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I PRINCIPI
Ogni scienza si presenta in modo rigoroso e accessibile quando fissa delle invarianti che
stanno alla base. Le invarianti vengono intese come grandezza, relazioni, proprietà che
restano tali anche in presenza di trasformazioni che si possono osservare in natura o nelle
scienze matematiche; tale principio di ricerca consente di fissare, non una volta per tutte, le
leggi che regolano i fenomeni in rapporto ai presupposti matematici e ai fatti sociali,
economici e politici della convivenza.
E' necessario constatare che ogni invariante sia fondata su principi che le sono propri e non
su principi ad essa estranei.
Le invarianti vengono concepite e descritte in forme diversa: alcune delle invarianti sono
conosciute sotto forma di strutture matematiche che possono essere numeri o figure; altro
modo di presentare le invarianti è di servirsi delle essenze qualitative; infine, le varianti
possono esser rappresentate come funzioni o relazioni.
Specie in matematica e in fisica, le invarianti sono gli elementi costitutivi di quella che
chiamiamo legge. Sicché la misura, espressa attraverso il numero o il simbolo, diventa
l'elemento essenziale delle scienze sperimentali. La misura avviene entro due termini
fondamentali: spazio e tempo. Nei modi storicamente diversi e diversi rispetto ai fenomeni,
noi misuriamo i fenomeni stessi dentro le coordinate del tempo e dello spazio. Quindi,
invarianti, legge, misura, spazio e tempo costituiscono le basi di una struttura scientifica.
La ricerca scientifica moderna non è volta al ritrovamento dell'essenza ideale o materiale
degli oggetti, come avevano fatto i pitagorici e i platonici, né è volta alla ricerca della
struttura del pensiero, come aveva indicato Kant. Lo scienziato, oggi, non si dà la pena di
cercare una garanzia assoluta, che stia oltre la scienza stessa, oltre i risultati conseguiti
attraverso procedimenti matematici. Matematizzare vuol dire generalizzare e , a sua volta,
vuol dire astrarre. Questo procedimento ha il vantaggio di dare alle scienze ricchezza e
precisione del linguaggio che comporta chiarezza e possibilità di fornire lo scienziato di
nuovi mezzi per la sua ricerca.
La tendenza attuale è di classificare la ricerca scientifica in due grandi gruppi: quello delle
scienze formali o stratte, come la logica e la matematica; quello delle scienze empiriche, le
quali comprendono le scienze naturali e sociali, queste ultime chiamate dagli studiosi
francesi scienze umane, comprendenti la sociologia, l'antropologia, la psicologia eccc.
Caratteristica delle scienze formali è che le proposizioni di cui sono formate sono formali
analitiche e anche sintetiche, convenzionali; tali proposizioni sono convalidate da
procedimenti postulazioni, cioè da procedimenti deduttivi e, in alcuni casi, anche da
procedimenti empirici.
Quando si parla di scienze empiriche o reali è sottinteso che si fa riferimento all'esperienza.
L'esperienza, cioè il rapporto nostro col mondo delle cose esterne, si costituisce tramite
percezione e si organizza per mezzo di procedure inferenziali, deduttive o induttive.
Chiamiamo esperienza diretta quando gli oggetti sono accessibili ai sensi dell'osservatore;
parliamo di esperienza indiretta quando l'oggetto sperimentato non essendo accessibile ai
sensi dell'osservatore, la sperimentazione viene compiuta inferendo l'oggetto da fenomeni
osservati.
Da Aristotele in poi si pensa che il formarsi di un concetto intorno ad un oggetto o ad un
fenomeno equivale a definire l'oggetto o il fenomeno. Due tipi di definizione vanno presi in
considerazione: quella reale e quella verbale. La definizione verbale tende a chiarire il
significato di espressioni linguistiche. Si parla di definizione reale quando ad una entità o a
certi fenomeni noi diamo gli attributi. Esempio: gli atomi hanno carica elettrica.
Proponimento della scienza tramite il linguaggio è di dare agli enti o ai fenomeni un
significato più o meno ristretto delimitando e precisando quello vago del linguaggio
comune.
Nel processo di formazione dei concetti si deve tener conto dei criteri di verificabilità e di
significanza.
La legge scientifica è un asserto generale e deve uniformarsi ai seguenti requisiti:
a) l'asserto deve avere valore universale senza limiti, vale a dire, non circoscritto alla totalità
dei membri di classi finite di individui o di determinati eventi spazio-temporali;
b) l'asserto deve essere di portata empirica e informato ad alto grado di probabilità induttiva.
I metodi della ricerca scientifica
Un metodo può essere: un procedimento che imposta in generale le grandi linee della ricerca
scientifica, o può essere un procedimento tecnico particolare elaborato da una singola
scienza per affrontare e risolvere i problemi da essa posti.
Altro momento essenziale della conoscenza è costituito dal rapporto che si instaura tra
soggetto e mondo esterno; ossia l'esperienza.
Il soggetto può stabilire il rapporto col mondo esterno in 2 modi: col metodo empirico,
questo procedimento è caratterizzato dal fatto che il soggetto constata la presenza di 1 o +
fenomeni, dei quali, però non ha alcuna spiegazione teorica.
Il secondo modo di stabilire questo rapporto è fornito dal metodo sperimentale.
