Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 33
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 1 Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 33.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Letteratura Italiana Contemporanea, prof. Cirillo, libro consigliato Sulle tracce del surrealismo italiano, Cirillo Pag. 31
1 su 33
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

11. LA PIETRA LUNARE DI TOMMASO LANDOLFI.

Il primo romanzo di Landolfi, La pietra lunare, sembrò essere meno trasgressivo sotto il profilo

linguistico rispetto ai racconti di Dialogo dei massimi sistemi e Il mar delle blatte; è un romanzo

fantastico, incorniciato da due citazioni romantiche, una di Novalis e una di Leopardi, che può

sembrare un ritorno al classico, quasi assimilabile alle opere che parlavano di matrimonio tra Cielo

e Inferno o comunque di questo stampo; si rivela invece trasgressivo proprio come gli altri racconti

e la vera protagonista continua ad essere la parola.

Si racconta dell’amore di Giovancarlo, studente sena lavoro e senza età, per Gurù, metà donna e

metà capra ed è come se Landolfi narrasse del suo amore per la parola e del suo desiderio

attraverso la parola, Gurù infatti altro non è che il linguaggio stesso. sin da ragazzo infatti l’autore

avrebbe voluto creare un proprio linguaggio, così Giovancarlo che si addentra nell’universo

stregato e inverosimile di Gurù, ma se ne allontanerà poi per tornare alla normalità; anche Landolfi

quindi incassa la sua sconfitta.

Si dice che in questo romanzo Landolfi procede a caporitto, quando la teatralizzazione si

impadronisce delle scene di provincia, e a capofitto, quando tra simboli e figure descrive scene

lunari e demoniache; le parole che ricerca l’autore sono quelle tronfie, che gli nascono nel cervello,

quelle figurate, retoriche e che contemplano anche l’errore, inteso come rischio, violazione, come

miscuglio inteso nel senso landolfiano, cioè passare dal sopra al sotto, da uno stato all’altro, dove

la metamorfosi è normalità e l’ossimoro domina e tutto ciò lo ritroviamo proprio in Gurù, una

donna-capra, con la voce soffice e rauca, con le gambe da donna e i piedi di capra, con gli occhi

vestiti di pudore e lussuria.

Il dualismo tra realismo e surreale, tra fantasia e paradosso, sono vie di fuga dai limiti imposti,

spontaneità e naturalezza, così anche la familiarità per l’orrido e per il grottesco, diventano invece

desiderio di liberazione, di immersione nello stato di natura, inconscio e magico, dove l’uomo non è

più distinto dalle cose e le parole partecipano alle cose stesse.

Landolfi si muove tra il mondo solare, quello realistico e con creature a caporitto (il paese), e quello

lunare, simbolico e a capofitto (la foresta); il romanzo sembra essere condotto secondo la struttura

classica, con indizi, pause e ritardi e così l’impianto sintattico, anche se c’è poi una divaricazione

evidente tra sintassi e lessico che deriva proprio dal gioco dell’autore, che esce dal mondo in cui le

parole sono statiche per infilarsi in un mondo in cui le parole vengono rigenerate.

In La pietra lunare vediamo una vera e propria disumanizzazione della donna, quella del mondo

solare come donna borghese, madre, moglie e figlia, descritta con fattezze molli e cadente, pance

gonfie, gambe muscolose; ancora una volta la messa in ridicolo dei tabù legati alla donna, si può

dire. La donna lunare, Gurù, invece ha il ventre piatto ed è sterile, nervosa, demoniaca; se

solitamente, come appurato da Frye, la relazione erotica di tipo demoniaco è simboleggiata da

streghe, sirene o simili, Landolfi fuoriesce dagli schemi e utilizza la donna-capra, sintesi perfetta

della sua visione di un universo reversibile e scambiabile, come emerge dalla scena

dell’accoppiamento tra la capra e la donna, con uno scambio di ruoli e connotati che ricorda una

vera e propria metamorfosi.

E ancora tale processo viene associato alla materia, non a caso le più belle immagini della luna o

della natura godono della lucentezza e della materialità dei minerali, a sostituire un’umanità

degradata; il gioco di Landolfi ha il suo punto massimo proprio nella violazione del linguaggio

convenzionale e ciò emerge in particolar modo dall’ultima tappa del viaggio di Giovancarlo, quando

arriva alla presenza delle tre Madri, proprio al punto di congiunzione tra vita e morte. rapimento,

vertigine, fascinazione e possesso di Giovancarlo sono espresse attraverso visioni stilizzate con

un lessico che esprime terrore e gelo e impossibilità ,che fanno quindi riferimento al campo fisico e

corporeo, pur essendo lo stupore del ragazzo di tipo intellettuale e non erotico; a questo punto

Giovancarlo si trova di fronte a un codice linguistico nuovo che può assimilare o dal quale può

fuggire, rispettivamente esistere o non esistere, ciò viver nel reale, come fa il ragazzo che pur

avendo visto la nuova realtà sceglie di non fondersi con essa.

12. PAOLA MASINO.

Paola Masino è nota soprattutto per il romanzo Nascita e morte della massaia, che l’autrice

stessa presentò come simbolo della speranza non solo in alcuni momenti della storia ma anche in

alcuni momenti della propria vita, per questo spesso è stato visto come lo sfogo di una donna,

quindi di carattere essenzialmente femminista, ma il testo va ben oltre, volendo presentare le

sofferenze e le insoddisfazioni degli intellettuali non allineati in quegli anni.

