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Tecnicismi e lingua letteraria
I termini delle lingue speciali si ritrovano spesso nelle opere della letteratura italiana, a partire almeno dagli scritti di Dante e dalla sua Commedia.
Il poema dantesco trae infatti numerose parole da diversi ambiti tecnico-scientifici, allo scopo di:
- creare immagini suggestive
- suggerire metafore
- fornire spiegazioni dettagliate di un fenomeno o di un oggetto con le parole dell'ambito
Nel Cinquecento, le lingue settoriali erano considerate alla stregua di registri minori dell'italiano, inadatte non solo alla letteratura, ma allo stesso uso alto della lingua.
Questo atteggiamento di chiusura comincia a venir meno soltanto a partire dal Settecento, grazie alla cultura illuminista che diffonde anche in Italia l'idea di una letteratura utile, rivolta verso la realtà concreta delle cose e quindi anche verso la scienza e la tecnica.
Tuttavia, è il Novecento, il secolo che vede il massimo sviluppo della scienza e la
tecnificazione industriale dellasocietà, l'epoca che più di ogni altra si distingue per l'impiego delle lingue speciali nella letteratura.
CAPITOLO 6. L'ITALIANO DELLA COMUNICAZIONE
6.1 L'ITALIANO DEI GIORNALI
Il linguaggio dei giornali rappresenta tradizionalmente una realtà molto composita. Sia per le differenze che esistono tra i vari tipi di giornale sia per la netta differenziazione interna.
Il giornale è una specie di contenitore in cui trovano posto argomenti tra loro molto diversi e ogni settore ha un suo particolare linguaggio, che attinge alle varie lingue speciali, riformulandole per renderle accessibili al largo pubblico; oppure ibridandole e dando vita a quelli che si chiamano testi misti.
L'attenzione per il destinatario e l'esigenza di rendere interessante la lettura sono alla base anche dell'alto tasso di parole nuove tipico dei giornali. Si tratta spesso di formazioni fantasiose o ironiche che tengono viva
l'attenzione del lettore, ma raramente sopravvivono nell'uso degli stessi giornali. Le caratteristiche del linguaggio cambiano anche a seconda della tipologia dell'articolo.
Il pezzo di cronaca, per esempio, ricorrerà più spesso a immagini ed espedienti di origine letteraria, come le metafore o la riformulazione circolare del racconto di un evento;
L'editoriale, ovvero l'articolo nel quale un esperto autorevole esprime la propria opinione su un argomento di attualità, riprenderà caratteristiche tipiche del testo argomentativo e persuasivo: scansione chiara e progressiva degli argomenti, divisione del testo in paragrafi ben individuabili, forte presenza di elementi di connessione testuale tra le frasi.
Negli ultimi anni, grazie alla crescente integrazione dei canali di informazione, si assiste a un generale cambiamento del linguaggio dei giornali, sempre più influenzato dallo stile comunicativo proprio di altri media.
Si riscontra, in
particolare:Il cambiamento delle scelte sintattiche, ispirate sempre più a un'ideale di rapidità (sia di lettura sia di produzione): gli articoli diventano più brevi; i periodi sono molto segmentati e le singole frasi spesso separate dal punto fermo Un aumento consistente della presenza del parlato, fino a pochi anni fa poco significativa: confinata quasi esclusivamente al genere dell'intervista e risolta nell'uso di pochi dialettalismi e alcuni segnali discorsivi. Negli ultimi anni, invece, il parlato si è affacciato con forza nel linguaggio dei giornali, tramite il ricorso più frequente al turpiloquio e soprattutto attraverso l'uso del discorso diretto. La tendenza a suddividere il testo in unità tematiche ben individuate, dotate spesso di un proprio titoletto introduttivo, in cui vengono svolti sottoargomenti autonomi all'interno di un testo contenitore più ampio. 6.2 L'ITALIANO DELLA POLITICA Come illinguaggio dei giornali, anche quello politico non è propriamente un linguaggio settoriale: il suo lessico attinge di volta in volta ad altre lingue speciali. Su una base terminologica formatasi essenzialmente tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento, s'innestano novità lessicali attinte dalla lingua comune (manovra) e da molte lingue settoriali. Si registra, inoltre, una continua produzione di parole nuove, destinate in molti casi a uscire ben presto dall'uso. È il caso di tutte le parole che hanno per base i nomi propri (berlusconare) dei personaggi politici. Al tempo stesso, però, si fa un uso ossessivo e insistito di alcune parole chiave, piegate a significati diversi a seconda delle esigenze. Non solo: nonostante la generale tendenza alla semplificazione del linguaggio, il discorso politico continua a basarsi, anche nella cosiddetta "Seconda Repubblica", su un ampio ricorso alle più classiche figure retoriche. Fra lepiù ricorrenti: l'anafora, ovvero la ripetizione all'inizio di più enunciati della stessa parola o dello stesso gruppo di parole
l'interrogativa retorica, che appare soprattutto in corrispondenza dei momenti più caldi del discorso, quando il tono della polemica tende a
il poliptòto temporale, ovvero la ripresa di un verbo in diversi assetti temporali, con un effetto che vuole sottolineare la durata e la costanza di qualcosa
6.3 L'ITALIANO DELLA PUBBLICITÀ
Quello della pubblicità è un linguaggio composito, nel quale il codice verbale rappresenta soltanto uno dei molti codici possibili;
La caratteristica fondamentale dell'italiano usato nella pubblicità è quella di essere una lingua tutta orientata verso la persuasione; pensata per suscitare nel destinatario desideri profondi, che vanno oltre quello della semplice merce presentata.