Esistono diversi metodi in uso della scienza:
METODI DESCRITTIVI: forniscono una descrizione esatta dei fenomeni osservati
direttamente o indirettamente per collegare, indagando un oggetto, i fenomeni tra loro
legati, per prevederli, per spiegarli deducendoli da opportuna teoria.
METODO MORFOLOGICO: Attraverso questo metodo di rileva e si registrano le forme
dei fenomeni osservati. Tale metodo prende in esame, oltre alla forma, altre qualità come la
durezza, il colore ecc. ed è alla base delle scienze descrittive, come la zoologia, la botanica,
l'anatomia.
METODO CLASSIFICATORIO: risulta dal raffronto di fenomeni già descritti. Ossia si
riuniscono in una medesima classe. Tale metodo era già stato preso in considerazione da
Platone, parlando ad esempio, di individui che presentano caratteristiche simili, come la
specie umana.
METODO DELLA MISURAZIONE:si vale si una sola qualità presente in più oggetti
simili o dissimili. Si mettono in luce, ad esempio, i gradi diversi di durezza, di lucidità ecc.
si cerca un criterio secondo il quale un grado compaia allo stesso modo o in modo diverso in
2 o più oggetti.
METODI STATISTICI: permette di estendere lo studio del singolo individuo ad una
popolazione di individui; si deve tener presente però che le misurazioni tradizionali usate
per il singolo non possono valere per una popolazione; si fa pertanto ricorso alla statistica:
numeri, indici, medie, varianze, covarianze ecc. La quantificazione risulta in tal modo come
estensione del metodo misuratorio che acquista valore di metodo descrittivo ordinando
fenomeni di massa.
METODO SPERIMENTALE: può essere distinto nella forma induttiva e nella forma
ipotetico induttiva deduttiva che è la forma impiegata oggi dalla scienza e che risale alla
formulazione di Galileo. Il metodo sperimentale nella forma induttiva parte
dall'osservazione del comportamento di uno o più fenomeni e da questa osservazione per via
teorica si perviene alla formulazione della legge generale che regola il fenomeno o i
fenomeni.
L'uso dei modelli è considerato oggi, come uno degli aspetti della metodologia e può anche
non impiegare la nostra concezione filosofica. Significa far corrispondere agli elementi di
un fenomeno che vogliamo spiegare certe entità concettuali desunte da una scienza
precedentemente nota o dal sapere comune, e combinare tali entità secondo le leggi valide
per esse, e predire lo sviluppo dei fenomeni in esame nelle circostanze possibili e le più
varie.
Oltre a modelli teorici, si fa uso di modelli reali, intesi questi come dispositivi tecnici che
possono riprodurre artificialmente un fenomeno in esame, considerando questo analogo al
fenomeno naturale.
Il ricorso ai modelli è fatto quando non è possibile lo studio diretto di un fenomeno oppure
quando lo studio delle leggi che regolano un fenomeno è complesso.
Il metodo ipotetico-deduttivo-induttivo-sperimentale vale per le scienze naturali, e il suo
procedimento è il seguente: lo scienziato trae dall'osservazione dei fenomeni spunti per
formulare un'ipotesi, ossia una congettura di carattere universale; poi procede
all'elaborazione razionale delle ipotesi, inferendole e deducendole logicamente con l'aiuto di
annotazioni concrete e di definizioni; poi formula delle previsioni, fondate su osservazioni
sistematiche e su specifici processi sperimentali. Se i risultati di questi processi sono in
prevalenza positivi si ottiene, per via induttiva, la conferma delle ipotesi, in modo che
vengano enunciati come leggi.
PREFAZIONE: UN'EPISTEMOLOGIA DELL'EPISTEMOLOGIA
L'opera di Jean Piaget ha indubbiamente ricevuto riconoscimenti crescenti già a partire da tutta la
seconda metà del 900. gli specialisti nella psicologia dello sviluppo evidenziano il carattere
inestimabile dei contributi piagetiani all'evoluzione della disciplina. Ma troppo spesso sono
considerati secondari o del tutto trascurati gli apporti che le indagini interdisciplinari e trans-
disciplinari di Piaget hanno espresso e possono ancora esprimere non solo impalcature teoriche di
un range di domini di ricerca che spazia dalle scienze della vita alle scienze della cognizione, ma
anche sulle strategie di conoscenza che questi domini oggi esibiscono.
Piaget volle elaborare una epistemologia sperimentale, che utilizzasse metodi e risultati di tutte le
scienze pertinenti allo studio della conoscenza. A questo scopo elaborò il programma di ricerca
dell'epistemologia genetica,l'impresa interdisciplinare e trans-disciplinare più importante che il XX
secolo abbia conosciuto. Alla base di tale attitudine trANs-disciplinare vi è una radicale critica ad
ogni tentativo di fondare unilateralmente una scienza su di un'altra, di dissolvere un livello di realtà
in un altro, di estrapolare automaticamente dal noto l'ignoto. Il problema principale del programma
di ricerca di Piaget è invece proprio quello della genesi temporale delle norme.
Piaget volle elaborare un'epistemologia che non fosse solo scientifica (come era il neopositivismo),
non solo storica (come è stata ed è l'epistemologia post-neo-positivistica di Popper), non solo
sperimentale (come i programmi di ricerca delle scienze cognitive della metà del XX sacolo), ma
anche genetica, nel senso di una continua auto-applicazione della scienza a se stessa.
L'epistemologia genetica utilizza e promuove ogni tipo di indagine (biologica, psicologica, storica,
logico-matematica) in grado di fornire dati e m