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La relazione tra prodotto totale, prodotto medio e prodotto marginale
Geometricamente, il prodotto marginale è la derivata della funzione di produzione nel breve periodo ed è dato dalla pendenza della curva del prodotto totale in un punto. Il prodotto totale misura la quantità totale di output prodotta dagli input; il prodotto medio, indicato con AP, è il rapporto tra il prodotto totale e la quantità di input impiegata, e si calcola come Q/L.
Quando il prodotto totale cresce, il prodotto marginale è positivo; quando il prodotto marginale è maggiore del prodotto medio, esso è crescente; quando il prodotto marginale è minore del prodotto medio, esso è decrescente. Il punto di massimo, invece, è il punto in cui si incontrano prodotto medio e prodotto marginale.
Nella funzione di lungo periodo, tutti i fattori produttivi possono essere modificati. In questo caso, bisogna costruire un grafico a più dimensioni e decidere la combinazione ottimale di fattori produttivi. Graficamente, questo si rappresenta come una superficie di produzione.
più curve denominate isoquanto, il quale rappresenta tutte le possibili combinazioni di fattori produttivi che garantiscono lo stesso livello di output, come i precedenti panieri di beni. Come la mappa delle curve di indifferenza, esiste la mappa di isoquanti la quale rappresenta un insieme di isoquanti, a ciascuno dei quali corrisponde un livello di output, però l'output è crescente andando verso destra. Il saggio marginale di sostituzione tecnica è il saggio al quale un fattore produttivo può essere sostituito con un altro lasciando inalterato il livello di output. Si indica con MRTS ed è dato dal valore assoluto della pendenza dell'isoquanto: │ΔK / ΔL│.
I rendimenti di scala descrivono la relazione tra scala ed efficienza, e determinano la struttura di un'industria. Sono legati a variazioni proporzionali di tutti i fattori produttivi contemporaneamente. Se data una funzione di produzione la variazione di tutti i
fattori porta ad una variazione più cheproporzionale dell’output, si parla di rendimenti di scala crescenti (poche imprese che soddisfano ilprodotto); se la variazione degli input in una stessa proporzione ci da una variazione del prodotto dellastessa proporzione, si parla di rendimenti di scala costanti (la scala non influenza la produttività); se unavariazione di tutti i fattori in una stessa proporzione da luogo ad una variazione meno che proporzionaledell’output, si parla di rendimenti di scala decrescenti (la produttività diminuisce con la produzione).Come già detto in precedenza, una funzione di produzione può essere rappresentata in uno spazio a tredimensioni ed avremo una funzione tridimensionale.
CAPITOLO 10. I costi.
Per poter realizzare la produzione un’impresa sostiene dei costi, chiamati costi opportunità in quanto sicerca di utilizzare tale risorsa nel miglior uso alternativo possibile.
Il costo fisso è un
Il costo che nel breve periodo non varia al variare dell'output, quindi l'impresa lo sostiene indipendentemente dalla quantità prodotta (affitto di un locale). Il costo variabile è il costo totale del fattore di produzione variabile, quindi l'impresa lo sostiene in misura variabile a seconda del livello di produzione. Il costo variabile si riferisce al costo di tutti gli input variabili. Per calcolarlo bisogna moltiplicare la quantità di lavoro necessaria a produrre quel livello di output per il salario orario. Il costo totale è la somma del costo fisso e del costo variabile: FC+VC, è quindi il costo di tutti i fattori produttivi impiegati. Il costo nel breve periodo può essere fisso o variabile. La forma delle curve di costo di breve periodo è collegata all'andamento della funzione di produzione, in quanto all'aumentare della produzione il costo variabile cresce. Nel breve periodo possiamo avere: costo medio fisso
AFC: è uguale al rapporto tra costofisso e la quantità di output prodotta;
AVC: è uguale al rapporto tra il costo variabile e la quantità di output;
ATC: è uguale al rapporto tra costo totale e quantità di output (può essere AFC+AVC);
MC: è la variazione del costo totale che deriva dalla produzione di un'unità aggiuntiva di output, graficamente la curva MC interseca le curve ATC e AVC nei loro punti di minimo. L'andamento dei costi medi variabili e del costo marginale riflette l'andamento del prodotto medio e del prodotto marginale.
