre livelli che secondo Moro vengono impiegati e che, se compresi, permettono di creare un quadro
di riferimento culturalmente pertinente. Essi sono:
Il livello ontologico ha a che fare con le rappresentazioni che il pz ha di se
stesso/identità/origine
Il livello eziologico ha a che fare con il significato da attribuire al disordine che abita il pz e
la sua famiglia e alle sue conseguenze. Esistono numerose teorie eziologiche: la stregoneria, il
maraboutage, la possessione.
l’individuo cerca nella
Le logiche terapeutiche (il fare) cultura le risposte alle sue domande
(“qual è la cura da intraprendere?”)
Queste rappresentazioni emergono in modo ambivalente e contraddittorio. I migranti sono infatti
coinvolti in un complesso processo di metissage nel corso del quale continua a modificarsi il rapporto
del singolo con la propria cultura d’appartenenza. L’ambivalenza e il dubbio sono la cifra
dell’evocazione di eziologie tradizionali o di ipotesi sulla natura di un bambino o di altre
rappresentazioni della propria cultura.
Transfert e controtransfert multipli discussione sull’andamento della seduta e di condivisione
Le sedute sono seguite da un momento di
di ciascuna co-terapeuta. È un momento importante di elaborazione dei controtransfert che ha molte
dimensioni: affettiva, cognitiva, culturale che si intrecciano tra di loro. Devereux e Nathan
sottolineano l’importanza di cogliere la dimensione culturale del controtransfert lavorando in un
contesto transculturale. È inoltre importante affrontare quelli che sono i racconti traumatici che
traumatizzano il terapeuta. Si tratta di capire come utilizzare questi aspetti del contro transfert nella
relazione terapeutica. Secondo Lachal alle volte il terapeuta rimane senza parole, senza pensieri e non
sa cosa dire. Sono tre le modalità con cui può reagire:
1) Empatia repressiva minimizza il trauma al fine di limitare la propria emotività
2) Empatia di ritiro assume una posizione di voyeur per distaccarsi da quanto viene
detto, come se non fosse vero
3) Empatia impietrita utilizza un meccanismo di introiezione con un atteggiamento d
devozione al trauma
Da alcune ricerche internazionali emerge che molto spesso sono gli stessi pz che cercano di
proteggere i loro terapeuti dal trauma e quindi tendono a smorzare nel racconto verbale la violenza
del trauma subito. Ne consegue il più delle volte il blocco di entrambi. La possibilità di condividere
in gruppo la reazione ai racconti traumatici dei nostri pazienti è fondamentale per l’équipe perché
permette di verbalizzare quello che Lachal definisce il copione emergente con cui va a intendere le
risposte spontanee del terapeuta al racconto del pz. Il copione emergente presuppone:
Dall’inizio una relazione vissuta in un clima di empatia
In seguito un racconto da parte del pz che attiva, risveglia delle capacità di creatività nel
terapeuta
Infine una messa in forma, da parte del terapeuta, del copione
Il copione permette al terapeuta di mantenere vivo il dialogo, sostenere il confronto e il pz.
I bambini nella clinica transculturale
Nascere e crescere nella migrazione
La posizione dei bambini nella situazione migratoria ha una complessità specifica. Alcuni bb migrano
con l’intera famiglia, accompagnano un solo genitore oppure restano nel paese e vengono ricongiunti
in seguito. Le principali dimensioni in questo contesto sono quelle di vulnerabilità e resilienza. Con
vulnerabilità si fa riferimento alle variabili di rischio evolutivo potenzialmente presenti nel contesto
di crescita del soggetto. Conoscere le vulnerabilità non implica assumere una visione causale di tipo
lineare ma dare uno sguardo al contesto di tipo globale. La resilienza viene invece indicata da
Cyrulnik come un’importante variabile le cui possibilità poggiano su tre differenti fattori:
1) Risorse interne acquisite fin dai primi anni di vita che fanno da sostegno allo sviluppo
2) Il tipo di trauma subito e il significato che assume nel contesto famigliare e sociale
3) La possibilità di incontrare persone, luoghi e parole che offrano sostegno e permettano di
riprendere lo sviluppo
Moro mette in evidenza tre periodi nei quali la migrazione costituisce una condizione di
particolare vulnerabilità:
1) Periodo perinatale
2) Ingresso alla scuola elementare
3) Adolescenza
Il periodo perinatale
Il periodo perinatale rappresenta un momento di particolare criticità. Questo perché le donne si
trovano in una condizione non solo nuova ma gestita a livello culturale e sociale in modo differente
nel paese d’origine è
rispetto a come avviene nella loro cultura. Molte donne infatti riferiscono che
la comunità a prendersi cura della diade madre-bb. Allo stesso modo la difficoltà si esprime dal
momento che la maternità è segnata culturalmente da una ritualità che è difficile realizzare e
conservare nel paese d’accoglienza. Ciò implica che alcune madri tentino di aderire in modo ultra
conservatore ai riti, mentre altre se ne distacchino totalmente entrambe modalità sbagliate. Sarebbe
infatti necessario cercare di integrare i riti in modo più funzionale ed efficace. Allo stesso modo risulta
difficile anche seguire le prescrizioni pediatriche della medicina occidentale esse possono risultare
totalmente diverse da quelle della cultura d’appartenenza.
