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Adattamenti e motivazioni degli adattatori

Ad ogni modo, una soddisfacente teoria degli adattamenti deve tenere in alta considerazione le ragioni, sia quelle profondamente personali che quelle derivanti da condizionamenti di ordine storico e culturale, che spingono un adattatore a scegliere una determinata opera per adattarla in una determinata maniera.

Imparare dalla pratica

Perché tutta una serie di artisti europei del Ventesimo secolo, molto diversi tra loro, ha scelto di adattare la stessa identica narrazione storica, quella di sedici carmelitane di Compiègne, in Francia, condannate alla ghigliottina nel 1794, appena dieci giorni prima della caduta del regime post-rivoluzionario del Terrore?

Secondo la ricostruzione storica dei fatti, le carmelitane furono obbligate a lasciare il loro convento nel 1972, in seguito alla confisca da parte dell'Assemblea Nazionale di tutti i beni e le proprietà ecclesiali e all'invito, poi trasformatosi in obbligo, per tutti gli ordini religiosi di abbandonare quelle.

che venivano definite le loro superstizioni e fare ritorno al mondo secolare. Le monache decisero insieme di consacrare le loro vite alla fede seguendo la proposta della superiora, Madame Lidoine. Nel giugno 1794 le monache vennero arrestate, condotte in tribunale e condannate a morte in quanto "fanatiche". Esprimendo la gioia per la felice anticipazione del martirio, salirono sulla forca cantando il Veni Creator e rinnovando i loro voti. Conosciamo la vicenda sulla base della testimonianza dell'unica monaca sopravvissuta, la quale al momento dell'arresto si trovava a Parigi e non in compagnia delle altre. La triste vicenda delle carmelitane fu adattata nel 1931 da una giovane scrittrice tedesca appena convertitasi al cattolicesimo. L'ultima al patibolo è costruito in forma epistolare ed è narrato in gran parte da un nobile francese sopravvissuto al Terrore. Verso la metà degli anni Quaranta, questa versione della storia delle carmelitane.

venne adattata da padre Raymond Bruckberger, «un’ardente giovane e affascinante dominicano» che aveva combattuto durante la Seconda guerra mondiale e primo cappellano della Resistenza. Rispetto alla novella, in questa versione della storia vengono eliminati molti elementi, compreso il narratore, e viene posto l’accento su componenti differenti del racconto, in parte per assecondare le esigenze estetiche del nuovo medium. Essendo destinato al cinema, lo scenario si sviluppa maggiormente sul piano visuale e drammatico; è fondato sull’azione, invece che sulle riflessioni di carattere religioso.

Il concetto di intenzionalità negli adattamenti

La storia del martirio delle carmelitane ha potuto evidentemente risuonare in modi diversi e articolati alle orecchie dei suoi vari adattatori. Le ragioni per le quali la stessa storia si è potuta interpretare sia in chiave politica che come un racconto di redenzione spirituale e psicologica sono

profondamente radicate nelle vicende individuali degli adattatori, così come nelle diverse temperie politiche nelle quali si sono trovati a scrivere. Ad un certo punto durante il secolo scorso si è smesso, all'interno degli ambienti accademici, di prestare attenzione a queste dimensioni del processo creativo. Pochi decenni più tardi, Barthes pose definitivamente una pietra tombale sul concetto di intenzionalità. Ciò che tanto i New Critics che i post-strutturalisti mettevano in discussione era il ricorso all'intenzione dell'autore come unico ed esclusivo criterio e garanzia del senso e del valore di un'opera d'arte. Nessuno ha mai negato che gli artisti abbiano delle intenzioni creative; il disaccordo riguardava il modo con il quale tali intenzioni dovevano essere utilizzate nell'interpretazione del significato di un'opera e nella determinazione del suo valore. Concentrarsi primariamente sulla dimensione testuale

vuol dire, naturalmente, assegnare al critico la massima autorità, invece che all'autore, o all'adattatore. L'esame delle differenti versioni del racconto delle carmelitane mostra invece come le intenzioni politiche, estetiche e autobiografiche dei diversi adattatori sono potenzialmente rilevanti ai fini dell'interpretazione dei fruitori. Gli adattamenti, però, ci insegnano che se non è possibile discutere del processo creativo non è possibile neanche comprendere a pieno l'impulso che motiva un adattamento e probabilmente neanche, di conseguenza, il processo stesso dell'adattamento. Abbiamo bisogno di conoscerne il "perché". Come abbiamo visto trattando delle diverse versioni della storia delle carmelitane, gli autori di adattamenti percepiscono di solito una grande "equivalenza formale o di sensibilità" o una certa "affinità particolare con il temperamento artistico e con

Gli interessi dell'autore dell'opera che decidono di adattare; solo in seguito viene scelto lo specifico medium con il quale esprimere questa coincidenza d'interessi. Un certo grado di connessione deve però necessariamente verificarsi. Come si è già visto, le scelte connesse all'atto dell'adattamento sono basate su molteplici fattori che comprendono le convenzioni di genere o del medium, eventuali volontà d'impegno politico, la storia personale e quella pubblica. Tutte le decisioni vengono prese in un contesto creativo e interpretativo connotato in termini ideologici, sociali, storici, culturali, personali e estetici. Tali variazioni fungono da indicatori della "voce" dell'adattatore, e cioè la "fusione di stile, tono e valori" espressa non soltanto tramite le parole ma anche attraverso mezzi di carattere strutturale. Secondariamente, e in maniera più ovvia, vengono le

dichiarazioni extra testuali diintenti e motivazioni, che spesso arricchiscono la percezione da parte dei fruitori del contesto della creazione.

