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Capitolo 2: Teoria e Storia del Costituzionalismo
Il termine Costituzione non ha sempre avuto un significato univoco e immutabile. Storicamente questo dilemma nasce nell'antica Grecia, dove il filosofo Aristotele avanzò per la prima volta la prodigiosa idea secondo cui gli istituti e i principi politici e giuridici su cui si fondava la vita comunitaria delle poleis non fossero di origine divina, bensì umana. Questa riflessione avanguardista fu espressa da Aristotele all'interno del suo scritto "Costituzione degli ateniesi", in un tempo in cui per "costituzione" si intendeva il complesso di principi attorno ai quali si struttura il potere politico. Nella medesima accezione, questo significato sarà ereditato dai romani.
Nella stessa opera, Aristotele classifica le possibili forme di organizzazione del potere (che dipendono dal numero di persone che lo detengono e dalle caratteristiche del modo in cui lo esercitano) associandole all'eventuale degenerazione (tirannide, oligarchia, democrazia).
descrivere un'entità politica sovrana. Tuttavia, fu solo con l'avvento del costituzionalismo moderno che si iniziò a delineare una vera e propria teoria del governo e a definire i principi fondamentali su cui si basa una costituzione. La costituzione, infatti, è il documento che stabilisce le regole fondamentali di un paese, definendo i diritti e i doveri dei cittadini, l'organizzazione dei poteri dello Stato e i meccanismi di governo. Essa rappresenta il fondamento su cui si basa la convivenza civile e garantisce la tutela dei diritti individuali e collettivi. Nel corso dei secoli, le costituzioni sono state influenzate da diverse correnti di pensiero politico e da eventi storici che hanno portato a importanti cambiamenti nella concezione dello Stato e dei suoi rapporti con i cittadini. Ad esempio, la Rivoluzione francese del 1789 ha introdotto il concetto di sovranità popolare e ha sancito i principi di libertà, uguaglianza e fraternità. Oggi, le costituzioni sono strumenti dinamici e in continua evoluzione, in grado di adattarsi alle esigenze e alle sfide della società contemporanea. Esse sono il risultato di un processo di negoziazione e di compromesso tra le diverse forze politiche e sociali di un paese, e rappresentano la volontà collettiva di garantire la giustizia, la libertà e il benessere dei cittadini. In conclusione, la costituzione è un elemento fondamentale per la stabilità e la prosperità di una nazione. Essa rappresenta il contratto sociale tra lo Stato e i cittadini, e costituisce la base su cui si fonda la democrazia e lo Stato di diritto.La forma di Stato invece è l'insieme delle relazioni intercorrenti tra chi esercita la sovranità su un territorio e il popolo che insiste su quel territorio (rapporto tra governanti e governati).
Cosa ha preceduto la nascita dello Stato moderno
Nel medioevo i rapporti di potere erano di tipo privatistico: gli stati venivano ereditati, ripartiti, venduti al pari di semplici oggetti su cui il sovrano esercitava pieni diritti in qualità di proprietario. Questa fase storica si caratterizza per una grande pluralità di ordinamenti giuridici e una complessa frammentazione della sovranità. Tra 400 e 500 l'Europa,
anche in virtù di nuove esigenze militari e socioeconomiche, subì fortispinte di centralizzazione che risultarono nella nascita dello Stato assoluto, con il potere nelle mani di un unico soggetto. Lo Stato assoluto divenne obsoleto quando nel 700 l'ascesa della dinamica classe borghese si avvicinava al suo apice, ribellandosi all'immobilismo dell'aristocrazia e del clero e rivendicando il dovuto protagonismo nello scenario politico. I sovrani assoluti tentarono di resistere e adeguarsi alle nuove esigenze attraverso gli esperimenti del dispotismo illuminato (Austria Maria Teresa e Giuseppe II), senza riuscire tuttavia a frenare la crisi dell'assolutismo. Con l'illuminismo si diffonde la concezione dell'individuo come centro del mondo: la persona singola è percepita come portatrice di aspirazioni, diritti e interessi che lo Stato ha il dovere di garantire. Nello Sprito delle leggi Montesquieu afferma che proprio a tal fine nello Stato "occorre che il potere freni il potere": i poteri devono essere distinti e divisi e mai più concentrati nelle mani di uno solo, proprio per proteggere i diritti dell'individuo. La Costituzione dovrà fissare i capisaldi di questa nuova architettura dello Stato.
In Gran Bretagna, la storia del costituzionalismo inglese merita un riguardo a sé stante per via della sua precocità e peculiarità rispetto al resto del continente e in ragione delle poderose ripercussioni successive in Europa e oltreoceano. Ricordiamo infatti che il costituzionalismo continentale europeo e quello di matrice anglosassone (Inghilterra e USA) seguono percorsi differenti, anche in termini cronologici.
L'Inghilterra avvia la propria storia costituzionale già nel medioevo, epoca in cui si instaurarono delle specifiche regole di convivenza civile note come lex angliae (un insieme di customs piuttosto che norme vere e proprie). Tra il 12esimo e il 13esimo secolo i sovrani
Promossero le corti di giustizia itineranti, che attraversavano le diverse aree del regno per risolvere le controversie basandosi su principi imparziali e sui precedenti casi giudiziari esaminati. Matura una cultura giuridica (che avrebbe dato vita alla common law) che valorizza il concetto di rule of law: la priorità dei principi di libertà e diritti individuali come antecedenti del potere politico, il quale ha dei limiti verso di essi.
