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Le analisi tradizionali possono essere: (la frase è analizzata in
bipartite
soggetto, copula e predicato) e (la frase è analizzata in
soggetto e predicato). L’analisi bipartita opera una distinzione tra due
predicato nominale,
tipi di predicati: costituito da unione del verbo
essere + aggettivo o sostantivo (il verbo essere è chiamato copula e il
sostantivo o aggettivo nome del predicato) e predicato verbale,
costituito da un verbo predicativo. Il complemento oggetto o diretto è
l’elemento della frase su cui ricade l’azione espressa dal predicato, è
indiretto se preceduto da una preposizione. La grammatica tradizionale
complemento predicativo del soggetto
distingue poi il dal
complemento predicativo dell’oggetto. Il primo compare con verbi
copulativi o aventi funzione copulativa, con numerosi verbi appellativi,
estimativi, elettivi, di forma passiva (Ieri Mario sembrava triste, Il
dottor Rossi è stato eletto presidente del consiglio di amministrazione
dell’azienda). Quando questi verbi sono di forma attiva si costruiscono
con il complemento predicativo dell’oggetto (Il consiglio di
amministrazione dell’azienda ha eletto il dottor Rossi presidente).
L’attributo è un elemento aggettivale che qualifica e determina un
nome, da cui dipende sintatticamente. L’apposizione è un nome che si
colloca accanto ad un altro nome, per descriverlo meglio. I sintagmi
preposizionali possono avere funzione attributiva (un vestito di qualità,
uno studioso di valore). Questi due sono determinanti facoltativi del
nome, il complemento oggetto è obbligatorio del predicato verbale, se
tale predicato è costituito da un verbo transitivo anche se alcuni non lo
richiedono obbligatoriamente (Gianni mangia, si chiamano verbi usati
assolutamente). Il complemento di termine è necessario con i verbi
definiti come accompagnati da tale complemento. Il complemento di
specificazione in alcuni casi è facoltativo altri no, è obbligatorio con i
nomi di azione. Gli altri complementi sono per la maggior parte
facoltativi. Le frasi impersonali sono frasi senza soggetto. La
verbi impersonali:
grammatica tradizionale distingue due tipi di i primi
sono quelli atmosferici, i secondi quelli del tipo accadere, avvenire,
bisognare, sembrare, che in realtà hanno la proposizione soggettiva e
non sono senza soggetto.
Il punto di partenza delle analisi di Chomsky e Tesnière è la distinzione
tra elementi della frase obbligatori e facoltativi. Gli argomenti sono
obbligatori, i circostanziali sono facoltativi, per distinguerli si fa
riferimento all’effetto sul significato della frase che si produce
modificando l’ordine degli uni o degli altri o eliminandoli. Il soggetto e il
complemento oggetto sono entrambi argomenti, mentre vari altri tipi
di complementi (luogo, tempo, modo) sono circostanziali. Tesnière ha
valenze verbali
parlato di non hanno nessun argomento e sono i verbi
atmosferici, i verbi monovalenti corrispondono ai verbi intransitivi, i
verbi bivalenti corrispondono a quelli transitivi, i verbi trivalenti (dare,
regalare, ecc.). non è sempre necessario che tutte le valenze di un
verbo siano saturate. Tesnière chiama il soggetto dei verbi atmosferici
soggetto apparente. Tesnière paragona il verbo e i suoi argomenti ad
una sorta di piccolo dramma e chiama il soggetto “primo attante”, il
complemento oggetto “secondo attante” e il complemento di termine
“terzo attante”. Il soggetto non è sempre colui che fa l’azione né il
complemento oggetto è sempre colui che la subisce. nella frase Maria
capisce la matematica molto bene, Maria si trova in un certo stato
mentale, capire appartiene ai verbi stativi, contrapposti ai verbi
d’azione come picchiare o un evento come cadere. Nella frase Mario ha
picchiato Gino, il soggetto ha il ruolo di agente, in Maria capisce la
matematica il soggetto ha il ruolo di esperiente (entità che si trova in
un determinato stato mentale). La matematica ha il ruolo di tema e si
contrappone al rema. Non tutti i temi possono essere definiti pazienti
ma tutti i pazienti possono essere definiti temi. Anche il soggetto dei
verbi intransitivi che non indicano un’azione come nascere, morire ha il
ruolo di tema (Ieri sera ho visto un bel film, il soggetto sottinteso ha il
ruolo tematico di esperiente e il complemento oggetto quello di tema).
Agente e tema sono sempre realizzati con sintagmi nominali, ma
esistono anche caso in cui argomento o argomenti dei verbi sono
realizzati tramite una frase dipendente, soggettiva (E’ chiaro che ti sei
sbagliato), oggettiva (Gianni dice che Mario ha picchiato Gino),
interrogativa indiretta (Gianni ha chiesto che ora era). Per Chomsky che
ti sei sbagliato, che Mario che picchiato Gino e che ora era sono tre
realizzazioni strutturali canoniche, in forma di frase, dello stesso ruolo
tematico proposizione. Chomsky osserva che si può dire Gianni ha
chiesto l’ora, realizzando il ruolo tematico di proposizione tramite un
sintagma nominale. Entrambe le grammatiche considerano le frasi e le
altre combinazioni di parole non solo come struttura lineare ma anche
gerarchica. La grammatica generativa mantiene la divisione
tradizionale della frase in soggetto e predicato, la grammatica della
valenza abolisce questa distinzione e tratta il soggetto come un
argomento al pari degli altri. Con la frase al passivo le 2 grammatiche si
comportano in modo diverso: con Tesnière soggetto e oggetto si
scambiano di posto, con Chomsky nella frase passiva l’argomento
corrispondente al soggetto della frase attiva può mancare (La città fu
distrutta dalle bombe). Nell’ottica chomskiana il complemento
d’agente è trattato come circostanziale. Il legame tra verbo e i suoi
complementi è più stretti di quello tra verbo e soggetto.
Si distingue una funzione sintattica, il soggetto, da una funzione
semantica, l’agente (o esperiente), e da una funzione comunicativa, il
tema (ossia ciò di cui si parla). Ognuna di queste tre nozioni ne ha una
correlativa: soggetto-predicato, agente-azione, esperiente-stato e
tema-rema. Con le frasi: Mario ha picchiato Gino, Maria capisce la
matematica molto bene e A Maria piace la matematica. Mario è