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“FRANCISCO DE QUEVEDO TRA PLUMA E PINCEL”
1. I topoi dei trattati filtrati dalla penna quevediana
I risultati della nostra indagine si sviluppano in due direzioni: da un lato risulta diverso il
trattamento filologico – retorico riservato dal poeta ad alcuni motivi ricorrenti, a seconda che un
componimento rientri nel genere morale, religioso, amoroso, burlesco; dall'altro può verificarsi
la situazione in cui un determinato tema si addica solo ad un particolare ambito poetico e venga
escluso dagli altri. Il Dio pittore prevale nella poesia di carattere lirico – religioso; i riferimenti a
statue e dipinti reali si concentrano maggiormente nella poesia eroica, mentre le allusioni a
pittori e scultori presenti e passati sono meno impiegate in testi di registro satirico.
2. Quevedo pittore dilettante, collezionista d'arte. La sua tavolozza pittorica
Il corpus quevediano dei testi in poesia ed in prosa che si riferiscono ai rapporti tra letteratura e
arti figurative e all'intreccio tra poesia e pittura (pluma y pincel) a prima vista limitato, tende,
grazie ad un'approfondita lettura, ad allargarsi investendo tutti i centri tematici del repertorio
dello scrittore, a riconoscere come nuclei di particolare interesse la tecnica del ritratto e la sfida
pittore – poeta. Quevedo ricontestualizza dal punto di vista letterario, specifiche immagini
presenti nei trattati, arricchendo il proprio stile di espressioni desunte dalle regole visivi di
pittori e scultori, fino ad estenderle ad argomenti che hanno poco a che vedere con le tecniche
figurative in senso stretto. In altri casi ci colpiscono le sue straordinarie doti di osservatore della
realtà e in questo senso è più facile giustificare la predilizione di Quevedo per l'arte plastica, il
suo interesse nei confronti di alcuni artefici del suo tempo, messi a confronto con quelli
dell'antichità, ci fa idealmente allineare Quevedo ai Diálogos de la pintura di Carducho, e a
schierarlo tra gli esponenti della cultura spagnola del siglo de oro che difesero la pittura,
considerandola arte nobile e liberale.
L'appellativo di “pittore” attribuito a Quevedo ha in questo percorso una duplice valenza:
da un lato si riferisce alle timide prove pittoriche dello scrittore (che non ebbero grande
• esito)
dall'altro ci apre un universo di alcune sue creazioni letterarie e all'uso di una
• terminologia propria del campo semantico di pittori e scultori
Quevedo attribuisce al pennello potenzialità espressive ed argomentative sorprendenti, ed è
pronto ad instaurare un dialogo con lui, come se si rivolgesse alla pittura in persona,
concretizzata nel suo strumento per eccellenza.
Al di là degli artefici antichi e moderni, di cui Quevedo fa menzione nelle sue opere, altro punto
di riflessione interessante riguarda le relazioni di amicizia o di conoscenza intellettuale
intrattrattenute con artisti – simbolo della sua epoca. Si vogliono ricordare i suoi rapporti con 3
pittori, partendo per importanza, da Diego Velázquez. Il celebre ritratto di Quevedo che il
pittore sivigliano eseguì è testimonianza del fatto che il nostro autore entrò in contatto con il
ritrattista, forse visitando la sua bottega.
Altro pittore che Quevedo conobbe è Francisco Pacheco, anche lui autore di un ritratto
dell'autore realizzato con la tecnica del lápiz negro y rojo.
Discepolo di Pachec fu Alonso Cano, pittore, scultore ed architetto andaluso, amico di
Velázquez, conosciuto anche da Quevedo.
Altra testimonianza del Quevedo “pittore” è l'uso di un linguaggio ed una specifica terminologia
desunti dal campo semantico delle arti figurative per trattare argomenti o contesti lontani da
questo mondo.
3. La pinacoteca del Buscón tra caricature e soggetti deformati
Il Buscòn spiega al lettore una variegata galleria di ritratti, tutti realizzati con una straordinaria
abilità di costruzione dell'immagine letteraria. Il viaggio di conoscenza prima del piccolo Pablos e
poi di quello maturo, ci indirizza sui binari di un itinerario visivo, cioè una specie di visita guidata
all'interno di una pinacoteca, i cui soggetti sono messi a nudo fisicamente e moralmente; è così
che pluma e pincel giocano sulla continua contrapposizione tra apparenza e dissimulazione, alla
base della visione del mondo prevista dall'autore. Possiamo dire che nel Buscòn prevale il
ritratto letterario espresso nel registro satirico, con una notevole varietà di personaggi. Si ha una
contrapposizione tra scuole di pensiero: una che sostiene la consistenza storica e la veridicità
delle figure grottesche disegnate da Quevedo, un'altra crede di ravvisarvi caricature e fantasie
grottesche lontane dalla realtà dell'epoca. Al di là del problema della referenzialità dei quadri
quevediani rispetto alle condizioni storiche, ciò che ci interessa porre in primo piano è la
ricchezza dei soggetti rappresentati e la loro carica di generare visioni grottesche che
continuano a colpire il lettore moderno. Solo alcuni di questi ritratti svolgono un ruolo
importante nella vicenda perchè la maggior parte sono solo marginali, in quanto compaiono una
sola volta.
Accanto a ritratti che si perdono nel giro di poche pagine, ci sono ritratti che che lasciano una
traccia indelebile nella storia posteriore del romanzo e che sono diventti dei veri e propri
capisaldi della letteratura spagnola: come per esempio il Licenciado Cabra.
