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Gdeterioramento è iniziato con la rivoluzione industriale
L'intervento umano, di fatto, ha reso i processi circolari - caratteristici del funzionamento dei sistemi naturali - dei processi lineari, alla fine dei quali si produce appunto lo scarto, il rifiuto, sia esso solido, liquido o gassoso. Non abbiamo, invece, messo al centro dei processi economici il capitale fondamentale che ci consente di perseguire il benessere e lo sviluppo delle nostre stesse società, e cioè il capitale naturale, costituito dalla ricchezza della natura e della vita sul nostro pianeta. Non avendo sin qui fornito un valore ai sistemi idrici, alla rigenerazione del suolo... l'umanità ha di fronte a sé una grande sfida causa la pressione troppo alta sui sistemi naturali. Per essere davvero operativo, lo sviluppo sostenibile richiede un reale cambiamento della nostra visione e della nostra azione concreta nel rapporto che abbiamo con il mondo naturale. Oggi abbiamo una
La consapevolezza sempre più chiara dei limiti ecologici globali significa trovare un modo diverso di fare economia. I sistemi economici delle società umane non possono più costituire il sistema centrale di riferimento del nostro mondo quotidiano. Questi sistemi sono, in realtà, dei sottosistemi del più grande ecosistema globale del pianeta (la biosfera) e non possono essere gestiti come se fossero indipendenti da esso. I modelli economici perseguiti dalle società umane non possono, quindi, operare al di fuori dei limiti biofisici dei sistemi naturali. Per questo la crescita della popolazione e della produzione non devono spingersi oltre le capacità ambientali di rigenerazione delle risorse e di assorbimento dei rifiuti, per German Daly, si tratta però di un'economia raffinata e complessa dedita al mantenimento, del miglioramento qualitativo, della condivisione e dell'adattamento ai limiti naturali.
Un'economia del "meglio", non del "più grande". La sostenibilità è quindi un concetto articolato che viene purtroppo ancora continuamente banalizzato. Volendo semplificare il concetto in una semplice definizione, possiamo affermare che sostenibilità vuol dire imparare e vivere, in una prosperità equa e condivisa con tutti gli altri esseri umani e in armonia con la natura, entro i limiti fisici e biologici dell'unico pianeta che siamo in grado di abitare: la Terra.
Nella seconda metà del primo decennio del 2000 abbiamo la prima pubblicazione scientifica di numerosi autorevoli studiosi dediti alla Global Sustainability e alle scienze del Sistema Terra. Tali autori hanno cercato di indicare le dimensioni di uno spazio operativo sicuro (Safe and Operating Space) per l'umanità indicando i Planetary Boundaries ("confini planetari") entro cui muoversi. I limiti sono 9:
- il cambiamento climatico
- la perdita di biodiversità
- l'alterazione del ciclo dell'azoto
- l'alterazione del ciclo del fosforo
- l'acidificazione degli oceani
- l'uso globale dell'acqua dolce
- la modifica dell'uso del suolo
- l'inquinamento chimico
- l'inquinamento atmosferico
la perdita della biodiversità e quindi dell'integrità biosferica
l'acidificazione degli oceani
la riduzione della fascia di ozono nella stratosfera
la modificazione del ciclo biogeochimico dell'azoto e del fosforo
l'utilizzo globale di acqua
i cambiamenti nell'utilizzo del suolo
la diffusione di aerosol atmosferici
l'inquinamento dovuto ai prodotti chimici antropogenici
Per quattro di questi ci troviamo già oltre il confine indicato dagli studiosi:
il cambiamento climatico
la perdita di biodiversità
la modificazione del ciclo dell'azoto e del fosforo
le modificazioni dell'uso dei suoli.
Mentre l'economia convenzionale tratta il degrado ambientale come una esternalità che ricade in gran parte fuori dell'economia monetizzata, gli scienziati naturali hanno letteralmente sovvertito tale approccio. Hanno, infatti, proposto un insieme di limiti quantificati
dell’uso di risorse entro cuil’economia globale dovrebbe operare, se si vuole evitare di toccare i punti di non ritorno del sistema Terra che eserciterebbero effetti devastanti sull’intera umanità. È necessario che il concetto di un patrimonio comune per l’umanità venga riconosciuto da tutti gli stati del mondo. È opinione condivisa di tanti studiosi che sia giunto il momento di modificare le nostre società, i nostri comportamenti, i nostri modi di pensare, di vivere, di relazionarci con gli altri esseri umani, con gli altri esseri viventi, e con l’intera natura che ci circonda. È necessario e urgente modificare le modalità consolidate con le quali gestiamo i nostri sistemi politici ed economici.
Il libro si basa su sette mosse che dovranno sviluppare gli economisti del 21 secolo:
- Cambiare obiettivo: l’economia si è sempre basata sul PIL, occorre cambiare questa ideologia improntandola sullo
Queste sette mosse saranno utili ai nuovi pensatori economici a ridisegnare un approccio economico dinamico basato su una prosperità scollegata dal passato e sostenibile nel tempo. L'economia della ciambella come alternativa della crescita infinita.
