Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Introduzione ai media e sociologia dei processi culturali, Prof. Miconi, libro consigliato It's complicated, D. Boyd Pag. 1 Riassunto esame Introduzione ai media e sociologia dei processi culturali, Prof. Miconi, libro consigliato It's complicated, D. Boyd Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Introduzione ai media e sociologia dei processi culturali, Prof. Miconi, libro consigliato It's complicated, D. Boyd Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Introduzione ai media e sociologia dei processi culturali, Prof. Miconi, libro consigliato It's complicated, D. Boyd Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

4. INCONTRI SESSUALI PERICOLOSI / IL PEGGIOR INCUBO PER UN GENITORE

I genitori in comunità benestanti condannano la relazione di un adolescente con persone più

grandi; ma in comunità più basse questo è accettato e desiderato: un uomo più grande è più

maturo e responsabile. Possono sviluppare relazioni non sane con persone più grandi ma ci sono

molti casi di abusi anche tra pari.

5. DARE LA COLPA ALLA TECNOLOGIA / OCCHI SULLA STRADA DIGITALE

Quando gli adolescenti sono in difficoltà si rivolgono ai social media, molti manifestano ciò che

stanno passando gridando aiuto nei post, spesso venendo ignorati (o perché sono anonimi o

perché nessuno si preoccupa). Internet non è solo un luogo dove avvengono relazioni malsane ma

anche un posto dove condividere la propria sofferenza; da qui nasce l’esigenza di qualcuno che

riconosca dei segnali e agisca. Esistono opportunità di sfruttare le tracce lasciate per intervenire

sugli adolescenti, ma serve innanzitutto una società in cui gli adulti aprano gli occhi (occhi

condivisi) e prestino attenzione a tutti, non solo ai propri figli. 6 di 11

CAPITOLO 5: BULLISMO

1. DEFINIRE IL BULLISMO NELL’ERA DIGITALE

Non esiste una definizione universale di bullismo, ma viene indicato come una pratica in cui

qualcuno con un potere fisico/sociale diverso sottopone a un’altra persona un’aggressione sociale,

fisica o psicologica ripetuta. Le tecnologie complicano il modo in cui le persone intendono il

bullismo. La persistenza della visibilità nei public in rete aggiunge nuova dimensione alle modalità

in cui è costruito e compreso il bullismo. Le interazioni crudeli tra adolescenti lasciano tracce che

permettono agli altri di capire gli eventi. Maggiore visibilità può aumentare la presenza di testimoni

creando nuove opportunità di intervento, ma anche più violenza emotiva di un atto di bullismo,

spingendo a dare per scontato che la tecnologia di per sé renda il bullismo più doloroso, anche se

gli adolescenti affermano che sia più stressante quando lo subiscono a scuola. La visibilità quindi

può peggiorare le cose, anche quando i genitori seguono i figli attaccati per difenderli, non

realizzando che anche loro possono fare male ad altri.

2. CHI SBAGLIA?

Il bullismo ha conseguenza gravi, sia per chi lo commette sia per chi lo subisce. La maggior parte

dei bulli reagisce con aggressività perché sta lottando con i propri problemi. Approcciarsi con una

prospettiva punitiva spesso è peggio, così come il coinvolgimento dei genitori, in quanto non

capiscono i dettagli e colpevolizzano il criminale proteggendo la vittima, non riconoscendo la

complessità della situazione. Gli approcci “tolleranza zero”, sono inefficaci e creano ulteriore

sofferenza: creano bulli pur avendo scopo di fermarli.