Spunto del romanzo si pensa essere stato un soggiorno della scrittrice con il compagno, Massimo

Bontempelli, presso Venezia, non vissuto bene dalla Masino, che si sentiva calata in un ruolo che

non le apparteneva; secondo l’autrice l’arte non poteva fermarsi al costume contemporaneo ma

doveva arrivare a toccare l’universale, quindi il suo romanzo non si fermava alle farneticazioni di

una massaia ed è proprio per questo che, pur avendo la Masino pochi lettori, il regime bloccò la

pubblicazione come disfattista, dato che pretendeva di evadere da rigide serietà, falsità e retorica.

Era già avvenuto che la rivista Le Grandi firme fu chiusa per aver pubblicato un suo racconto,

Fame, ritenuto scabroso e offensivo per la morale comune.

Anche in America la Masino si era guadagnata la fama di antifascista e ciò si vede confermato

quando Nascita e morte della massaia comincia ad essere pubblicato a puntate ma con le dovute

eliminazioni di riferimenti al regime; prono per la pubblicazione con Bompiani,. Nel ’44 la tipografia

viene bombardata e solo due anni dopo il libro sarà stampato con un disegno di de Chirico in

copertina; sarà solo con la ristampa del 1978, con la copertina di Savinio, che esso riceverà le

attenzioni dovutegli.

La scelta della copertina non è casuale, si ricorda che i fratelli de Chirico sono infatti ritenuti come i

maggiori esponenti della metafisica e come i precursori del surrealismo, infatti il romanzo richiama

atmosfere tra il metafisico e il surreale. Si presenta effettivamente come un pastiche tra le

scenografie dell’Ebdomero e dei racconti saviniani, plasmando dall’altra parte situazioni sospese in

uno spazio intriso di vuoto e morte che ne fanno una scrittura personalissima.

Una vita passata senza aver vissuto ma condotta sul filo di una follia latente e paranoica fino ad

organizzare il proprio funerale è quella della massaia, la cui vicenda è proprio legata da un filo

conduttore che è la morte, l’interrogazione su di essa, la paura di essa, la rassegnazione: tutto ciò

sfocia in desiderio di morte, arrivando a una sorta di suicidio psicologico dato dalla sua costante

preoccupazione di gestire tutto, dalla casa alla sua stessa morte.

Sin dal titolo, il romanzo è proiettato sulla fine, attraverso un percorso fatto da invenzioni, funzioni,

illusioni e fughe, intesa sostanzialmente come fuga dalla società, tanto che ciò che resta in bocca

a fine lettura è un vuoto opprimente, l’impressione di vivere in un universo senza scopi e di uomini

pieni di colpe; scene e sequenze si accumulano senza seguire una vera trama, infatti segue poche

coordinate quali infanzia, matrimonio, guerra e morte; il passato si presente come elemento di

raccordo tra il passato e il futuro, i ricordi e la morte quindi.

Il presente è invece uno stato di trance in cui vive la massaia, ritagliata in due poli che sono spazio

e tempo intesi come categorie mentali e astratte, lontane dalla vita degli individui normali. L’unico

tempo felice è quello vissuto in un baule, fino a 18 anni, dove dormiva, mangiava, leggeva e

viveva, in una condizione paradossale; lì poté imparare a ragionare da sé e a chiedersi il senso

delle cose che la circondano, protetta dal padre e ancora lontana dalle grinfie di una madre che

rappresenta la classica donna borghese.

Il baule va inteso comunque come spazio mentale e astratto, come punto in cui confluiva ciò che

per il gusto comune è inutile e dove la bambina poteva fingersi tranquillamente morta, abituandosi

a vivere in questo modo con quello che resta di ogni cosa, la morte appunto. La fanciulla viene

inoltre trattata come fosse un oggetto, spolverata, lavata, benedetta durante il periodo pasquale;

tutto ciò è sinonimo dell’incomunicabilità che affligge la società.

La ragazza comincia a morire quando, arrivati i 18 anni, decide di accontentare la madre e uscire

in società, con tanto di festa di ingresso che non la rende meno distante dalla società borghese

falsa e senz’anima, sulla scia, seppur attenuata, di Pirandello. Da quel momento tra carnevalesco,

grottesco, nero fino ad arrivare all’assurdo e al paradosso la Masino ribalta gli schemi sociali ed

economici, attacca i modelli di convenienza con un espressionismo che naviga tra stili e generi

diversi e senza ordine, creando volontariamente confusione attraverso il passaggio inspiegato da

prima a terza persona nei monologhi della massaia.

Nei primi 18 anni di vita la bambina parlerà poco, il suo linguaggio sarà fatto di gesti, posture

insolite, mentre la madre e i familiari parleranno molto; molta importanza assume l’abito, marchio

dello stato d’animo e dello stato sociale che scandirà tutte le tappe della vita della massaia; l’abito

semplice indica libertà e rivolta, quello provocante segna il passaggio dalla fanciullezza all’età

adulta, l’abito turchino rappresenta l’amore mai raggiunto; la massaia vestirà in pigiama e vestaglia

durante una serata in maschera per dare uno schiaffo all’alta società e durante la guerra vestirà

con un sacco per solidarietà con la povera gente. Ma ottusità e indifferenza ne faranno un abito di

tendenza, tanto che anche le signore per bene indosseranno il saio.

Inoltre i personaggi hanno sempre a che fare con il cibo e sono ingordi, sinonimo dell’ingordigia

intellettuale e dell’inerzia esistenziale, mentre in altre prose, riguardo la guerra soprattutto, parlerà

della tragedia della fame e dalla carenza di cibo nelle sue storia si generano sentimenti puri come

solidarietà, il sacrificio, l

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher agnocchetti95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cirillo Silvana.