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POPOLAZIONE PIU' RICCA- l'Indice di dispersione si calcola attraverso il RAPPORTO TRA IL REDDITO MEDIO DEL 10% DI POPOLAZIONE PIU' RICCA ED IL 10% DI POPOLAZIONE PIU' POVERA
DISUGUAGLIANZE GLOBALI possono essere valutate suddividendo i paesi in base al reddito (alto reddito, medio reddito, basso reddito) e comparandoli con i valori mondiali. A tal fine, si possono analizzare le seguenti variabili:
- il PIL A PREZZI CORRENTI
- il PIL PRO CAPITE PARITA' DI POTERE D'ACQUISTO (PPP)
- L'ASPETTATIVA DI VITA ALLA NASCITA
- LA QUOTA DI POPOLAZIONE CHE VIVE CON MENO DI 1,25$ al giorno
MONDO linea più alta: PIL NEI PAESI AD ALTO REDDITO andamento che fino agli anni 2000 è coincidente, picco nel 2007/2008 con una contrazione nel 2009
PIL NEI PAESI A MEDIO REDDITO crescita dal 2004 in poi
PIL NEI PAESI A BASSO REDDITO si collocano sempre in prossimità dello 0
Andamento del PIL PRO CAPITE PPP (in termini di parità di potere d'acquisto)
Potere d'acquisto) abbiamo visto che nel tentativo di avvicinarci il più possibile ad unamisura che sia in grado di cogliere l'effettivo benessere della popolazione, il PIL viene analizzato in termini PRO-CAPITE. Ci fornisce una misura orientativa del LIVELLO DI RICCHEZZA PRODOTTO NEL PAESE. Si tratta di una misura poco realistica, viene analizzato il PIL PRO CAPITE A PARITÀ DI POTERE D'ACQUISTO. Richiamando i concetti sugli indicatori di sviluppo, la misura della qualità di potere d'acquisto è una misura fondamentale perché ci avvicina all'effettivo paniere di consumo del consumatore standard: si compone prendendo un paniere di 300-400 beni per ciascun paese che vengono effettivamente consumati da un consumatore medio (questo paniere viene rapportato al potere d'acquisto rispetto ad 1 dollaro statunitense, sapendo che il dollaro non ha lo stesso potere d'acquisto nei diversi paesi).
PIL PRO CAPITE PPP NEI
PAESI AD ALTO REDDITO linea che svetta, tenuto giù dal ppp dei paesi a basso reddito (che sono in prossimità dello 0) edal ppp dei paesi ad alto reddito (che si colloca in una fascia molto bassa). Tra il 1980 ED IL 2011 nei paesi ad alto reddit o siamo passati da un redditomedio vicino ai 20.000 dollari ad un reddito medio vicino ai 40.000 dollari (reddito in media quadruplicato). Nei paesi a basso reddito non vediamoquesta tendenza; invece una tendenza simile la notiamo nei paesi a medio reddito (anche se i valori sono più modesti).
32ASPETTATIVA DI VITA ALLA NASCITA in lieve crescita dal 1982 al 2011 per tutti i paesi. Diseguaglianza in termini di dati di partenza e di arrivo:partiamo da poco meno di 54 ANNI NEI PAESI A BASSO REDDITO ed OLTRE 72 ANNI NEI PAESI AD ALTO REDDITO (20 ANNI IN MEDIA DI DI FFERENZADI ASPETTATIVA DI VITA ALLA NASCITA).
POPOLAZIONE CHE VIVE CON MENO DI 1,25 DOLLARI AL GG PAESI ROSSO SCURO sono i paesi più poveri, mentre i
PAESI PIÙ CHIARI rappresentano i paesi più ricchi. Le peggiori performance si trovano nei paesi del continente Africano.
