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4. I COMPORTAMENTI DEL CONSUMATORE
Il consumo di prodotti per il tempo libero richiede che il consumatore voglia e possa impiegare il proprio
tempo nell’acquisto di questo bene. La fruizione di prodotti che rientrano nella sfera del tempo libero è di tipo
esperienziale, quindi possono essere giudicati solo nel momento del consumo. Il marketing manager,
quando sviluppa una strategia di mercato per un prodotto culturale, deve avviare una raffinata analisi
psicologica del comportamento dei consumatori. I processi che entrano in gioco nel prendere una decisione
sono fortemente influenzati da: informazioni relative direttamente ai consumatori, info relative al contesto o
alla situazione d’acquisto, info riguardanti i prodotti che vengono presi in considerazione (triade
fondamentale).
I consumatori non prendono in considerazione l’acquisto di un prodotto finché non sono fortemente motivati
a farlo. La motivazione è alla base dei comportamenti dei consumatori e nasce dallo squilibrio tra lo stato
attuale e quello desiderato del consumatore. Spesso la motivazione di un consumatore a comprare un
prodotto è strettamente connessa alle esperienze precedenti e al livello di coinvolgimento nel prodotto.
Maggiore è il coinvolgimento del consumatore in un processo decisionale, maggiore sarà l’attenzione che i
manager dovranno porre nel analizzare il marketing mix.
Cinque variabili individuali:
- coinvolgimento: interesse personale associato al prodotto in una situazione data. Tanto più rischioso è
l’acquisto o l’uso di un prodotto, maggiore sarà il coinvolgimento del consumatore. I rischi possono essere
funzionali (possibilità che il prodotto non soddisfi le aspettative del consumatore), economici (più caro il
prodotto, più complicato il processo decisionale), psicologico (rischio legato al consumo di un prodotto
che non corrisponde all’immagine personale desiderata dal consumatore), sociale (legato all’immagine
che gli altri hanno dell’individuo).
- esperienza: maggiore è l’esperienza, più breve sarà il processo decisionale.
- personalità: variabile meno definitoria.
- benefici ricercati: per molti prodotti la natura del processo decisionale è una funziona dei benefici ricercati,
ma raramente i processi decisionali sono dominati dalla valutazione di caratteristiche tangibili. Il processo
decisionale attuato dai consumatori si colora sovente di fattori altamente emozionali.
Atteggiamento: un processo decisionale basato sull’atteggiamento richiede esperienza e coinvolgimento
notevoli. L’atteggiamento consente al consumatore di prendere decisioni in modo semplice, rapido ed
efficace sulla base delle esperienze passate.
Processi cognitivi: nel caso di prodotti che richiedono un alto grado di coinvolgimento, il consumatore
inesperto tende a usare processi decisionali cognitivi che sono più lunghi e complessi
Processi affettivi e consumo edonistico: alcuni prodotti non sono acquistati sulla base di caratteristiche viste
oggettivamente; l’acquisto è piuttosto un’esperienza globale che si basa ampiamente su elementi
emozionali, piuttosto che su elementi cognitivi delle caratteristiche e dei benefici del prodotto. Questi
processi decisionali sono comuni tra i consumatori di prodotti culturali.
Processi subordinati: se il consumatore non ha disponibilità di tempo o capacità di assorbire informazioni sul
prodotto, questo consumatore opterò per un processo subordinato, e le decisioni saranno quindi basate
sull’imitazione, sul consiglio o sull’acquiescenza di un parente, amico o esperto. L’influenza del gruppo di
riferimento sul comportamento del consumatore nei confronti dei prodotti culturali è determinante.
Abitudini: consentono al consumatore di decidere velocemente per un prodotto. Processo decisionale
caratterizzato da un basso coinvolgimento.
Acquisti di impulso: caratterizzati da basso coinvolgimento e bassa esperienza. Sono acquisti non
programmati.
Qualunque processo decisionale si basa su una quantità minima di informazioni. La funzione principale del
marketing consiste nell’offrire ai consumatori quelle che meglio si adattano alla tipologia e alla struttura del
processo decisionale adottato.
5. IL SETTORE PROVATO DEL MERCATO
Per riuscire ad arrivare sul mercato le imprese artistiche dipendono sempre più dal settore privato. I
contributi che provengono dal settore privato possono assumere la forma della donazione della
sponsorizzazione. I contributi possono arrivare da singole persone, fondazioni o aziende mentre le
sponsorizzazioni provengono, di solito, solo da queste ultime. Un contributo è di norma un gesto filantropico
mentre la sponsorizzazione è invece un'iniziativa a fini promozionali che esige, in cambio, qualche forma di
pubblicità. Lo sponsor interviene finanziariamente fornendo beni/servizi in cambio della possibilità di sfruttare
il potenziale commerciale associato con l'evento, con l’istituzione o il bene. Attualmente le aziende di tutto il
mondo ricercano benefici come: aumento delle vendite, maggiore visibilità, migliore immagine aziendale,
raggiungimento di target specifici. È interessante notare che in nessuna ricerca compare come risposta
l’idea che l’azienda deve prendere posizione nei riguardi di qualche causa.