3. IL DRAMA DEGLI ADOLESCENTI

Molti adulti usano il termine bullismo per riferirsi a ogni forma di crudeltà giovanile, gli adolescenti

lo usano con cautela, descrivendolo usando un linguaggio diverso: pettegolezzi, scherzi,

vandalismo o drama: conflitto performativo e interpersonale che ha luogo di fronte a un pubblico

coinvolto e attivo. A differenza del bullismo (che presuppone vittima e carnefice), riferirsi con drama

permetti di distanziarsi emotivamente agli eventi, non classifica qualcuno come obiettivo o

aggressore. Le persone coinvolte in un drama sono parte di un processo sociale più ampio, e non

per forza considerate aggressive. Permette di sentire un senso di potere, anche quando sta

soffrendo. A rendere un’azione crudele non è l’azione in sé, ma il modo in cui è pensata, percepita

e vissuta. Alcuni soggetti accettano la crudeltà anche quando li fa soffrire, per non sentirsi delle

vittime ed essere considerati deboli. La tecnologia può amplificare o creare nuovi meccanismi di

crudeltà e cattiveria (autolesionismo digitale: domande anonime offensive mandate a sé stessi).

4. ALLA RICERCA DI UNO STATUS SOCIALE

Sebbene gli adolescenti abbiano più autonomia dei bambini, ancora non hanno agentività in molti

aspetti della loro vita. Ma il potere che hanno è quello dello status: creare i loro sistemi basandosi

sui propri criteri. Usano i pettegolezzi per sapere se stessi dagli altri, nel tentativo di essere

considerati popolari mancando di rispetto ad altri. I social media svolgono un ruolo nella lotta degli

adolescenti per la popolarità, permettono di diffondere facilmente le informazioni e consentono agli

adolescenti di tenersi al corrente sulle dinamiche in cambiamento, mantengono più facilmente i

legami sociali. Al tempo stesso i contenuti condivisi non sempre sono favorevoli: si possono

facilmente condividere contenuti offensivi per richiamare attenzione. I pettegolezzi hanno un ruolo

centrale nell’aiutare a creare connessioni: molti spettegolano per inserirsi in un gruppo e stabilire

fiducia, si analizza la propria vita e quella degli altri mantenendosi al corrente. Inoltre

contribuiscono a negoziare uno status sociale: più alto è il pettegolezzo più valore ha conoscere i

dettagli di quella persona; e quando il gossip viene usato per rafforzare il potere diventa bullismo.

7 di 11

5. LA CELEBRIZATION DELLA VITA QUOTIDIANA

Gli adolescenti imparano il valore dell’attenzione e la potenza del gossip osservandosi intorno: i

reality show, i giornali e le notizie sulle celebrità creano un modello sui media per capire il

funzionamento e il contribuito alla creazione del drama a scopo di intrattenimento; pratiche che

influenzano la modalità di attenzione. I social media permettono di agire come celebrità:

l’attenzione tramite i social può però essere sia piacevole sia devastante. I social hanno cambiato il

modo per gli adolescenti di diventare famosi, seguendo gli esempi di star nate da YouTube,

creando l’illusione che la fama sia accessibile più rapidamente. I social media permettono anche

l’interazione diretta con le star eliminandone la distanza. Ma la celebrità può essere soffocante: i

presunti benefici della fame e della ricchezza vs. continuo essere sotto esame e l’assenza di

privacy. Quando i giovani arrivano sotto i riflettori vengono definiti microcelebrità, hanno il loro

pubblico di nicchia e ritrovano sia costi che benefici delle attenzioni: apprezzano il feedback

positivo, e al tempo stesso sono colpiti pesantemente dalle pressioni che hanno attorno a sé.

Quando raggiungono una grande attenzione e visibilità su internet, feedback positivi e attacchi

viaggiano di pari passo; la cattiveria è un effetto collaterale della fama.

