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Riassunto esame metodi di ricerca in psicologia dello sviluppo, prof Salerni, libro consigliato Manuale di psicologia dello sviluppo, Barone; Sperimentazione e alternative di ricerca, D'Odorico; Osservare i bambini: tecniche ed esercizi, Cassibba, Salerni Pag. 1 Riassunto esame metodi di ricerca in psicologia dello sviluppo, prof Salerni, libro consigliato Manuale di psicologia dello sviluppo, Barone; Sperimentazione e alternative di ricerca, D'Odorico; Osservare i bambini: tecniche ed esercizi, Cassibba, Salerni Pag. 2
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ESITI POSSIBILI:

C’è un effetto principale. L’effetto principale può essere definito come l’effetto che ognuna delle variabili indipendenti possono

avere sulle variabili dipendenti. Questo significa che se c’è un effetto principale, i diversi livelli della variabile indipendente A

producono effetti diversi sulla variabile osservata (dipendente) Z, indipendentemente dai livelli che assumono le altre variabili

indipendenti (B e C).

Quindi noi verifichiamo se quella variabile indipendente ha un effetto su qualcosa che stiamo misurando, considerandola

singolarmente, senza considerare le altre variabili indipendenti presenti.

Potremmo dire che l’effetto principale non è altro che l’effetto medio che quella variabile ha in tutti i valori dell’altra o delle

altre variabili.

In teoria potremmo trovare la presenza di due effetti principali, perché ogni variabile indipendente può avere un effetto sulla

variabile osservata. Se c’è un effetto principale, ad esempio del tipo di materiale da studiare, significa che questi due livelli (easy

e hard) hanno un effetto diverso sulla variabile osservata (tempo di studio) indipendentemente dai valori (dai livelli) che assume

l’altra variabile indipendente (età).

 

Effetto Principale (main effect): effetto diretto di una variabile indipendente su quella dipendente ossia i diversi livelli della

variabile differiscono tra loro in termini di effetto, indipendentemente dalle altre variabili indipendenti coinvolte nello studio

(vedi tabella)

 un effetto principale è l’effetto di una variabile indipendente considerata singolarmente.

 Effetto principale:

 effetto medio di una variabile in tutti i valori di un’altra variabile (o di altre variabili)

 si ha un effetto principale quando gli effetti di una delle variabili di disegno si mantengono essenzialmente equivalenti in tutti

i livelli dell’altra (delle altre). 9

Se osserviamo la tabella sopra notiamo che all’aumentare dell’età i bambini impiegano più tempo se il materiale è difficile (vedi

colonna Hard). Questo significa che c’è una sorta di effetto che non è legato solo all’uno o all’altra variabile di disegno, ma

bisogna considerarle tutte e due, perché se noi guardiamo la tabella orizzontalmente, notiamo che i bambini all’aumentare

dell’età dedicano più tempo allo studio. Tuttavia bisogna aggiungere che questo accade solo se il materiale è difficile, perché

non accade nel caso in cui invece il materiale sia facile.

Quando ci troviamo in questa situazione ci troviamo di fronte ad un effetto di interazione. Questo significa che una delle variabili

indipendenti ha un effetto sulla variabile osservata che non si mantiene costante per tutti i livelli dell’altra variabile

indipendente, ma che dipende dai valori che assume l’altra variabile indipendente. Questo significa che gli effetti possibili delle

variabili indipendenti su quella osservata dipendono dai valori assunti da tutte le variabili indipendenti (non si mantiene

costante).

 Effetto di interazione (Interaction); quando gli effetti di una variabile indipendente variano in funzione dei livelli di un’altra

variabile indipendente

 due variabili interagiscono se l’effetto di una variabile dipende dal livello dell’altra

 un’interazione è possibile solamente se consideriamo due o più variabili indipendenti simultaneamente

Quindi in questo studio possiamo notare due effetti principali e un effetto di interazione.

effetti principali: età e tipo di materiale

effetto di interazione: all’aumentare dell’età i bambini dedicano più tempo allo studio se il tipo di materiale è difficile.

 Se consideriamo come effetto principale solo l’età:

I risultati dell’analisi evidenziano la presenza di un effetto principale dell’età e di un effetto di interazione età per materiale.

Lo studio mostra come all’aumentare dell’età aumenta il tempo di studio; in particolare il tempo di studio aumenta se aumenta

la difficoltà del tipo di materiale da studiare, in funzione dell’età.

 L’effetto di interazione mette un po’ dei confini stretti all’effetto principale.

Rappresentazione grafica degli effetti di interazione.

Se gli effetti delle variabili indipendenti sono costanti (effetto principale) si

rappresentano con rette parallele (non si incrociano).

Se invece c’è un’interazione (queste due variabili si devono intersecare per

produrre un effetto), allora ci sarà un punto in cui si incrociano.

10

Grafico che mostra l’effetto principale dell’età: Se c’è un effetto principale dell’età significa che

all’aumentare dell’età aumenta il tempo di studio.

Questo grafico va bene a patto che nessuna di queste

differenze sia diversa dal punto di vista statistico in

maniera significativa.

(le differenze tra le due rette non sono significative)

Grafico che mostra l’effetto principale del tipo di compito: È importante osservare come cambia l’inclinazione

rispetto al grafico precedente.

In questo caso l’età non centra niente. Stiamo

mantenendo costante il tempo in funzione dell’età.

