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8)PRINCIPI DI BASE SUL COME SI FORMANO GLI ATTEGGIAMENTI
Vengono proposti 4 principi che possono essere considerati come guida per comprendere i
processi di base nel cambiamento degli atteggiamenti.
Principio 1: l’influenza delle piccole cose
Gli atteggiamenti possono essere influenzati da informazioni che hanno poca rilevanza per
l’oggetto di atteggiamento. Per esempio, siamo maggiormente propensi a concordare con persone
attraenti nonostante la loro attrattività non c’entri nulla col fatto che abbiano ragione o torto. Se
ancora, per esempio, siamo d’accordo a comprare una nuova macchina perché siamo di buon
umore, non daremmo peso a fattori che sono più rilevanti come il costo della macchina e la sua
utilità: l’effetto dell’umore è quindi di rilevanza. Altri fattori di influenza sono anche gli effetti del
discorso di chi parla, il tono, l’uso dell’umorismo, il nome di chi parla e gli attributi positivi e
negativi. Ci sono anche gli effetti di simpatia, certezza, risorse di gruppo. Tutti questi fattori e
risorse variano nel grado in cui sembrano irrilevanti ma possono comunque influenzare le persone.
Bisogna comunque ricordare che vi sono differenze individuali e culturali nel modo in cui le
persone considerano determinate informazioni rilevanti o meno.
Principio 2: l’influenza della motivazione e dell’abilità a formare un (atteggiamento corretto)
Non siamo influenzati solo da informazioni poco rilevanti. Questo secondo principio afferma infatti
che l’impatto delle informazioni deboli può essere ridotto quando le persone hanno alti livelli di
motivazione e abilità a formare un atteggiamento corretto, eccetto quando un informazione
rilevante è difficile da interpretare e un informazione irrilevante è difficile da identificare. Alti livelli di
motivazione e abilità nel formare un atteggiamento corretto spingono le persone a usare
informazioni che sono maggiormente rilevanti verso l’oggetto dell’atteggiamento, piuttosto che
semplici spunti che sono meno rilevanti. Secondo l’ELM, le persone che sono motivate e abili
possono reggere l’impatto di informazioni estranee sui loro atteggiamenti e credenze. Anche il
modello MODE di Fazio sottolinea l’importanza della motivazione e dell’abilità. Nel modello
euristico-sistematico invece la motivazione può anche determinare un uso di informazioni irrilevanti
in determinate circostanze: le persone userebbero informazioni persuasive meno rilevanti quando
tutte le informazioni rilevanti disponibili sono ambigue o contraddittorie.
Principio 3: l’influenza del linguaggio comune
Il cambiamento degli atteggiamenti dipende in parte dal fatto che i messaggi trasmessi enfatizzino
il contenuto, la struttura o le funzioni che stanno alla base degli atteggiamenti del destinatario.
Secondo la teoria della persuasione di Hovland e colleghi i messaggi persuasivi sono
maggiormente efficaci quando vengono offerti degli incentivi per il cambiamento di atteggiamento.
Questi incentivi sono maggiormente probabili quando le persone rilevano una corrispondenza tra
la spinta verso qualcosa e un loro atteggiamento. Vengono considerati principalmente tre
corrispondenze tra contenuto, struttura e funzioni degli atteggiamenti.
Relativamente alle corrispondenze di contenuto, alcuni scienziati hanno considerato come gli
atteggiamenti basati si informazioni affettive o cognitive possono essere maggiormente o meno
suscettibili di spinte affettive o cognitive. Edwards a tal proposito ha condotto un esperimento
diviso in due fasi: nella prima venivano creati nuovi atteggiamenti verso una bevanda chiamata
“Power-Plus” (i soggetti erano esposti a informazioni positive sulla bevanda che potevano essere
di natura affettiva, come odore o gusto, e informazioni positive di natura cognitiva come una
descrizione dei suoi valori nutrizionali), secondo l’autrice gli atteggiamenti verso tale bevanda si
sarebbero basati sul tipo di informazione ricevuta prima; nella seconda fase, ai soggetti veniva
data un informazione affettiva e una cognitiva negative sulla bevanda. È emerso proprio un effetto
di corrispondenza: le spinte basate sugli affetti determinavano maggiori cambiamenti negli
atteggiamenti basati appunto sugli affetti, mentre le spinte basate sulla cognizione determinavano
un po’ di cambiamento (anche se meno significativo) negli atteggiamenti basati su informazioni
cognitive.
Relativamente alle corrispondenze nella funzione dell’atteggiamento, gli scienziati hanno
considerato come gli atteggiamenti possano essere più o meno suscettibili di interventi persuasivi
verso diversi bisogni. Ci si è concentrati sulle variabili di differenza individuale e la più studiata è
stata l’auto-monitoraggio. Le persone con alti livelli di auto-monitoraggio sono maggiormente
persuase da spinte che riguardano aggiustamento sociale mentre persone con bassi livelli di auto-
monitoraggio sono maggiormente persuase da spinte che riguardano l’espressione di valori.
Tramite le corrispondenze le persone possono essere maggiormente accurate nelle risposte ad un
messaggio rilevando così i suoi punti di forza e debolezza. La corrispondenza è come analizzare
un messaggio in un linguaggio che meglio si adatta al destinatario, rendendo tale messaggio più
interessante e facile da capire. Se questo è inoltre accompagnato da argomentazioni forti, il
messaggio diventa più convincente.
