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T
M A
COMBINAZIONI DI FONEMI: MORFEMI E PAROLE
Lez. 34.3. Selezione e combinazione secondo Jakobson – p.165-166
La condizione relazionale del sistema linguistico può essere illustrata con la nozione di selezione
con la quale si individua il meccanismo della lingua che consiste appunto in una limitata facoltà di
scelta tra le potenzialità offerte dal repertorio delle unità sistematiche. Ad esempio, nell’ambito del
nome, il morfema lup- selezione tra i morfemi che designano il maschile e il singolare, il morfema –
o (lupo); ma il morfema pont- nella stessa condizione seleziona il morfema –e (ponte).
Naturalmente la selezione riguarda tutti i morfemi. E’ analogo il caso degli articoli poiché anche in
esse vi è una selezione: il/lo rispetto all’articolo la, i/gli rispetto all’articolo le.
Lez. 28.6. La glossematica di L. Hjelmslev – p.128-129
Il linguista danese L.Hjelmslev chiama le unità minime del piano dell’espressione cenemi (cioè
unità vuote di contenuto), mentre le unità minime del piano del contenuto le chiama pleremi (cioè
unità piene). Il nesso semiotico fra queste due entità è detto glossema , elemento linguistico
minimo concepito senza riferimento al piano dell’espressione o al piano del contenuto. Secondo
Hjelmslev una distinzione importante per la teoria linguistica è quella fra la funzione “e” o
“congiunzione”, e la funzione “o” o “disgiunzione”. Consideriamo l’esempio grafemico:
m a n i
p e r o
Scambiando le lettere di queste due parole otteniamo parole diverse, cioè mani, pani, mero, pero,
ecc. In mani c’è congiunzione o coesistenza fra m a n i ; allo stesso modo c’è congiunzione tra
p e r o. Ma fra m e p c’è disgiunzione o alternanza: ciò che di fatto abbiamo davanti agli occhi è
m o p.
Lez. 34.4. La complessità del sistema linguistico, spunti da Benveniste – p.166
E’ opportuno riflettere sulla complessità del sistema linguistico in quanto strutturato secondo una
gerarchia di dipendenze. Spunti del genere vengono da autori come Benveniste. Secondo
Bneveniste, il sistema linguistico è diviso in livelli ognuno dei quali è caratterizzato da altrettanti
studi specialistici (fonologia, morfologia, lessicologia, ecc.). Questi livelli, tra di loro, sono
fortemente interconnessi. Esempio:
il sintagma frastico ‘male di vivere’ funziona nel testo ‘il male di vivere ho incontrato’
il sintagma lessicale male funziona nel sintagma frastico ‘male di vivere’
il morfema mal- funziona nel sintagma lessicale male
il fonema /m/ funziona nel morfema mal-
Il fonema /m/
<nasalità> e <labialità> di una parola
Lez. 2.3. Un altro caso di <<taglio>>: i morfemi – p.21-22
Il morfema è l’aggregato di un fonema con valore designativo in coerenza con il principio linguistico
della selezione-combinazione. Prendendo come esempio il complesso bimorfematico quell-o
notiamo che il primo morfema (quell-) indica la distanza, mentre il secondo (-o) indica il genere e il
numero di ciò che viene ostentato. Che siamo di fronte a morfemi coerenti e che la “forbice taglia
al punto giusto”, è dimostrabile con una generica prova di commutazione (si può sostituire quest-
a quell- oppure –i ad –o e le strutture bimorfematiche risultanti, cioè questo e quelli
presenteranno differenti valori di designazione).
Lez. 28.7. Il formalismo descrittivo di Leonard Bloomfield – p.129-130
Per Bloomfield la produzione linguistica è una risposta ad uno stimolo non linguistico e funziona a
sua volta come uno stimolo che provoca una risposta non linguistica. Un suo famoso esempio è
quello di una ragazza che vede una mela su un albero ed ha fame: questa sensazione si converte
in uno stimolo che la induce a chiedere al suo amico di cogliere il frutto per lei. L’atto linguistico
compiuto dalla ragazza funziona come una risposta linguistica e si converte per l’ascoltatore in un
ulteriore stimolo, questa volta linguistico, che provoca una qualsiasi conseguenza pratica
simbolizzabile con una risposta non linguistica.
Lez.40.1. Il parlare come produzione linguistica ed analisi metalinguistica – p.195-196
Il parlare è un evento tutt’altro che naturale (come ad es. sudare, arrossire, ecc.) dal momento che
esso è precluso a tutti coloro che non lo hanno appreso attraverso uno specifico e prolungato
insegnamento. Il nostro modo di operare (parlare), nella concreta attività linguistica, si configura
prima come acquisizione di abitudini articolatorie e di regole di selezione e combinazione, poi
come manifestazione di queste abitudini e regole. L’attività del parlare non è qualcosa di ovvio e di
scontato e non si esaurisce nella produzione linguistica. Il parlante percepisce, mentre agisce
linguisticamente, il concatenarsi delle parole attraverso una continua analisi che lo porta alla
individuazione di realtà concrete. Questa forma di analisi consiste in un vero operare
metalinguistico all’interno dell’attività linguistica. In questo modo si possono spiegare i fenomeni
dell’analogia, della risegmentazione morfologica e dell’etimologia popolare.