VALIDITÀ:

Altri principi fanno riferimento alla valutazione della ricerca in sé, dell’esito di ricerca e quindi fondamentalmente alla bontà

della ricerca in termini di validità.

 

Dalla descrizione alla valutazione dal concetto di variabile al concetto di validità

 

Accuratezza la ricerca dimostra effettivamente ciò che intendeva dimostrare?

Ci sono diversi tipi di validità che concorrono insieme a dirci quanto la ricerca è stata accurata rispetto alla domanda iniziale.

Tre tipi di validità:

1) validità interna: per decidere se una ricerca possiede o no validità interna ci si deve focalizzare sulla bontà della relazione

intercorrente tra le variabili indipendenti e le rispettive variabili dipendenti. Dobbiamo quindi essere in grado di stabilire che la

relazione che abbiamo individuato tra dipendenti e indipendenti sottendono proprio le modalità che avevamo originariamente

anticipato. Quindi le conclusioni in termini di presenza o assenza di relazione tra una serie di variabili e altre sono

fondamentalmente corrette. Significa quindi stabilire se le relazioni ed eventuali differenze che noi otteniamo nella variabile

dipendente in funzione dei livelli che assumono le variabili indipendenti possano essere deputate esclusivamente a quei diversi

valori che noi abbiamo attribuito alle variabili indipendenti oppure ci sono altri fattori che non siamo riusciti a controllare e che

possono aver concorso agli esiti che abbiamo ottenuto.

Se noi ci accorgiamo di questo allora la validità interna della ricerca deve essere messa in discussione.

Questo fa riferimento al concetto di controllo, che serve proprio per garantire la validità interna.

Se abbiamo commesso degli errori in qualsiasi fase della progettazione che ci allontanano dal controllo necessario allora questo

si riflette immediatamente sul concetto di validità, quindi sulla bontà dei risultati che otteniamo.

 Le variabili dipendenti sono in relazione con quelle indipendenti secondo le modalità asserite?

 Le conclusioni riguardanti la presenza (o l’assenza) di un legame causale tra un set di variabili e l’altro sono corrette?

 Se le differenze ottenute in funzione dei diversi livelli della variabile indipendente possono essere attribuite ad altri fattori,

allora la validità interna viene messa in discussione

ESEMPIO: STUDIO COMPITI HARD E EASY:

I ricercatori ipotizzavano che il miglioramento nel tempo delle prestazioni di memoria nei bambini potesse essere determinato

dalla capacità di dedicare un tempo all’apprendimento sufficientemente adeguato e quindi questa capacità si modificasse nel

tempo. Associato a questo ipotizzavano ci fosse anche una capacità che si manifesta nel tempo di aggiustare il tempo di

apprendimento e di studio in funzione della qualità del materiale. Di conseguenza, il tempo di studio è stato trattato come una

variabile osservata (dipendente), mentre le due variabili di cui si ipotizza ci sia un effetto sulla variabile osservata sono l’età e il

tipo di materiale. 11

Per stabilire che le conclusioni a cui siamo giunti sono delle conclusioni che si associano a validità interna devono essere

soddisfatte queste tre condizioni:

- se è vero che i cambiamenti che noi osserviamo nei tempi di studio (variabile dipendente) dipendono esclusivamente da quelle

due variabili indipendenti che ho inserito nella ricerca allora deve essere soddisfatta la condizione che il materiale di

apprendimento più difficile deve produrre dei tempi di studio maggiori se confrontato con i tempi di studio dedicati

all’apprendimento di materiale più semplice.

Se il tipo di materiale ha un effetto e abbiamo due livelli, questi due livelli devono produrre differenze nella variabile

dipendente. Secondo le ipotesi del ricercatore, quando i bambini si accorgono che devono lavorare su materiale difficile, i tempi

di studio si devono allungare.

- dobbiamo anche soddisfare la condizione che i tempi medi di studio aumentino con l’età

- infine dobbiamo soddisfare la condizione che la competenza di discriminare tra compiti difficili e compiti facili aumenti in

funzione dell’età.

Se noi a livello descrittivo andiamo a verificare queste tre condizioni, soffermandoci sui dati della tabella:

Per verificare questa prima condizione: agli item difficili si associa un tempo di studio maggiore rispetto agli item facili

(confrontiamo le due medie in giallo: 4.90 e 8.27). se questa differenza è statisticamente significativa c’è un effetto principale

Per verificare seconda e terza condizione: i tempi di studio aumentano con l’età. Andiamo a vedere gli item in rosso. Se mi

accorgo che in funzione dell’età, questi valori medi aumentano, allora posso anche dire che l’età ha un effetto. Infine

osserviamo anche l’effetto di interazione.

Potremmo dire che in termini di relazioni individuate tra variabili dipendenti e indipendenti, questa ricerca gode di una buona

validità interna.

Poniamo però che i bambini di 12- 13 anni siano stati selezionati all’interno di scuole “speciali”, per bambini dotati, cosa che non

avviene per la selezione dei bambini appartenenti agli altri gruppi.

Se questi bambini sono stati scelti in scuole qualitativamente diverse che accolgono bambini qualitativamente diversi, allora ho

fatto un errore a livello di selezione dei partecipanti e i risultati e le differenze che ottengo è probabile che non dipendano solo

dal fat

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Publisher
A.A. 2017-2018
31 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi di ricerca e valutazione in psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Salerni Nicoletta.