Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 26
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 1 Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 26.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Linguistica generale, prof. Fabrizio, libro consigliato Graffi, Scalise Pag. 26
1 su 26
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

X’’

Specificatore X’

XTESTA YPCOMPLEMENTO

3.1 Frasi e gruppi di parole

Non tutti i gruppi di parole che chiameremo frasi hanno senso compiuto e non tutte le

espressioni di senso compiuto sono gruppi di parole. Una frase può essere definita tale

se ha soggetto e predicato, cioè se ha una struttura predicativa. Possiamo quindi

chiamare frase: espressioni di senso compiuto che sono gruppi di parole con struttura

predicativa, espressioni di senso compiuto che non hanno una struttura predicativa e

(Ahi!),

non sono gruppi di parole gruppi di parole con struttura predicativa che non

(che aveva appena svaligiato).

hanno senso compiuto Intendiamo come proposizione

qualsiasi frase con struttura predicativa, avente essa senso compiuto o meno

F

SN SV

SN SP V SN Larizza Gloria

ART N P SN ART N

A N

La lettura di questi libri migliora la mente

3.2 Tipi di frasi

La prima distinzione da fare è quella tra frase semplice e complessa. All’interno di una

frase complessa il rapporto tra le sue frasi semplici può essere di coordinazione o di

subordinazione. Ci sono quindi frasi principali, coordinate e subordinate. Una frase si

dice indipendente se ha senso compiuto, una frase indipendente è di sicuro una

principale ma non è detto che una principale abbia senso compiuto. Dal punto di vista

della modalità una frase può essere dichiarativa, interrogativa (<si-no>, <wh->),

imperativa, esclamativa. Dal punto di vista della polarità una frase può essere

affermativa o negativa. Dal punto di vista della diatesi una frase può essere attiva o

passiva. Dal punto di vista della segmentazione una frase può essere segmentata

(dislocata a dx, dislocata a sx, a tema sospeso, vocalizzata, scissa) o non segmentata.

3.3 Relazioni tra frasi di tipo diverso

Alla dichiarativa corrisponde un’interrogativa <sì-no> che si differenzia solo per

l’intonazione. Alla frase affermativa corrisponde una negativa che differisce solo per la

non.

presenza del A questo tipo di corrispondenza sistematica tra frasi di tipo diverso

si dà il nome di trasformazione. Nelle interrogative <wh- > un argomento della frase

non compare nella stessa posizione della dichiarativa corrispondente ma all’inizio della

frase:

Gianni ha detto che Mario ha comprato il giornale?

Cosa ha detto Gianni che Mario ha comprato?

cosa

Il secondo argomento del verbo comprare è all’inizio della frase. Il complemento

di comprare si è mosso all’inizio. Al di là dell’idea di movimento, il concetto

fondamentale è che esistono due copie dello stesso elemento una all’inizio della frase

traccia.

(visibile) e l’altra alla fine (invisibile) chiamata

3.4 Tipi di frasi dipendenti

Le frasi dipendenti che compaiono come argomento del verbo della frase principale

sono dette argomentali, le altre circostanziali. Queste ultime possono essere:

temporali, causali, finali, consecutive, condizionali, concessive, comparative. Le

argomentali possono essere: oggettive, soggettive, completive nominali o

interrogative indirette. Oltre alle argomentali ci sono le relative che possono essere

restrittive se restringono un gruppo o appositive se dicono qualcosa in più di uno dei

componenti della frase. Possiamo applicare a tutte queste categorie un’ulteriore

specificazione che è: esplicita o implicita. È esplicita se contiene un verbo di modo

finito ed implicita se lo contiene di modo infinito.

3.5 Rappresentazione formale della struttura della frase

Se ogni sintagma ha una testa, allora qual è la testa della frase? Per molti anni si è

creduto che la frase fosse una struttura egocentrica. Secondo studi recenti la testa

della frase sarebbe la flessione del verbo. Occorre distinguere tra contenuto lessicale

del verbo e sua flessione. Passeggiare o passeggia si differenziano solo per la flessione

in III ps pres indicativo della seconda ma il significato lessicale rimane lo stesso per

Larizza Gloria

qualsiasi persona tempo o modo. La flessione è dunque indipendente dal contenuto

lessicale.

4. Soggetto e predicato

La definizione più corretta di soggetto è l’argomento del verbo che ha

obbligatoriamente la stessa persona e numero del predicato. A livello sintattico il

predicato è formato dal verbo e dai suoi argomenti.

5. Categorie flessionali

Le desinenze della parti variabili del discorso distinguono diverse categorie flessionali:

genere, numero, caso, tempo, persona e modo. Le categorie flessionali si oppongono a

quelle lessicali (nome,aggettivo, verbo,

preposizione). Se due parole hanno la stessa categoria flessionale si dicono in accordo.

Se hanno una categoria flessionale assegnata da un’altra parola si parla di reggenza.

5.1 Genere numero e persona

L’italiano ha due generi: maschile e femminile. Il genere non è indicato soltanto dalla

testa de sintagma ma anche da tutti gli elementi del sintagma che devono accordarsi

con essa. L’italiano ha due numeri: singolare e plurale. Alcune lingue hanno anche

duale e triale. L’accordo di numero si fa tra nome e aggettivo ma anche tra verbo e

soggetto e ciò permette di individuare il soggetto sintattico. La categoria della persona

si divide in: prima seconda e terza che a loro volta si dividono in singolari e plurali.