L’ingresso nella scuola
L’ingresso a scuola è un momento saliente per i bambini emigrati. Nella scuola vengono a contatto
con la cultura del paese d’accoglienza in modo più forte. Si possono osservare diverse aree tematiche
nella scuola.
attorno alle quali si concentrano e difficoltà dei bb nel momento dell’ingresso
I bambini subiscono forti pressioni affinché abbiano un ottimo rendimento (i genitori vedono
nella riuscita del figlio il risultato e la misura del successo dell’integrazione)
I genitori si confrontano con un sistema scolastico che si basa su regole implicite a loro
sconosciute
I bambini non possono essere aiutati/seguiti poiché i genitori non conoscono così a fondo la
lingua italiana
Barriera della lingua: i bb non conoscono bene la lingua
In tal caso: molti suggeriscono ai genitori di parlare in italiano, mentre il gruppo della
Moro consiglia di mantenere la lingua madre (i genitori la padroneggiano meglio e quindi
possono usare maggiori sfumature emotive/affettive)
Gli strumenti da utilizzare a sostegno della resilienza dei bb nel loro ingresso a scuola:
Valorizzazione delle competenze dei genitori
Collegamento delle culture
Differenze come ricchezza e non come blocchi
Valorizzazione delle conoscenze
Esplicitare le regole implicite
L’adolescenza
Il terzo momento di fragilità è quello dell’adolescenza in cui la costruzione dell’identità passa
attraverso processi di identificazione e di differenziazione che prendono in considerazione
l’appartenenza, l’affiliazione, la famiglia e il gruppo dei pari. Per gli adolescenti ciò che è difficile è
l’appartenenza alle due differenti culture. Allo stesso modo i ragazzi
assumere un equilibrio circa
vogliono omologarsi ma si sentono anche molto diversi.
Gli interventi dei servizi nelle situazioni multiproblematiche
È necessario prestare particolare attenzione ai casi multiproblematici. Si tratta di situazioni in
aumento che pongono particolari problemi agli operatori.
Condizioni e modalità della presa in carico
È di fondamentale importanza comprendere quelle che sono le modalità più efficaci e adeguate
della presa in carico. Si tratta infatti di inquadrare la situazione multiproblematica nelle sue varie
componenti, capendo a quel punto quali sono i servizi coinvolti/da coinvolgere. È necessario
discutere poi le modalità di invio e il livello di partecipazione degli attori coinvolti nella presa in
carico.
Alcuni interrogativi posti dagli operatori
Gli operatori si pongono molti dubbi e molte domande. Tra queste si possono ricordare dubbi
relativi a:
In che modo si possono spiegare certe condotte che nella nostra cultura sono considerate
negative?
Come spiegare ai genitori che certe pratiche sono sbagliate?
Esiste un modo per integrare le due culture in un percorso educativo condiviso e funzionale?
gestire il trauma dell’immigrazione?
In che modo
Come aiutare i genitori/ i bambini?
In che modo strutturare un adeguato lavoro d’equìpe?
Complessità dei casi e definizione dei compiti e dei setting
I casi multiproblematici implicano sempre una presa in carico complessa che comprende ambiti
diversi. È necessario che ogni operatore abbia ben chiaro il proprio compito e gli ambiti all’interno
dei quali ci si muove. Il setting della clinica transculturale incoraggia la compresenza di tutti coloro
che hanno a che fare con il caso sia nei contesti di consultazione sia di terapia.
Gli affidi famigliari: alcune esperienze
La dinamica degli affidi è qualcosa di estremamente complesso ma anche interessante a livello
interessante. Si possono osservare due principali tematiche associate agli affidi:
Il fatto che il bb finisca in affido ad una famiglia italiana e sviluppi un legame profondo e di
integrazione non solo con la famiglia ma anche con la cultura del paese d’accoglienza
generando nei genitori biologici la perfezione che il figlio, una volta tornato nel nucleo
famigliare d’origine, sia uno straniero con cui non è possibile comunicare.
