Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Nella letteratura metodologica l'etnografia è spesso stata considerata un metodo poco
rigoroso, non sistematico e troppo sensibile alle inclinazioni dei ricercatori. Da tempo
però sono disponibili tecniche rigorose e sistematiche per la raccolta e l'analisi dei dati
anagrafici, che consentono di superare alcuni dei limiti storici di questo metodo.
7.1 Tre principi metodologici per preservare la variazione linguistica
Quando un antropologo conduce una ricerca etnografica in una società non
occidentale, egli viene immediatamente a contatto con differenze linguistiche
sorprendenti e il suo primo obiettivo è quello di imparare il linguaggio dei nativi.
Invece quando si conduce una ricerca nella propria società è facile trascurare le
differenze di linguaggio e quindi perdere indizi importanti dei significati culturali.
Spradley, un importante antropologo, invita a seguire tre criteri o principi che lo
guidino nella raccolta delle note etnografiche.
Le conversazioni, avute o ascoltate, non devono essere riepilogate nello scritto del
linguaggio dell’etnografo, poiché egli riduce la variabilità linguistica tra le diverse
categorie di attori, riproducendo il linguaggio misto. Oltre ad essere imprecise, le note
etnografiche spese in un linguaggio misto diventano inservibili a distanza di tempo.
Quando il ricercatore leggerà dopo qualche mese, non sarà più in grado di stabilire
relazioni tra le categorie dei parlanti contenuto dei discorsi, rischiando così di
introdurre gravi distorsioni durante l'analisi dei dati come ad esempio attribuire il
pensiero da una categoria sociale a un'altra. Conviene quindi scrivere su fogli diversi
vari colloqui e poi successivamente raggrupparli per categoria professionale.
Oltre a identificare i parlanti è opportuno registrare con precisione quello che si
dicono. Trascrivere fedelmente le parole usate dagli attori per descrivere, classificare,
commentare e giustificare un evento può essere utile per ricostruire significati
attribuiti alle azioni. I termini sono come dei ganci che ancorano un significato (un
concetto) e attraverso loro possiamo indagare gli schemi mentali e i modi di ragionare
degli attori sociali. Molto spesso il ricercatore si trova ad ascoltare termini a lui
familiari, che tenderà a trascurare poiché difficilmente li riconoscerà come termini del
codice comunicativo degli attori studiati, egli sicuramente starà più attento alle
espressioni strane o dialettali. Nel primo periodo di permanenza sul campo, quando
ancora le situazioni appaiono nuove, l'etnografo dovrebbe quindi appuntarsi anche
termini, frasi e modi di dire che all'apparenza non sembrano degni di attenzione.
Infatti, a distanza di tempo i termini inizialmente non particolarmente significativi
possono diventarlo nel corso della ricerca. Oppure possono riparare significati diversi
da quelli che egli presupponeva. Il ricercatore dovrebbe prestare attenzione alle
definizioni che gli attori proferiscono, cioè i casi in cui nelle frasi notiamo la presenza
del verbo essere. Solitamente il verbo essere compare per classificare un evento, cioè
stabilire un rapporto tra un termine e un concetto. La pratica di riformulare con parole
proprie le conversazioni ascoltate rischia di allontanare l’etnografo dall'obiettivo di
descrivere e dare risalto alla prospettiva dell'osservatore. Se non si possiede un
magnetofono oppure una videoregistrazione della scena, trascrivere esattamente
quello che viene detto non è facile, non solo perché dopo pochi minuti abbiamo già
dimenticato alcuni termini, ma anche perché in certe situazioni può non essere
possibile trascrivere subito. Si può scegliere un'altra strada, invece di appuntare le
conversazioni di oggetti a caso, si può esplicitare direttamente agli attori il desiderio di
prendere qualche appunto in loro presenza, magari rinforzando la richiesta con un
commento positivo.
La cultura di un gruppo di un'organizzazione si manifesta attraverso pratiche sociali
quotidiane: percepire e riconoscere queste pratiche richiede all’etnografo-membro-
della-società-che-studia uno sforzo cognitivo maggiore di quello solitamente richiesto
all’antropologo. Per descrivere accuratamente le attività degli attori il ricercatore
dovrebbe trascrivere i micro-eventi e le micro-azioni che compongono ciascuna pratica
sociale osservata.
7.2 Quattro tipi di note etnografiche
Dopo pochi giorni di permanenza sul campo, l'etnografo scrupoloso avrà già riempito
diverse pagine di appunti e note dopo aver seguito i tre principi indicati. In poco tempo
egli vedrà crescere il suo materiale e dopo qualche settimana comincerà ad assalirlo
un senso di smarrimento. Alcuni importanti etnografi consigliano di riporre tutto ciò in
quattro differenti sezioni, ciascuna delle quali contiene una particolare tipo di nota
etnografica: le note osservative, le note metodologiche, le note teoriche e le note
personali. Questa classificazione permette al ricercatore di ordinare per tempo le sue
osservazioni e riduce la complessità del lavoro.
