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CRESCERE GIOCANDO

1. IL GIOCO DEI BAMBINI

Molti fenomeni conducono il bambino fin dalla nascita, tra cui il gioco. I fenomeni ludici sono un bisogno primario e vitale dell'uomo in generale e dell'infanzia in particolare.

Una delle principali difficoltà che si possono incontrare nel gioco dei bambini molto piccoli è distinguere ciò che è gioco da ciò che non lo è. Possiamo parlare di gioco solo quando possiamo farlo in contrasto con altri orientamenti e stati, possiamo identificare il comportamento ludico solo quando il soggetto può e di fatto si impegna in corrispondenti, ma contrastanti, comportamenti non ludici.

La pervasività del gioco ha condotto a pensare che tutto ciò che il bambino mette in atto sia gioco. Il rischio è l'appiattimento del mondo del gioco e della vita dell'infanzia.

PIAGET durante le sue osservazioni ha stabilito come distinguere gioco da non gioco: è ludico.

Ciò che produce riso, piacere e stato di benessere. VYGOTSKIJ ricorda come si abbia a che fare con un numero di attività le quali forniscono al bambino esperienze di piacere, assai più intenso di quanto non faccia il gioco. Si vuole sostenere quindi la necessità di pensare una pedagogia ludica, della primissima infanzia, che veda nel gioco un luogo di crescita e di sviluppo e che riesca ad offrire spazi, luoghi, tempi di gioco adeguati e pensati, organizzati e progettati in senso formativo, dove l'adulto partecipa attivamente attraverso la consapevolezza del fatto che per essere educative le attività ludiche necessitano di un'attenta riflessione pedagogica. La storia della pedagogia, dell'infanzia e la psicologia hanno mostrato l'esistenza di uno stretto rapporto tra gioco ed educazione, che si è consolidato nel corso dell'Ottocento e Novecento, che trova il suo apice con la nascita delle istituzioni educative, quando il

Il gioco viene sancito come diritto, mezzo e luogo privilegiato di crescita. Il gioco è diventato diritto dell'Infanzia sancito dalle Dichiarazione e Convenzioni dei diritti del fanciullo. Due tappe fondamentali:

  • DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO 1959 art.7 "il bambino deve avere tutte le possibilità di dedicarsi ai giochi e attività ricreative che devono essere orientate a fini educativi".
  • CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL'INFANZIA 1981 art.31 "gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco ed attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica".

Il gioco è libero, scelta volontaria, che permette a colui che gioca di essere attivo e partecipe. Giocare è sempre impegnativo e richiede concentrazione, volontà e abilità (motorie, cognitive, affettive e relazionali). Vi è un rapporto

Biunivoco tra gioco e sviluppo. Le prime forme di gioco seguono:

  • Scoperta del proprio corpo che diviene strumento di gioco
  • Il gioco che il bambino mette in atto con le figure di riferimento e accudimento e che lo condurranno verso quello che diverrà il gioco sociale.

Il gioco porta il bambino verso una progressiva conoscenza di se stesso e della realtà circostante. Le interazioni faccia a faccia con gli adulti sono fondamentali. I giochi dei primi mesi (0-6) riguardano la stimolazione e l'imitazione dei gesti degli adulti, poi grazie al progredire dello sviluppo motorio il bambino interagisce ludicamente con gli oggetti. Un gioco interessante che si evolverà in forme sempre più complesse è quello del cucù, precursore dei giochi del nascondino. Nel secondo anno di vita i giochi vivono in relazione alle nuove capacità e competenze motorie acquisite, si ritrovano le radici del gioco simbolico (come se, far finta di). Oggetti inanimati

Divengono animati, nasce la capacità di simbolizzazione. Nel terzo anno di vita i giochi motori si fanno più complessi, diviene più complesso il gioco simbolico che utilizza temi fantastici, rappresentazioni di situazioni osservate quotidianamente dai bambini (imitazioni dei ruoli e dei comportamenti familiari). Inizia l'apprendimento dei giochi di regole.

2. LE FUNZIONI EDUCATIVE DEL GIOCO

L'analisi delle funzioni che il gioco svolge all'interno dei processi evolutivi proviene dalla psicologia dello sviluppo, che ha una particolare attenzione al gioco, come luogo privilegiato di osservazione dei comportamenti infantili e luogo di sviluppo vero e proprio.

Le teorie del gioco che guidano la riflessione e la pratica ludica:

  • PIAGET legge i fenomeni ludici all'interno dei processi di sviluppo delle capacità simboliche dei bambini e costruisce una vera e propria teoria psicologica del gioco legata agli stadi dello sviluppo. Ci propone tre tipi di
giocoche si sviluppano in relazione alle fasi e alle capacità cognitive del soggetto:
  • GIOCO DI ESERCIZIO: di carattere sensoriale, motorio, primi due anni di vita
  • GIOCO SIMBOLICO: dai 18 mesi ai 7 anni
  • GIOCO DI REGOLE: dai 4 anni in poi
Il gioco fa parte dei processi di assimilazione che permettono al bambino di comprendere la realtà. Il gioco è una specie di esercizio utile a consolidare e rafforzare capacità già acquisite. VYGOTSKIJ Prende in considerazione il mondo delle emozioni e degli affetti, ampliando la teoria piagetiana che limitava la propria analisi ai processi cognitivi. Riconosce al gioco un ruolo di sviluppo dell'apprendimento e afferma che nel gioco il bambino è sempre al di sopra della propria età media, del proprio comportamento quotidiano. Il gioco contiene tutte le tendenze dello sviluppo, è come se il bambino cercasse di saltare oltre il livello del proprio comportamento normale. Il gioco è la fonte dello

Sviluppo e crea la zona di sviluppo prossimale. Le attività ludiche hanno origine dai desideri insoddisfatti dei bambini i quali trovano appagamento attraverso l'attività immaginativa che si sviluppa durante il gioco, che permette al bambino di svincolarsi dalla realtà, e agli oggetti che lo circondano nel gioco il pensiero è separato dagli oggetti e l'azione nasce dalle idee.