CAPITOLO N. 11 → CRESCITA E DISEGUAGLIANZE
Analisi della relazione tra crescita e diseguaglianze. Si tratta di una relazione molto studiata dagli economisti, in quanto (soprattutto nell'economia dello sviluppo) si è sempre alla ricerca di una delle determinanti che fanno sì che questo sviluppo si verifichi all'interno del paese oppure si è sempre alla ricerca di comprendere quali siano le variabili che possano essere isolate che fanno sì che alcuni paesi crescano ed altri non crescano. Il tema delle diseguaglianze è rimasto sempre un po' sullo sfondo, infatti spesso si è data importanza a variabili diverse... tranne che negli ultimi 20 anni, periodo in
catastrofi naturali o altre forme di regolazione demografica che riducano la popolazione e ristabiliscano un equilibrio tra risorse e crescita demografica. 2. MARX (teoria del materialismo storico) - Marx analizza la questione della disuguaglianza in relazione al sistema economico capitalistico. Secondo Marx, il capitalismo è intrinsecamente basato sulla sfruttamento della classe lavoratrice da parte della classe capitalista. Questo sfruttamento crea una crescente disuguaglianza economica tra le due classi. Marx sostiene che il capitalismo porterà inevitabilmente a una rivoluzione proletaria, in cui la classe lavoratrice si ribellerà contro la classe capitalista e instaurerà una società senza classi, in cui la disuguaglianza sarà eliminata. 3. KEYNES (teoria della domanda aggregata) - Keynes si concentra sulla disuguaglianza economica in relazione alla domanda aggregata. Secondo Keynes, la disuguaglianza economica può influenzare la domanda aggregata e quindi l'attività economica. Se la maggior parte delle risorse economiche è concentrata nelle mani di pochi individui, la domanda aggregata sarà bassa e l'economia sarà debole. Keynes sostiene che per stimolare l'attività economica e ridurre la disuguaglianza, è necessario un intervento governativo attraverso politiche di redistribuzione del reddito e di sostegno alla domanda aggregata. 4. AMARTYA SEN (teoria dello sviluppo umano) - Sen analizza la disuguaglianza in relazione allo sviluppo umano. Secondo Sen, la disuguaglianza non deve essere valutata solo in termini di reddito o ricchezza, ma anche in termini di opportunità e capacità delle persone di realizzare le proprie potenzialità. Sen sostiene che la disuguaglianza può limitare l'accesso alle opportunità di istruzione, salute, lavoro e partecipazione politica, impedendo alle persone di sviluppare appieno le loro capacità. Per ridurre la disuguaglianza, Sen propone politiche che promuovano l'uguaglianza di opportunità e il potenziamento delle capacità delle persone. 5. PIKETTY (teoria del capitale nel XXI secolo) - Piketty analizza la disuguaglianza economica in relazione alla concentrazione del capitale. Secondo Piketty, nel lungo periodo, il rendimento del capitale tende ad essere superiore al tasso di crescita economica, portando ad un aumento della disuguaglianza. Piketty sostiene che per ridurre la disuguaglianza è necessario un intervento governativo attraverso politiche di tassazione progressiva sul capitale e di redistribuzione del reddito. Questi sono solo alcuni dei principali approcci teorici alla disuguaglianza economica. Ogni teoria offre una prospettiva diversa e può essere utile per comprendere e affrontare il problema della disuguaglianza nella società.siccità (eventi negativi) che avranno la conseguenza di ridurre il boom della popolazione e quindi di portare a livello la quantità di individui presenti sulla terra con le risorse per loro disponibili (TEORIA FORTEMENTE BASATA SULLA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO E DI RISORSE DI ALTRA NATURA). 2. KALDOR-PASINETTI- LA DISTRIBUZIONE INFLUENZA LA CRESCITA- Si può avere crescita in equilibrio in base alla distribuzione del reddito tra lavoratori e capitalisti, in base alla diversa propensione al risparmio che manifestano queste due categorie di soggetti (poiché i redditi dei lavoratori sono modesti, la loro propensione al risparmio è molto ridotta- Al contrario, la propensione al risparmio dei capitalisti è elevata; quindi, sono i capitalisti a fornire il reale motore per lo sviluppo) Qui abbiamo una prospettiva basata sulla divisione in classi, ovvero lavoratori e capitalisti. Questi due soggetti manifestano una propensione al risparmio diversa - i lavoratoridispongono di un reddito più basso e quinditendono ad avere una propensione al risparmio modesta (il reddito viene quasi interamente utilizzato peracquistare beni essenziali); i capitalisti dispongono di un reddito elevato e manifestano una propensione alrisparmio più alta. Sono proprio i capitalisti a rappresentare il modello di crescita del paese: in questo casola diseguaglianza viene visto come un fattore positivo per la crescita.