6. AFFRONTARE UNA CULTURA DI CATTIVERIE E CRUDELTÀ

In questi ambienti emergono conflitti interpersonali, gli adolescenti lottano per la reputazione, lo

status e la popolarità. L’attenzione diventa un bene di consumo e a volte drama/scherzi possono

ferire. il comportamento degli adolescenti non è cambiamento in merito ai social, non hanno

alterato le dinamiche di bullismo, ma solo reso più visibile. Questa visibilità dev’essere usata per

aiutare i giovani che gridano aiuto. Dare la colpa alla tecnologia è da ingenui; ciò che è importante

è riconoscere motivi e obiettivi delle azioni crudeli, al fine di intervenire efficacemente. 8 di 11

CAPITOLO 6: DISUGUAGLIANZA

1. I BIAS NELLA TECNOLOGIA

I nuovi mezzi di comunicazione alimentano la speranza che possano essere utilizzati per colmare i

divari culturali. Le aziende spesso progettano, realizzano e testano nuove tecnologie in ambienti

limitati. Solo quando questi prodotti arrivano sul mercato si capisce che degli aspetti delle

tecnologie o il loro design porta dei bias (giudizio non corrispondente all’evidenza) che influenzano

alcuni utenti in modo sproporzionato. Per esempio si pensava che internet sarebbe stato un luogo

dove classe e razza non contavano, mancando l’elemento visivo; si è scoperto però il contrario, gli

aspetti non mediati dellamvita influenzano anche l’esperienza su internet. I pregiudizi culturali

permeano sui social media, sono espliciti e riaffiorano nei commenti e ne siti di incitamento all’odio.

La possibilità di comunicare con persone di tutto il mondo tramite le piattaforme della

comunicazione può sembrare uno strumento per la tolleranza, perché le tecnologie permettono di

vedere e partecipare in mondi diversi dal proprio. Tuttavia internet non appiana le disuguaglianze

in nessun modo diffuso. Pregiudizi, razzismo e intolleranze sono ovunque: queste vecchie divisioni

influenzano il modo in cui gli adolescenti vivono i social e le informazioni che trovano; perché la

tecnologia permette sì di comunicare in modi nuovi, ma rafforza le connessioni già esistenti.

Internet non può avere la forza di curare malattie sociali esistenti da molto tempo, ma ha il

potenziale di renderle visibili in nuovi modi, a volte costruttivi. Quando gli adolescenti sono in rete

portano le proprie esperienze, rendono visibili i loro valori, speranze e pregiudizi. Attraverso

l’esperienza in un modo mediato si riesce a vedere e affrontare i loro pregiudizi e preconcetti più

pericolosi.

2. IL RAZZISMO ALL’EPOCA DI INTERNET

Quando gli adolescenti vanno su internet portano con sé la propria mentalità. Non solo sul web gli

altri sanno chi sei, ma sempre più spesso sanno interessi e identità. I programmatori

implementano sistemi che rivelano somiglianze e differenze, pratiche conosciute o segrete. Ciò

che diventa visite con gli algoritmi può condizionare la visione dei social nel mondo. Amplificano

tutti gli esempi di vita quotidiana, razzismo e xenofobia inclusi. Alcune persone li usano per

esprimere visioni insensibili o umiliare pubblicamente, aumentando la visibilità degli individui e

delle loro azioni problematiche, ma anche di identificare e molestare altre persone. Questo rafforza

le divisioni sociali che affliggono la società.

3. LA SEGREGAZIONE NELLA VITA QUOTIDIANA

Omofilia: pratica di comunicare con le persone simili. Negli USA è visibile soprattutto nelle

divisioni etniche e razziali. Non è il prodotto di odio e pregiudizio, ma anche un meccanismo di

sicurezza: ci connettiamo di più perché ci vediamo più simili. In rete queste dinamiche vengono

riprodotte dagli adolescenti, comunicando con persone che già conoscono o con cui hanno molto

in comune.

4. LE RETI CONTANO

Il fatto che i social media rendano visibili le divisioni sociali esistenti mette in discussione la

fantasia secondo cui internet dissolverà le disuguaglianze. Eppure avere accesso alla rete non

significa avere stesso accesso alle informazioni, dipende dalla capacità di interpretare le

informazioni e le

Dettagli
A.A. 2016-2017
11 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gianluca.disario di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione ai media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Miconi Andrea.