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a. METODO DEL COSTO TOTALE:
b. METODO DEL PROFITTO OBIETTIVO: devo decidere qual è il mio ROI investito
c. METODO DEL PROFITTO OBIETTIVO: che si basa sull’equazione della break
even analysis, usata oer stimare a oartire da un dsato prezzo già deciso il
volume di vendita in cui si realizza il BEP
d. METODO DEL VALORE PERCEPITO: esigenza di quantificare il premium price,
se realizzo che il mio prodotto non fornisce alcun tipo di vantaggio distintivo
rispetto alla concorrenza non ce l’ho, devo scomporre il valore percepito dal
consumatore del prodotto nelle sue componenti e assegnare a ciascuna il
prezzo, che sommate formeranno il premium price del prodotto, esse sono:
immagine delle prestazioni (presenza di garanzie vantaggiose); affidabilità;
garanzie; assistenza pre e post vendita; grado di fiducia e di stima verso il
fornitore
e. VALUE PRICING: si identifica il valore per valutare una precisa strategia di
prezzo mirata a fornire prodotti di qualità (per lo meno accettabile) a prezzi
molto convenienti, si punta a massimizzare la convenienza percepita. Consiste
nell’abbassare significativamente il prezzo sacrificando di poco la qualità e
quindi aumentando sensibilmente il rapporto qualità-prezzo
f. ALTRE: “everyday low pricing”, una strategia adottata da Wallmart, efficace e
semplice, non utilizza sconti e promozioni, i clienti sanno certamente che i
prodotti che troveranno saranno al prezzo più basso disponibile sul mercato. È
una strategia che paga, infatti ha una notevole quota di mercato, immensa forza
contrattuale nei confronti dei fornitori, anche quelli più potenti es coca-cola, che
devono accordarsi sul prezzo basso perché altrimenti perderebbero la vendita su
Wallmart.
Sconti e promozioni in determinati periodi e su determinati prodotti.
g. METODO DEI PREZZI CORRENTI : adozione di una regola tacita con cui il
leader fissa un prezzo e il followers poi si adatta, quando il prodotto è
indifferenziato (commodities) e si avrebbero effetti distorsivi
alla concorrenza
Orientamento
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a. Limitativo-passivo: price maker sul mercato, mercati controllati, consuetudini
di prezzo
b. Limitativo-comparativo: comparazione del valore offerto al mercato
dall’impresa rispetto ai prodotti concorrenti. Stima in termini monetario di ciò
che si offre in più e in meno, dandomi il prezzo finale
c. Offensivo vs difensivo: scenari e reazioni di concorrenti. Infinite tattiche di
definizione di prezzo in uno scenario prettamente
strategico
d. LA PRICE BAND : grafico che mostra la dispersione
della distribuzione dei concorrenti, più è alta la
dispersione più c’è un relativo margine di manovra
sulla determinazione di prezzo.
6. Scelta del prezzo finale
Una volta identificato il range di prezzo dalla fase precedente. Si considera la
qualità della marca, il prezzo dell’impresa, i livelli di partecipazione a guadagni e ai
rischi delle altre parti coinvolte.
->il “nuovo lusso”, nicchia del lusso con prezzi più accessibili dei tradizionali creata
attraverso la leva del prezzo ed operazioni con cui alcuni brand hanno fatto trading up
o trading down (marche da sempre riconosciute “solo per pochi” che introducono
prodotti meno costosi) con l’introduzione di prodotti di fascia bassa o più alta. I
prodotti Masstige (prestigio + massa) qui prodotti di lusso che il cliente acquista una
tantum.
Trading over o cross trading, comportamenti del consumatore modificati rispetto a
situazioni di crisi, decidendo di non acquistare più prodotti di fascia alta per tutte le
categorie, ma solo per alcuni.
La modifica del prezzo
Una volta deciso un prezzo base, a catena si vanno a definire su quel prezzo un’infinità
di altri prezzi. E ogni decisione deve essere altamente e costantemente monitorata in
termini di risultati, e possono variare da una molteplicità di fattori.
La differenziazione geografica del prezzo, tenute anche dalle diversità culturali o
socio economiche da paese a paese, vengono applicate anche senza avere una
particolare differenza sui costi di trasporto.
Politica della scontistica: sconto di cassa, quantità e stagionale; nella maggior parte
dei casi vengono decise autonomamente dal dettagliante e non dal produttore.
I prezzi promozionali, è facile trovare lo stesso prodotto a prezzi diversissimi a
seconda della modalità di acquisto, punto vendita, periodo dell’anno.
La discriminazione del prezzo, per esempio di primo grado la sperimentiamo
quando per uno stesso volo paghiamo cifre diverse ed è praticata principalmente
dalle compagnie aeree per massimizzare lo yield. Nel secondo grado il prezzo di uno
stesso prodotto è diverso se è acquistato in grande quantità. Terzo grado vi è il
diverso prezzo a seconda del canale di vendita
Gestione delle modifiche di prezzo
Riduzione di prezzo: determinato da un eccesso di offerta e quindi capacità
produttiva, ho una domanda che non riesce a farmi saturare la produzione; obiettivi
di dominio del mercato
Aumento di prezzo: avvengono tipicamente con un eccesso di domanda, oppure con
l’inflazione dei costi
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La distribuzione
Capitolo 15
La distribuzione è quell’insieme di attività che consentono al prodotto finito di
raggiungere il consumatore finale. Proprio per questo si parla di canali di marketing,
ovvero l’insieme di organizzazioni interdipendenti che partecipano al processo
logistico e commerciale che rende disponibile al consumo un prodotto o servizio, nel
tempo luogo e modalità desiderate dal utilizzatore finale.