Le note osservative sono descrizioni dettagliate di eventi e azioni viste e
ascoltate direttamente dal ricercatore. La stesura delle note osservative segue
rigorosamente i tre principi elencati nel paragrafo precedente. Esse dovrebbero
quindi contenere il minor numero possibile di interpretazioni dei ricercatori, nel
senso che gli dovrebbe limitarsi a descrivere gli eventi nella loro essenzialità
fattuale, tralasciando l'uso di aggettivi qualificativi, cioè quelle parti del discorso
che determinano la qualità dei sostantivi. Inoltre, è opportuno che l’etnografo
stenda questo tipo di note durante l'osservazione o appena terminata la
sessione osservativa;
Le note metodologiche sono essenzialmente degli interrogativi e delle riflessioni
su come porre rimedio alle difficoltà che sorgono sul campo. Questo tipo di note
può quindi includere domande a cui non sappiamo ancora dare una risposta così
come specifiche valutazioni, consigli e strategie per migliorare il metodo di
ricerca impiegato. Le note metodologiche rappresentano quindi un costante
feedback tra l’attività osservativa, il metodo impiegato e la relazione degli attori
studiati;
Le note teoriche rappresentano dei tentativi di sviluppare il significato teorico
più generale di una o più note osservative. Esse segnalano elementi che
meritano un approfondimento ulteriore oppure invitano il ricercatore a
riconoscere nell'azione osservata un esempio empirico di un concetto, un'ipotesi
o una teoria sociologica. Questo tipo di note possono anche ricostruire come
siano cambiate nel corso del tempo le ipotesi dell’etnografo, le sue
interpretazioni e gli schemi cognitivi;
Le note personali o emotive sono una risorsa essenziale per la comprensione di
alcune interpretazioni poiché esse vengono interpretate in base alle emozioni.
Le note emotive si propongono di catturare i sentimenti, le sensazioni e le
reazioni del ricercatore alle caratteristiche specifiche dell'evento osservato,
dovrebbero riporre gli esiti di una specie di autoanalisi. Le note emotive, che
rimangono materiali privati del ricercatore, aiutano ad essere consapevoli degli
stereotipi e dei pregiudizi, delle paure e delle credenze che l'etnografo può
nutrire nei confronti degli attori studiati. Se lette di seguito anche queste note
offrono al ricercatore le dimensioni del cambiamento emotivo avvenuto durante
il processo di ricerca.
Riassumiamo così la procedura di annotazione:
per le prime due o tre settimane dall'inizio della ricerca bisogna immergersi a
tempo pieno nell'ambiente osservato, beneficiando “dell'atteggiamento
dell'estraneo” poiché dalla terza settimana questa sensibilità comincerà a declinare
rapidamente e l'ambiente incomincerà a diventare familiare;
scrivere di getto appunti e note su quello che viene osservato, le principali
emozioni provate e le idee affiorate alla mente;
successivamente rileggere le note, ordinandole sintetizzandole in frasi brevi da
collocare in quattro scatole virtuali: note osservative, metodologiche, emotive e
teoriche;
attrezzarsi a riservare uno spazio preciso alla stesura e all’organizzazione delle
note, la quale può occupare un tempo pari a quello dedicato all'osservazione. Se
l'osservazione è molto coinvolgente, è preferibile alternare periodi di osservazioni e
periodi di stesura;
dopo qualche tempo, ispezionare nuovamente le note, cercando di arricchirle con
riflessioni o nuovi particolari.
7.3 Statistiche etnografiche
La ricerca etnografica costruisce la sua base dati prevalentemente attraverso
l'osservazione e la stesura di note osservative. Tuttavia, nella raccolta delle
informazioni si può fruire anche dell'ausilio dell'intervista, della lettura di documenti e
della statistica. Diversamente dal metodo dell'inchiesta che persegue l'obiettivo della
misurazione, l'etnografia si propone di “contare”. Nei casi in cui si ricorre alla
quantificazione di un fenomeno, il conteggio concerne solitamente la rilevazione di
stati su proprietà discrete e numerabili. Il ricorso al conteggio permette quindi di
documentare con più precisione un'intuizione, una sensazione o una prima
impressione. Inoltre, offre la possibilità di controllare quanto sia rappresentativo
all'interno dell'organizzazione studiata, il fenomeno osservato.
Parte terza – L’analisi dei dati
8. L’analisi delle note etnografiche
8.1 Le tre fasi dell'analisi
Nella ricerca etnografica l'analisi dei dati non è semplicemente successiva alla raccolta
delle informazioni. Le due fasi non sono rigidamente separate ma rappresentano
processi strettamente intrecciati. Strauss e Corbin propongono una procedura per
l'analisi chiamata “coding dei dati” distinta in tre fasi progressive: decostruzione (open
coding), costruzione (axial coding), conferma (selective coding). È una procedura
sofisticata che permette di procedere in modo sistematico ed efficace. Inoltre, innesca
un processo a spirale in cui il campionamento, la raccolta e l’analisi si ripetono
progressivamente e in modo sempre più mirato. La decostruzione è una fase
esplorativa in cui si cercano sul campo dei concetti rilevati per spiegare un fenomeno
osservato. In questa fase l’etnografo procede in modo non sistematico e si pone in un
atteggiamento di ascolto, disposto a cambiare focus ogni volta che si presenta
un'azione o interazione degna di nota. Dopo aver soggiornato per un periodo nel luogo
di osservazione ed aver p