Nel 1215 avviene uno degli eventi più importanti della storia del costituzionalismo: il re inglese Giovanni, temendo un'alleanza tra i suoi oppositori (cioè vescovi e baroni che lo accusavano di non rispettare l'autonomia di borghi e contee) e i francesi, accettò di sottoscrivere un accordo successivamente denominato Magna Carta Libertatum che avrebbe fissato dei limiti al suo potere. Questo è il primo esempio di negoziazione di un accordo tra il re e le componenti sociali del popolo.
La fine della dinastia
Tudor segnò nel 1603 l'unificazione di Scozia e Inghilterra sotto Giacomo VI di Scozia della dinastia Stuart. Gli evidenti contrasti tra gli Stuart, portatori di una visione di ispirazione assolutistica e di stampo francese, e la tradizione giuridica inglese sfociarono nella Prima Rivoluzione (1642-1658) a seguito della quale, dopo la decapitazione di Carlo I Stuart, Oliver Cromwell instaurò un protettorato personale molto simile a una dittatura repubblicana. Dopo questa parentesi il Parlamento optò per il ripristino della monarchia, visto il cattivo esito del tentativo repubblicano appena consumatosi. Anche questa volta però gli Stuart non rispettarono le istanze inglesi, neanche nel contesto religioso, presentandosi come sovrani cattolici in un Paese anglicano. Nel 1688 la Gloriosa Rivoluzione pose fine al loro potere: Guglielmo d'Orange sostituì l'esiliato Giacomo II e firmò un accordo con il Parlamento: il Bill of rights del 1689. IlIl documento riaffermava una parte dei principi della Magna Carta (come l'habeas corpus) e stabiliva importanti prerogative parlamentari ponendo forti limitazioni al potere del re. Da qui nasce la monarchia costituzionale teorizzata da J. Locke, in cui il sovrano non è altro che capo dell'esecutivo e simbolo di unità nazionale.
Locke affermava che la fonte di legittimazione del potere statale è la delega che i singoli conferiscono allo Stato per la protezione dei propri diritti individuali, cioè la vita, la libertà e la proprietà (nel loro insieme noti come property).
Nel 1707 l'act of Union sanciva la nascita di un solo regno all'unificazione di Inghilterra, Scozia e Galles e disponeva l'unificazione della corona e la presenza di un unico parlamento, da qui la fusione (formale) dei parlamenti di Londra ed Edimburgo. Nel tempo il re, capo dell'esecutivo, chiamato a compiere decisioni sempre più numerose e complesse.
aveva un crescente bisogno di collaboratori. Tra questi emerse lentamente la figura del primo ministro, inizialmente semplice funzionario del re, poi attratto sempre più nell'orbita parlamentare, fino a diventare vero capo politico del governo. In tal modo a fine 700 la forma politica britannica si evolve naturalmente e senza cesure da monarchia costituzionale a monarchia parlamentare, in cui si instaura un rapporto fiduciario tra legislativo ed esecutivo, quest'ultimo capeggiato da un primo ministro che il re nomina soltanto formalmente, in quanto la sua carica dipende dal Parlamento. Il Great reform act del 1832 sancisce ufficialmente questo passaggio a monarchia parlamentare: si tratta di una nuova legge elettorale che opera una redistribuzione dei seggi a favore delle città più popolose e a sfavore delle campagne, abbassando i requisiti dell'esercizio del diritto di voto. Una maggiore democratizzazione si avrà solo con le riforme successive.souvereign, segnò l'inizio della guerra d'indipendenza americana contro l'Inghilterra. Nel 1783, con il Trattato di Parigi, l'Inghilterra riconobbe l'indipendenza degli Stati Uniti d'America. Dopo l'indipendenza, gli Stati Uniti si dotarono di una Costituzione nel 1787, che istituì un sistema di governo federale con un esecutivo, un legislativo e un giudiziario separati. La Costituzione garantiva i diritti fondamentali dei cittadini e stabiliva un sistema di controllo dei poteri tra i diversi rami del governo. Nel 1791, venne aggiunta alla Costituzione la Carta dei diritti, composta dai primi dieci emendamenti, che garantivano le libertà individuali e limitavano il potere del governo. Negli anni successivi, gli Stati Uniti si espansero verso ovest, acquisendo nuovi territori e popolazioni. Questo portò a conflitti interni, come la guerra civile tra il Nord e il Sud nel 1861-1865, che si concluse con la vittoria del Nord e l'abolizione della schiavitù. Nel corso del XX secolo, gli Stati Uniti divennero una delle principali potenze mondiali, partecipando alle due guerre mondiali e diventando un punto di riferimento per la democrazia e i diritti umani. Oggi, gli Stati Uniti sono una repubblica federale con un sistema presidenziale, in cui il presidente è il capo dello Stato e del governo. La Costituzione e la Carta dei diritti continuano a essere i pilastri del sistema legale e politico del paese.indipendente divisodall'Impero Britannico, è il primo atto della Rivoluzione americana. La risposta armata dell'Inghilterra non sifece attendere: la guerra d'indipendenza (1776-1783) fu vinta dagli americani, i quali nel frattempoavevano riunito le colonie in una confederazione di stati (1777) in cui un Congresso centrale avrebbe presole più importanti decisioni in materie comuni. La neonata confederazione aveva necessità di superare le sueprime fragilità, a tale scopo nel 1787 fu indetta una Convenzione a Filadelfia, a cui parteciparono irappresentanti dei vari stati membri per redigere una Costituzione comune.Nasceva così una costituzione rigida, democratica e repubblicana, che riconosce un sistema di pesi econtrappesi tra gli organi di vertice. Pochi anni dopo, nel 1791, venne approvato il Bill of rights chericonosceva i diritti fondamentali nello spirito individualista e liberale ereditato dall'Inghilterra.La costituzione nonl principio di controllo di costituzionalità delle leggi approvate dal Congresso.