Si privilegiano perciò gli espedienti più espressivi
Del linguaggio; tra gli altri: i giochi di parole, le costruzioni circolari, che stimolano un processo di identificazione tra soggetto e oggetto, tra consumatore e merci, i richiami fonici, l'uso delle lingue straniere, un largo uso di parole nuove del tutto occasionali, ottenute con la suffissazione del nome del prodotto o più spesso giustapponendo elementi lessicali diversi secondo il procedimento della "parola macedonia".
Nella sintassi si privilegiano la velocità e la sintesi dell'espressione, funzionali alla produzione di un messaggio il più possibile diretto e facilmente memorizzabile. Dunque, si ricorre molto spesso: all'ellissi di elementi di raccordo grammaticale, soprattutto preposizioni ai modi nominali del verbo. All'accostamento asindetico.
In precedenza, la pubblicità puntava soprattutto a impressionare il consumatore, a stupirlo per convincerlo all'acquisto, adesso sembra piuttosto cercarne il coinvolgimento.
l’adesione a una sfera di sentimenti che stimoli l’identificazione del prodotto con un benessere emotivo.L’ITALIANO ALLA RADIO
Oggi il linguaggio radiofonico si ispira esplicitamente al parlato spontaneo, specialmente per quanto riguarda i network privati, caratterizzati da una cosiddetta "programmazione di flusso".
Lo schema della radio di flusso ha favorito lo sviluppo di un nuovo italiano radiofonico basato sul ritmo e sulla velocità, caratterizzato da uno stile diretto e spiccatamente informale.
I limiti degli stretti tempi radiofonici impongono l’uso deliberato di una serie di espedienti linguistici che riproducono "a tavolino" la sensazione del parlato non controllato:
- ripetizione di parole e frasi chiave che scandiscono il flusso
- abbondanza di variazioni melodiche della voce
- esclamazioni e interiezioni, per sottolineare iperbolicamente eventi e affermazioni
- lessico espressivo
- ricorso a moduli tipici della dialogicità
Anche uno
degli àmbiti più antichi della comunicazione radiofonica, quello dell'informazione, ha subìto l'influenza della radio di flusso e della sua caratteristica fondamentale, la velocità. Dal punto di vista linguistico, questo si traduce: in un accorciamento dei testi, nell'aumento, spesso vertiginoso, della velocità di lettura delle notizie, in una sintassi che privilegia l'accostamento di frasi coordinate e l'uso delle frasi nominali, più rapide e intuitivamente comprensibili. Il ritmo rallenta considerevolmente nei radiogiornali delle reti tradizionali, ancora fortemente legati al modello linguistico della carta stampata. 6.5 L'ITALIANO IN TELEVISIONE Secondo i dati ISTAT più recenti, la televisione rimane ancora oggi il mezzo di comunicazione di massa più diffuso in Italia, essendo utilizzata almeno per un'ora al giorno da quasi il 90% della popolazione totale. Nel periodo paleotelevisivo, le trasmissionisono pensare per assicurare la diffusione della cultura e giungere all'unificazione sociale e linguistica degli italiani. Il periodo della neotelevisione si distingue per un drastico ridimensionamento della funzione pedagogica a vantaggio dell'intrattenimento, che con le sue formule e il suo stile influenza tutti i generi comprese l'informazione e la divulgazione culturale. Una lingua che da monolitica diventa fluida e cambia le sue caratteristiche a seconda del genere televisivo a cui si riferisce. Su queste basi sono state individuate quattro tipologie fondamentali del parlato televisivo contemporaneo: - il parlato serio semplice proprio delle trasmissioni culturali e di divulgazione scientifica - il parlato sciolto colloquiale, tipico delle trasmissioni di intrattenimento codificate, come il varietà e il quiz - il parlato trascurato o sciatto, riconducibile alle trasmissioni di intrattenimento basate su un certo grado di improvvisazione, come il talk show e soprattuttoil reality show.L'ITALIANO AL CINEMA
Il rapporto del cinema con la lingua italiana è stato a lungo caratterizzato dalla dinamica tra dialetti e lingua nazionale. Dopo le prime sporadiche apparizioni del dialetto nel cinema prebellico, si attraversano nel dopoguerra varie fasi:
- la continua mescolanza di lingua e dialetto propria delle pellicole neorealiste
- l'italiano paradossale ed espressivo dei grandi attori comici
- l'italiano ormai urbanizzato della commedia
- infine, la condizione linguistica del cinema contemporaneo