Una particolare attenzione al rapporto tra gioco, emozioni e affetti è rintracciabile all'interno delle teorie provenienti dall'ambito psicoanalitico che considerano il gioco, come evidenza BETTELHEIM, la strada per arrivare al mondo interiore del bambino, che permette all'adulto di farsi un'idea di come il bambino vede e interpreta il mondo.

ERIKSON: Attraverso il gioco, quello di imitazione e simbolico il bambino riesce a controllare e comprendere la realtà che lo circonda. Attraverso l'inversione di ruoli e la riproduzione di

situazioni stressanti in forma ludica, il bambino può vincere paure ed elaborare le angosce. L'adulto che gioca si trasporta in un'altra realtà, il bambino che gioca si avanza verso nuove fasi della sua capacità di controllo. La teoria del gioco infantile come forma assunta nell'infanzia delle capacità dell'uomo di trattare con l'esperienza per mezza della creazione di situazioni-modello e di controllare la realtà per mezzo dell'esperienza e della pianificazione.

WINNICOTT

Centra la sua attenzione sulle funzioni che il gioco ha nei processi di costruzione dell'identità e sui processi di separazione della madre. Il gioco svolge lo stesso ruolo degli oggetti transizionali, permettendo al bambino di tollerare la separazione dalla madre e le angosce, ricordando che è nel giocare e mentre gioca che l'individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo, e di fare uso dell'intera personalità.

è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre di sé. Colui che gioca svolge un’attività seria.

Il gioco è uno spazio d’esperienza, dove il bambino che gioca abita in un’area che non può essere facilmente lasciata e che non ammette facilmente intrusioni.

Il fenomeno ludico svolge all’interno dei processi evolutivi molteplici funzioni:

  • Gioco conduce alla scoperta del mondo e del proprio sé, tramite lo sviluppo delle capacità legate ai sensi e alle capacità simboliche, tramite i giochi di manipolazione, e di scoperta degli oggetti il bambino allarga i propri orizzonti apprende a muoversi nel mondo
  • Il gioco permette l’apprendimento e lo sviluppo delle capacità motorie, tramite i giochi che implicano movimento e richiedono risoluzione dei problemi. Il bambino sceglie, sperimenta, prova e riprova, formula ipotesi, e cerca risultati, riflette su ciò che accade, anticipa
mentalmente che cosapotrebbe accadere. Il gioco motorio stimola e sviluppa i riflessi e implicazioni in tutto lo sviluppo esi intersechi con tutte le aree dello sviluppo e della conoscenza. Il gioco è luogo privilegiato e di socializzazione e apprendimento delle regole, e dei ruoli sociali. 3. IL GIOCO DALLA TEORIA ALLA PRATICA Tre esempi di gioco che si possono svolgere nei servizi educativi dedicati ai bambini da 0-3 anni. CESTINO DEI TESORI-GOLDSCHMIED Attività esplorativa dedicata ai bambini a partire dai 6-7 mesi, che sanno mantenere la posizione eretta. Si prevede l'utilizzo di un cestino che contenga al suo interno oggetti di uso quotidiano, di materiale naturale (piume, pigne, spugne, scatole...), il cestino deve essere sempre riaggiornato e mantenuto in ottime condizioni. I bambini in piccoli gruppi vengono fatti sedere intorno al cestino e lasciati liberi di esplorare e scoprire gli oggetti mentre l'adulto osserva. Stimola i sensi, sviluppa le

capacità esplorative raccogliendo e immagazzinando informazioni, sviluppa capacità di concentrazione sull'oggetto prescelto e sulle azioni che si fanno, sviluppa capacità decisionali e di scelta che vengono promosse dalla presenza di molteplici oggetti tra i quali scegliere e individuare il preferito.

GIOCO EURISTICO CON GLI OGGETTI-GOLDSCHMIED

Dedicato ai bambini nel secondo anno di vita, quando il bisogno di esplorare e scoprire le relazioni presenti tra gli oggetti è alto. Si tratta di offrire, all'interno di uno spazio e di un tempo ben definito, una serie di oggetti (palline, mollette, conchiglie...) diversi da manipolare, combinare, mettere e togliere in contenitori di forme diverse. Gli oggetti sono tenuti in sacche separate.

Stimola la manipolazione, la capacità decisionale, si aggiunge lo sviluppo delle capacità di creare e sperimentare relazioni tra gli oggetti spostando la domanda a cosa posso fare con questo.

oggetto? L'unico limite del bambino è la struttura fisica degli oggetti. Il gioco simbolico e di
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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessia007bergamo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia dell'infanzia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto Universitario Salesiano Venezia - IUSVE o del prof Rossi Luciana.
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