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FONOLOGIA

Fonologia studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico

Fono realizzazione concreta di qualunque suono del linguaggio, unità minime in

fonetica

Fonemi quando i foni hanno valore distintivo cioè si oppongono semanticamente ad

altri foni nel distinguere e formare le parole di una determinata lingua, unità minime in

fonologia. Classe astratta di foni dotata di un valore distintivo in grado di opporre una

parola ad un’altra

1. Quando due suoni possono ricorrere nelle medesime posizioni e non possono

essere scambiati fra loro senza modificare il significato della parola, allora

rappresentano due realizzazioni fonetiche naturali di due fonemi diversi

2. Allofoni/ varianti libere di un fonema foni diversi che costituiscono realizzazione

foneticamente diverse di uno stesso fonema ma prive di valore distintivo, quando

due suoni possono comparire nelle medesime posizioni e si possono scambiare tra

loro senza variare il significato della parola, rappresentando dunque due

realizzazione fonetiche dello stesso fonema

3. Tassofoni/ varianti combinatorie quando due suoni di una lingua che mostrano

affinità articolatorie non ricorrono mai nelle stesse posizioni allora essi

rappresentano due realizzazioni fonetiche di uno stesso fonema

Coppia minima coppia di parole che sono uguali in tutto tranne che per la presenza di

un fonema al posto di un altro in una certa posizione (es. mare –pare); per dimostrare che

un fono è un fonema occorre trovare delle coppie minime che lo oppongano ad un altro

fonema, forniscono la prova delle distinzioni su cui poggia il sistema fonologico di una

lingua

Trascrizione fonematica riproduce solo le caratteristiche pertinenti della realizzazione

fonica, trascurando particolarità e differenze che non hanno un valore distintivo, è

sempre larga ( = cerca di riprodurre il più possibile tutti i caratteri della pronuncia, la

trascrizione fonetica può essere larga o stretta)

Prova di commutazione tendente a verificare se la sostituzione di un elemento

prova

sul piano dell’espressione comporta una differenza sul piano del contenuto, o viceversa,

ossia per stabilire se due suoni hanno valore distintivo in una lingua. Per es., se nella

parola pane, si sostituisce p con t, o con r, si ottengono le parole tane, rane; ciò dimostra

che in italiano t, r, sono portatori di una differenziazione del significato oltre che del

significante e sono quindi da considerare fonemi. Tale procedimento si verifica con

l’opposizione tra vocali e vocali /consonanti e consonanti, mai tra di loro (vocali e

consonanti sono in opposizione sintagmatica mentre consonanti e vocali sono in

opposizione paradigmatica)

Fonemi e tratti distintivi i fonemi non sono ulteriormente scomponibili in segmenti più

piccoli (non si può tagliare un fonema occlusivo dentale in uno occlusivo e uno

dentale)ma possono essere analizzati sulla base delle caratteristiche articolatorie che li

contrassegnano, sono quindi un fascio di proprietà articolatorie che si realizzano in

simultaneità e che permettono di analizzare, definire e rappresentare i fonemi in termini

di diverse combinazioni possibili di tratti facenti parte di un inventario comune.

Due fonemi sono differenziati da almeno un tratto fonetico pertinente binario ( + = sì,

presenza/ - = no,assenza). Partendo da ciò è stata sviluppata la teoria dei tratti distintivi

che consente di rappresentare economicamente tutti i fonemi come un fascio di alcuni

tratti distintivi con un determinato valore + o – grazie anche all’utilizzazione di acustiche

e non solo articolatorie che permettono un trattamento più soddisfacente, arrivando a

formulare un numero chiuso e relativamente limitato di tratti binari che opportunamente

combinati permetterebbero di dar conto a tutti i fenomeno possibili nelle lingue del

mondo. Dal punto di vista fonetico i tratti distintivi binari rappresentano dei movimenti e

atteggiamenti muscolari degli organi preposti alla fonazione, mentre da quello fonologico

si tratta di proprietà astratte realizzantisi in simultaneità nei singoli segmenti fonematici

I fonemi dell’italiano gli inventari fonematici delle lingue del mondo non sono tutti

uguali e sono costituiti in genere da alcune decine di fonemi. L’italiano standard ha 28/30

fonemi

Problemi generali della fonologia dell’italiano:

- Statuto delle consonanti lunghe o doppie o geminate

- Differenze regionali di pronuncia

- Differenze di aperura opposizione tra vocali medio-alte e medio-basse che si

attua solo in posizione tonica, è tipica della varietà tosco-romana di italiano ma è

ignota o ha distribuzione diversa nelle varie zone; infatti in molte pronunce

settentrionale non c’è opposizione, non si danno queste coppie minime. Anche la

consonante nasale ha nella realizzazione standard un dorso velare solo davanti a

consonante velare ma nell’italiano settentrionale tende ad essere realizzata velare

ogni nasale che si trova a fine sillaba

- Raddoppiamento fonosintattico di una consonante inziale di una

allungamento

parola quando questa sia preceduta da una delle parole di una serie che provoca il

fenomeno (di solito monosillabi, bisillabi e parole accentate sull’ultima sillaba)

