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LE CONFIGURAZIONI ORGANIZZATIVE
I vari caratteri della struttura possono essere variamente combinati tra di loro e con altre
variabili organizzative (meccanismi operativi e stile di management). Si possono individuare
alcune tipiche forme organizzative, che si chiamano configurazioni da non confondere con
gli schemi operativi di struttura (plurifunzionale, multidivisionale, ecc.). Sono modelli teorici
che aiutano a decidere quale modello pratico usare nella propria azienda, sono quindi
modelli concettuali di riferimento, individuabili innanzitutto in funzione di:
a) prevalenza di una tra le cinque componenti dell’organizzazione (vedi sotto) ai fini
del successo aziendale;
b) rilevanza di una particolare modalità di coordinamento e delle caratteristiche del
sistema di controllo di gestione;
c) prevalenza di un particolare modello di management e cultura organizzativa.
Mintzberg ha trovato due macro gruppi di variabili, cioè insieme di variabili organizzative
caratterizzate da una duplice coerenza:
INTERNA: tra un carattere e l’altro: es. come si coordina e come si decentra;
ESTERNA: tra i vari caratteri e le variabili di contesto: es. coerenza con la strategia.
Come si distinguono le varie configurazioni? Assumono caratteristiche molto diverse in
ogni configurazione organizzativa questi 5 tipi di organi:
1. Vertice strategico: composto dai cosiddetti organi di governo, cioè i soggetti che
possono formulare le massime decisioni aziendali, di solito il vertice si compendia nel
Cda o nell’amministratore delegato o simili;
2. Linea intermedia: è formata dai manager ai vari livelli della struttura, aventi
responsabilità di gestione delle risorse. Lo sviluppo di tale linea è determinato
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dall’articolazione della gerarchia; può essere limitata nelle strutture piatte e
abbondante nelle organizzazioni più verticalizzate;
3. Nucleo operativo: è l’insieme di soggetti che svolgono le attività operative in cui si
concretizza l’oggetto aziendale;
4. Staff di tecnostruttura: è l’insieme degli specialisti che definiscono e disciplinano le
modalità di svolgimento del lavoro dei loro colleghi (es. specialisti di organizzazione e
di pianificazione e controllo);
5. Staff di supporto: erogatori di vari servizi che vanno dall’amministrazione e
contabilità all’assistenza legale e fiscale; ciò che dovrebbe distinguerli dalla
tecnostruttura è il forte contenuto di servizio, nel senso lavorativo, a favore
dell’impresa nelle sue varie parti.
1 EMBRIONALE: struttura tipica delle nuove aziende che non avendo ancora creato una
struttura direzionale deve basarsi sulla leadership e si hanno tali caratteristiche:
• Ruolo fondamentale del vertice strategico: management autoritario
/paternalistico;
• medio-piccole dimensioni (conduzione famigliare);
• Coordinamento prevalentemente con supervisione gerarchica;
• Meccanismi di controllo elementari;
• Elevato accentramento nel capo: pochi collaboratori che normalmente non svolgono
un lavoro direttivo;
• Limitato: sviluppo verticale, formalizzazione, presenza di staff;
• Elevata flessibilità: adatta ad ambienti semplici e dinamici.
• È assente o molto limitata la tecnostruttura e il supporto: se necessita di
“specialisti” si rivolge all’esterno (consulenza).
È la configurazione più rischiosa perché dipende strettamente da “una persona” ma favorisce
un forte sentimento di identificazione specie quando il leader è molto carismatico; ma il forte
accentramento può generare confusione tra problemi strategici e problemi operativi.
2 BUROCRAZIA MECCANICA: grande azienda con produzione di massa, rivolta
all’efficienza, poco decentrata (quindi accentramento significativo), operante in ambiente
stabile, tipica delle aziende mature; i suoi punti di forza sono:
• Ruolo fondamentale dello staff di tecnostruttura: regolamenta e disciplina le
modalità di svolgimento del lavoro, fondamentale in questa configurazione
(burocrazia significa formalizzazione). Quindi ruoli altamente standardizzati (anche
di supporto);
• Coordinamento fatto su standardizzazione dei processi: è il principale meccanismo
di coordinamento; l’esecuzione delle varie attività opportunamente standardizzate, se
ben realizzata garantisce il coordinamento automatico. Quindi alto coordinamento;
• Stile di management e cultura: burocratico/ razionalità formale: basato sul
rispetto delle norme con sistemi di controllo molto radicati;
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• Sistemi di pianificazione e controllo formalizzati, evoluti e applicati bene: quindi
elevata formalizzazione;
• Nucleo operativo: essendo i flussi di lavoro molto “razionalizzati” i compiti operativi
sono (normalmente) semplici e ripetitivi e a bassa complessità;
• Alta specializzazione orizzontale e verticale;
• Consistenza della linea intermedia: sviluppo elevato della gerarchia
Punti di debolezza: Rigidità; Mal funzionamento; Idea di “cosa vecchia”; Limitata
possibilità di adattamento reciproco.
3 CONFIGURAZIONE PROFESSIONALE (anche burocrazia professionale): aziende (o
sub-sistemi aziendali) composte da “professional” con elevato grado di formazione, che
spesso producono servizi attingendo a “repertori di programmi standard” (es. università,
ospedali).