6. SEGMENTAZIONE E POSIZIONAMENTO
Per avere un quadro completo di quello che vogliono i consumatori e per riuscire a sviluppare strategie
efficaci, gli esperti di marketing possono ricorrere alla segmentazione del mercato. L'applicazione del
principio di segmentazione costringe ogni impresa ad analizzare sistematicamente i diversi bisogni espressi
dai suoi mercati. La seconda funzione della segmentazione consiste nel fornire una strategia di
posizionamento del prodotto. Esistono due tipi di posizionamento: la differenziazione del prodotto e una
seconda forma di posizionamento che cerca di definire i suoi prodotti sulla base della domanda espressa da
uno o più segmenti. Definire i segmenti può essere problematico. Esistono cinque condizioni essenziali per
definire i segmenti:
1. la risposta alle pressioni di marketing nel mercato deve variare da un segmento all’altro;
2. Il segmento deve essere descrivibile* in modo da guidare le strategie aziendali;
3. Il segmento deve essere quantificabile (determinare l'esatto numero di persone per segmento e i ricavi
potenziali per segmento);
4. Il segmento deve essere profittevole;
5. Il segmento deve essere relativamente stabile nel corso del tempo.
*I descrittori usati più comunemente nella segmentazione del mercato sono i descrittori geografici. Le
differenze geografiche spesso riflettono differenze culturali, climatiche o ambientali. Vi sono poi descrittori
socio-demografici che sono tutte quelle variabili usate per descrivere o quantificare la composizione di una
società. I descrittori psicografici sono legati alla personalità e all'analisi degli stili di vita degli individui. I
descrittori basati sui benefici ricercati infine tentano di raggruppare i consumatori che vogliono identici
benefici dallo stesso prodotto.
Usando la tecnica di segmentazione a priori, un manager presuppone che uno o più descrittori possano
essere adeguati per spiegare le variazioni nei bisogni, nelle preferenze o nei comportamenti osservati. Le
ipotesi che stanno alla base di questi assunti possono derivare da una gamma di fonti che includono l'istinto,
fonti secondarie e sessioni di focus group.
Un manager che usa la segmentazione basata sui cluster deve avere una qualche conoscenza della
struttura del mercato. Secondo questo approccio, si realizza uno studio di marketing per indagare i
consumatori su molti aspetti.
Una volta che si è compresa la struttura del mercato, un'azienda può decidere del suo posizionamento
strategico. Un'azienda può scegliere di adattare la propria strategia ai bisogni di un solo segmento, la
“strategia di marketing concentrato”, raccomandata per le organizzazioni culturali. Il posizionamento
competitivo invece consiste nella differenziazione del prodotto, per cui al consumatore abituale si vede offrire
un beneficio aggiuntivo che collochi il prodotto lontano dalla concorrenza.
7. LA VARIABILE PREZZO
Il prezzo è ciò che il consumatore è disposto a pagare per acquistare un prodotto o un servizio. Nel calcolare
il prezzo di un prodotto, occorre tenere in debita considerazione le varie spese collegate al suo consumo, il
tempo che richiede per essere consumato, il rischio associato all’acquisto, lo sforzo fisico richiesto al
consumatore in termini di spostamenti, parcheggi eccetera. Dal punto di vista aziendale, determinare un
pezzo equivale inviare un segnale sul valore del prodotto al mercato. La decisione riguardante il prezzo deve
tener conto delle possibili reazioni dei consumatori, della concorrenza e anche delle autorità governative e
organi regolatori.
Gli obiettivi di prezzo possono essere divisi in quattro categorie:
- obiettivi basati sui profitti o sui margini: le imprese orientate al mercato hanno come prima e principale
preoccupazione quella di avere profitti molto elevati. Altre realtà sperano di avere almeno un minimo di
margine che consenta loro di istituire un fondo di riserva per far fronte alle spese impreviste.
- obiettivi basati sulle vendite: un obiettivo aziendale può essere l’espansione della quota di mercato
dell’azienda.
- obiettivi legati all’equilibrio competitivo: in settori allo stadio di maturità nel loro ciclo di vita, le aziende
possono desiderare talvolta di mantenere l’equilibrio competitivo ed evitare una guerra di prezzi.
- obiettivi legati all’immagine aziendale: un’azienda può stabilire i prezzi in base all’immagine che desidera
veicolare.
Secondo la teoria tradizionale di marketing, il miglior prezzo è quello che il consumatore è disposto a
pagare. Il metodo basato sul consumatore soffre di una grande limitazione: i prezzi fissati dalla concorrenza
condizionano la libertà di un’azienda in questo ambito.
Optando invece per il metodo basato sulla concorrenza, un’azienda stabilisce i prezzi in relazione a quelli
della concorrenza.
Il metodo basato sul costo vuol dire invece determinare un prezzo che consenta ai produttori di generare ciò
che loro considerano essere un giusto profitto. Per stabilire il prezzo è necessario calcolare il prezzo di costo
e poi aggiungere il margine di profitto.
Indipendentemente dal metodo usato, i dirigenti aziendali devono sempre considerare il totale dei costi
sostenuti per la realizzazione di un prodotto. Ci sono due tipi di costi calcolati nel costo totale di ogni
prodotto: costi fissi (non influenzati dal numero di unità prodotte, comprendono affitto, stipendi, assicurazioni)
e costi variabili (direttamente legati al numero