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Col primo termine si indica il momento dell'osservazione in termini quantitativi dei
fenomeni economici, vale a dire la loro misurazione. Il secondo è di norma utilizzato,
in senso stretto, in riferimento all'attività di raccolta, classificazione ed elaborazione
di dati ed infine produzione di informazioni.
55. Ragioneria
Disciplina che costituisce quella branca dell'economia d'azienda che si occupa della
quantificazione dei processi di gestione, preventivi e consuntivi, utilizzando in grande
prevalenza lo strumento di misura costituito dal valore monetario.
56. Il conto in senso sostanziale
Il conto è l'insieme di scritture riguardanti un determinato oggetto e aventi lo scopo di
evidenziarne la consistenza quantitativa iniziale e le successive variazioni. In tutti i
conti la sezione DARE è la sezione a sinistra, mentre la sezione AVERE è la sezione
a destra. A.A.
57. Fatto amministrativo
Ogni fenomeno economico oggetto di osservazione quantitativa e conseguente
rilevazione contabile.
58. Processo di determinazione e rilevazione quantitativa
Tale modello contabile utilizza una logica di tipo duplice, cioè ogni fatto
amministrativo viene osservato da due punti di vista. I fini conoscitivi perseguiti sono
costituiti principalmente dal reddito di esercizio e dal connesso capitale di
funzionamento.
59. Metodo della partita doppia
Comporta la duplicità degli aspetti di osservazione: l'aspetto numerario attiene alla
disponibilità di denaro e valori assimilati; l'aspetto economico ai valori di reddito e
capitale finanziario. I conti sono divisi in due serie che corrispondono alle variazioni
di valore: conti numerari e conti economici, di reddito e di capitale finanziario.
I conti numerari accolgono i valori di segno algebrico positivo in dare e di segno
negativo in avere; i conti economici accolgono i segni di valore positivo in avere e di
segno negativo in dare.
– I conti numerari accolgono in dare l'esistenza iniziare di cassa e dei crediti, gli
aumenti di cassa e dei crediti, e la diminuzione dei debiti; in avere l'esistenza
iniziale dei debiti e dei loro incrementi, e la diminuzione di cassa e crediti.
– I conti economici di reddito accolgono in dare le variazioni che occorrono con
segno negativo al calcolo del reddito e in avere le componenti di reddito
positive.
– I conti economici di capitale finanziario esprimono la consistenza e la
variazioni del fondo rappresentato dalla ricchezza finanziaria d'impresa;
accolgono in avere i valori dei finanziamenti passivi, di rischio e di credito, le
loro variazioni aumentative e le variazioni diminutive dei finanziamenti
concessi; in dare vengono registrati i finanziamenti concessi, le loro variazioni
aumentative e le variazioni diminutive dei finanziamenti ottenuti.
60. Le rilevazioni economiche
Le rilevazioni contabili consistono nella raccolta e nella elaborazione dei dati relativi
alla gestione col fine di rappresentarli ed interpretarli.
Le rilevazione si concretano nelle scritture, le quali, nel loro insieme compongono la
contabilità.
61. Rettifiche di imputazione
Aggiungono all'esercizio in chiusura tutte quelle operazioni che sono di sua
competenza ma per le quali non sono state ancora emesse le fatture (e quindi non vi è
una manifestazione numeraria).
Si possono importare costi e ricavi, che consistono in: partite da liquidare, TFR,
adeguamenti di crediti e debiti in valuta e imposte sul reddito; quote di costi e ricavi: A.A.
ratei.
1. Diverse tipologie del capitale d'impresa
A seconda dei fini conoscitivi perseguiti si possono distinguere diversi tipi di capitale
d'impresa: quando il suo fine è costituito dal calcolo di reddito d'esercizio si parla di
capitale di funzionamento; quando invece il fine è quello di definire il presunto fondo
liquido, atteso al termine della vita utile d'impresa, si tratta di capitale di
liquidazione. Infine, quando si cerca di quantificare il presunto valore di scambio di
un bene quando mancano prezzi di mercato dello stesso o di altri a esso assimilabili,
ci troviamo davanti al capitale economico.
2. Fini e ipotesi del capitale di funzionamento
Il fine è costituito dalla determinazione del reddito d'esercizio, le ipotesi sono quelle
che sottendono tale determinazione, quale la durata utile dei fattori strutturali per la
definizione delle quote di ammortamento. Il valore di tale quantità, è destinato a
variare in funzione delle ipotesi, così che per esse è possibile formulare giudizi di
razionalità delle ipotesi stesse e di coerenza di calcolo rispetto a queste e mai di
esattezza assoluta e “verità”.
3. Il processo di determinazione del capitale economico
Si basa fondamentalmente sull'analisi prospettica del rapporto impresa/ambiente, al
fine di valutare se le condizioni dei mercati, la capacità di penetrazione commerciale,
il grado di concorrenzialità in termini di livello di innovazione dei prodotti, ecc. e
quelle interne d'impresa possano evolvere o meno verso crescenti livelli di equilibrio.
4. Determinazione di un reddito di esercizio normalizzato
Prospetto di una pluralità di redditi, relativi a diverse fasi attese di vita aziendale,
espressivo delle condizioni medio/normali che caratterizzano l'operare d'impresa nel
periodo che può essere ragionevolmente oggetto di analisi prospettica.