- Cambiare obiettivo
Kate Raworth descrive l'economia come contenuta in un nido. Ciò che descrive questo è l'avvento di un cuculo; i cuculi invece di crescere la propria prole portano le uova in nidi incustoditi, gli ignari uccelli che se li ritrovano non capiscono la differenza coi propri e li covano, il cuculo nasce prima degli altri e appena nato butta questi ultimi giù dal nido ottenendo allevamento e cibo dalla
madre, questo è un avviso per gli altri uccelli, lasciate il vostro nido inosservato e questo verrà 'sequestrato'. Lo stesso è per l'economia, nel 20 secolo ha perso la voglia di articolare i propri obiettivi di crescita ed essi sono stati sostituiti dal PIL, bisogna sfrattare questo unico obiettivo di crescita e svilupparne di nuovi che permettano pari opportunità entro i limiti del pianeta che ci sostenta, entro i limiti della ciambella. (i limiti sono i 5 sotto descritti: popolazione, distribuzione, aspirazione, tecnologia, governance). GC'è un diagramma della teoria economica così pericoloso da non essere mai realmente tracciato: l'andamento a lungo termine della crescita del PIL. L'economia mainstream vede la crescita infinita dell'economia come un obbligo. Si tratta di una misura che ha rivelato la sua utilità in più di un'occasione: • a metà degli anni Trenta, con Kuznets,per stimare la produzione nazionale statunitense • Dopo la Grande Depressione, con Roosevelt per monitorare l'impatto del New Deal • In concomitanza con la Seconda Guerra Mondiale, per pianificare l'intervento militare degli USA • Negli anni Cinquanta, come obiettivo prioritario (anche in relazione alla crescita dell'URSS). Le prime voci critiche si alzano prestissimo! Già nel 1819, l'economista Jean Sismondi immagina come obiettivo dell'economia politica il benessere dell'umanità. Nel 1860, John Ruskin afferma che "il paese più ricco è quello che cresce il maggior numero di esseri umani nobili e felici". Si veda ad esempio il G20 nel 2014, nonostante pochi giorni prima l'intergovernmental panel on climate change avesse messo in guardia il mondo sul dover fronteggiare danni gravi e irreversibili riguardo all'aumento delle emissioni di gas serra, i leader delle più potentinazioni e i notiziarisottolinearono una crescita economica ovvero del PIL futura mondiale del 2,1% come unico obiettivofondamentale.Dal 1767 studiosi si intersecano nel dare una giusta definizione di economia politica, inizialmentedefinita come scienza delle politiche domestiche nelle nazioni libere, aggiornata nel 1932 da lionelrobbins della london school of economics come scienza che studia il comportamento umano comerelazione tra scopi e mezzi scarsi che hanno usi alternativi, contestualizzano l'economia come unascienza del comportamento umano dedicando poco tempo ad indagare quegli scopi e alla natura deimezzi scarsi coinvolti.Un continuo aumento degli introiti e della crescita del PIL si suppone sia un indicatore abbastanzavalido per valutare il benessere umano tralasciando il vero valore che le persone traggono dalconcetto di 'utilità' descritto come il prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per trarrebeneficio dal servizio o bene acquistato. Siita economica è stata considerata il principale indicatore di successo dello sviluppo. Tuttavia, negli ultimi anni, si è diffusa una consapevolezza crescente che il PIL da solo non sia sufficiente a valutare il benessere e il progresso di una società. Oggi, molti esperti sostengono che sia necessario adottare un approccio più olistico per valutare il successo dello sviluppo. Ci sono diversi indicatori che possono essere presi in considerazione, come ad esempio: 1. Indice di sviluppo umano (HDI): Questo indicatore tiene conto di fattori come l'aspettativa di vita, l'istruzione e il reddito pro capite. Misura il livello di benessere e sviluppo umano di una nazione. 2. Indice di felicità: Questo indicatore misura il livello di felicità e soddisfazione delle persone in una determinata società. Si basa su fattori come il reddito, la salute, la libertà e il supporto sociale. 3. Sostenibilità ambientale: Valutare il successo dello sviluppo richiede anche di considerare l'impatto sull'ambiente. Indicatori come l'impronta ecologica e le emissioni di gas serra possono essere utilizzati per valutare la sostenibilità ambientale di una società. 4. Disuguaglianza economica: La distribuzione del reddito e della ricchezza è un altro fattore importante da considerare. Indicatori come il coefficiente di Gini possono essere utilizzati per valutare il livello di disuguaglianza economica in una società. Questi sono solo alcuni esempi di indicatori che possono essere utilizzati per valutare il successo dello sviluppo. È importante adottare un approccio multidimensionale e considerare una serie di fattori per ottenere una valutazione più completa e accurata.