Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 14
Riassunto esame Filologia e linguistica romanza I B, prof. Punzi. Libro consigliato Le gocce d'acqua non hanno consumato i sassi di Troia. Materia troiana e letterature medievali, A. D'Agostino Pag. 1 Riassunto esame Filologia e linguistica romanza I B, prof. Punzi. Libro consigliato Le gocce d'acqua non hanno consumato i sassi di Troia. Materia troiana e letterature medievali, A. D'Agostino Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Filologia e linguistica romanza I B, prof. Punzi. Libro consigliato Le gocce d'acqua non hanno consumato i sassi di Troia. Materia troiana e letterature medievali, A. D'Agostino Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 14.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Filologia e linguistica romanza I B, prof. Punzi. Libro consigliato Le gocce d'acqua non hanno consumato i sassi di Troia. Materia troiana e letterature medievali, A. D'Agostino Pag. 11
1 su 14
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

VERSIFICAZIONI MEDIOLATINE DEL DE EXCIDIO TROIAE DI DARETE

Darete versificato

Intorno alla metà del XII sec. un anonimo autore traspone in 910 esametri il racconto di Darete,

iniziando dal cap. XV e riassumendo brevemente i fatti anteriori. L’autore fa ricorso a vari poeti classici per

migliorare lo sciatto dettato di Darete, e introduce anche qualche similitudine secondo lo stile dell’epica. Per

il resto, è netta l’avversione alla letteratura, e lo scrittore trova in Darete il punto d’appoggio per rifiutare i

miti.

Giuseppe di Exeter Giuseppe di Exeter,

Pochi anni dopo, fra il 1183 e il 1190, un chierico inglese, scrisse un poema in

esametri (oltre 3500, divisi in sei libri) intitolato Frigii Daretis Yliados libri sex, e ispirato anch’esso all’opera

di Darete, che però non segue alla lettera, preferendo in genere i toni declamatori alle descrizioni e alle

narrazioni. Il testo è retoricamente ambizioso, soprattutto in alcuni momenti intensi come nel racconto della

caduta di Troia. Anche Giuseppe di Exeter ritiene che la poesia abbia bandito la verità e pertanto oppone

Darete a Omero e Virgilio. Non è impossibile che l’Iliade di Giuseppe di Exeter sia nata come risposta al Roman

de Troie di Benoit de Sainte-Maure, scritto intorno al 1165. Il poema latino in effetti, oppone all’ottimismo di

Benoit, che negli eroi antichi cerca dei modelli cavallereschi, il pessimismo di un mondo disincantato,

dominato dalla morte, dai vizi degli uomini e dai giochi della Fortuna.

2. L’AREA FRANCESE

Sguardo d’insieme

Nella letteratura francese si possono recensire circa 350 manoscritti che trattano della materia

troiana. Il primo accenno a Troia in un testo d’oil sembra essere quello della perduta Estoire des Bretuns di

Geffrei Gaimar. Benoit de Sainte-Maure salda Darete con Ditti, cominciando la narrazione con l’impresa degli

Argonauti e ponendo quindi l’origine della decennale guerra non nel giudizio di Paride, ma nel

comportamento di Laomedonte, che provoca il ratto di Esione, al quale i troiani rispondono col rapimento di

Elena. Sempre per la stessa ragione va notato che per tutti i testi dipendenti direttamente o indirettamente

da Benoit, la storia di Troia è quella di una doppia distruzione. Comunque il lunghissimo romanzo in versi di

Benoit costituisce di fatto l’avvio della grande stagione troiana nelle letterature romanze. La vicenda troiana

ha particolare successo in Italia.