Ci sono due approcci, bisogna avere sempre una visione di entrambi
Funzionalista: pensarla come l’insieme di tutte le funzioni necessarie per rendere
disponibile al consumatore il prodotto (trasporto, assortimento). Collegamento
impresa-consumatore.
Strutturalista: a queste funzioni corrispondono spesso delle imprese, quindi si va a
comporre un sistema. L’insieme delle imprese che operano nel settore commerciale.
Gli attori dei canali di marketing
Intermediari: il grossista che rivende al dettagliante, in genere quelli commerciali
sono indipendenti e svolgono una funzione autonoma, acquisendo il titolo di
proprietà sulla merce distributivi
canali
a) Commercianti: titolo di proprietà
b) Agenti: trattative commerciali senza averne la proprietà
c) Ausiliari: intervengono nel canale, ma non detengono i beni né negoziano la
vendita o effettuano operazioni di vendita.
->Perseguono le funzioni di:
a) Logistica: trasferimento prodotto nello spazio (trasporto) e nel tempo
(deposito) e riduzione dei costi di transazione globali
b) Marketing: formazione degli assortimenti; merchandising; informazione e
promozione delle vendite; aggiunta di servizi
c) Contrattuale: negoziazione del prezzo e delle altre condizioni di vendita
Dobbiamo poi ricordarci della logica pull e logica push, il produttore a chi deve
rivolgere il marketing, al grossista o al consumatore? Con la logica di tipo pull si parte
dal presupposto he l’impresa commerciale svolga solo la funzione distributiva e il
produttore gestisce la distribuzione finale.
Venditori: rete di vendita fatta da soggetti che negoziano per conto dei produttori di
vendere il prodotto, ma essi non acquisiscono il titolo di proprietà sales
management
Approcci alla gestione della distribuzione
Logica pull (presupposto) l’impresa commerciale svolge solo la finzione
distributiva. La gestione del mercato finale spetta al produttore (consumer marketing).
L’intermediario svolge solo una funzione distributiva, mentre tutte le attività di
marketing per il consumatore finale sono gestite dal produttore
Logica push (presupposto) l’impresa commerciale ha una propria autonomia di
marketing e quindi, deve, essere considerata come un cliente (trade marketing). Il
produttore considera come cliente, non il consumatore finale, ma l’intermediario.
Nella realtà possiamo trovare una commistione tra le due logiche, ottenendo un trade
marketing complementare al consumer marketing.
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Bisogna poi scegliere i canali distributivi, ci si può affidare ad una linea di venditori,
quali intermediari, affidarsi alla distribuzione via internet, la politica prevalente è
quella di avere molteplici canali di distribuzione differenti. Ci possono essere:
Fattori di mercato ovvero la base della scelta, numero di clienti attuali e potenziali:
concentrazione geografica; dimensione e frequenza d’acquisto.
Il prodotto quanto più esso è complesso, tanto più devono essere presenti servizi
aggiuntivi e sarà conveniente per il produttore
L’azienda: dimensioni; risorse finanziarie; desiderio o necessità di controllare il
canale. Se siamo una piccola impresa ad esempio per entrare nei mercati
internazionali, mi posso affidare ad un
grossista che si occuperà di vendere i
miei prodotti ai dettaglianti del paese
straniero
L’intermediario: esistenza del tipo di
intermediario richiesto; servizi offerti;
attitudine alla collaborazione con il
produttore
Oggi la strategia maggiormente
adottata è quella dei canali ibridi o del
marketing multicanale, quindi un
insieme di rivenditori, posta e call center
e acquisto digitale.
FUNZIONI E FLUSSI DEI CANALI
Flusso fisico flusso dal produttore al consumatore ovvero tutte le attività di
immagazzinamento e trasferimento dei prodotti, titolo e comunicazioni.
Flusso informativo flusso bidirezionale dal produttore al consumatore e
viceversa. È un flusso molto complesso.
Senso contrario dal consumatore finale al produttore (effettuazione dell’ordine e
pagamento)
LE DECISIONI STRATEGICHE RELATIVE AI CANALI DISTRIBUTIVI
Due dimensioni
1. Dimensione verticale
Numero dei canali (monocanale o multicanale) e di tipo di canale (numero degli stadi
intermedi)
Livello di integrazione contrattuale del canale (modalità contrattuali o proprietarie),
ovvero il tipo di relazione che vogliamo creare con l’intermediario o gli intermediari
che svolgono la funzione di avvicinamento del nostro prodotto al consumatore. I due
estremi sono da un lato attori completamente indipendenti che gestiscono i canali in
completa autonomia (scarsa o nulla integrazione) e dall’altro lato abbiamo i canali
integrati dove o tutto il canale è di proprietà del produttore e quindi non abbiamo
soggetti indipendenti ma tutto il canale è dell’imprenditore oppure possiamo avere
degli intermediari ma con i quali il produttore ha un fortissimo coordinamento.
2. Di