Nel lungo periodo non esistono costi fissi, in quanto tutti i fattori produttivi sono variabili. Come il consumatore, anche l'impresa si avvale della retta di isocosto per scegliere la combinazione ottimale di input in relazione all'output che si vuole produrre. La retta di isocosto individua infatti tutte le
combinazionidi lavoro e capitale che richiedono lo stesso livello di costi. Il valore assoluto della pendenza dell'isocosto(w/r) misura il prezzo relativo del lavoro rispetto al capitale. L'impresa che vuole massimizzare l'output, quindi produrre il massimo livello di output, ad un dato costo, deve sovrapporre la retta di isocosto alla mappa di isoquanti, rendendo l'isocosto C tangente a unisoquanto. La quantità ottimale si troverà quindi sull'isoquanto più elevato compatibile con il vincolorappresentato dalla retta di isocosto. L'impresa può anche procedere alla minimizzazione vincolata dei costi per produrre un dato livello di output, scegliendo la combinazione di fattori in corrispondenza della quale un isocosto è tangente all'isoquanto, quindi si sovrappone ad un dato isoquanto di produzione una mappa degli isocosticorrispondenti ai vari livelli di costo. La quantità ottimale si troveràsull'isocosto più basso compatibile con il vincolo rappresentato dall'isoquanto di produzione. La crescita del prodotto dell'impresa definisce il sentiero di espansione dell'output, il quale descrive il costo totale minimo necessario per ciascun livello di produzione. In corrispondenza del sentiero di espansione dell'output si può definire la curva del costo totale di lungo periodo (LTC), il cui andamento dipende dai rendimenti di scala della funzione di produzione. I rendimenti di scala possono essere crescenti o decrescenti. Come per il breve periodo, anche nel lungo periodo si parla di curve di costo totale, costo medio e costo marginale. Le curve di costo medio di lungo periodo (LAC) e costo marginale di lungo periodo (LMC) rispecchiano i rendimenti di scala. Quindi se i rendimenti di scala sono crescenti la curva dei costi medi è decrescente; se i rendimenti di scala sono costanti avremo che LAC=LMC; se i rendimenti di scala sonodecrescenti la curva dei costi medi è crescente. La struttura di un'industria è influenzata dai costi di lungo periodo in quanto la sopravvivenza di un'impresa, data la tecnologia, dipende dalla sua capacità di ridurre al minimo i costi totali di produzione nel lungo periodo. Le curve di costo medio di lungo periodo che hanno pendenza negativa per tutti i livelli di output sono tipiche dei monopoli naturali ed avremo costi minimi quando nel mercato c'è solo un'impresa a produrre. Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi medi rappresenta una quota consistente del mercato allora in quel mercato operano poche imprese, dette fortemente concentrate. Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi medi rappresenta solo una piccola frazione del mercato, oppure se la curva LAC è orizzontale o inclinata positivamente, allora in quel mercato operano
molte piccole imprese.CAPITOLO 11. Concorrenza perfetta.
L'obiettivo principale delle imprese è la massimizzazione del profitto. Il profitto economico è la differenza tra i ricavi totali e i costi sostenuti esplicitamente o implicitamente per l'uso delle risorse impiegate dall'impresa, quindi il profitto si calcola: TR-TC.
In questo caso si parla di concorrenza perfetta in cui il mercato produce il miglior risultato possibile, ed è soggetta a quattro condizioni:
- le imprese producono un bene omogeneo: il bene prodotto da un'impresa è quindi un sostituto perfetto dei beni venduti da tutte le altre e secondo la legge del prezzo unico gli acquirenti pagano un unico prezzo per un prodotto omogeneo;
- le imprese sono price takers: assumono quindi come dato prezzo il prezzo di mercato, in quanto la quantità prodotta da un produttore è solo una piccola parte dell'offerta di mercato. Avremo un prezzo di mercato costante che non
grafici ciò significa trovare la distanza massima tra la retta del ricavo totale (TR) e la curva del costo totale (TC).
La massima distanza tra due curve si ottiene nel punto in cui le rette tangenti sono parallele, la pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR), mentre la pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC).
La massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta del breve periodo richiede l'eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale: P=MC, purché il prezzo sia superiore al livello minimo dei costi medi variabili, altrimenti smetto di produrre. Tale eguaglianza deve essere verificata lungo il tratto crescente della curva del costo marginale, quando il costo totale è inferiore al ricavo totale. Se questa condizione non è rispettata è meglio che l'impresa non produca nulla nel breve periodo, perché il ricavo totale sarebbe minore del costo variabile totale.
P > minimo di AVC e P < ATC pur realizzando un profitto negativo all'impresa conviene continuare a produrre, per non sostenere il costo fisso che è maggiore del ricavo negativo ottenuto continuando a produrre, e se decidesse di cessare.