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L’assenza di alternative al “gratuito” speculativo è stata la base dell’epoca delle piattaforme. Oggi va
frantumandosi l’ampio consenso neoliberista sul fatto che “gratuito e aperto” siano obiettivi positivi. Si
punterà allora sulla monetizzazione di ulteriori aspetti della vita vissuta creativamente oppure vogliamo una
redistribuzione equa della ricchezza? Gratuito e aperto sono stati presentati come elementi intrinsechi al
mezzo di comunicazione e sono emersi contestualmente allo sviluppo di internet. Pc, settore multimediale
e internet si sono diffusi velocemente perché l’industria non si è dovuta preoccupare dei loro contenuti.
Perché internet non viene gestita come un’infrastruttura pubblica, come all’inizio? Dal software libero alla
musica gratuita, è andata così imponendosi la cultura della copia, rendendo difficile ai produttori di
contenuti culturali guadagnarsi da vivere tramite la vendita diretta. Benkler, ne La ricchezza della rete
scrive che i produttori culturali devono dar via gratis l’informazione. L’informazione non dovrebbe diventare
un bene di consumo: questo modello poggia quasi interamente sull’impegno volontario e non offre quindi
alcun tipo di sostegno al lavoro creativo. La sovrapposizione di lavoro e svago è una componente centrale
delle nuove forme di sfruttamento.
5.1 - Il personale è economico
•• Il personale è politico, ribadiva il femminismo degli anni Settanta (che non ha mai trovato riscontro nel
contesto economico). Dopo la crisi del 2008, anche il debito è una questione pubblica. È forse possibile
parlare finalmente di una emergente coscienza di classe virtuale? All’inizio di internet, tutte le start-up
online seguivano lo stesso schema, puntando soprattutto ad attirare una massa critica di utenti nel breve
periodo: la quota di mercato è più importante di un flusso di entrate sostenibile. Un modo per
controbilanciare le ondate di privatizzazioni consiste nel dare sostegno all’ifa di internet come infrastruttura
pubblica, in grado di garantire l’accesso a tutti. Oggi ancora sentiamo le ricadute della crisi cominciata nel
2007/2008: la disoccupazione causata dalla crisi dell’euro rimane a livelli incredibilmente alti, la
stagnazione diventa permanente e i tagli al bilancio colpiscono le infrastrutture, l’assistenza sanitaria, la
cultura. L’economia rimane stagnante; sembriamo sempre in attesa di una ripresa che non arriva mai.
L’ideologia della Silicon Valley sul Web 2.0 ha sempre avuto due aspetti fusi insieme: da una parte i sistemi
aperti e dall’altra il riconoscimento che gli utenti aggiungono valore (e lavorano gratis). Gli utenti, però,
aggiungerebbero più valore se si potessero monetizzare i dati raccolti rispetto al loro comportamento. Il
gratuito comincia a perdere pubblicamente il suo volto innocente. L’economia online si è rivelata non un
libero mercato, ma una fucina per i monopòli. La sfida sta nel creare modelli di reddito per la cultura basati
sul peer-to-peer online capaci di opporsi allo sfruttamento e operare una redistribuzione più equa della
ricchezza generata. È urgente attuare un sistema che consenta a quanti lavorano concretamente su un
progetto online di avere uno stipendio decente, e questo sistema non può essere squilibrato a beneficio dei
suoi fondatori o dei primi arrivati.
6 - Il progetto MoneyLab: dopo la cultura libera
•• La digitalizzazione del mondo è ormai completa. I colossi dell’info-tech sono tutti impegnati a riproporsi
come servizi finanziari e gestori di pagamenti per le masse online. Il MoneyLab è una rete di artisti, attivisti
e ricercatori fondata nel 2013 dall’Institute of Network Cultures. Il primo convegno (nel 2014) si è tenuto ad
Amsterdam ed è stato dedicato al dibattito sui bitcoin, alle prime ricerche sul crowdfunding, al pagamento
tramite dispositivi mobili in Africa e alle risposte artistiche alla crisi economica globale del 2008. Il
MoneyLab prende le distanze dal modello economico dominante dell’epoca online neoliberista basato sul
gratuito, modalità preimpostata che ha perso la sua aura di invincibilità. Dopo la crisi del 2008, il debito non
viene più vissuto come una faccenda personale, ma come una effettiva condanna al carcere per incastrare
i cittadini nella quotidianità capitalista con le sue logiche deprimenti. In tempi di crisi non basta più denaro
in circolazione, ma servono misure di cambiamento drastiche della gestione pubblica, in combinazione con
nuovi modelli per consentire alle piccole realtà di generare reddito. Da tempo il regime del copyright ha
perso legittimità; come faranno quindi i lavoratori creativi a guadagnarsi da vivere?