3. KUZNETS E LEWIS
LEWIS (1954)- La crescita in equilibrio poggia proprio sul fatto che le risorse sono distribuite in modo ineguale tralavoratori e capitalisti- Se i capitalisti hanno un reddito più elevato, è più probabile la crescita economica del paese
KUZNETS (1955)- Le disuguaglianze tendono a crescere nella fase iniziale della crescita di un paese, tuttavia, superata la faseiniziale, tali diseguaglianze iniziano a ridursi- Si tratta di una impostazione ottimistica: Kuznets manifesta una profonda fiducia nel mercato,
In quanto è in grado di redistribuire la ricchezza
4. LUNDBERG E SQUIRE (2003)- In una ricerca del 2003 evidenziano che crescita e diseguaglianze possono manifestare lo stesso andamento(questo però viene visto in relazione ad eventuali interventi dello stato)- Siamo in un'IMPOSTAZIONE NEOCLASSICA: vede nel mercato un meccanismo perfetto che si autoregola(intervento dello stato visto come elemento distorsivo che non aiuta e tende ad allontanare il sistema economico dai suoi potenziali di crescita)- Ovvero, attraverso manovre rivolte ad aumentare la crescita (da parte dello Stato), può accadere che aumenti anche la diseguaglianza
5. DEININGER E SQUIRE (1996)- Svolgono una ricerca sulla diseguaglianza su 125 paesi- Crescita e diseguaglianza non risultano univocamente correlate: esiste, invece, una forte correlazione tra crescita e riduzione della povertà 34- Visione ottimistica della crescita (se un paese cresce, la popolazione tenderà ad avere un
livello medio di benessere più elevato; questo contribuirà a ridurre le diseguaglianze)
6. ALESINA E RODRIK (1994)- Svolgono uno studio sulla DOTAZIONE INIZIALE DELLE RISORSE, secondo un approccio fortemente economico/patrimoniale: ciascuno di noi nasce in una famiglia che ha/non ha un patrimonio di varia natura a disposizione; questo consente di avere/non avere di fronte una certa rosa di possibilità.
- Se le risorse sono inizialmente distribuite in modo diseguale i policy-makers possono mettere in atto alcune politiche di redistribuzione del reddito.
- Tuttavia, aumentando il prelievo fiscale (da parte dello Stato) si riduce la crescita (in quanto stiamo sottraendo risorse a quella parte di popolazione - capitalisti, che hanno una propensione al risparmio elevata - per darla alla fascia di popolazione più povera - che non faranno crescere il paese).
7. PERSSON E TABELLINI (1994)
- In presenza di diseguaglianze il governo tassa gli
investimenti e le attività produttive- Affinché si verifichi una crescita all'interno di un paese, gli individui devono potersi appropriare dei frutti del proprio lavoro (sia i lavoratori che le imprese devono sapere che sono in grado di gestire il proprio lavoro)- Ma se il governo interviene per moderare l'accumulazione, la crescita viene rallentata: qui gli autori mettono sul tavolo un meccanismo demotivazionale - se noi sappiamo che abbiamo una prelievo fiscale molto elevato, vi saranno alcuni dei soggetti/imprese che eviteranno di fare impresa oppure che ne usciranno fuori (si tratta di una realtà molto sensibile per il nostro paese, infatti il prelievo fiscale è molto elevato).LE POLITICHE REDISTRIBUTIVE - Lo Stato preleva parte del reddito attraverso l'imposizione fiscale il reddito prelevato viene utilizzato sotto forma di spesa pubblica e trasferimenti- IL RUOLO REDISTRIBUTIVO DELLO STATO (che, come abbiamo visto, è statocriticato da molte teorie) è tuttavia un ruolo fondamentale: è importante garantire un livello minimo di assistenza decorosa a tutti i cittadini a livello di reddito, anche per gestire il conflitto sociale- Fondamentale è cercare di capire come mettere in atto queste misure, senza tuttavia andare a demotivare troppo le classi produttive
CAPITOLO N. 12 – LA POVERTÀ
POVERTÀ si tratta di una delle conseguenze del sottosviluppo, ma rischia di diventare una delle "trappole del sottosviluppo"
In prima approssimazione, occorre distinguere tra:
- POVERTÀ ASSOLUTA
- POVERTÀ RELATIVA
Povertà assoluta - È possibile individuare una soglia di reddito al di sotto della quale gli individui si possono definire poveri al di sotto di
tenza. Questa situazione di povertà può avere conseguenze negative sulla salute, sull'istruzione e sul benessere generale delle persone coinvolte. La povertà può essere causata da diversi fattori, tra cui la mancanza di opportunità lavorative, la disuguaglianza economica, la mancanza di accesso a servizi di base come l'istruzione e la sanità, e la discriminazione sociale. Per combattere la povertà, è necessario adottare politiche e programmi che promuovano l'equità economica, l'accesso all'istruzione e alla sanità, e la creazione di opportunità lavorative. Inoltre, è importante sensibilizzare l'opinione pubblica e promuovere la solidarietà per sostenere le persone in condizioni di povertà. La povertà è una sfida complessa e multidimensionale, ma con l'impegno e la collaborazione di tutti, è possibile ridurla e garantire una vita dignitosa per tutti.