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Il modello andragogico si basa su assunti diversi:

- Il bisogno di sapere: l’adulto ha bisogno di sapere perché deve apprendere qualcosa

(esaminano i vantaggi). Il 1° compito è quindi aiutare gli adulti a prendere coscienza del

proprio bisogno di sapere (vantaggi in termini di miglioramento prestazioni o qualità di

vita). Devono essere condotti a sperimentare il divario fra ciò il punto in cui sono

attualmente e dove vogliono arrivare = risveglio di consapevolezza (Paulo Freire)

- Il concetto di sé: gli adulti hanno un concetto di sé come persone responsabili delle proprie

decisioni, pertanto hanno bisogno di essere trattati come persone autonome. La

formazione – se impostata su modello infantile - rischia di far retrocedere a un

condizionamento come quello ricevuto dalle precedenti esperienze scolastiche.

- Il ruolo delle esperienze: l’adulto ha esperienze maggiori e di qualità diversa rispetto al

giovane; occorre personalizzare le strategie di apprendimento a partire dal background in

possesso dal singolo/gruppo (stili di apprendimento, bisogni, interessi). Accento posto sulle

tecniche esperenziali anziché trasmissione contenuti, stimolo nell’apertura verso nuovi

approcci.

- Disposizione ad apprendere: gli adulti sono disposti ad apprendere ciò che hanno bisogno

di sapere, in quel momento della sua vita (considerare i compiti evolutivi). È importante

sincronizzare le esperienze di apprendimento con i compiti evolutivi.

- Orientamento verso l’apprendimento: centrato sulla vita reale, l’apprendimento deve poter

aiutare l’adulto ad assolvere compiti/problemi con cui si confrontano nella vita reale.

- Motivazione: gli adulti rispondono ad alcuni moventi esterni (lavoro migliore, promozioni,

aumento salariale) ma i più potenti sono interni (autorealizzazione, autostima, qualità vita)

Andragogia e pedagogia non sono in antitesi, ma anzi l’andragogia può offrire spunti significativi

all’insegnamento rivolto a bambini/giovani.

Teorie dell’insegnamento: sono utili quando vengono applicate per facilitare l’apprendimento.

- Teorie dell’apprendimento: si occupano dei modi in cui un organismo apprende

- Teorie dell’insegnamento: si occupano dei modi in cui una persona influenza

l’apprendimento di un organismo

Principi universalmente accettabili recuperabili da 3 famiglie di teorie:

Teorie S/R Teorie cognitive Teorie della motivazione e

personalità

Discente come ascoltatore Un problema di Le abilità del discente sono

osservatore attivo apprendimento deve essere importanti e occorre

presentato in modo che le predisporre soluzioni per gli

caratteristiche essenziali allievi più lenti, rapidi, etc

possano essere esaminate dal

discente

La ripetizione è importante per L’organizzazione della Il discente deve essere

la ritenzione conoscenza deve essere una compreso in relazione alle

dell’apprendimento preoccupazione costante del influenze che hanno agito sul

docente (il progresso dal suo sviluppo (fattori ereditari,

semplice al complesso) congeniti che determinano

inclinazioni)

Il rinforzo è importante L’apprendimento è relativo Il livello di ansia del discente

(ricompensa) alla cultura (sia quella ampia interagisce con determinate

che quella specifica possono forme di incoraggiamento

influire sul suo

apprendimento)

Esercizio in contesti diversi (ciò Il feedback cognitivo conferma La stessa situazione oggettiva

che si apprende resta le conoscenze corrette e può motivare o meno in base

appropriato a una gamma di corregge l’errore (verifica al soggetto

stimoli più ampia ipotesi)

La novità del comportamento Il fatto che il discente stabilisca La struttura motivazionale

può essere promossa da sé gli obiettivi è importante dell’individuo è importante

dall’imitazione del modello per la motivazione ad

apprendere

Conflitti e frustrazioni L’atmosfera che si stabilisce

emergono inevitabilmente, nel gruppo dei discenti

occorre riconoscerli e influenza la soddisfazione

provvedere alla soluzione nell’apprendimento

Tolman: il compito dell’insegnante consiste nel creare condizioni di stimolo che mettano il

discente in condizione di vedere chiaramente che cosa porti a cosa e di capire i diversi mezzi con

cui un obiettivo può essere raggiunto. Occorre preparare accuratamente la lezione, prestando

attenzione alla sistemazione dei contenuti e alla loro presentazione ordinata (partire da ciò che è

familiare, mettere in relazione i fatti, raggruppare gli elementi secondo le loro connessioni

naturali, usare esempi tratti dall’esperienza dei discenti, dare enfasi agli elementi essenziali,

disporre i dettagli integrativi intorno ai punti principali, evitare i dettagli irrilevanti).

Rogers: in un ambiente in continua evoluzione, lo scopo della formazione deve essere la

facilitazione dell’apprendimento e il ruolo dell’insegnante è di facilitatore di apprendimento.