6.1 - Benvenuti alle guerre dell’algoritmo
•• Oggi ampie porzioni del web sono state ristrutturate in base alla realtà dell’internet banking. L’odierna
attività bancaria procede secondo logiche di socializzazione e personalizzazione, raccomandazione e
pubblicità proprie dei social e di altre piattaforme commerciali. Interfaccia, informazioni grafiche, modelli
economici e algoritmi di negoziazione sono gli elementi che compongono l’ecologia mediatica delle
pratiche finanziarie contemporanee, organizzando le operazioni di routine e guidando il processo
decisionale in maniera probabilistica. Vi è una gara tra chi saprà produrre la soluzione dell’algoritmo unico,
perfetto ed eroico, e questo riduce la competizione solo alle strutture più grandi, sofisticate e
interconnesse. La prima professione spazzata via dalle reti informatiche è stata quella dell’operatore di
borsa. Il crollo improvviso della borsa valori di New York del 2010 (che si dice abbia distrutto una ricchezza
di un trilione di dollari) è stato il risultato catastrofico di algoritmi che operavano secondo le istruzioni, ma in
condizioni impreviste. L’approccio tecnico nelle discipline umanistiche viene dai software studies, un campo
di studi che enfatizza l’importanza di comprendere il ruolo degli algoritmi e dei bot nell’ambito del potere dei
media contemporanei. Possiamo però sviluppare altre forme di denaro e di finanza al di fuori del sistema
bancario tradizionale, come potenziale risposta all’odierna crisi delle valute.
6.2 - Racconti dal cripto-mondo
•• Subito dopo la crisi economica del 2009, abbiamo assistito al lancio dei bitcoin. Bitcoin consente il
trasferimento semi-anonimo di fondi direttamente tra gli utenti. Questo può facilitare attività illegali. Per
accettare bitcoin, dobbiamo dare un senso al suo valore, ma anche ai suoi “valori”. Bitcoin poggia sulla
criptografia a chiave pubblica, una tecnica a tutela della privacy specifica all’ambito della comunicazione
(“la crittografia è una forma di comunicazione che viene in presenza dell’avversario”, è la privacy che si
mostra in pubblico).
6.3 - Avventure nel crowdfunding
•• Da tempo i nuovi progetti creativi fanno affidamento al venture capital o all sovvenzioni di enti pubblici,
fondazioni o altre istituzioni del terzo settore. Le cripto-valute sono per il pagamento a posteriori, mentre il
crowdfunding risolve il problema dei fondi in modo diretto e anticipato, come avviene per il finanziamento di
un film o l’anticipo riconosciuto agli autori nel mondo editoriale. Un individuo ha bisogno di una certa
somma per finanziare un progetto, che viene spiegato su un sito invitando la folla a versare un contributo,
stabilendone la cifra specifica e la data finale entro cui va raggiunta. Se un numero sufficiente di persone
dichiara di impegnarsi a versare una certa somma, il progetto parte e si procede all’effettiva raccolta dei
fondi. Spesso queste operazioni includono delle “ricompense”. Questo consente ai creativi di rimanere
indipendenti e autonomi rispetto a fondazioni ed enti pubblici. Comunque prevale la logica della Silicon
Valley: il modello non valorizza la democratica prosperità di molti, ma le eccellenze filtrate di pochi, quindi si
basa sulla cultura dell’Uno. Per massimizzare l’esito positivo, bisogna essere popolari e vivere in una bella
città. Come farà l’arte a essere libera se è legata ai gusti di una folla super-coinvolta? Pare quindi che gli
esperimenti di crowdfunding (come Kickstarter, il più famoso) siano soltanto un’altra forma di
intrattenimento. O non è solo questo? Facciamo un investimento non solo in un prodotto ipotetico, ma
anche in una ipotesi chiaramente praticabile di finanziamento tramite altri mezzi.
6.4 - Il “denaro mobile” in Africa
•• Mentre in Occidente, quando si tratta di pagamenti via internet, il controllo resta in mano agli istituti di
carte di credito (MasterCard, Visa…), altrove nel mondo le cose vanno diversamente. Negli ultimi anni, i
metodi di pagamento alternativi tramite dispositivi mobili sono aumentati nei paesi “in via di sviluppo”: le
banche sono sempre meno interessate ai poveri, quindi gli operatori telefonici si assumono questo compito,
ampliando il loro sistema monetario iniziale anche per pagare le bollette, le rette scolastiche e i trasporti.
Gli utenti effettuano pagamenti di ogni tipo tramite il credito telefonico. Questo cosiddetto mobile money
incoraggia al contempo anche le nuove alfabetizzazioni economiche nella gestione finanziaria. Gli operatori
mobili e le loro iniziative verso il “denaro mobile” sono destinate a essere inglobate nel sistema bancario
esistente oppure preferiranno allearsi con la Silicon Valley? Potrebbero anche mettere in piedi un “terzo
spazio” tutto proprio.
6.5 - L’impegno del MoneyLab: coniare alternative
•• Negli Usa, le visioni e le aspirazioni di Wall Street e della Silicon Valley vanno lentamente convergendo.
Dopo il 2008, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alle questioni finanziarie più urgenti. Secondo
Mirowski, le élite economiche sanno come prepararsi in vista del prossimo crollo. Il sistema di pagamenti
tramite credito telefonico in sud del mondo potrebbe essere utile per gli artisti, gli attivisti e i lavoratori
precari che potrebbero così ricevere micro-pagamenti diretti. Il gesto di dar via le cose e noi stessi
gratuitamente dovrebbe tornare a essere un dono genuino, non l’opzione predefinita dell’online, ma
l’eccezione dell’offline, con gli scambi finanziari che avvengono a livello peer-to-peer.
7 - Per poter vivere, Bitcoin deve morire
•• Bitcoin è solo una delle prime valute digitali, ma nella sua breve storia ha già lasciato un marchio
indelebile. Ogni moneta viene prodotta a livello di algoritmi, registrata e amministrata individualmente e ha
un numero unico. Quando un individuo invia dei bitcoin a un’altra persona e quest’ultima conferma di av