5.2 Caso

Il caso indica la relazione che un elemento ha con le altre parole della frase in cui si

trova. In italiano la relazione tra un argomento e l’altro del verbo è data dall’ordine

delle parole. Lingue come il latino non devono rispettare un ordine fisso di parole in

quanto nominativo e accusativo si distinguono tra loro qualunque sia la loro posizione.

Lingue come latino hanno casi morfologica, cioè ci danno un’espressione morfologica

del caso. Lingue non indoeuropee, come il finlandese, hanno 16 casi.

5.3 Tempo e modo

Non esiste sempre una corrispondenza perfetta tra tempo grammaticale e tempo

cronologico. Esistono lingue come il cinese ove il verbo si presenta in un’unica forma e

sarà perché

ci sono delle particelle a spiegare il tempo. Anche in italiano se diciamo

… non intendiamo un futuro cronologico, anche se il tempo del verbo è al futuro. In

una frase possiamo distinguere il momento dell’enunciazione, che è sempre presente,

il momento dell’avvenimento e a volte anche il momento di riferimento. In base al

momento in cui si è svolta l’azione rispetto all’enunciazione si decide il tempo verbale.

Nei tempi del passato possiamo distinguere tra remoto, prossimo e imperfetto.

Quest’ultimo indica un’azione iniziata nel passato e non ancora terminata, oppure

indica continuità nel passato. In italiano l’indicativo esprime la pura constatazione di

un fatto, il congiuntivo un desiderio o augurio, l’imperativo un ordine, il condizionale

una possibilità o un’irrealtà. Oltre a questi tempi detti finiti ci sono l’infinito, il

participio e il gerundio che sono detti modi infiniti perché in essi non esiste la

distinzione di persone. Larizza Gloria

CAPITOLO 8

Introduzione

Lo studio del significato delle espressioni linguistiche è detto semantica, lo studio delle

loro uso è detto pragmatica. Alla base della nozione di significato vi è quello di verità:

comprendere il significato di una frase è comprendere le condizioni in cui essa risulta

vera, comprendere il significato di una parola è comprendere il contributo che essa dà

alle condizioni di verità di una frase. Il significato tuttavia non è un semplice rapporto

tra linguaggio e realtà. Non in tutte le lingue ogni parola corrisponde ad un significato,

dita

per esempio in italiano non distingue in italiano quelle delle mani o dei piedi,

mentre in inglese sì. Tra forme linguistiche esistono vari tipi di relazioni: la prima si

(scapolo non sposato), (airone animale)

dice di sinonimia e un’altra e è detta di

iponimia. Inoltre non sempre le espressioni possono essere interpretate in senso

Vuole uscire?

letterale, per esempio alla domanda in base al contesto in cui viene

detta può assumere vari significati. La possibilità di usare le frasi in senso letterale o

meno è un tipico esempio di fenomeno pragmatico.

1. Significato, denotazione e riferimento

Il modo di indicare la realtà mediante le espressioni del linguaggio è chiamato

significato, mentre la realtà denotata da queste stesse espressioni è chiamata

riferimento. Il significato è costituito dai concetti espressi in

ciascuna lingua. Le diverse lingue possono riferirsi all’identica realtà esprimendo i

significati in modo diverso. Alcuni studiosi usano, anziché riferimento, denotazione.

Secondo altri denotazione e riferimento sono due cose diverse: denotazione riguarda il

lessema in quanto tale, il riferimento indica il suo uso in una determinata frase. Parole

pegaso

dunque come o le congiunzioni che valore di significato hanno? Il problema

non è risolto ma le spiegazioni più accreditate affermano che il mondo della lingua

possa riferirsi a vari mondi possibili, senza implicare la reale esistenza di concetti del

linguaggio umano.

2.1 Omonimia e polisemia

Alcuni lessemi hanno la proprietà di essere ambigui, cioè possono avere più di un

esecuzione

significato. L’ambiguità di lessemi come rappresenta un caso di polisemia:

un lessema polisemico rappresenta più significati collegati in qualche modo, mentre

invece polisemia esprime a volte significati distanti l’uno dall’altro. Un esempio

vite riso.

potrebbe essere o

2.2 Ancora sulla polisemia

Non sempre la polisemia è registrata sul vocabolario. Questo accade quando il

significato dei termini in questione siano molto vicini l’uno dall’altro, tuttavia

Gianni si è

rimangono comunque delle differenze. Come per esempio nelle frasi:

dimenticato di aver chiuso la porta, Gianni si è dimenticato di chiudere la

porta. Dimenticare è sempre dimenticare, tuttavia il significato cambia leggermente.

Esistono inoltre parole che possono assumere diversi significati in base al contesto in

buono.

cui si trovano come

2.3 Metafora e Metonimia

La metafora è l’uso traslato di una parola sulla base di una parziale somiglianza tra

significato fondamentale e quello traslato. La metonimia è invece l’estensione del

significato di una parola ad un altro significato connesso al primo per contiguità.

Larizza Gloria

2.4 Sinonimia, antinomia, iponimia, iperonimia

Come uno stesso lemma può avere più significati, così più lessemi diversi possono

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
26 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alex1395 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Fabrizio Claudia.