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b. LA LETTERATURA MEDIOINGLESE: DAI NORMANNI AL XV SECOLO
Nel 1066 l’Inghilterra diventa territorio normanno. Sul territorio sono presenti
tre lingue: il volgare (l’inglese) parlato dalla gente comune, il normanno (lingua
politica) e il latino (lingua della Chiesa). Verso il XII secolo ci sono testimonianze
di lingua omiletica (principalmente in prosa) di linguaggio medio inglese. Un
esempio è la “Ancrene Riwle” (Regola delle anacorete) composto per tre sorelle
che decidono di entrare in religione diventando recluse.
Nel XIII si diffonde la predicazione con un fine moraleggiante (scene e storie di
vita quotidiana in lingua accessibile e chiara).
Nel XIV la cultura inizia a laicizzarsi e il volgare diviene lingua aulica, in senso
lato. Si sviluppa la letteratura mistica con Rolle de Hampole e Hilton, autore di
“The scale of perfection” (la scala conduce alla contemplazione del Dio d’amore
e di Sapienza). Sono presenti anche voci femminili come Giuliana di Norwich,
autrice di “A book of showings” e “Relations of divine love”. Si unisce
l’individualismo umano misto alle dottrine religiose.
Contemporaneamente si sviluppano la produzione lirica e comica. Una serie di
fiabe come “The owl and the nightingale” (contrasto tra il gufo e l’usignolo con
la rappresentazione dei loro pregi e difetti) e “The fox and the wolf” sono
narrate e presentano tratti fiabeschi e di leggerezza. “Land of cokaygne” è il
primo esempio di produzione comica medioinglese. A partire dal 300 si diffonde
la produzione lirica a carattere popolare. La produzione si divide in liriche
religiose, secolari e satiriche. Quella religiosa raffigura molte volte Cristo in
veste da re-guerriero. Nella lirica secolare ricorre molto spesso il topos del
risveglio della natura durante la primavera e della tematica amorosa.
Verso la fine del 1200 il romanzo cavalleresco si diffonde attraverso due filoni
tematici: il filone bretone (ricco di illusioni magiche e amori appassionati. È
incentrato sulla figura di Re Artù) e il filone carolingio (celebra Carlo Magno
come eroe guerriero. I temi sono legati alle battaglie e alla religione).
Laʒmon può essere definito l’ultimo epigono della letteratura epica
anglosassone e il primo a porre Re Artù come eroe e conquistatore. Agli inizi
del 1300 risalgono romances che si concentrano su amori, vendetta,
riconquista. Re Artù rappresenta “l’essenza della tradizione romanzesca”;
alcuni esempi sono “Arthur and Merlin” (incompiuto) o la “Morte Arthure” (detta
allitterativa). In quest’opera è presente l’amore tra Lancillotto e la regina, ma
solo la campagna del re determinerà la sua disfatta.
Il Gawain-poet: la tecnica dei poemi allitterativi è riapparsa verso il 1300 e il
più importante è “Gawain and the green Knight” al cui autore sono attribuite
anche le opere Pearl, Cleanness, Patience. L’opera è divisa in FITTS e in stanze
di diversa lunghezza formate da una sezione principale in versi allitterativi
collegati (mediante un verso di 2/3 sillabe: bob) a una sessione fissa (WHEEL) a
rima alternata. Gawain, cavaliere della tavola rotonda, accetta la sfida del
cavaliere verde. Il primo nucleo narrativo si incentra sulla presentazione della
figura del Cavaliere Verde e sulla sfida a giocare alla decapitazione: la
stranezza e i trattoi “mostruosi” del cavaliere vengono neutralizzati dall’etica
comune del tempo e dalla “finzione letteraria” dell’apparizione. Il secondo
nucleo si concentra sull’esperienza erotica cortese (tema di origine folklorica),
che è rielaborata nell’opera secondo “lo scambio delle prede”. Gawain è
vittima di seduzione da parte di una dama e che non riesce a rifiutare
apertamente per cavalleria, ed è quindi preda. Alla scena si contrappone la
serie di battute di caccia che capovolge i ruoli. La “virtù” di Gawain, che cede
alla richiesta della dama e si conclude in uno scambio di doni, porta in sé
simboli secolari. Ad esempio lo scudo o stella a 5 punto è metafora di virtù
come la lealtà e la fedeltà, ma anche delle cinque ferite di Cristo e delle cinque
gioie di Maria. A sua volta il Cavaliere Verde non è altro che Berilak,
trasformato dalla fata Morgana. Gawain costretto ad affrontare orchi e draghi,
invocando Dio chiede aiuto e rifugio e in un attimo gli si materializza il castello;
il sogno diventa realtà, in relazione al ristoro corporale e spirituale.
Il Pearl ha un organizzazione sintattico-metrica molto complessa, un’attenzione
dream-poet
all’uso della refrain, della concatenatio. È un (poema-sogno), un
genere letterario molto diffuso nel Medioevo. La scena si apre in un giardino
onirico, dove il narratore sognatore si addormenta; il protagonista viene
presentato come un gioielliere che ha perduto una pietra preziosa. Nel locus
amoenus del sogno gli appare una bellissima donna (la perla) che viene
identificata come la figlia morta del gioielliere. Perla appare come una regina
sposa di Cristo. Il tema della Grazia Divina si ricollega al tema della salvezza. Il
“padre” non può che accettare con umana umiltà il destino di Perla e le chiede
di mostragli Gerusalemme, in cui non può accedere. Tenta di raggiungerla ma
si ridesta dal sogno. Perla è l’incarnazione della purezza, dell’innocenza e della
grazia che unisce l’umano al divino, tra il sogno e la realtà. I poemi Patience e
Cleanness sono collegati allo stesso autore sia sul piano metrico che stilistico: i
poemi presentano i temi della virtù, della lealtà e fedeltà (trawthe). Nelle opere
questi concetti vengono trattati secondo un punto di vista negativo: la
mancanza e la poca pratica di virtù hanno conseguenze negative.