Lez.40.2. L’analogia, la risegmentazione morfologica e l’etimologia popolare – p.196-197
ANALOGIA = In linguistica, l'analogia è il procedimento che, nel corso della storia di una lingua,
riduce via via le forme percepite come irregolarità e le riformula secondo il modello più comune
(quello considerato "regolare") di una data lingua ad es. it. siamo rispetto lat. sumus di identico
significato. L'analogia opera in diversi campi della linguistica, dalla fonetica alla grammatica.
Un esempio in lingua italiana è la tendenza a sostituire il superlativo di "aspro" ereditato dal latino,
"asperrimo", con la forma "asprissimo", dotata della desinenza più comune in italiano.
RISEGMENTAZIONE MORFOLOGICA = Importante è la risegmentazione morfologica grazie alla
quale il parlante isola all’interno di una parola un nuovo morfema e lo utilizza in processi derivativi
per coniare parole nuove: ad esempio nel termine tedesco ham-burger i parlanti anglofoni hanno
riconosciuto (risegmentato) due morfemi, dove il primo indica il ‘prosciutto’ e il secondo indica il
suffisso riutilizzabile in altri termini come cheese-burger, ecc.
ETIMOLOGIA POPOLARE = E’ una sorta di metamorfosi lessicale voluta dal parlante nell’intento
di rimotivare un’espressione oscura.
Lez.49.2. Gli errori infantili e il loro meccanismo – p.244-245
In una fase più avanzata il bambino impara il meccanismo sintattico dell’affermazione, della
negazione e della domanda. Le sue operazioni linguistiche manifestano un continuo incremento
delle abilità, comprese quelle analitiche che risultano interessanti nel caso di “errori”. E’ il caso
delle falsi analisi, tipo scriva-mia per scrivania o mia-lette per toilette in cui il bambino sente in
scrivania un mia di possesso (e può arrivare ad usare il nome scriva per indicare l’oggetto),
analogamente ritiene di poter essere interpellato con riferimento ad un suo possesso quando
ascolta la sequenza *tua-lette.
In una fase ancora più avanzata, la maggior parte degli errori infantili rientra nel meccanismo
operativo dell’analogia: è il caso di uomi come plurale di uomo (sul modello gatto-gatti), di
tossazione anziché di tosse, e cosi via. Questi errori sono effimeri in quanto vengono corretti
prontamente nella società, ma in altri casi possono invece costituire le premesse di un mutamento
linguistico basato sull’innovazione analogica.
Selezione e combinazione – p.124-125
Ogni segno linguistico comporta due modalità di realizzazione.
1.La combinazione: ogni segno è composto da segni costitutivi e/o appare in combinazione con
altri segni.
2.La selezione: la selezione tra termini alternativi implica la possibilità di sostituire uno dei termini
con l’atro. Il ruolo fondamentale che svolgono queste due operazioni è stato inteso chiaramente da
Saussure. Al fine di delimitare i due modi di ordinamento (combinazione e selezione), Saussure
afferma che la prima avviene in praesentia, cioè si fonda su due o più termini ugualmente presenti
in una serie effettiva, mentre la seconda collega dei termini in absentia. ES: il destinatario avverte
che il periodo è una combinazione di parti costitutive (frasi, parole, fonemi …) selezionate in quel
deposito di tutte le possibili parti costitutive che è il codice.
Funzioni ET/AUT – p.124
Un’altra distinzione importante per la teoria linguistica è quella fra la funzione “e” (o congiunzione)
e la funzione “o” (o disgiunzione). Consideriamo l’esempio grafemico:
m a n i
p e r o
Scambiando le lettere di queste due parole otteniamo parole diverse, cioè mani, pani, mero, pero,
ecc. In mani c’è congiunzione o coesistenza fra m a n i ; allo stesso modo c’è congiunzione tra
p e r o. Ma fra m e p c’è disgiunzione o alternanza: ciò che di fatto abbiamo davanti agli occhi è
m o p.
2.3.3.c I livelli dell’analisi linguistica – p.125 (da tradurre)
2.3.4.b Monema, lessema, morfema – p.133 (da tradurre)
2.3.4.c Morfema, parola, sintagma – p.133-134 (da tradurre)
COMBINAZIONE DI PAROLE . LA SINTASSI
Lez.29.3. I processi grammaticali secondo Edward Sapir – da p.132 a p.135
I processi grammaticali teorizzati da Edward Sapir rientrano nella dimensione sintagmatica della
lingua. Si tratta in tutto di cinque possibilità.
I. ORDINE DELLE PAROLE: in italiano un caso molto evidente è dato da certi ordini
sequenziali di nome e aggettivo e viceversa (diversamente motivati sono i diagrammi
sintagmatici galant(e)uomo, pover(o)uomo dove si palesa un fenomeno definito da Sapir
come fusione che consiste nell’annullamento dei precedenti confini morfematici e nella
conseguente risegmentazione). Il frutto della fusione è detto sintema.
II. COMPOSIZIONE NOMINALE E VERBALE: parliamo di composti coordinati, distinti in
copulativi (venti-quattro) e iterativi (fuggifuggi); subordinanti che consistono nella
lessicalizzazione di un sintagma che può essere di tipo verbale (tagliacarte) o nominale (NA
o AN, NN, AA). I composti nominali possono poi essere concepiti come endocentrici se la
loro conversione frastica comporta l’uso del verbo essere, esocentrici se comporta l’uso del
verbo avere.
III. AFFISSAZIONE: combina non parole con parole, ma morfemi con morfemi che non sono
liberi ma