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<<OBLITA ITINERA ROMAE>>: LA CITTA' ONIRICA DI DOMENICO GNOLI E GIORGIO VIGOLO

Goethe nutriva una grande ammirazione per la città di Roma. Tra le componenti vertigine delle fondamentali che suscitavano fascino della città romana, risaltano le sedimentazioni storiche e il gioco illusivo delle ombre e dei riverberi lunari sugli scenari notturni (ciò che emerge dai resoconti dei grandi artisti europei impegnati nel Grand Tour). Due modalità di resa dei tratti all'interno dei resoconti, possono essere elencate che rendono unica la capitale dei Cesari e dei papi: le vie che conducono al cuore dell'immagine di Roma e alla decifrazione dell'enigma millenario, poggiamo sulla duttilità di scritture che oscillano tra: La trasfigurazione onirica del paesaggio e il recupero di un passato che ostende le proprie spoglie, Il sostrato archeologico su cui sono impalcate la città medievale, rinascimentale e...

quellabarocca. L'esercizio di equilibrio consiste nel tenere assieme le coppie antinomiche ricorrenti nel narrato di questo spazio saturo di significati e risulta ancora più delicato se chi fa ciò si propone di rispettare l'aura del Sublime (dissipata dall'estetica moderna). Tra i tanti, ci sono due indagatori del Genius Loci insediatosi tra le pietre dell'Urbe: Domenico Gnoli (intellettuale Italia post-unitaria) e Giorgio Vigolo (poeta e musicologo scoperto da Onofri). Numerosi sono i punti di contatti, sia per la poesia che per gli interessi culturali, tra queste due personalità. Gnoli ha inaugurato con Pascoli e d'Annunzio il Novecento della poesia, il classico Gnoli si era assunto il compito di esortare i giovani al rinnovamento del codice lirico, anticipando le più radicali prese di posizione di Lucini e dei gruppi crepuscolare e futurista senza incorrere nella svalutazione della tradizione. Vigolo è riuscito a costeggiare le

Più rilevanti esperienze della modernità otto-novecentesca (Rimbaud, la temperie vociana, Ungaretti del Sentimento del Tempo) per poi ribadire la propria scelta di rimodulare la pronuncia classicista sui registri del tragico.

Si registra una coincidenza che non può essere casuale tra gli oggetti dell'attenzione studio monumenti e delle chiese di Roma viaggio in dei due autori, dallo dei , al Italia di Goethe filologia belliana saggi, alla . Gnoli, ha pubblicato diversi goethiani volume di traduzioni Gli amori di, ma soprattutto ha licenziato un : Volfango Goethe; Vigolo Weimar mentre ha dedicato al grande una discreta mole di nell'Ideario Belli riflessioni e saggi di traduzioni, sommersi . In merito a , che era Belli e i suoi scritti ospite assiduo del padre di Domenico Gnoli, l'ampia disamina inediti i, deve aver costituito un punto di partenza preciso per il lavoro di Vigolo, Sonetti Il genio di culminato nell'edizione dei di Mondadori e dei due densi.

