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Estratto del documento

COLUMNA.

In SPECLUM Notiamo la caduta della vocale atona Nella penultima sillaba ma ancora

deve avvenire la trasformazione grafica di CL in CH

In COLOMNA Notiamo la trasformazione di U in O ma ancora deve avvenire

l'assimilazione di MN in NN.

Ciò dimostra che quando l'errore si generalizza, l'infrazione diventa essa stessa la

norma.

Sostrato - superstrato - adstrato

Molti fenomeni linguistici in passato sono stati spiegati con l'influenza del sostrato,

cioè l'azione esercitata dalla lingua vinta su quella dei vincitori. ad esempio il sostrato

celtico ha portato le vocali turbate nell'Italia del nord. il sostrato tosco-umbro ha

portato l'assimilazione di MB>MM ND>NN al centro Italia e sud Italia.

Il superstrato invece è l’influenza esercitata delle lingue che si sovrapposero al latino,

al tempo delle invasioni barbariche. Si parla dunque di superstrato goto, longobardo,

franco.

L’adstrato invece è l'influenza esercitata da una lingua confinante.

Nascita di una lingua e i primi documenti

La nascita di una lingua è un fenomeno lungo e complesso e il passaggio dal latino alle

lingue romanze ha occupato molti secoli. dal latino si passò al latino volgare che a sua

volta passò alla lingua volgare, la quale per un Lasso di tempo esistette nell'uso dei

parlanti ma non venne utilizzata per scrivere, dunque non esistono suoi documenti.

per scrivere si utilizzava il latino che però non corrispondeva al latino nella forma

Aurea ma a quella che viene definita Latino medioevale. ad un certo punto però

l'esistenza del volgare iniziò a farsi sentire, infatti chi scriveva in latino medievale

lasciava trapelare volgarismi. Ma perché si affermassero tutte le lingue romanze

bisognava che tali volgarismi non fossero solo scritti ma che diventassero abitudine, e

per questo bisogna arrivare al13° secolo.

Per individuare i documenti in italiano il primo problema da affrontare è l'intenzionalità

dello scrivente ossia la sua coscienza linguistica. Nella ‘storia dei figli di Ludovico il Pio’

di Nitardo, scritta in latino, si legge che il 14 febbraio del 842 Ludovico il Germanico e

Appunti di Rosy Vitale

Carlo il Calvo entrambi nipoti di Carlo magno, di fronte ai loro eserciti giurarono

Alleanza contro il fratello Lotario. i due re giurarono l’uno nella lingua dell'altro, Carlo

in tedesco Ludovico in francese. se confrontiamo questo documento con quello che

viene definito l'atto di nascita della lingua italiana ossia il Placito Capuano,

riscontriamo Un’analogia e una differenza sostanziale. L'analogia sta nel fatto che

anche il Placito Capuano ha una formula di giuramento, La differenza è che il

documento non riporta nessun evento storico rilevante, ma una controversia giudiziale

a livello locale.

Per quanto riguarda il problema dell'intenzionalità, si prende i esempio il cosiddetto

Indovinello Veronese. qui non si riesce a capire se lo scrivente abbia utilizzato un latino

scorretto o abbia volutamente abbandonato il latino per forme popolari.

Le più antiche testimonianze italiane di scritture volgari sono scritte per lo più da

notai. questi Infatti erano la categoria sociale che aveva più occasione di usare la

scrittura, per le loro funzioni, erano continuamente impegnati nel lavoro di

transcodificazione della lingua quotidiana alla forma giuridica in latino. la formula del

Placito Capuano appartiene a quello che si è soliti definire Placiti Campani, infatti in

altre tre carte notarili, una di Sessa Aurunca e due di Teano, risalente al 963, si trovano

formule molto simili al Placito Capuano.

Oltre al corpo vero e proprio, il volgare però può presentarsi anche in forma di postilla,

Cioè in forma di testo aggiunto come commenti o osservazioni. ed è quello che accade

nella cosiddetta postilla amiatina (1087) nella carta osimana (1151) nella carta

fabrianese (1186) nella carta Piceno (1193).

Al gruppo delle carte giudiziarie vanno aggiunte due pergamene del 1158 contenenti

quelle che sono note come le Testimonianze di Travali e vanno aggiunte la cosiddetta

Dichiarazione di Paxia e diversi documenti della Sardegna del XI e XII secolo.

Esiste poi un filone religioso che inizia con l'iscrizione della catacomba Romana di

Commodilla e prosegue con l'iscrizione di un affresco della Basilica sotterranea di San

Clemente a roma. a questi si aggiungono documenti su carta come la formula di

confessione Umbra e i sermoni subalpini in antico volgare piemontese.

Infine abbiamo la carta Pisana databile tra la metà del XI e la metà XII secolo. Tale

documento scoperto da Ignazio Baldelli in america, nel XII secolo fu tagliato,

parzialmente cancellato e riscritto, consiste in un elenco di spese sostenute per

l'armamento di una squadra navale.

CAPITOLO 5

Indovinello Veronese

L'indovinello Veronese si trova in un codice scritto in Spagna nel VIII secolo e

approdato a Verona dopo varie peregrinazioni. il codice reca nel margine superiore di

un foglio due note in corsivo. la prima nota è scritta in una lingua che fa pensare al

volgare, mentre la seconda è scritta in latino. analizzando il documento originale si

nota come le due frasi siano state scritte da due mani diverse. Questo vuol dire che

non vi è uno scrivente che ha fatto la scelta coscienziosa di utilizzare due lingue

diverse.