Principio 4: l’influenza di ciò che non è conosciuto
Il cambiamento degli atteggiamenti può verificarsi anche senza la consapevolezza a livello conscio
dei fattori persuasivi. Le persone possono a volte esprimere atteggiamenti senza sapere perché
agiscono in quel modo. Per esempio, se ci vengono presentati diversi prodotti di consumo che ci
piaccio, tenderemo a scegliere gli oggetti alla nostra destra anche se le persone non diranno mai
che hanno scelto tale oggetto perché si trovava a destra. Le persone hanno delle teorie incorrette
a proposito di cose che minacciano senza apparenti ragioni la correttezza dei loro atteggiamenti e
possono, di conseguenza, modificare tali fattori.
Il problema principale è che alcuni atteggiamenti possono essere formati in maniera rapida, con
poca consapevolezza: per esempio, le persone spesso usano scorciatoie cognitive piuttosto che
usare in maniera esaustiva tutte le informazioni di cui dispongono.
Secondo il modello del conto del valore di Betsch e colleghi gli atteggiamenti possono essere
formati da elaborazioni implicite (senza consapevolezza) e elaborazioni esplicite (consapevoli);
l’elaborazione implicita riguarda semplicemente aggiungere informazioni valutative dentro una
ipotetica struttura di memoria nota come “conto di valore”. Di contro, l’elaborazione esplicita
riguarda l’integrare le nuove informazioni con quelle che si possiedono già.
Anche i messaggi subliminali possono influenzare gli atteggiamenti e il comportamento.
Altri potenziali principi
-Questioni di logica: gli atteggiamenti sono influenzati anche dalle considerazioni logiche delle
persone tra le credenze che sostengono gli atteggiamenti. A tal proposito, McGuire ha proposto
l’effetto socratico: pensare a credenze connesse tra loro fa si che le persone rendano le credenze
maggiormente coerenti tra loro.
-Forza dell’atteggiamento: gli atteggiamenti forti sono più resistenti al cambiamento e predicono
maggiormente il comportamento.
-Sequenza di informazioni: le informazioni presentate prima in sequenza influenzano la
costruzione delle informazioni successive.
9)IL MONDO INTERNO
Sono state sviluppate misure implicite degli atteggiamenti a seguito della constatazione che in
certe circostanze le persone tendono a mascherare determinate opinioni se queste sono poco
socialmente desiderabili (ad esempio non tollerare gruppi etnici o religiosi). Tuttavia è emerso che
alcune persone possono influenzare anche le loro risposte a misure implicite: per esempio, una
risposta a una misurazione implicita può differire se avviene in un contesto privato o pubblico. A tal
proposito, in un college americano a degli studenti è stato chiesto di completare un test tramite IAT
sull’omosessualità; alcuni soggetti erano stati assegnati a una condizione privata in cui credevano
che lo sperimentatore non avrebbe esaminato le loro risposte, altri a una condizione pubblica
credendo che le loro risposte sarebbero state analizzate. È emerso che i soggetti nella condizione
pubblica riportavano atteggiamenti maggiormente favorevoli verso l’omosessualità. Lo IAT non è
immune dalla falsificazione. Queste constatazioni hanno portato i ricercatori a ripensare su
determinati concetti e si è concluso che a volte le persone possono avere alti punteggi su una
misurazione esplicita di un costrutto mentre contemporaneamente presentano bassi punteggi su
una misurazione implicita dello stesso costrutto e viceversa. Queste dissociazioni hanno portato i
ricercatori a sviluppare e testare nuovi modi di pensare riguardo a concetti come l’autostima e il
pregiudizio per esempio. Le misure implicite forniscono una via utile per esaminare il contenuto, la
struttura e la funzione degli atteggiamenti; ciò tuttavia non vuol dire che esse siano superiori alle
misure esplicite.
Gli effetti dei movimenti del corpo sugli atteggiamenti
I nostri corpi possono compiere diverse azioni motorie e queste possono influenzare gli
atteggiamenti. Per comprendere gli effetti potenziali delle azioni motorie sugli atteggiamenti,
bisogna prima considerare le prove di come le espressioni facciali influenzano le emozioni. Strack
in uno studio ha chiesto ai partecipanti di guardare diversi cartoni animati tenendo una penna in
bocca o con le labbra o con i denti. I soggetti che tenevano la penna con i denti (simulando quindi
un sorriso) erano maggiormente divertiti dai cartoni rispetto ai soggetti che tenevano la penna con
le labbra anche se non avevano completamente idea di simulare o meno il sorriso. Le espressioni
facciali avevano quindi influenzato le emozioni.
Wells e Petty hanno invece illustrato gli effetti delle azioni motorie sugli atteggiamenti. Hanno
chiesto a dei soggetti di annuire con la testa (su e giù) o scuoterla (destra e sinistra) simulando di
voler valutare la qualità di un paio di cuffie quando in realtà l’annuire è tipicamente un gesto di
accordo mentre scuotere la testa è un gesto di disaccordo. Gli autori volevano rilevare se tali
movimenti della testa erano in grado di influenzare l’accordo dei soggetti riguardo un messaggio
editoriale: dai risultato è emerso appunto che i soggetti che dovevano annuire erano
maggiormente d’accordo col messaggio rispetto ai soggetti che scuotevano la testa. Quindi gli
autori hanno concluso che le azioni del corpo possono influenzare i modi in cui elaboriamo le
informazioni