vista della città nel corso delle stagioni e delle ore del giorno. La loro conoscenza approfondita dei luoghi simbolici di Roma si riflette nella scrittura di "La Virgilia", in cui vengono descritti dettagliatamente i luoghi visitati dai protagonisti. Le indagini di Vigolo e Gnoli hanno un ruolo fondamentale nella narrazione del romanzo. Grazie alla loro curiosità e alla loro passione per la storia e l'arte, riescono a scoprire luoghi nascosti e dimenticati, restituendoli alla luce e alla memoria collettiva. La loro ricerca si basa su una pluralità di fonti, che vanno dalla letteratura antica alla tradizione popolare, dalla storia ufficiale alle leggende e ai racconti popolari. La familiarità di Vigolo e Gnoli con le piazze, le chiese e i siti monumentali di Roma deriva dalle lunghe passeggiate guidate dal padre di entrambi, un esperto conoscitore dei luoghi e della loro storia. Queste passeggiate sono diventate un'abitudine per i due poeti, che hanno imparato a guardare la città con occhi attenti e a coglierne i dettagli più nascosti. Il contatto visivo con gli scorci panoramici della città, osservati dalle loro case situate in punti strategici come il Campidoglio e il lungotevere dei Mellini, ha contribuito a formare le loro reminiscenze e a ispirare la scrittura di "La Virgilia". Grazie a questa prospettiva privilegiata, Vigolo e Gnoli hanno potuto osservare i cambiamenti della città nel corso del tempo e cogliere la sua essenza più autentica. In conclusione, le indagini vigoliane e il ruolo di Gnoli nella stesura di "La Virgilia" sono elementi di grande rilevanza nella critica letteraria. Grazie alla loro conoscenza approfondita dei luoghi simbolici di Roma e alla loro passione per la storia e l'arte, Vigolo e Gnoli sono riusciti a restituire alla luce una Roma nascosta, offrendo al lettore un'esperienza di amore esclusivo per la città eterna.

Prospettiva della luce sulle cupole e i campanili, proiettando i loro sentimenti sui paesaggi di riferimento. Nel periodo di estrema maturità (per Vigolo si protrae fino ai 90 anni) la camera con vista poeta torna a visitare la “finestra sul Lungotevere”, da cui guardava e assorbiva le immagini di cieli battaglianti di accensioni e ombre, che riflettevano la natura cangiante della città.

Canto del destino La finestra sul LungotevereIn si legge (pag. 21); nella successiva raccolta, Ripetta ripropone la stessa situazione, con un più accorato e amaro avvertimento del trascorrere del tempo, sospeso invano durante le ore notturne e ritrovato nella sua durezza nell’anziano poeta. (pag.21).

Appare sorprendente la circostanza che vede i due poeti rimarcare la propria appartenenza romana. In questo modo si nota come, ponendosi sotto la protezione dei lari capitolini, le due liriche possono essere considerate programmatiche nel legame con il suolo natale per rendere ragione.

della propria disposizione di .Nuove odi tiberine Roma, AmorNelle (1885), il componimento: vive dell’inizialenascita di Gnoli e lo spirito dei luoghidentificazione tra la i, quintessenziato dallasquilla della tromba. (pag.22)

Nuove poesieVigolo, nella sezione (1957-66), collocata in chiusura de La Lucel’attenzione sulla salva di cannoneRicorda, evoca la sua venuta al mondo, puntandoche al Quirinale risuonava nell’aria invernale; (correlazione tra spari di cannone ecuore di bambino che batteva forte per paura di nascere). (3 dicembre).

L’adolescenza e la giovinezza passione per Roma e la, accrescono in loro laconoscenza delle sue attrattive. L’inclinazione per la musica , in particolare inVigolo, li conduce nelle chiese e negli oratori, dove possono infiammarsi all’ascolto diPalestrina, calandosi nell’atmosfera atemporale delle basiliche.

città Domenico GnoliLa di cui fu testimone e storico si offre all’occhio delloproprio carattere

ibridospettatore senza celare il , risultato di demolizioni econtraffazioni dell’antico in nome del riuso di materiali e del principio simbolicodell’avvicendamento tra mondo pagano ed ecumene cristiana . Questaepoche e tecniche costruttivemescolanza di stili e la coesistenza in uno di tracce didiverse, da una parte agevola l’opera degli studiosi propiziando lo scavo il diacronia,da un’altra conferisce alla dimensione spaziale l’alone di decadenza e di spettralità.Tutto ciò dava a Roma un aspetto bizzarro, tragico e unico.volontà di papi e cardinaliTale stato di cose, che in passato era stato , che volevanoaccreditarsi come continuatori dei fasti imperiali, edificando i loro palazzi e chiesebrusca accelerazionesu macerie di edifici preesistenti, subisce una con l’Unità e lospostamento della capitale del Regno nella sua sede naturale.La nuova Italia, quella del Risorgimento (1815-17), necessita di ampi spazi