Per quanto riguarda il significato la frase latina viene interpretata come ‘ti ringraziamo

onnipotente eterno iddio’. mentre la seconda frase, quella in volgare, si pensa si

rifaccia ad un antico indovinello Popolare che allude all'atto dello scrivere.

Il cosiddetto indovinello Veronese resta comunque molto discusso, anche se si arriva a

un significato generale del testo, non si riesce a dare un'interpretazione letterale. ad

esempio il verbo PAREBA iniziale può essere interpretato come ‘spingeva innanzi’ o

‘somigliava’ o unito a ‘se’ quindi ‘ se pare ba’ interpretato come appaiava.

L'interpretazione di questo verbo condiziona la scelta del soggetto che può essere lo

scrittore, la mano, le dita, la penna. la scelta più probabile cade sullo scrittore, il quale

verrebbe paragonato a un aratore che spinge avanti i buoi, reggendo un aratro ossia la

penna e seminando un seme nero ossia l'inchiostro.

Tra i volgarismi notiamo SExSIBI , PAREBAxPARABA, NEGROxNIGRO.

Appunti di Rosy Vitale

La croce iniziale viene interpretata da Lazzerini come un errore del copista nel

ricopiare il numero 5 romano. e questo segue le leggi Wacker-Nagel e Tobler-Mussafia,

secondo cui ne latino e nelle lingue romanze medievali, una frase non si apre mai con

un pronome atono (il riflessivo SE Sarebbe incompatibile con la posizione iniziale).

Il graffito della catacomba di Commodilla

Il graffito della catacomba di Commodilla non porta nessuna indicazione cronologica

ma può essere fatto risalire al periodo tra il 6-7 secolo e la metà del IX secolo. si trova

in una cappella sotterranea, la cripta di San Felice e San Adautto, la cui scoperta

avvenne nel 1720. subito dopo una frana Rese impossibile l'accesso fino al 1903.

secondo gli archeologi la cappella fu luogo di culto fino al IX secolo, secolo in cui

furono Traslate le spoglie dei due santi, di conseguenza il luogo cadde in abbandono.

per cui è logico pensare che l'iscrizione risalga al periodo che va dal 6-7 secolo al suo

abbandono nel IX secolo.

Dal punto di vista linguistico, l'attenzione cade sulla grafia di ABBOCE dove la seconda

B è più piccola e fu aggiunta in un secondo momento. tale grafia rende il betacismo

ossia il passaggio di V a B e il raddoppiamento fonosintattico, tipico della parlata

romana e dell'italiano standard.

Sì noti SECRITA che va letto SECRETA perché la I è la resa grafica di È da Ē latino.

ILLA È un dimostrativo latino ormai utilizzato in funzione di articolo.

il graffito si può interpretare in ‘Non dire quei segreti a voce alta’. l'iscrizione sarebbe

Dunque da attribuire a un religioso il quale voleva esortare i suoi colleghi a recitare A

voce bassa la messa. Inoltre i paleografi hanno osservato nell'iscrizione la coesistenza

di caratteri capitali romani e lettere onciali in uso nell'occidente latino nel 6 al 8-9

secolo.

Placito Capuano

Il placito Capuano risale al Settecento ma solo nel Novecento è stato riconosciuto

come atto di nascita della nostra lingua. la sua importanza è data dal fatto che il testo

ha una datazione assolutamente certa e precisa trattandosi di un verbale. in più chi

l'ha scritto si è reso perfettamente conto di utilizzare due diversi registri linguistici, il

latino notarile E il volgare parlato.

Il placito Capuano è come abbiamo detto un verbale notarile scritto su foglio

pergamena, relativo a una causa discussa di fronte al Giudice Capuano Arechisi, tra

L’abate del monastero di Montecassino e un tal Rodelgrimo di Aquino. quest'ultimo

rivendicava il possesso di alcune terre, a suo giudizio occupate in modo abusivo dal

monastero. L’abate invece, invocava il diritto di usucapione secondo cui dopo 30 anni

di utilizzo da parte del monastero, le terre diventavano di diritto di loro possesso. la

legge è di origine Longobarda e la zona in questione era parte del Ducato longobardo

di Benevento. nel giorno stabilito si presentarono al giudice 3 testimoni, i quali

recitarono uno alla volta una formula che dava ragione al religioso e così la causa si

concluse a suo favore . del processo fu redatto un verbale dal notaio Atenolfo, il quale

decide di non tradurre in latino Le testimonianze pronunciate in volgare, come invece

si era fatto fino ad allora.

Il primo termine che salta all'occhio è KELLE ossia QUELLE, Termine Che tuttora viene

utilizzato nei dialetti meridionali.

Vi sono poi latinismi grafici come il nesso CT in Sancti Benedicti (pronunciato santi

beneditti).

Oggetto di discussione è stato il SAO Iniziale, che equivale al Moderno SACCIO,

Utilizzato in quelle regioni. SI è pensato che il termine avesse un influsso

settentrionale ma di recente si è ipotizzato che Tale termine sia in realtà un elemento

non estraneo anche alle parlate campane, e quindi sia un termine comune all'Italia

meridionale e settentrionale.

Iscrizione di san clemente

Appunti di Rosy Vitale

L'iscrizione di San Clemente si trova su un dipinto della Basilica sotterranea di San

Clemente a Roma. l'affresco narra una storia miracolosa, che vede protagonista il

Patrizio Romano sisinnio il quale ha ordinato ai suoi servi albertello, carboncello e

gosmari di catturare San clemente. i servi, convinti di trascinare il corpo del Santo in

realtà trascinano con fatica una pesante colonna.

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
46 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher zizippy90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica e storia della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Librandi Rita.