Langland: le combinazioni allitterative connesse al dream-poem si ritrovano
anche nella più complessa opera “The Vision of Piers Plowman” (Piero
l’Aratore). L’opera è composta in un dialetto sudoccidentale, che rispetto a
poemi come il Gawain è molto più conosciuto anche per i temi religiosi. La sua
grandezza e popolarità sono però legati alla complessità strutturale e da
analizzare a livelli. Poco è quanto si conosce dell’autore, nato forse nel 1330
nelle contee dell’Inghilterra centrale. L’opera è stata sottoposta a continue
revisioni, infatti ci sono state tramandate 3 distinte revisioni: A, B e C e forse
una quarte la Z. Il testo B consiste di 7250 versi allitterativi, ripartiti in un
work in progress,
Prologo e venti sezioni. L’opera rappresenta un continuo un
continuo viaggio di ricerca di risposte a interrogativi. Il protagonista è Will
(come l’autore ma anche come Volontà) che ci conduce attraverso le fasi della
sua ricerca. Il Prologo e i primi sette passus formano un coerente blocco
narrativo, mentre i restanti 13 formano la Vita di Dowel, Dobet e Dobest. Nella
Visio emerge la situazione del protagonista: colui che, vivendo in una società
corrotta, cerca un rapporto con il regno di Dio. Si ha un intreccio di linguaggio
umile e solenne, vita terrena e ricerca spirituale. Nella Vita, in particolare,
l’uomo, nel suo pellegrinaggio spirituale, incontra “personificazioni” di figure
come Studio, Pensiero, Ingegno…
Gia la scena si apre con un luogo in cui l’umanità vive e confina da una parte
con una Torre, che rappresenta la dimora di Verità, e dall’altra con il Castello di
Dolore. Questa è una metafora per dire che l’uomo vive tra il Paradiso e
l’Inferno. Nella prima parte dell’opera ci si concentra sulla salvezza individuale,
mentre dal V passus durante il secondo sogno di Will, il tema diventa collettivo.
Nel sogno appare Piers L’Aratore, incarnazione di Dio che ha il compito di
indicare al popolo la strada verso la Verità e la salvezza.
Gower: John Gower che opera negli ambienti delle corti di Riccardo II compone
Mirour de l’homme, Vox clamantis e Confessio
tre importanti opere tra cui
amantis. Le prime due si concentrano sullo stato di degenerazione morale e
l’animo terrorizzato a causa dei disordini sociali dell’epoca. La Confessio
amantis (1386) è organizzata secondo una serie di storie chiuse da una
cornice. Amans, alter ego dell’autore, è il protagonista che prega Venere di
liberarlo dalle pene dell’amore e la dea gli impone di confessarsi dal suo
sacerdote Genius. Durante la confessione vengono discussi i sette peccati
capitali; emerge una concezione dell’amore legata alla religione che viene
narrata attraverso uno stile fluido e melodioso.
Chaucer: è il maggior poeta della tradizione letteraria dell’Europa tardo-
medievale. Nasce a Londra intorno al 1340 da una famiglia di ceto mercantile.
Diventa soldato nelle spedizioni in Francia e ricopre incarichi diplomatici e
politici; la carriera letteraria non è mai stata la sola predominante nella sua
vita. Muore intorno al 1400 ed è sepolto nell’Abbazia di Westminster. La prima
The book of the Duchess
opera è ha un destinatario aristocratico, come quasi
tutte le sue opere(piccola nobiltà di corte che usava il volgare inglese anche
The Legend of Good Women
come lingua letteraria), mentre non è destinata ad
Canterbury Tales,
un pubblico reale. L’opera più importante sono i ovvero
un’opera che presenta i tre ordini sociali (religioso, aristocratico, popolo
lavoratore) e inoltre un quarto formato da lavoratori e artigiani. All’interno di
questa divisione, però, i limiti si annullano: ad esempio il religioso più
spiritualmente elevato è il Parroco di campagna e non uno di maggior livello.
L’opera si presenta come una commistione di generi e stili, con riferimenti a
modelli francesi e italiani.
The book of the Duchess (poema-sogno)
L’opera si presenta come un poema
che deve consolare l’aristocratico che ha perso sua moglie. Il poema si apre
con la tematica di Alcione e Ceice che il narratore sta leggendo dalle
Metamorfosi quando si addormenta. In sogno il poeta incontra un cavaliere in
nero che gli racconta la sua storia d’amore con la più bella delle dame, ora
morta. The Parliament of Fowls
Anche nell’opera il tema è la natura dell’amore. Dopo
aver letto il Somnium Scipionis, il narratore si addormenta e in sogno appare
Scipione che è la sua guida. In un locus amoenus, durante il giorno di S.
Valentino, ci sono tre aquile che hanno puntato tutte la stessa femmina e inizia
una lotta. Allora interviene la Natura e lascia la scelta alla femmina; da qui