• Standardizzazione e formalizzazione basse;
• Nucleo operativo è il componente fondamentale: il nucleo è costituito da
“specialisti” altamente qualificati (formazione continua dentro e fuori l’azienda) con
“elevata specializzazione” nell’esecuzione di un limitato numero di compiti
complessi (elevata specializzazione orizzontale) ai quali viene attribuito un
considerevole controllo sul proprio lavoro e quindi “elevata autonomia” (bassa
specializzazione verticale);
• Principale meccanismo di coordinamento: coordinamento e standardizzazione delle
conoscenze/capacità (reciproche aspettative di comportamento apprese);
• Sistemi di controllo: non molto sviluppati;
• Alta presenza di staff di supporto, bassa di tecnostruttura: bassa standardizzazione
quindi poca tecnostruttura, gli staff di supporto invece servono per fare i lavori più
accessorei che altrimenti dovrebbero fare i professional;
• Decentramento; poche deleghe, organizzazione molto piatta dato che la linea
intermedia è poco sviluppata verso l’alto;
• Stile di management e cultura: poco autoritario, bassa gerarchia, i ruoli manageriali
sono spesso ricoperti dagli stessi professional (culto dell’indipendenza: autorità di
natura professionale potere della competenza).
4 CONFIGURAZIONE DIVERSIFICATA-DECENTRATA: tipica della grande azienda
multi-business, con spiccato decentramento verso la linea intermedia “alta”; configurazione
molto evoluta: sotto il profilo strategico è diversificata in una pluralità di output, cioè
opera in più settori: a tali settori corrispondono precise unità organizzative chiamate business
unit; sotto l’aspetto organizzativo è decentrata perché le b.u, godono di ampia autonomia
nei confronti del vertice aziendale (decentramento parallelo).
• Linea intermedia componente fondamentale: presenza di particolari figure di
manager intermedi, cioè i responsabili delle business unit. Essi è come se fossero dei
general manager della loro unità;
• Stile di management e cultura: partecipativo/ razionalità formale attenuata;
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• Coordinamento basato su un sistema di fissazione di obbiettivi e sub-obbiettivi tra
loro coerenti, tipicamente di natura economica. Alto coordinamento tra le b.u.;
• Sistemi informativi e di controllo evoluti, imperniati sul monitoraggio dei risultati;
• Forte presenza di staff: sia di supporto che di tecnostruttura, la loro presenza è
giustificata dalla rinuncia da parte del vertice strategico a gestire le varie b.u.;
• Grado di decentramento: superiore alla burocrazia meccanica in generale in tutta
l’azienda, basso all’interno di ogni singola business unit;
• Nucleo operativo: il nucleo operativo c'è ma non è unitario per il decentramento e i
nuclei operativi sono presenti in ognuna delle b.u.
Rischi: Scarsa efficienza: proliferazione di risorse e costi; Creazione di veri e propri
“imperi” all’interno dell’azienda: balcanizzazione.
5 ADHOCRAZIA: organizzazione che viene usata per rispondere ad esigenze specifiche e
quindi destinata a trasformarsi con frequenza; aziende che operano su “progetto” del cliente
o che innovano di propria iniziativa: lavorano quindi in ambienti molto instabili. 2 tipi:
Adhocrazia operativa: è quella che progetta beni su commessa del cliente, deve avere
elevata flessibilità per adeguarsi alle richieste dei committenti (es. società di engineering,
industria aerospaziale, …). Il proprio punto di forza non è l’innovazione, ma nel lavorare
come un sarto confezionando progetti su misura ai propri clienti, quindi con alta flessibilità
ed avere un elevato grado di coordinamento inter-funzionale che è assicurato dalla
presenza del “ruolo” del Project Manager; dato che la distinzione tra le varie componenti è
piuttosto netta.
I sistemi di controllo direzionale devono consentire di monitorare adeguatamente tre profili
di ciascun progetto: economico-finanziario, tempi di esecuzione e requisiti tecnici/qualitativi.
Adhocrazia innovativa: si comporta in modo dinamico e anticipativo producendo di propria
iniziativa delle innovazione; basa il proprio successo non solo sull’eccellenza della ricerca
ma anche nel capire prima dei concorrenti i bisogni latenti della clientela e soddisfarli per
primi. Spesso è forte la presenza dei professional che lavorano in gruppo ed è questo uno dei
punti di forza di quest’organizzazione.
In certi casi l’innovazione che producono non ha riscontro diretto sul mercato, ma è
comunque importante a livello di collettività (ricerca “pura”); a tal fine è utile coinvolgere
tutti i soggetti aziendali nei processi innovativi senza distinzioni: gerarchiche, tra line e staff
e verso soggetti esterni. In questo approccio è essenziale il ruolo della conoscenza e della
gestione della conoscenza (knowledge management)
Coordinamento su adattamento reciproco sia spontaneo, sia indotto attraverso la formazione
di team e rafforzamento dei rapporti laterali (orizzontali) con preferenza per il lavoro in
team.
L’applicazione di idonei sistemi di controllo di gestione scioglie alcuni nodi: il controllo
della capacità di innovare richiede un f