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DEBITI:
• Diritto di pagamento di un ammontare fisso prestabilito;
• Deducibilità fiscale;
• Elevata priorità in caso di fallimento;
• Scadenza fissa;
• Nessun controllo sul management.
CAPITALE PROPRIO:
• Diritto residuale;
• Non deducibilità ai fini fiscali;
• Bassa priorità in caso di fallimento;
• Diritto illimitato nel tempo;
• Controllo sul management.
Esiste una struttura finanziaria ottimale?
La Tesi tradizionale: è la più antica ed è la base su cui si sono sviluppate le altre:
E D
wacc= k k
+
E D
E+ D E+ D
E = capitale proprio
D = debito finanziario
k = costo del capitale proprio (è più alto perché i soci vogliono un premio per il rischio
E
maggiore) sia questo che quello sotto può essere chiamato con r
k = costo del debito (interesse dei mutui)
D k > k SEMPRE!!!
E D 23
Il wacc è la media ponderata delle fonti di finanziamento dell’impresa, cioè dei costi delle
fonti di finanziamento, dove il peso è dato dalla % della fonte di finanziamento nella mia
struttura finanziaria.
Le due frazioni sono il peso del capitale proprio e del debito nella mia struttura finanziaria.
All’aumentare dell’indice di indebitamento (D/E) il costo medio ponderato del capitale
diminuisce; raggiunta una certa soglia il wacc subisce un aumento per effetto
dell’incremento del costo dei mezzi propri. Quindi il wacc prima diminuisce poi aumenta
assumendo un andamento a U; nel punto in cui riinizia ad aumentare è il punto ottimale dove
il minor costo medio del capitale massimizza il valore globale dell’azienda.
Le proposizioni di Modigliani e Miller (tutta la finanza che noi studiamo è fatta su questo
modello)
Ipotesi: servono per delimitare l’area in cui il modello funziona
• Mercato perfetto (concorrenza perfetta, aziende uguali, simmetria informativa);
• assenza di imposizione fiscale societaria e personale; assenza di costi di emissione e
transazione per le imprese nella raccolta di finanziamento esterno tramite debito o
capitale proprio;
• assenza di costi diretti ed indiretti connessi al rischio di dissesto finanziario (costi
attesi del fallimento);
• assenza di costi di agenzia, in ragione dell'assenza di asimmetria informativa tra
insiders e outsiders.
Cioè non ci sono imperfezioni del mercato.
• Tutti gli investitori detengono le stesse informazioni e agiscono razionalmente;
• Gli investitori sono perfettamente certi della redditività di ogni impresa;
• Tutte le imprese possono dividersi in classi di rischio omogenee, all’interno delle quali
il rischio operativo è identico per tutte le imprese del gruppo;
• Possibilità per le imprese e i singoli di ricorrere al debito illimitatamente e allo stesso
tasso di interesse (r è costante);
D
• Gli investitori possono dare o prendere a prestito personalmente alle stesse condizioni
praticate dalle imprese.
A queste condizioni:
• È indifferente ricorrere al debito o al capitale proprio;
• È praticamente impossibile fallire, l’area finanziaria è nulla;
• Il valore dell’impresa non dipende dalla struttura finanziaria, ma dalla redditività in
particolare il ROI.
I proposizione (assenza di imposte)
r A
V E D
( )
= + =
j j j r o
V = valore dell’impresa;
j 24
E = valore di mercato delle azioni ordinarie;
j
D = valore di mercato dei debiti dell’impresa;
j
r = rendimento atteso dell’attività operativa d’impresa;
A
r = tasso di attualizzazione adeguato al rischio operativo della classe di aziende di j.
o
È il VA di una rendita perpetua, cioè il valore della azienda è la loro capacità produttiva
all’infinito. Il costo medio del capitale è indipendente dalla struttura del capitale e rimane
costante in corrispondenza di qualunque rapporto di indebitamento (r coincide con il wacc).
o
In un mercato privo di imposte ed altre imperfezioni il valore di un'impresa indebitata L
(levered) è uguale a quello di un'impresa priva di debito U (unlevered).
V = V
L U
Se r è costante perché r cresce? Cresce perché i soci sentono un rischio, ma perché c’è
D E
questo rischio se le imprese è impossibile che falliscono? In pratica: con quelle assunzioni il
valore dell’impresa non dipende dalla struttura finanziara ma dalla redditività operativa, cioè
aziende molto indebitate e non indebitate che hanno lo stesso ROI valgono uguale.
In altre parole il costo medio ponderato del capitale resta costante qualunque sia il rapporto
di indebitamento sottostante; ma come è possibile ottenere un wacc costante in presenza di
un costo del capitale (r ) anch'esso costante?