5. Il capitale accessorio
La determinazione del capitale accessorio implica la individuazione degli elementi
patrimoniali non pertinenti allo svolgimento dell’attività operativa aziendale, poiché
ritenuti non strumentali all’esercizio dell’azienda nonché delle componenti soggette a
valutazione autonoma. La valorizzazione di tali componenti, al netto dell’effetto
fiscale, concorre separatamente alla formazione del valore del capitale economico.
6. L'avviamento dell'impresa
E' la differenza tra il capitale economico e di funzionamento (goodwill), cioè quel
maggior valore che un complesso aziendale ha sia rispetto alla mera aggregazione
casuale dei suoi elementi componenti, sia rispetto allo stesso sistema nei momenti
immediatamente successivi alla sua istituzione. Esprime le relazioni e, con il
procedere della fase di funzionamento, il rafforzarsi di queste e delle interazioni con
l'ambiente. L'avviamento può, in caso di andamenti negativi di gestione, assumere
valori negativi (badwill).
7. La relazione fra dati fattori produttivi e determinate unità di prodotto può
essere
Diretta: quando i relativi costi sono detti speciali, l'oggetto considerato è costituito da A.A.
un reparto produttivo e un dato macchinario è utilizzato solo per i processi che lì
trovano attuazione, quindi non sussistono problemi di attribuzione della relativa quota
di ammortamento.
Indiretta: i relativi costi si dicono comuni dei dati oggetti. Si tratta di relazioni più
incerte, basti pensare alla difficoltà di ricondurre ai singoli prodotti i costi dei fattori
impiegati negli uffici addetti alla contabilità generale, del personale, ecc.
8. Costi speciali e costi comuni
Si parla di costi speciali di dati prodotti con riferimento a quei fattori la cui quantità
utilizzata nella specifica produzione è misurabile in modo oggettivo, ovvero utilizzati
solo nella stessa. Quando, al contrario, tale misurazione non è possibile si parla di
costi comuni.
9. Costi diretti e costi indiretti
I costi sono diretti quando la quantità di fattore viene misurata e indiretti quando non
viene misurata, anche quando sarebbe possibile farlo, per motivi di convenienza o di
difficoltà. Tale classificazione non ha valore assoluto.
10. Costi variabili
I costi variabili mutano in funzione della quantità prodotta, con diverse possibili
intensità di variazione, a seconda del tipo di produzione e dell’organizzazione
produttiva.
11. Costo totale
Il costo totale della produzione è determinato dalla somma dei costi di produzione. Il
costo totale è il costo sostenuto dall'impresa per acquistare i fattori produttivi e i beni
strumentali (macchinari, impianti, uffici, ecc.) necessari per il funzionamento del
processo produttivo.
L'equazione del costo totale C può essere espressa come: C = CF + CV
12. Costo unitario medio del prodotto
E' dato dal rapporto tra il totale dei costi, fissi e variabili, sostenuti e il numero di
prodotti allestiti in un dato periodo. E' il caso delle imprese che allestiscono beni
economici di serie, ognuno di modesto valore.
13. Margine lordo di distribuzione
Costituisce la differenza tra ricavo di vendita e insieme dei costi variabili attribuibili
alla produzione venduta. La determinazione di tale valore deriva dalla considerazione
che, posta la predisposizione di una capacità produttiva e la conseguente esistenza di
una quantità di costi che prescindono dai livelli di produzione attuati, il primo
problema dell'impresa non è costituito dal raggiungimento del reddito, ma dalla A.A.
copertura dei costi fissi.
14. Costo suppletivo o differenziale
E' il costo che l’impresa dovrebbe sostenere per realizzare un dato aumento di
volume o una differenza qualitativa.
Il suo studio dà un supporto conoscitivo per le scelte sul miglioramento della
struttura produttiva, della gamma, delle politiche di prezzo, ecc.
15. Criterio di determinazione del prezzo di vendita di partite aggiuntive di
prodotto in condizioni di sottoutilizzo della capacità produttiva
Fino a quando il margine lordo di distribuzione è positivo, e dunque le quantità
incrementali di prodotto aggiungono al calcolo del reddito più ricavi che costi,
sussiste la convenienza ad accettare prezzi di vendita inferiori rispetto a quelli
pienamente remunerativi.
16. Le principali configurazioni di costo sono
Il costo primo variabile, il costo primo diretto, il costo industriale, il costo
complessivo e il costo economico/tecnico.
17. Costo primo variabile
Detto anche Direct Costing, è la somma dei costi variabili riferibili allo specifico
prodotto.
18. Costo primo diretto
E' la somma dei costi diretti.
19. Costo industriale
E' la somma dei costi delle materie prime e di quelli, indiretti e diretti,
immediatamente relativi al processo di trasformazione.
20. Costo complessivo
Le precedenti figure di costo sono dette “parziali”, in quanto per la loro definizione
non si è proceduto alla ripartizione di tutti i costi aziendali, a esse si contrappone il
concetto di costo complessivo che si ottiene attribuendo al prodotto, oltre ai costi
industriali, quelli commerciali, di amministrazione in senso stretto e finanziari.
21. Costo economico/tecnico
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