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V. RAPPRESENTAZIONE DELL’ECUMENE NEL MONDO GRECO
La prima rappresentazione della Terra sarebbe stata realizzata su una tavoletta da
Anassimandro, nel VI secolo a.C. Egli attribuiva alla Terra una forma di cilindro, immobile,
sospeso nell’aria, al centro dell’universo. Solo la parte superiore di questo cilindro risultava
abitata.
Ecateo perfezionerà questa tavoletta (Pinax, in greco).
Egli introduce una toponomastica regionale, collegata all’ampliamento delle conoscenze
geografiche in seguito all’espansionismo territoriale dell’Impero Persiano. Ecateo dona
descrizioni molto più precise dei determinati territori e popoli.
Già dal VI-V secolo a.C. si inizierà ad abbandonare l’idea della Terra piatta, iniziando a
sostenerne la sua sfericità.
Il primo passo verso l’introduzione di un reticolato geografico venne compiuto da Dicearco,
il quale introdusse una linea di riferimento che tagliava orizzontalmente le terre emerse.
VI. I geografi greci del V-IV secolo a.C. si scontrarono con il problema delle dimensioni della
Terra. Fin dal IV secolo a.C., la misurazione si è basata sul principio che sia sufficiente
determinare la lunghezza di un arco mediano e calcolare l’ampiezza dell’angolo al centro
corrispondente.
Il primo studioso che si basò su questa teoria fu Eudosso, il quale calcolò la lunghezza
- della circonferenza terrestre in 400.000 stadi.
La seconda misurazione fu effettuata da Dicearco, che la calcolò in 300.000 stadi.
- Il risultato più preciso fu quello di Eratostene. Il suo calcolo si basava su 3 presupposti:
- che la terra fosse perfettamente sferica e che fosse un piccolo punto nell’universo; che il
sole si trovasse ad un enorme distanza; e che le città di Siene e Alessandria si trovassero
sullo stesso meridiano. I suoi calcoli erano sbagliati di solo 500 km.
Una quarta misurazione fu effettuata da Posidonio. All’inizio calcolò la lunghezza della
- circonferenza terrestre in 240.000 stadi, e infine ridotta in 180.000 stadi.
Quest’ultimo risultato fu adottato da Cristoforo Colombo.
VII. LA GEOGRAFIA DI ARISTOTELE
Aristotele fu il più grande filoso e scienziato dell’antichità. Egli si dedicò alla matematica,
astronomia e dialettica. Si spostò alla corte di Filippo il Macedone diventando precettore di
suo figlio, futuro Alessandro Magno. Rientrando ad Atene, egli fondò una sua scuola, che
guidò per 12 anni.
Aristotele non trattò direttamente di geografia, ma il suo interesse scientifico verso i
fenomeni naturali gli valsero l’appellativo di “padre della scienza geografica”.
Egli concepiva l’universo come sferico, finito e circoscritto in un involucro materiale. Esso
era costituito da 55 sfere, animate da un motore immobile. Al centro del Cosmo, vi è la Terra,
immobile, costituita da quattro elementi (terra, acqua, fuoco, aria); egli aggiunge l’etere, un
elemento perfetto e incorruttibile. Al limite del cosmo c’è la sfera delle stelle fisse e il Primo
Mobile, ovvero la divinità suprema che è la causa di tutti i moti celesti.
VIII. RAPPORTI TRA ROMA E CINA
Già nel 166 a.C. vengono registrati i primi contatti di carattere commerciale tra Roma e la
Cina. Questi rapporti furono molto intensi già a partire dal I secolo a.C. e rimasero tali fino a
quando Roma poté far fronte ai costosi prodotti dell’Estremo Oriente.
Con la dinastia T’ang vi fu un espansione coloniale che causò un maggior controllo sulle aree
circostanti all’impero cinese per stringere alleanze contro i nemici. A questo periodo si fanno
risalire quindi i contatti con l’Impero Romano d’Oriente.
IX. IL PERIPLO DEL MARE ERITREO
Il “Periplo del Mare Eritreo” è un opera del X secolo che fornisce informazioni utili alla
navigazione e ai commerci delle zone dell’Africa, Arabia, Golfo Persico e India, che possono
essere ricostruite grazie ad un testo greco-egiziano del I secolo d.C., tramandato proprio in
questo codice.
Grazie a questo elenco dei porti, scali e merci è possibile ricostruire la fitta rete di scambi
commerciali tra l’Occidente romano, l’Oceano Indiano e la Cina.
X. STRABONE
Storico e geografo greco. La sua opera più famosa è “La Geografia”: i primi due libri
espongono i contenuti e le finalità della disciplina; gli altri quindici libri sono dedicati alla
descrizione dell’ecumene.
Per Strabone, la geografia è una disciplina che rientra negli studi del filosofo ed il suo scopo
è quello di descrivere lo spazio in cui l’uomo vive. La geografia è accompagnata dallo studio
della geometria e dell’astronomia.
Egli propone un modello di carta geografica: l’ecumene di forma rettangolare,
completamente circondato dall’oceano, collocata nell’emisfero settentrionale; a nord vi è la
zona climatica fredda; a sud quella equatoriale, e a ovest due meridiani. Le dimensioni
dell’ecumene sono ridotte.
Per realizzare quest’opera geografica, egli ricava le informazioni sia dalla sua personale
esperienza di viaggiatore sia da altre opere letterarie e geografiche. Egli menziona
frequentemente autori greci, tralasciando quelli latini. “La Geografia” fu rivalutata in epoca
medievale e umanistica, quando fu tradotta in latino.
