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-MISSION -CORPORATE
-VISION conversione delle strategie in obiettivi operativi strategie
-BUSINESS
-VALORI -FUNZIONALI
Le strategie possono includere un qualsiasi numero di tecniche atte a raggiungere
l’obiettivo. L’essenza dell’attività di formulazione delle strategie consiste nello
scegliere se l’organizzazione deve impegnarsi in attività differenti da quelle dei propri
concorrenti o se deve svolgere attività simile, ma in maniera più efficiente.
Tra i modelli per la formulazione di strategie vene sono due molto importanti: uno è il
modello delle strategie competitive di Porter e la tipologia di Miles e Snow.
LA TIPOLOGIA STRATEGICA DI MILES E SNOW
Un’altra strategia di business è stata sviluppata grazie a Raymond Miles e Charles
Snow. Si basa sull’idea che i manager cerchino di formulare strategie che possano
essere congruenti con l’ambiente esterno. Le organizzazioni si sforzano, infatti, di
trovare una coerenza tra le caratteristiche interne dell’organizzazione, la strategia e
l’ambiente esterno.
All’interno di questa strategia ci sono quattro altre strategie:
La strategia di esplorazione consiste nell’innovare, assumere rischi, ricercare
nuove opportunità e crescere. Questa strategia si adatta bene ad ambienti
dinamici e in crescita, nei quali la creatività è più importante dell’efficienza.
La strategia difensiva è quasi l’opposto di quella di esplorazione. Anziché
assumere rischi e ricercare nuove opportunità, la strategia difensiva riguarda la
stabilità o addirittura lo snellimento. Questa strategia cerca di tenersi stretti i
clienti attuali, senza innovare ne cercare la
crescita. Può essere efficace quando l’organizzazione opera all’interno di un
settore in declino o di un ambiente stabile.
Chi adotta una strategia analitica cerca di mantenere un livello delle attività
stabile, innovando al contempo alla periferia. Alcuni prodotti verranno verso
ambienti stabili nei quali è utilizzata una strategia di efficienza elaborata per
mantenere i clienti attuali. Altri verranno indirizzati verso ambienti nuovi e più
dinamici dove la crescita è possibile.
La strategia di reazione in realtà non è proprio una strategia. In una strategia
reattiva il top
manager non possiede piani a lungo termine ben definiti e non ha fornito
all’organizzazione una missione o un obiettivo espliciti, cosicché
l’organizzazione intraprende qualsiasi azione che sembri rispondere alle
necessità immediate. A volte è efficace e a volte rovina l’azienda.
La tipologia di Miles e Snow è stata ampiamente utilizzata, e i ricercatori hanno
verificato la sua validità in molteplici organizzazioni, essi hanno riscontrato
l’efficacia di questa tipologia strategica in situazioni reali per i manager delle
organizzazioni. Le scelte strategiche influiscono sulle caratteristiche interne
dell’organizzazione. Queste devono supportare l’approccio competitivo
dell’azienda.
Progettazione organizzativa
->forma strutturale, efficienza vs apprendimento
Se devo essere efficiente preferisco svolgere un’attività nel modo in cui l’ho
sempre fatto perfezionandolo marginalmente ma mai stravolgendolo, a meno
che non trovo un processo più veloce. Non posso chiedere all’organizzazione di
superare il limite umano, che anzi può solo amplificarlo (es più siamo, più è
difficile scegliere dove andare a mangiare). Se invece miro all’apprendimento di
nuove tecniche, devo fermare la produzione, approfondire e ricercare,
sperimentare (->con successi ma anche fallimenti) e poi arrivare ad apprendere
nuove cose. A volte devo anche disimparare la tecnica precedente.
Dal punto di vista dell’organizzazione possono crearsi dei mis-fit se non si è in
linea con la strategia (es. leadership di costo+ apprendimento/ differenziazione
+ efficienza).
->sistemi informativi e di controllo
La tecnologia influisce sui processi di produzione, può essere in serie,
customizzata o a lotti.
->sistemi di controllo: si tratta di governare l’operatività, controllare e
supervisionare direttamente le persone o farlo a distanza con indicatori di
riferimento. Contribuiscono a rendere la produzione più vicina agli obiettivi.
->politiche per le risorse umane: sono l’elemento imprescindibile, rispondo ad
incentivi o disincentivi (bonus o penali)
->cultura
->collegamenti interorganizzativi: rapporti tra le varie organizzazioni (join
ventures, accordi strategici, contratti outsourcing), opera in un contesto più
ampio.