Caratteristiche dei “romanzi antichi”

Il XII secolo conosce la nascita del romanzo. All’interno di questo nuovo genere si ritaglia un gruppo

antichi”:

di testi abbastanza compatto, che sono stati definiti i “romanzi sono il Roman de Thèbes, basato sul

Stazio

poema di (la Tebaide), il Roman d’Eneas, che ha come fondamento l’Eneide Virgiliana, e il Roman de

Troie, fondato essenzialmente sul De excidio di Darete Frigio, completato con l’Ephemeris di Ditti Cretese. A

questi si possono aggiungere altre opere, come il Roman d’Alexandre e il Roman d’Apollonius de Tyr. I primi

tre formano la “triade classica” e provengono tutti dall’impero plantageneto e vanno collocati in una stretta

successione che vede al primo posto il Roman de Thèbes, poi l’Eneas e infine Troie, in anni che vanno dal

1155 al 1160-65. La cultura della corte plantageneta (di Enrico II ed Eleonora d’Aquitania) partecipa

vivacemente della cosiddetta “rinascita del XII secolo”, quando i chierici attuano la translatio studii,

corrispondente alla translatio imperii, appropriandosi anche della letteratura di intrattenimento con

narrazioni piacevoli e avventurose. Il tema della translatio studii è stato esposto con chiarezza nel prologo al

Chrétien de Troyes.

Cligés di L’originale sintesi, in Chrétien, di chevalerie e di clergie, vista come eredità del

mondo antico, rappresenta l’ideale culturale del XII secolo. Nessun autore medievale ha pensato di proporre

i poemi epici antichi nelle forme metriche della chanson de geste. Tra le grandi novità che la triade classica

introduce nell’orizzonte letterario del roman si possono annoverare: da un lato, l’ampio spazio dedicato alle

figure femminili e alla tematica sentimentale; dall’altro, la grande rilevanza dell’elemento fantastico e

meraviglioso. Il romanzo si rivolgeva innanzitutto a dei lettori, non a degli ascoltatori. E anzi si rivolgeva in

particolare a lettrici, come si deduce da molti luoghi. L’ambiente in cui quelle opere nascono (le corti

plantagenete) non è più una rude società guerriera, ma si apre all’apprezzamento delle cose nobili e belle,

dei piaceri che procurano la musica e la poesia, tutte cose che contribuiscono all’evoluzione morale e

sentimentale dell’aristocrazia. Un’altra caratteristica molto evidente dei romanzi antichi è il loro

anacronismo: pur conservando gli antroponimi originali, i personaggi assumono in realtà fattezze medievali:

dame e cavalieri dell’XI secolo che vivono in castelli e città contemporanee e hanno usi e costumi moderni. È

una caratteristica generale della cultura del basso Medioevo e dunque si ritrova anche in altri generi e in altre

letterature. L’anacronismo non è tanto segno di ignoranza o di incomprensione della distanza temporale,

quanto tentativo di trovare equivalenze simboliche fra due epoche e modi di comunicazione fra un passato

autorevole e una nuova realtà.

Il Roman de Troie di Benoit de Sainte-Maure

Benoit de Sainte-Maure,

Di chierico della Turenna, si conservano due opere: l’Histoire des ducs de

Normandie e il Roman de Troie, scritto verso il 1165 e che è una delle opere della “triade classica”. Non sono

pochi i manoscritti che allineano Troie, Eneas e Brut in una sorta di grande ciclo che prospetta una translatio

imperii dall’Est, rappresentato dal mito più antico della letteratura europea, quello appunto di Troia,

all’Ovest, rappresentato da Roma e dall’occidente neolatino, fino al “Far West” delle isole britanniche che

rappresenta appunto l’ultima frontiera del conosciuto. Anche il chierico Benoit era senza dubbio al servizio

di Enrico II Plantageneto e di sua moglie Eleonora d’Aquitania, occupandosi di problemi legati alla storia e

alla dinastia dei Plantageneti nell’Histoire des ducs de Normandie. In linea di massima i romanzi “antichi”

adattano testi latini in esametri o altri testi in prosa più tardivi. Le fonti dichiarate del Roman de Troie sono i

testi di Darete e di Ditti; in tal modo Benoit salda definitivamente il dittico che la tradizione aveva creato. E

se l’autore ignora deliberatamente Virgilio, sottolinea però contraddizioni fra Darete e Ditti e in alcuni casi,

soprattutto per gli sviluppi del tema amoroso, ricorre a Ovidio (Eroidi e Metamorfosi). A volte tuttavia le

contraddizioni si mantengono. Il testo di Darete offriva più facilmente la possibilità di introdurre quelle

innovazioni autoriali che potevano far sì che “la scienza che è ben trasmessa germogli, fiorisca e fruttifichi”.