D
Si considera il rendimento atteso di un’impresa (r ) misurabile attraverso il rapporto tra il
A
reddito operativo atteso e il valore totale di mercato dei titoli d’impresa.
r = reddito operativo atteso / valore di mercato di tutti i titoli
A
[ ] [ ]
D E
r ×r ×r
= +
A D E
D+ E D+ E
Esplicitando r , il rendimento atteso del capitale proprio di un’impresa indebitata sarà:
E
D
r ×(r
=r + −r )
E A A D
E
II proposizione (assenza di imposte): il rendimento del capitale proprio (r ) è pari al tasso
E
di rendimento atteso delle attività (r ), appropriato per un flusso di rendimenti operativi della
A
stessa classe di rischio, più un premio (r – r ) correlato al rischio finanziario misurato dal
A D
rapporto debiti/capitale netto (D/E) dell’impresa.
D
r ×(r
=r + −r )
E A A D
E
Dunque il rendimento atteso del valore di un’impresa aumenta in proporzione al rapporto
D/E espresso in valori di mercato. Il valore di un’impresa indebitata sarà superiore a quello
di un’impresa finanziata solo con capitale proprio secondo la proporzione seguente.
I proposizione (presenza di imposte): Il valore di mercato di un’impresa indebitata è pari a
quello di un’impresa non indebitata, aumentato del vantaggio fiscale dell’indebitamento.
Un‘impresa indebitata vale di più di una non indebitata!
V = V + TC x D
L U
25
TC: imposte D: debito azienda TC x D = vantaggio fiscale dell’indebitamento
II proposizione (presenza di imposte): Il rendimento del capitale proprio (r ) è dato da:
E
D
r ×(1−T
=r + )(r −r )
E A C A D
E
Il premio per il rischio si riduce per effetto dello scorporo fiscale (1-Tc); il valore del capitale
proprio (E) è inferiore per effetto dell’introduzione delle imposte. r è pressocché inalterato.
E
L’andamento del costo medio ponderato del capitale (wacc) è decrescente al crescere del
rapporto di indebitamento.
In realtà quest’effetto è pressocché nullo, solo se si introducono le imposte personale questo
modello è vero.
La teoria del Trade-off: parte dalla prima e seconda proposizione in presenza di imposte;
valutano i benefici e i costi dell’indebitamento e valuto il giusto trade-off.
Le imprese valutano il ricorso al debito attraverso l’analisi dei vantaggi e degli svantaggi:
• benefici marginali > costi marginali: l’indebitamento aumenta il valore dell’impresa;
• benefici marginali < costi marginali: si ricorre al capitale proprio.
I benefici sono li sgravi fiscali; i costi sono il rischio del fallimento.
Il valore di mercato di un’impresa indebitata è pari a quello di un’impresa non indebitata,
aumentato del vantaggio fiscale dell’indebitamento e diminuito dei costi di fallimento.
Valore dell’impresa = valore dell’impresa priva di debito + VA del beneficio fiscale del
debito – VA dei costi del fallimento
Valore attuale del risparmio fiscale G: se si considera che l’azienda vive per sempre uso
una rendita perpetua se no ne uso una temporanea (formula attualizzazione).
G=T × D
Invece nel caso non perpetuo:
n T ×r× D
∑
G= t
1+ r)
(
t =1
Bankruptcy cost:
• Costi diretti: costi da sopportare in caso di fallimento (avvocati, costi processuali, …);
• Costi indiretti: danni nell’immagine, perdita nei clienti, … tutti i costi non
quantificabili.
Teoria dell’ordine di scelta: graduatoria delle migliori fonti di finanziamento (i parametri
più usati sono flessibilità finanziaria e controllo sull’azienda):
1. Utili non distribuiti: autofinanziamento non costa nulla e non comporta né la perdita
di flessibilità finanziaria né il controllo decisionale sull’azienda;
2. Debito ordinario: se il primo non basta usano questo, perdo flessibilità finanziaria,
ma non perdo il controllo e ho dei benefici sulle imposte;
3. Debito convertibile: perdo sia flessibilità che controllo;
4. Capitale azionario ordinario esterno: se non bastano i precedenti emetto azioni;
26
5. Azioni privilegiate semplici: se le ordinarie non bastano uso queste;
6. Azioni privilegiate convertibili.
La stima del costo medio ponderato del capitale: tutte queste stime derivano dal CAPM.
Un’impresa crea valore quando ottiene un rendimento superiore al costo medio ponderato
delle fonti di finanziamento utilizzate; il costo del capitale quindi rappresenta la grandezza
che serve per orientare le scelte di finanziamento verso la creazione di valore.
Cioè la struttura finanziaria ideale per creare valore è quella che rende minimo il costo
medio ponderato del capitale.
Il costo del capitale proprio è il rendimento richiesto da chi investe capitali in un’attività
rischiosa e rappresenta il costo opportunità sostenuto per non aver investito il capitale in
un’altra attività di pari grado di rischio:
K β × MP
=r +
e f levered
MP: market premium paragonato al rischio dell’azienda (differenza tra rendimento atteso e
tasso d’interesse risk free).
Il beta di un’attività misura, per l’investitore, il rischio aggiunto da quell’attività all’interno
del suo portafoglio di mercato; le aziende con un beta superiore all’unità sono soggetti più
volatili.
Beta unlevered: beta di un’impresa non indebitata
Beta levered: è data da (D/E esprime il rischio)
[ ]
D
β × 1+ 1−t
( )
=β
lev