Questo ruolo richiede all’insegnante: autenticità, apprezzamento, fiducia, rispetto, comprensione

empatica, capacità di ascolto sensibile. Il facilitatore determina l’atmosfera iniziale dell’esperienza

di gruppo, agevola l’individuazione e il chiarimento degli scopi, sostiene la sensazione di potersi

dichiarare liberamente; si sforza di rendere facilmente disponibili la gamma più vasta possibile di

risorse per l’apprendimento; si considera una risorsa flessibile che il gruppo può impiegare,

accettando sia contenuti intellettuali che atteggiamenti emotivi (anche i sentimenti forti e

profondi, conflittuali). Riconosce e accetta i propri limiti, condivide nel gruppo anche i propri

sentimenti e pensieri (lavoro autocritico su di sé, soprattutto sui propri sentimenti e atteggiamenti

che ostacolano l’apprendimento).

Watson, linee guida per la facilitazione dell’apprendimento:

- Un comportamento ricompensato sarà più probabilmente ripetuto

- La mera ripetizione senza ricompense non è un buon modo per apprendere

- Minacce e punizioni hanno effetti variabili sull’apprendimento, solitamente producono un

comportamento di evitamento (per diminuire la possibilità di punizione)

- La disposizione ad apprendere dipende da molti fattori: esperienze adeguate che

consentano di apprender e il nuovo, l’attività deve avere una rilevanza per il discente,

libertà dallo scoraggiamento/fallimento

- Qualsiasi cosa non può essere appresa se pensiamo di non essere in grado o la situazione è

minacciosa; un’atmosfera autoritaria produce nei discenti un conformismo apatico,

opposizioni, ricerca di capri espiatori, tentativi di fuga (dipendenza dall’autorità)

- Una partecipazione autentica accresce la motivazione

- Il momento migliore per apprendere qualcosa è quando questa ci serve nell’immediato

Dewey

Contrappone i suoi principi a quelli dell’istruzione tradizionale: espressione della propria

individualità, libera attività, apprendimento dall’esperienza, acquisizione di abilità e tecniche come

mezzi per raggiungere fini che interessano direttamente la vita reale, massimo vantaggio delle

opportunità per la vita presente. I suoi concetti chiave:

- l’esperienza (è il punto di partenza dei processi formativi)

- la democrazia (è l’assetto che promuove una migliore qualità dell’esperienza umana)

- la continuità (ogni esperienza riprende qualcosa di quelle precedenti)

- l’interazione: ogni esperienza deriva dall’interazione fra condizioni interne e oggettive

(nella formazione tradizionale enfasi su condizioni esterne, es. materie, libri). L’insegnante

deve avere conoscenza delle materie ma anche degli individui per poter scegliere le attività

adatte in un’organizzazione in cui tutti gli individui abbiano l’opportunità di dare il proprio

contributo

Il metodo della ricerca di Bruner: una teoria dell’istruzione dovrebbe indicare le esperienze più

efficaci per instillare la predisposizione all’apprendimento, i modi in cui un complesso di

conoscenze dovrebbe essere strutturato, le sequenze più efficaci in cui presentare la materia, la

natura e il ritmo delle ricompense/punizioni.

Bruner distingue tra insegnamento espositivo (modo, ritmo e stile dell’esposizione sono

determinate dal docente) e ipotetico (studente e insegnante sono in collaborazione, lo studente

prende parte alla formulazione dei contenuti). Questo modo portagli studenti a impegnarsi in atti

di scoperta, facilitando la memorizzazione, la motivazione e le capacità intellettuali. La tecnica

fondamentale è quella delle domande: strumenti per aprire le menti ad esplorare possibilità,

generalmente non accetta una sola risposta (la risposta giusta serve solo a impedire la riflessione),

ma sostiene il problem solving, il pluralismo e lo sviluppo da parte dello studente dei propri

personali standard id riferimento. Raramente riassume le posizioni prese dagli studenti su ciò che

è appreso (il riepilogo conclusivo tende ad avere l’effetto di mettere fine alla discussione, può

essere proposto in termini di ipotesi e tendenze emersi). Le lezioni si sviluppano a partire dalle

risposte degli studenti e non da una struttura logica predeterminata (cerca di prevedere le

domande e obiezioni che potrebbero emergere). Si interessa più dei processi che dei risultati finali

del pensiero (la risposta) = metodo induttivo (l’obiettivo è impegnare gli studenti in attività che

producano conoscenza, come definire, domandare, osservare, classificare, generalizzare).

Il successo è misurato sulla base dei cambiamenti comportamentali degli studenti (pertinenza e

incisività domande, convinzione delle posizioni, abilità nell’applicare generalizzazioni, aumento

tolleranza, etc).

Il modeling di Bandura (imitazione)

Nell’insegnamento attraverso il modeling, l’insegnante si comporta in modi che vuole che il

discente imiti (Role modeling). 3 effetti derivanti dall’esposizione a un modello:

- identificazione (il discente acquisisce nuovi modelli di risposta, es. l’insegnante stimola

l’ascolto reciproco, producendo lui stesso ascolto empatico)

- inibitorio/disinibitorio (diminuisce o aumenta l’intensità delle risposte prima acquisite)

- evocazione (il discente riceve un indizio per produrre una risposta che non è né nuova né

inibita, es. insegna l’arte di dare/ricevere feedback invitando i discenti s criticare il suo

insegnamento in modo costruttivo, per es. l’insegnante fa sapere se un comportamento è

approvato o meno)

Riflessione critica: la formazione adulti deve aiutare i discenti anche a

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Publisher
A.A. 2005-2006
16 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Educazione degli adulti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Mariani Anna Marina.