Sillaba di fonemi raggruppati intorno ad un picco di intensità sonora detto

insieme

nucleo, di norma coincidente con la vocale, minime combinazioni di fonemi che

funzionano come unità pronunciabili e possono essere utilizzate come mattoncini per

costruire la forma fonica delle parole. Struttura: alternanza continua tra foni più tesi e

chiusi con minore sonorità (consonanti), e foni più rilassati e aperti con maggiore sonorità

(vocali); ogni sillaba è formata da almeno una vocale e da un certo numero di consonanti

(da zero a qualche unità), una vocale da sola non può quindi costituire una sillaba e non

tutte le consonanti possono combinarsi liberamente nel formare delle sillabe con una

vocale, ma esistono delle restrizioni fonotattiche sulla distribuzione e combinatorietà dei

fonemi e sulle sequenze possibili. Vi sono dunque in ogni lingua delle strutture sillabiche

canoniche, in italiano è CV ma anche V (ape), VC (alto), CCV (stile), CVC (canto), CCCV

(strano).

Costituenti della sillaba:

- Attacco (inizio,onset) > parte che precede la vocale

- Nucleo > vocale stessa

- Coda > parte che segue la vocale

Nucleo e coda costituiscono la rima/ sillabe con coda (finiscono con una consonante o una

semivocale) si chiamano chiuse o implicate mentre quelle senza soni dette aperte o libere

Dittongo dittongo è la combinazione di una semivocale e una vocale che si pronuncia

Il

con una sola emissione di voce e forma una sola sillaba. Se la sequenza è V+ semiV =

dittongo discendente, semiV+V = ascendente

Il carattere ascendente o discendente del dittongo permette la differenziazione in:

- Semivocali nel dittongo discendente le approssimanti sono più vicine alle vocali

- Semiconsonanti nel dittongo ascendente c’è un restringimento relativamente

maggiore del canale e quindi si hanno approssimanti più tendenti alle consonanti

fricative

Es. la j sarà semiconsonante in piano e una semivocale in zaino

Trittongo trittongo è la combinazione di due semivocali e una vocale che si pronuncia

Il

con una sola emissione di voce e forma una sola sillaba. I trittonghi sono formati da un

dittongo unito alla i PROSODIA

Prosodia serie di fenomeni aventi un dominio più ampio di quello di un singolo

segmento: l’accento, il tono e l’intonazione, la lunghezza o durata relativa sono fenomeni

prosodici (dal greco pros + ode = verso il canto, in quanto concernono nel complesso

l’aspetto melodico della catena parlata e ne determinano l’andamento ritmico)o

soprasegmentali (perché agiscono al di sopra del singolo segmento minimo riguardando

le relazioni fra foni sull’asse sintagmatico), serie di fenomeno fonetici e fonologici che non

riguardano i singoli segmenti ma la catena parlata nella sua successione lineare, i

rapporti che si susseguono tra foni e hanno dunque la sillaba e la successione di sillabe

come ambito d’azione. Anche il ritmo è centrale perché la velocità dell’eloquio fa sì che la

catena fonica risulti ipoarticolata (con fusione e riduzione delle sillabe e con mancata

realizzazione di tratti articolatori dei fonemi) rispetto alla forma standard.

Accento particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba relativamente ad altre

sillabe che fa sì che in ogni parola una sillaba detta tonica presenti una prominenza fonica

rispetto ad altre dette atone. Non in tutte le lingue tale prominenza ha lo stesso rilievo o

è ottenuta allo stesso modo anche se in genere è dovuta ad un aumento della pressione

dell’aria nel canale orale. In italiano > è fondamentalmente dinamico o intensivo, dipende

dalla forza con cui sono pronunciate le sillabe: la sillaba è tonica grazie ad un aumento

del volume della voce concomitante con una durata relativamente maggiore (in altre

lingue è musicale e quindi connesso all’altezza della sillaba, in altre ancora è connesso

con la durata della vocale e dunque l’accento sta sulla sillaba mantenuta più a lungo

Accento grafico diverso da quello come tratto prosodico, ma è un simbolo diacritico

che in italiano è impiegato per indicare nella grafia la posizione dell’accento fonico nelle

parole ossitone nelle quali l’ortografia italiana prevede che l’accento sia sempre segnato

es. così, città, e anche per scopi come quello di indicare la differenza fra monosillabi

omofoni come da/ dà, oppure per la differenza di timbro delle vocali intermedie con le

quali l’accento grave può essere usato per indicarne una aperta o medio-bassa, quello

acuto per una chiusa o medio-alta. In generale nella grafia convenzionale dell’italiano

l’accento grafico si segna di norma soltanto sulle parole plurisillabiche tronche e su alcuni

monosillabi mentre le piane, sdrucciole ecc. non recano accento grafico

Posizione dell’accento cioè la posizione della sillaba all’interno di una parola su cui

cade l’accento può essere libera o fissa. In certe lingue come il francese è fissa (accento

sempre sull’ultima sillaba o su quella finale del gruppo), in altre è invece libera come in

italiano e può cadere su qualunque delle sillabe della parola o in posizioni sillabiche

diverse.

Valore fonematico dell’accento l’accento, in base alla posizione della sillaba

Dettagli
A.A. 2018-2019
50 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marika.curletto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Corino Elisa.