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STATO FISIOLOGICO SPECIFICO ESPERIENZA DI PAURA I PRIMI MODELLI – I CENTRALISTI

(Cannon (1927) e successivamente da Bard (1934)

Evento emotigeno scatena simultaneamente la reazione fisiologica e l’esperienza emozionale nel

cervello.

Critiche ai periferalisti:

- il SNA reagisce troppo lentamente per spiegare la rapida comparsa delle emozioni (es. ci si

può sentire imbarazzati ben prima che compaia il tipico rossore sulle guance)

- alcuni cambiamenti del SNA (es. la secrezione gastrica che diminuisce nella paura) sono

difficili da rilevare introspettivamente

- alcuni stimoli non emotigeni (es. una corsa nel parco) possono provocare lo stesso pattern

di attivazione fisiologica tipico di alcune emozioni, in assenza del relativo vissuto soggettivo

- non sono stati riscontrati tanti pattern di attivazione fisiologica quante sono le emozioni che

possiamo sperimentare

Lo stimolo scatena simultaneamente l’attività del sistema nervoso autonomo e quella del SNC

(prima sottocorticale poi corticale), dove ha luogo l’esperienza emozionale (che ha appunto sede

nel cervello)

LA TEORIA DI CANNON

A partire da queste critiche propose una teoria centralista secondo la quale le emozioni sono

reazioni automatiche e adattive che hanno luogo in situazioni di emergenza e che sono coordinate

da un unico centro sottocorticale: il talamo. Gli stimoli emotigeni arriverebbero al talamo che, a sua

volta, attiverebbe la corteccia, dando luogo all’esperienza emozionale soggettiva e,

contemporaneamente, i muscoli, i visceri causandone le relative modificazioni.

LA TEORIA DI BARD

Individuò nell’ipotalamo il centro regolatore sottocorticale, grazie a una serie di esperimenti su gatti

decorticati dei quali studiava le reazioni di rabbia conseguenti a diverse stimolazioni.

IL CERVELLO EMOTIVO

L’esistenza di un centro sottocorticale unico per tutte le emozioni, proposta da Cannon e da Bard,

è stata confutata da circa un secolo di ricerca empirica, contraddistinta dalle intuizioni e dalle

scoperte di numerosi studiosi che hanno progressivamente arricchito la conoscenza sul “cervello

emotivo”.

MODELLI PIU’ COMPLESSI Il CIRCUITO DI PAPEZ (1937): da un unico centro sottocorticale a un

circuito sottocorticale.

Il circuito da Papez costituisce una prima evoluzione del modello a centro unico di Cannon e Bard.

Dalle osservazioni condotte su numerosi pazienti affetti da varie patologie neurologiche, Papez

ipotizzò che oltre al talamo e all’ipotalamo fossero coinvolte altre strutture cerebrali, e in particolar

modo l’ippocampo e la corteccia cingolata.

MODELLI PIU’ COMPLESSI Il CERVELLO UNO E TRINO DI MCLEAN (1970)

La proposta di Papez fu ripresa e arricchita dalla teoria del “cervello uno e trino” di MacLean,

secondo la quale il cervello umano ha ereditato la struttura e l’organizzazione di tre tipi

fondamentali di cervello: quello dei rettili, quello dei mammiferi antichi e quello dei mammiferi

evoluti, ciascuno con “competenze” e modalità di funzionamento diverse, e ciascuno legato al

diverso periodo dalla filogenesi in cui si è evoluto. Secondo MacLeand il cervello si è sviluppato

come una casa a più piani, organizzato gerarchicamente. Tra il primo piano, più antico, costituito

dal cervello rettiliano (tronco encefalico, formazione reticolare, mesencefalo e nuclei della base), e

il terzo piano della neocorteccia, MacLean situa il sistema limbico, secondo piano del nostro

cervello, la cui funzione è quella di gestire informazioni interne ed esterne al fine di garantire il

soddisfacimento dei bisogni fondamentali di autoconservazione e di conservazione della specie.

Nella definizione del sistema limbico MacLean aggiunse alla struttura individuata originariamente

da Papez ulteriori componenti anatomiche quali l’amigdala, i gangli della base, i nuclei del setto e

parti della corteccia frontale.

DA UN UNICO CIRCUITO A PIU’ CIRCUITI CEREBRALI – indagini sulla diversificazione

neurofisiologica delle emozioni

Numerose ricerche successive hanno messo in dubbio l’effettivo ruolo dell’intera struttura limbica

sottocorticale per l’esperienza emotiva. Infatti, nonostante ci sia un certo accordo tra gli studiosi sul

fatto che le emozioni dipendano principalmente dal network neurale corrispondente in larga misura

al sistema limbico, non tutte le sue componenti sono così rilevanti per l’esperienza emotiva:

l’ippocampo ha un ruolo importante nei processi della memoria più che in quelli emotivi.

Alcuni autori iniziarono a dubitare dell’esistenza di un unico sistema neurale regolatore di tutte le

emozioni e avviarono numerose ricerche finalizzate a esplorare la diversificazione neurofisiologica

delle emozioni. L’intento era quello di individuare emozioni e diversi aspetti che caratterizzano

ciascuna di essi, gli specifici sistemi cerebrali associati.

Panksepp sviluppò un’ampia teoria basata su alcuni assunti fondamentali, che richiamano alcune

posizioni evoluzionistiche.