Un tema di scontro è legato alla gestione legale ed amministrativa dell’affido: per le famiglie
immigrate nel loro paese è normale dare in affido a famigliari e amici e riprendersi i figli
quando la situazione di difficoltà è cessata. Per questo hanno fatica a relazionarsi con le
procedure amministrative italiane.
Bambini nel dispositivo di clinica transculturale
Il setting
Il dispositivo di clinica transculturale prevede la presenza di tutta la famiglia in seduta, includendo
anche i bb o i ragazzi. Nel dispositivo la famiglia prende posto in circolo, la mediatrice culturale si
colloca tra la famiglia e la terapeuta principale. Se i bb sono piccoli vengono predisposti giochi e
materiale per disegnare al centro del cerchio. La terapeuta principale presenta tutti i partecipanti e
indica le varie qualifiche ei vari ruoli. La mediatrice culturale viene presentata come una possibilità
presente e utilizzabile a discrezione della famiglia.
Le emozioni dei bambini e lo svolgimento delle sedute
I bambini partecipano alle sedute bilingui spesso con gli occhi spalancati. per loro il passaggio agile
da una lingua ad un’altra è qualcosa di molto curioso e nuovo. le due lingue nella loro esperienza
occupano infatti ambiti diversi (la casa e la famiglia vs. il mondo esterno). Durante le sedute si
mettono in posizioni marginali ma prestano sempre molta attenzione a quanto viene condiviso.
Ascoltano le storie di migrazione dei genitori modo attento e spesso riferiscono di non aver mai sentito
i propri genitori raccontare certe cose. Si tratta senza dubbio di un momento fondamentale.
I disegni
Un accenno particolare va fatto ai disegni dei bambini. Alcuni sono molto particolari e presentano
dei temi che non si trovano in quelli dei loro coetanei.
Alcune caratteristiche comuni:
Gli elementi disegnati non hanno una base d’appoggio sentimento di sospensione
dovuto alla migrazione
Disegnano i mezzi o le modalità impiegate durante il viaggio (proprio o dei famigliari)
I disegni vogliono essere messi in relazione con quanto accade negli incontri e vogliono essere
integrati con quanto emerge.
Le donne nella clinica transculturale
Identità di genere e relazioni di coppia
Quando a venire in terapia sono le donne ciò che si cerca di risolvere non solo il trauma della
migrazione e le varie vicende famigliari o personali ad esso associate, ma anche quello che è il vissuto
della donna in quanto tale. Quasi tutte le donne, esplicitamente o meno, si interrogano sul proprio
essere donna e su cosa esso significhi nella terra d’origine e in quella di migrazione. Confrontano la
loro vita e quella delle madri: ripensano al loro modo di essere donne, spose, madri e figlie. Allo
stesso modo sono le madri e i padri immigrati a chiedersi che tipo di donne saranno le loro figlie una
volta cresciute. Alla base della sofferenza di molte donne migranti vi è spesso un intreccio tra le
difficoltà legate al trauma e quelle che derivano dal conflitto tra le rappresentazioni che hanno di se
stesse in quanto donne. Alcune infatti vorrebbero essere più autonome, ma temono quindi di entrare
in contrasto con la loro cultura di appartenenza. In alcuni casi si può osservare come queste donne
finiscano per risolvere con creatività queste situazione complesse, mentre in altri casi cadono in
condizioni di difficoltà per le quali sono poi inviate al centro di terapia transculturale.
Il silenzio delle madri
Affrontare la gravidanza o la maternità in contesti di migrazione può essere molto difficile. Le sfide
che si presentano a queste donne sono molteplici. Esse si trovano in una condizione di difficoltà, sole
supporto che nel paese d’origine riceverebbero. Le madri restano in silenzio e non
e senza il
comunicano il loro disagio: si sentono in colpa se non percepiscono la gioia che dovrebbero sentire,
si sentono sole perché si confrontano con una cultura e con una cultura della maternità che non si
coniuga bene con la propria e temono di tradire le loro origini. Per questo si rende necessario indagare
la gravidanza, i mesi ad essa precedenti e successivi. Si vuole infatti capire che cosa queste donne
il tutto con un’impalcatura emotiva che le supporti maggiormente. Il
vivono e aiutarle ad affrontare
gruppo terapeutico legittima il dolore e il disagio delle madri: si tratta di un fondamentale punto di
partenza da cui procedere per una costruzione positiva del ruolo materno e della vita nel paese di
migrazione.
Come trattare le problematiche legate all’identità di genere?
Vi sono diverse strategie:
1) Rendere esplicite le differenti rappresentazioni su che cosa significhi essere donna, madre,
moglie. Si vuole focalizzare l’attenzione su tali rappresentazioni all’interno della famiglia di
origine e sottolineare come ogni cultura abbia delle rappresentazioni differenti.