Ciò che risulta singolare è che nell'autoritratto di Pablos si concentrano porzioni del ritratto della
madre e del padre, già precedenteemente descritti: se ne deduce che l'immagine che gli altri
hanno interiorizzato del protagonista è fonte di pregiudizio e ricalca l'immoralità dei genitori.
L'aspetto figurativo della descrizione, esteriore ed interiore, prende forma attraverso un
processo di cosificaciòn, volto ad associare al suo corpo immagini dotate di plasticità, come un
rasoio e una coppetta da salasso; oggetti pericolosi, il primo per la lama tagliente e il secondo ,
perchè serve per succhiare il sangue ai bambini. Con questa tecnica Quevedo è in grado di
dissimulare il personaggio, facendo emergere con violenza la carica grottesca.
Contemporaneamente mette in atto un meccaismodi animalizaciòn, riservato alla
caratterizzazione del padre del protagonista e a sua volta nel ritratto del figlio. Pablos è definito
“gato” che oltre alla connotazione animalesca, intende che nessuno è meglio di lui nello
“sgraffignare” dalle borse dei clienti, ricorrendo all'astuzia e all'inganno. Un altro effetto di
deformazione si ha con la tecnica della muñequizaciòn, evidente nel ritratto del Licenciado
Cabra e in quelli dei caballeros de rapiña. Grazie alla fantasia dello scrittore, la figura umana
viene trasformata in un fantoccio senza vita, manovrato dalle mani di un burattino. Questo
processo è usato nel ritratto del cavallo: l'animale è dipinto come un pupazzo quasi cieco che sta
per morire.
Nella galleria del Buscòn è possibile individuare numerosi collegamenti con la pittura dell'artista
olandese Bosch, in particolare con il Trittico del giardino delle delizie, dove l'uomo è
contaminato con la bestia e gli animali hanno parti umane. Come in Quevedo, porzioni singole si
staccano dal corpo principale fino ad acquisire una vita propria. Anche con Cabra la sensazione è
che le singole parti del suo corpo, abilmente personificate dallo scrittore, assumono una sorta di
vitalità.
Così come un pittore gioca con i colori, creando sfumature che l'osservatore percepisce a
seconda della distanza dalla quale osserva il quadro, Quevedo nel descrivere la tunica del Cabra
che cambia colore, riccorda la raffigurazione umanizzata della “Bugia”, contenuta
nell'Iconografia di Cesare Ripa, fonte di ispirazione di molti autori del siglo de oro.
Il poeta – pittore inserisce nel suo repertorio non solo ritratti singoli, ma anche figure in gruppo,
come i caballeros de rapiña e le monache sedotte. I personaggi vengono fissati in alcune ridicole
posizioni che si cristallizzano; così le figure rimangono, nella fantasia del lettore, immobili.
Si conclude con due ritratti al femminile, anche se sono meno frequenti per numero all'interno
della galleria del Buscòn. Sono molto distanti l'uno dall'altro, ma accumunati per una forte
ironia. Il primo ci presenta una figura solitaria (Ana) che il protagonista intende sposare solo per
interesse (successivamente si scopre essere parente di Don Diego, compagno nobile di Pablos).
La sua immagine rimanda alla poesia di Petrarca: fanciulla bionda con gli occhi verdi. Il Quevedo
poeta capace di cantare l'amore per una donna perfetta è un'immagine fuori luogo, tema e tono
per il Buscòn. Subito si passa alle considerazioni del protagonista: ingenua, con un'innocenza
infantile, stupida, senza personalità ma ricca e per ciò la rendono appetibile ai suoi occhi.
Poi si ha un ritratto collettivo femminile: le monache.
Se Ana è bella ma debole di intelligenza, i cervelli delle religiose mancano proprio. Le monache
viste dai mirini diventano un insieme di membra, mani, piedi e lingue. Pablos, improvvisato
seduttore di monache, non prova soddisfazione nell'attesa e decide di rinunciare.
4. Pitture infernali e ritratti grotteschi nell'iconografia dei Sueños
Successivo al Buscòn è quel gruppo di oniriche visioni dai tratti di tagliente satira dei vizi umani
più ricorrenti, che prendono il nome di Sueños. La prima sensazione che vive il lettore di frote
all'universo misterioso e affascinante dei Sueños è la varietà dei soggetti rappresentati, questi
anche se non estranei alla satira quevediana, acquisiscono un maggior dettaglio plastico – visivo
perchè sono inseriti in fantastici paesaggi infernali. Il prologo contiene un dettagliato ritratto
satirico che riproduce la figura di un soldato, ponendo in primo piano il fatto che alcune parti si
staccano dal corpo stesso, assumendo vita propria; immagini che rievocano le caricature del
Licenciado Cabra e delle monache del Buscòn.
Nel Sueño del Juicio Final l'antefatto è costituito dalla lettura del libro del Beato Ippolito, che
diviene l'inferno di Dante nella successiva versione dei Juguetes de la niñez, lettura che scatena
la finzione narrativa in cui si trova coinvolto il protagonista, costretto a vivere in prima persona
la fine del mondo ed il momento del Giudizio Finale.
Nella prima fased del Sueño, che descrive l'uscita dei defunti dai loro sepolcri, appaiono molti
ritratti di gruppo. E' sempre presente il meccanismo della deformazione fisica e