XI. LA GEOGRAFIA IN SENECA E PLINIO
Entrambi sostengono dell’importanza della geografia non sono in ambito amministrativo, ma
anche nel campo della cultura in età Augustea. Seneca e Plinio non possono essere considerati
geografi.
Nella sua opera Seneca fa una riflessione sulla natura e i suoi fenomeni con lo scopo che
- possa aiutare gli uomini a liberarsi dalle superstizioni. Afferma che la Terra è in continuo
mutamento e così facendo vuole dimostrare che l’unico modo di affrontare la vita è quello
di accettare che prima o poi essa debba finire. Lo studio della natura per Seneca, libera
gli uomini dalla paura e può procurare piacere. La natura non ha generato nulla che fosse
immobile. L’aria è il più forte dei quattro elementi aristotelici. Studiare la natura oltre ad
insegnarci cose utili, dà la possibilità di farci ammirare ciò che circonda l’uomo. Conclude
la sua opera dicendo che se l’uomo non può evitare le forze della natura, può affrontarle
con coraggio, così come deve affrontare la morte.
Plinio, nella sua opera Naturalis Historia, dedica spazio anche alla descrizione
- dell’universo e alla geografia dell’area mediterranea, del Medio Oriente e della Turchia.
Plinio il Vecchio è interessato alla forma e alle dimensioni della Terra. Egli suddivide la
Terra in fasce climatiche: il mondo è suddiviso in cinque fasce, dette zone. Tutta la parte
della terra che è sotto alle due zone estreme è caratterizzata dal freddo e dal ghiaccio
perenne. La parte di mezzo della Terra, è costantemente colpita dai raggi e dal caldo del
sole. Tra queste due zone si trovano le temperate.
XII. CLAUDIO TOLOMEO
E’ il più famoso astronomo e matematica della classicità e ultimo geografo dell’antichità. In
Alessandria d’Egitto si dedicò agli studi astronomici e geografici.
Fu Tolomeo a dare forma alla teoria del Geocentrismo, accettata fino al XVI secolo.
La sua più importante opera di contenuto geografico è la “Geografia”, che è la massima
espressione delle conoscenze greco-romane del II secolo d.C. Tradotta in arabo. Divenne la
Bibbia geografia del Rinascimento.
Il primo libro contiene i fondamenti della geografia, scienza alla quale riconosce il ruolo
- primario di rappresentare la Terra in tutta la sua estensione, con tutte le sue
caratteristiche e la sua pozione.
Dal secondo al settimo libro Tolomeo redige un elenco delle coordinate geografiche di
- circa 8000 località, fornendo notizie sui confini, popoli, religioni e costumi.
L’ottavo libro propone la divisione della Terra in fasce climatiche.
-
Tolomeo accetta la misurazione della terra di Posidonio di 180.000 stadi; propone quindi un
globo molto più piccolo del reale. Egli propone la Terra rappresentata in modo continentale.
XIII. LA FORMA DELLA TERRA NELL’ALTO MEDIOEVO
Tolomeo non fu conosciuto dagli autori dell’Alto Medioevo. Questi ultimi fecero riferimento
alla Periegesi o Descrizione della Terra abitata di Dionigi Periegete, 117 – 136 d.C. La terra
era descritto come un globo diviso in fasce climatiche; l’ecumene occupa una delle due fasce
temperate.
Le mappe mundi, dette a “T in O”, si limitavano a rappresentare in un circolo i continenti
allora conosciuti nei loro rapporti di dimensioni. In alto, la metà era occupata dall’Asia; gli
altri due quarti dall’Europa e Africa. Queste carte non avevano funzione pratica e non
descrivevano fedelmente l’ecumene: erano solo schemi.
Pochi furono gli autori a negare la sfericità della Terra, come Lattanzio, uno dei primi Padri
della Chiesa e Cosma Indicopleuste. L’immagine che quest’ultimo propone è frutto di un
interpretazione particolare delle Sacre Scritture. La Terra è di forma rettangolare, secondo
gli ordini che diede Dio a Mosè.
Lo stesso Sant’Agostino non riusciva a concepire che nell’emisfero meridionale ci fossero altri
continenti abitati da uomini.
XIV. I MAPPAMONDI DELL’ALTO MEDIOEVO
Il cartografo dell’Alto Medioevo si poneva come finalità non tanto la rappresentazione
scientifica e federe del territorio, ma donava un significato mistico e esegetico. La carta
diveniva una sintesi grafica di un sapere universale.
Gerusalemme rappresenta la città santa per eccellenza.
XV. SAN BERNARDO E LA SUA NAVIGAZIONE
Egli fu un abate irlandese del VI secolo, che compì la sua peregrinatio pro Christo fra le terre
e le isole dell’Atlantico settentrionale, fondando nuove comunità monastiche. La Navigatio
Sancti Brandani divenne un’allegoria del percorso di salvazione del cristiano.
Durante il viaggio i confratelli vennero tentati più volte dal demonio; alcuni pagarono con la
propria vita il loro peccato. La devozione dei monaci, la fede e le preghiere resero possibile il
proseguimento del viaggio, evitando di essere vittime; essi traevano importanti lezioni morali
e spirituali. Dopo molti anni, giunsero arrivarono nel luogo più triste e maledetto che ci sia,
popolato da demoni che tormentavano le anime: l’Inferno. Seguendo il volere del Signore, i
frati raggiunsero uno scoglio sul quale si trovava Giuda, traditore di Gesù, che raccontò della
sua vita e le pene a cui era sottoposto dai diavoli. San Bernardo lo confortò con le parole,
alleviando le s