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“persventramento” di Romainnalzare i suoi trofei. Così, si dà avvio allo “ , processo cherealizzazione di via della Conciliazioneterminerà solo con la , sacrificando buona parteGnoli storico dell’artedel Borgo a ridosso di San Pietro. , , non si scandalizza di fronteL’arte è in stretto connubio conai mutamenti dovuti alle esigenze della modernità.il suo tempo e con la cultura che la esprime , è giusto, quindi, che ciascuna epocaintervenga imponendo il proprio sigillo sul patrimonio giuntagli dagli antenati.giustificareInoltre, la fervida fede di matrice risorgimentale, lo spinge al’ammodernamento dei quartieri storici.Gnoli, mostra come siano gli stranieri ad essere maggiormente delusi daicambiamenti subiti dala città. Lo sono perché questo rischia di andare ad intaccarepatria universalequello che è il ricordo che hanno di essa (ossia quella di una ).Il maggior contributo dello studioso

all'analisi delle stratificazioni della città, è stato Romarappresentato dal volume (1909): il libro è correlato da un importantestoriaapparato iconografico, e lascia trasparire una duplice natura: al trattato sulladegli sviluppi dell'arte in Roma dalla caduta dell'Impero fino all'Unità d'Italia si vieneaffiancando un baedeker, con una struttura originale. L'autore rigetta il criteriodella continuità spaziale tra i singoli luoghi notevoli, seguendo il filo delle affinità deigeneri e delle forme. Si leggono pagine in cui sono allacciati riferimenti monumentalinecromanticainsigni e quelli obliati, produce un'esperienza. Che altro sono le città per chi ne ignora la storia? Se non pietre e sassi mantenutiinsieme? Ma per chi la conosce, gli edifici sono cosa viva, ne vedono chi ci viveva eanimava quelle strade (Gnoli). Gnoli ha davvero traghettato gli studi di romanisticadalla cultura antiquaria di

Stampo ottocentesco ad una moderna percezione che geocritica gli avvenimenti si connettono nella sua mente al diremmo "“ ”". Per Gnoli, luogo dove si svolsero, e da esso viene l’eccitazione della fantasia, l’impulso a ricercare le biblioteche e gli archivi per evocare i personaggi e le età lontane, facendo muovere gli uni e gli altri nel teatro delle loro azioni. La Roma di Leon X Alla penna dello storico, si deve il volume postumo (1938), . Quadri e studi originali indagini svaghi curiali, al, che raccoglie dedicate agli emblemi cenatismo, alle cacce, ai processi, alla tradizione delle pasquinate. La capacità dell’autore oltre steccati dei generi e dei registri La di muoversi gli stilistici prefissati rientra tra gli studi dell’arte locale, è un testo, che, in discorso filosofico particolare chiese, innalzandosi però a, nella conversazione condotta con agio e distinzione dei modelli cortigiani del Cinquecento. In questo testo: Filarco ovvero

delle chiese di Roma, Gnoli espone le sue convinzioni in materia di recupero e contemplazione del lascito artistico dei secoli passati. L'atteggiamento freddo dell'erudito che si accosta ai resti del passato, poetico solo per fini pratici, non conviene al pellegrino, assetato di Bellezza; quest'ultimo, infatti, si muove mosso da un anelito spirituale. Per tali ragioni, il dialogo avviato con una signora, scettica riguardo all'attrazione dell'autore nei confronti delle chiese di Roma, verte sulle chiese come luoghi di raccoglimento del passato, che da una parte permettono il genio umano di produrre opere meravigliose, dall'altra concentrano il pensiero e il lavoro di tanti secoli. Le chiese si presentano come Musei meravigliosi dove si condensa il pensiero e il lavoro di tanti secoli. La loro predisposizione
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A.A. 2019-2020
17 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Rossella_romano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura moderna e contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Gialloreto Andrea.