2) Sottolineare come tutte le culture stanno muovendo verso il cambiamento facendo sì che si
possa decolpevolizzare il cambiamento.
3) Riconoscere come e quanto possa essere difficili confrontarsi con una cultura in cui le
rappresentazioni di genere sono differenti dalle proprie, facendo emergere la necessità di
ricevere un aiuto, poiché non è possibile cambiare da soli.
4) Attivare tutti gli aiuti possibili a livello sociale, medico e collaborare strettamente con i servizi
coinvolti.
5) Creare occasioni di incontro e confronto che possano efficaci forme di prevenzione del
malessere femminile.
Ricongiungimenti famigliari: problemi, trattamento e proposte di prevenzione
Il ricongiungimento famigliare ha come premessa che qualche membro adulto della famiglia sia
emigrato per primo e abbia lasciato nel paese di origine l’altro coniuge o i figli; a volte, invece, sono
entrambi i coniugi a emigrare e lasciare i figli. Nei ricongiungimenti che avvengono in modo illegale,
le variabili sono ancora maggiori. Le situazioni sono variegate e prendendo in considerazione solo le
situazioni legali abbiamo:
Dall’uomo che richiama la donna, con o senza figli
- Dalla donna “ “
-
- Dai due genitori, che richiamano tutti o solo alcuni figli
- Dalla donna che si ricongiunge solo con i figli
Dall’uomo che si ricongiunge
- solo con i figli (più rari)
Le motivazioni per il ricongiungimento sono molteplici, ma alla base c’è il desiderio di vivere nel
nuovo paese con la propria famiglia e quindi c’è un progetto migratorio di medio periodo. Chi vive
un ricongiungimento si trova coinvolto in processi plurimi di attaccamento e separazione e attraversa
questi momenti:
- Costruzione di un legame al paese di origine
- Rottura del legame a causa della migrazione di qualcuno
- Vite separate degli attori in gioco in due paesi diversi per un periodo variabile di tempo
- Ricostruzione del legame in terra straniera
Questi quattro momenti sono significativi e ciò che accade in ogni fase influenza le successive. Gli
e rendono difficile l’uso
effetti del trauma migratorio fragilizzano tutti gli attori a livello identitario
di risorse che ciascuno ha.
Ricongiungimento e fasi evolutive
Maggior parte dei casi: adolescenti, bambini o donne in gravidanza/neomamme. Le dinamiche
famigliari che si innescano sono diverse a seconda delle modalità di ricongiungimento e a seconda
dell’età dei figli.
Fase prenatale e neonatale
Per lo più donne egiziane. Il ricongiungimento è attivato dal marito che si è sistemato già da qualche
anno ed è tornato nel suo paese per sposare una donna della sua cultura, tornando in Italia subito dopo
lasciando la moglie incinta. Le donne appaiono sperdute, non conoscono la lingua, non sanno come
funzionano i servizi e si aggrappano alla mediatrice culturale. Vivere contemporaneamente la
migrazione e la transazione alla genitorialità crea miscele esplosive di difficoltà relazionali e
intrapsichiche per entrambi i partner che si riversano sul bambino. Sono necessari interventi plurimi
in un’ottica variabile.
Età scolare
L’ingresso a scuola rappresenta il passaggio dal mondo interno della famiglia a quello esterno. La
sfera famigliare è impregnata dalla cultura di origine, la scuola è quella del paese di arrivo. I genitori
non riescono ad aiutare il bambino perché non conoscono la scuola e la sua cultura. Il bambino deve
affrontare tutto da solo. In tutto questo, il bambino si trova a superare il lutto della separazione dagli
affetti del paese di origine e ricostruire il rapporto con un genitore che è stato lontano per lunghi
periodi e che pretende di essere riconosciuto nel suo ruolo. Ci sono due fronti da gestire
contemporaneamente: famiglia e scuola. Vengono usate diverse strategie che dipendono dal tipo di
rapporto che il bambino aveva con il genitore prima che migrasse, le modalità con cui è avvenuta la
separazione, la qualità della vita vissuta nel paese di origine e le aspettative reciproche. Alcuni
soffrono e si ripiegano su se stessi, disinteressandosi alla scuola e alla cultura nuova; altri reagiscono
con aggressività e comportamenti trasgressivi sia a casa che a scuola rimanendo isolati sia dalla
cultura di origine che da quella nuova. Questo porta a difficoltà nello sviluppo intellettivo, con danni
per lo sviluppo generale. Adolescenza
Difficoltà nel processo di separazione e individuazione tipico di questa fase. Compiti in adolescenza:
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ramona17 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e organizzazione scolastica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Milano Bicocca - Unimib o del prof Pastori Giulia.
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