Benoit ha piena coscienza del suo ruolo d’autore, come manifesta il suo prologo, i numerosi interventi del

“narratore”, la metafora dell’autore-artefice o addirittura “fabbro” del parlare. Nel prologo e lungo tutto il

racconto Benoit moltiplica allusioni e rinvii alle sue fonti, che indica come l’escrit, le livre, l’estoire, e a Darete,

che chiama col suo nome o che invoca come l’auctor, garante del suo testo. È comunque evidente la volontà

di ampliare il dettato delle fonti, fino a ottenere un romanzo-fiume di più di 30.000 versi. Da un lato Benoit

offre una rappresentazione idealizzata di Troia, città modello di cortesia e di cavalleria per l’Occidente

medievale. Fra gli strumenti preferiti dall’autore si trovano le descrizioni, che s’iscrivono nella tradizione

antica dell’ekphrasis epica: si pensi in particolare alla “camera di beltà”, piena di automi e altre cose

meravigliose. Anche le ripetute scene dei consigli e delle battaglie contribuiscono a fare di Troia un modello

di governo, a capo del quale si trovano personaggi positivi come quelli di Priamo e di Ettore. Si direbbe quasi

l’esaltazione di un “Buon governo”, se le passioni umane non avessero la meglio. Dall’altro, Benoit sviluppa

una riflessione piuttosto amara sull’amore umano. Nessuna vicenda amorosa è a lieto fine e le più importanti

si sviluppano all’insegna dell’inganno. Si nota che, a differenza di quello che succede nell’Eneas, nessuna

coppia assicura la continuità dei casati. Il che porta a vedere come Benoit s’interroghi angosciosamente sul

senso della storia, delle azioni umane e del destino, che abbatte una città modello per la follia degli uomini e

per l’ira della divinità. Il suo racconto è del tutto profano. Questa è la grande novità del Roman de Troie. Il

RdT si ostenta come una traduzione. Ma si tratta di un accorgimento introdotto per offrire una garanzia di

autenticità e di veridicità. In realtà, da un punto di vista strettamente narrativo, Benoit ricorre in maniera

generosissima, come s’è detto, alla tecnica dell’amplificatio, arricchendo la trama di molte invenzioni. La

principale è forse quella degli amori di Troilo e Briseida. La vicenda, come le altre storie d’amore del romanzo,

è narrata sotto l’egida di una sensibilità cortese maturata dall’esperienza lirica. Inoltre il RdT ripristina

l’elemento meraviglioso, che Ditti e Darete avevano bandito. Una caratteristica importante del RdT è il suo

carattere “enciclopedico”, che non va disgiunto dalla professione iniziale del prologo, che parte da Salomone

per sottolineare anche la portata didattica del testo. Il romanzo è pieno di glosse erudite, di commenti, di

citazioni d’origine biblica, di frammenti di lapidari e di bestiari, di mirabilia. Anche in questo aspetto si può

parlare di gara con gli autori di Thebes e di Eneas. L’aspetto didattico si manifesta soprattutto nelle scene dei

consigli, delle ambasciate, dei discorsi e delle deliberazioni che offrono dei modelli di comportamento agli

ascoltatori della corte. In evidenza è la descrizione di Troia come città modello; Benoit riprende dai suoi

predecessori le descrizioni di Tebe e di Cartagine, ma vi aggiunge un surplus di positività. Troia non solo è

una città architettonicamente insuperabile, ma ospita, in struttura piramidale e gerarchizzata come nella

società medievale, una popolazione variegata che vive nella prosperità e nella giustizia. È anche per questo

che la sua caduta provoca una reazione di sconcerto. Un problema particolare riguarda p

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/09 Filologia e linguistica romanza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovyviv94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia e linguistica romanza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Punzi Arianna.