La teoria di Panksepp (1998) - assunti fondamentali:

- i processi emotivi umani sono simili a quelli di altri mammiferi

- distinti processi emotivi riflettono l’attività di specifici circuiti cerebrali

- tali circuiti sono in numero limitato e corrispondono alle emozioni primarie

- la loro combinazione, in associazione ai processi di apprendimento sociale, dà origine alle

emozioni più complesse

Panksepp ipotizza l’esistenza di quattro circuiti cerebrali, caratterizzati da sei attributi fondamentali:

- hanno base genetica e assolvono la funzione di rispondere a stimoli connessi a situazioni

che rappresentano delle sfide per la sopravvivenza

- attivano o inibiscono risposte comportamentali e fisiologiche che nella storia della specie si

sono dimostrate utili a fronteggiare le situazioni di sfida

- possono apprendere dall’esperienza, regolando soprattutto la sensibilità agli stimoli

emotigeni

- la loro attività può perdurare anche oltre le circostanze che li hanno attivati

- la loro attività può essere condizionata a rispondere a stimoli originariamente neutri (è

dunque sensibile all’apprendimento)

- la loro attività interagisce con i meccanismi responsabili della cognizione, consentendo una

selezione più raffinata delle reazioni emozionali.

Le risposte emotive, infatti, non sono uniche e fisse, ma ogni circuito ha a disposizione un insieme

di risposte possibili, tra le quali di volta in volta si sceglie in base alle circostanze, ai processi di

apprendimento e dai feed-back ricevuti in precedenti occasioni

I quattro circuiti cerebrali o “sistemi di comando delle emozioni”:

1. sistema dell’aspettativa (nell’ipotalamo laterale), viene attivato da situazioni di rottura

dell’equilibrio omeostatico del corpo a causa di presenza o assenza di incentivi ambientali.

La sua funzione è quella di attivare risposte finalizzate a reperire oggetti adeguati a

soddisfare i bisogni dell’organismo e quindi a ripristinare l’omeostasi. Le emozioni

associate a questo sistema, come la gioia e la speranza, sono tutte positive dal momento

che l’aspettativa, nell’ipotesi di Panksepp, è sempre di qualcosa di buono e vantaggioso

per l’organismo

2. sistema della rabbia (nell’ipotalamo ventro-laterale e ventro-mediale), genera

comportamenti di attacco ed aggressione fisica e verbale, associati ad emozioni negative

etichettabili come rabbia e collera.

3. sistema della paura (nell’ipotalamo anteroventrale), la cui attivazione dà luogo a emozioni

di paura e ansia, media i comportamenti di fuga di fronte a stimoli pericolosi

4. sistema del panico (in alcune aree nell’ipotalamo dorsomediale e nell’amigdala), che viene

nettamente distinto dalla paura e che corrisponde più precisamente alla tristezza e al

dolore scatenate da situazioni di separazione e di isolamento sociale

Critiche:

• numero eccessivamente ridotto di emozioni esaminate

• la mancata corrispondenza tra i quattro sistemi emotivi e la grande varietà dell’esperienza

emozionale umana

• Ruolo quasi esclusivo attribuito all’ipotalamo nell’attivazione dei processi emozionali

Recenti studi di neuroimmagine hanno messo in evidenza il coinvolgimento di numerose altre

strutture neurali e una certa diversificazione in relazione alle diverse componenti dell’esperienza

emotiva. Un’attivazione dei gangli della base, è stata registrata in risposta a diversi stimoli positivi,

come la presentazione di immagini piacevoli, l’induzione di ricordi felici e il piacere sessuale,

lasciando ipotizzare un coinvolgimento di queste strutture quali basi neurali della gioia.

L’esperienza della tristezza si associa all’attivazione di alcune regioni paralimbiche, quali la

corteccia insulare anteriore destra e posteriore sinistra e il cingolo anteriore subcallosale, e a uno

stato di deattivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale destra, riscontrato anche nella

depressione unipolare.

Lateralizzazione emisferica

Differenze individuali nell’asimmetria emisferica sono associate a tendenze croniche a

sperimentare affetti positivi o negativi Individui con dominanza dell’emisfero sinistro hanno riportato

più esperienze affettive positive (Tomarken et al., 1992) Nei neonati una maggiore attivazione

frontale destra predice uno stress maggiore in risposta alla separazione dalla madre (Davidson,

1994)

Il ruolo dell’amigdala

L’amigdala è situata nella profondità antero-mediale del lobo temporale, che ha un ruolo rilevante

nella produzione delle emozioni. L’amigdala è costituita da diversi nuclei che svolgono ruoli

funzionali differenti: i nuclei basolaterali ricevono informazioni provenienti dal talamo,

dall’ippocampo e dalla corteccia cerebrale, mentre i nuclei corticomediali ricevono afferenze

olfattive. Dall’amigdala una serie di efferenze che, mediante il nucleo centrale, sono inviate a

diverse regioni del diencefalo e del tronco encefalico.

Lesioni all’amigdala sono associate ad un disturbo nel riconoscimento di espressioni facciali

impaurite rispetto a espressioni neutre e alla mancata attivazione di indici fisiologici tipici della

paura (condizionata o incondizionata), come l’aumento della pressione sanguigna, il freezing

(quella reazione di paralisi comportamentale tipica di una paura molto forte) e la variazione della

frequenza cardiaca.

Studi su soggetti sani hanno confermato il ruolo dell’amigdala nella tipici della paura (della

sanguigna, freezing, variazione della frequenza cardiaca) valutazione di informazioni e nella

regolazione di comportamenti connessi alla paura:

• la stimolazione elettrica dell’amigdala elicita comportamenti tipici della risposta ad uno

stimolo spaventoso (es. il riflesso di sobb

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A.A. 2015-2016
121 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cinderella! di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Motivazione, Emozione e Personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Steca Patrizia.