Diferenza tra forme organiche e meccaniche
Verso la fine degli anni 60, si è partiti dalla considerazione che le organizzazioni
venissero progettate su un modello meccanico -> nell’primo decennio del 1900, Taylor
detto anche il padre dell’organizzazione aziendale, comincia a distillare quelli che sono
per lui i principi del management scientifico. Egli aveva come obiettivo la
massimizzazione dell’efficienza siamo in un’epoca di forte industrializzazione e molti
preferivano il lavoro in fabbrica a quello agricolo. Si cominciavano ad affermare le
prime tecnologie di produzione e aveva a che fare con una poco scolarizzata
manodopera -> lavoratori con istruzione minima o assente; ciò fondamentalmente si
verifica in ogni paese in via di sviluppo. Taylor credeva nella supremazia della scienza
e soprattutto l’ingegneria, allora avendo a che fare con un capitale umano molto
povero, doveva trovare un modo per far utilizzare queste tecnologie il più
efficientemente possibile. Quando ho persone senza formazione, un modo per
organizzare è scomporre i compiti “tasks” -> parcellizzazione. Associa scomposizione
attività + specializzazione dell’individuo = efficienza; OBW -> la persona
apprende lentamente, si specializza e tutto diventa più efficiente. Affinché ciò sia
possibile occorre standardizzare le attività, fissando degli standard “routines”,
queste sono anche le caratteristiche di ciò che cinquant’anni dopo è stato denominato
modello meccanico da Burns e Stalker, sostenitori dell’approccio contingente. Si
accorgono che il modello meccanico riesce a produrre efficienza solo quando
l’ambiente in cui operano si caratterizza per bassa incertezza. Ai tempi di Taylor si
vendeva tutto ciò che si produceva, quando l’incertezza è bassa, (i prodotti, materie
prime, design sono sempre gli stessi) sono possibili standardizzazione e
specializzazione, i cambiamenti non sono mai radicali. Quando invece c’è alta
incertezza, l’ambiente esterno muta costantemente, quindi il modello meccanico non
può essere efficiente, perché non si adatta ai cambiamenti e quindi devo confluire
verso il modello organico.
Meccaniche -> relazioni di tipo verticale gerarchico tra persone;
centralizzazione del potere; pianificazione delle attività
Organiche ->relazioni prevalentemente di tipo orizzontale, comunicazione tra
pari; decentramento (->empowerment); flessibilità nell’esecuzione delle azioni
da intraprendere, in assenza di una figura verticale di comando, tutti si auto
organizzano.
La struttura organizzativa (-> cap.3)
La struttura organizzativa dovrebbe facilitare la comunicazione tra i dipendenti e tra le
unità,
comunicazione necessaria per portare a termine i compiti generali dell’organizzazione.
I manager creano
collegamenti per facilitare la comunicazione e il coordinamento.
collegamenti verticali vengono utilizzati per coordinare le attività tra il vertice e
I
la base di un’organizzazione e sono progettati principalmente ai fini del controllo
dell’organizzazione. Le organizzazioni possono utilizzare uno qualsiasi dei meccanismi
strutturali per ottenere collegamenti verticali, compresi la gerarchia, le regole, i piani e
i sistemi informativi formali.
collegamenti orizzontali si riferiscono all’ammontare di comunicazione e
I
coordinamento esterni
orizzontalmente tra le unità organizzative. Ogni persona coinvolta in uno specifico
progetto di veicolo lavora insieme agli altri in un unico spazio, in modo da poter
comunicare facilmente. I meccanismi del collegamento orizzontale spesso non sono
tracciati all’interno dell’organigramma, ma nonostante sono parte integrante della
struttura dell’organizzazione.
Quando si parla di struttura, bisogna mettere assieme tre elementi che convivono
all’interno dell’organizzazione
1. Gerarchia e ampiezza di controllo
2. Criteri di divisione: raggruppare chi lavora in azienda in base alle competenze
->funzioni, oppure se sono multi business in base a quello
3. Sistemi di integrazione e coordinamento (operativi o orizzontali)
L’organigramma riesce a visualizzare solo le prime due componenti
La struttura organizzativa è uno degli elementi che consentono il coordinamento delle
attività, gli elementi sono:
Base stabile ma non immutabile o permanente, cambia ma non ogni giorno. In
caso contrario si rischia di creare più svantaggi nell’organizzazione.
Sistema di ruoli: attese di comportamento. A fronte di una nomina ci sono
delle attese da parte dell’organizzazione.
Sistema di relazioni: si sviluppa sia in senso verticale che orizzontale,
prevalgono le prime (ordine ed esecuzione) nelle meccaniche e le seconde
(coordinamento, gerarchia debole) nell’organico.
Interazioni reciproche: Si può scomporre completamente l’attività
ignorandole, soprattutto quando l’incertezza sale perché l’interdipendenza tra i
fattori e le interazioni si rafforzano.
Il modello meccanico è lineare, si raggiungono gli obiettivi semplicemente,
nell’organico ci sono ostacoli e cambiamenti che l’organizzazione deve affrontare e
superare per riuscire nei suoi obiettivi. n
La OBW, come la teorizzava Taylor, non esiste più dobbiamo abituarci ad possibili
forme chiave, o modelli organizzativi, rispetto alle quali possiamo ottenere un numero
infinito di strutture. Ogni modello presenta punti di forza (vantaggi) e di debolezza
(criticità), ma l’efficacia piò essere verificata solo ex post.
delle forme di organizzazione principali:
Classificazione
1. Semplice
2. Funzionale (U-Form): mette insieme dipendenti che svolgono funzioni o
processi simili o che concentrano conoscenze e capacità analoghe.
3. Multi- divisionale (M-Form): sta a indicare che le persone vengono utilizzate
in base a ciò che l’org