Ovviamente, le affermazioni di questo tipo possono e devono essere messe a confronto con gli effettivi risultatitestuali: volere qualcosa non significa necessariamente raggiungerla davvero.

Nel pubblico dominio della «inter-soggettività» il grado di conoscenza della «mente e della personalità del creatore»può effettivamente condizionare l’interpretazione dei fruitori: ciò che essi conoscono dei desideri e delle motiva-zioni dell’artista o della sua vita nel tempo della creazione di una data opera può influenzare l’interpretazione delsignificato di qualsivoglia lavoro e le reazioni di fronte ad esso. Così come l’adattatore, anche il pubblico interpreta.

Quando un adattamento viene compreso e valutato in quando adattamento, i fruitori operano in un contesto

cheinclude la loro conoscenza e la loro interpretazione dell'opera adattata. In quanto lettori, ciascuno di loro ha interpretato la storia a suo modo; in quanto creatori, ciascuno l'ha poi fatta propria. Con la loro stessa esistenza, gli adattamenti, in quanto tali, dimostrano che non può esistere un testo completamente autonomo o un genio tanto originale da poter trascendere la storia, che sia quella pubblica o quella privata. Allo stesso modo un adattamento reca il segno dell'interprete-creatore che ne è stato l'autore. Qualsiasi risposta alla domanda "perché adattare?" deve necessariamente tenere in considerazione anche l'intera gamma delle risposte degli autori stessi agli adattamenti. 4. Come? (I destinatari) Il piacere degli adattamenti Creazione e ricezione degli adattamenti sono evidentemente tra loro inevitabilmente intrecciate, dal momento che il pubblico reagisce diversamente al variare del medium. A causa delledifferenze di ordine sia materiale che sociale, la risposta del pubblico di riferimento di una data storia finisce sempre per essere per l'autore (o gli autori) di un adattamento una questione di primario interesse. La radio, la televisione e il cinema hanno aumentato radicalmente il nostro grado di esposizione alle storie e di conseguenza, a detta di alcuni, la nostra abilità nel comprenderle. Senza dubbio questi media hanno anche incrementato il nostro desiderio di storie e il godimento che traiamo da esse. Ma da cosa davvero deriva il piacere della fruizione degli adattamenti? Nel capitolo 1, è stata avanzata l'idea che il fascino degli adattamenti risieda per il pubblico nel mix di ripetizione e differenza, di familiarità e novità che li caratterizza. Si potrebbe dire che la ripetizione costruisce una strategia di compensazione di una mancanza, uno strumento di controllo o un modo per affrontare una privazione. Un adattamento, però, inquello che ci fa sentire a casa. La ripetizione di questa storia ci dà una sensazione di familiarità e ci permette di connetterci con i personaggi e gli eventi. È come incontrare vecchi amici e rivivere esperienze condivise. La ripetizione, quindi, non è solo una semplice ripetizione, ma un modo per creare un legame emotivo con il pubblico. È un modo per farci sentire parte della storia e farci sentire coinvolti. Inoltre, la ripetizione ci dà anche la possibilità di esplorare nuovi aspetti della storia. Ogni volta che vediamo un adattamento, possiamo scoprire nuovi dettagli, nuove interpretazioni e nuove sfumature. È come guardare un quadro da diverse prospettive, ogni volta vediamo qualcosa di diverso. Quindi, la ripetizione non è solo una questione di ripetere la stessa cosa ancora e ancora, ma è un modo per esplorare e approfondire una storia. È un modo per farci sentire parte di qualcosa di più grande e per farci emozionare ogni volta che la vediamo.

lineare e realistico. Una trama siffatta costituirebbe l'attrattiva fondamentale degli adattamenti cinematografici più scontati e pieni di cliché.

A giudicare dalle statistiche, è di genere femminile la larga maggioranza degli autori di fan fiction, avanzando di conseguenza l'idea che la passione femminile per le storie continui poi anche nell'età adulta. Una studiosa ha mostrato inoltre che le storie che le giovani donne preferiscono vedere adattate in videogiochi sono quelle che, come Buffy l'ammazza vampiri, si intrecciano in qualche modo con la loro vita personale o con questioni quali i rapporti con i genitori o con fratelli e sorelle o le dinamiche di accettazione a scuola. I ragazzi della stessa età, invece, reagiscono il più delle volte con imbarazzo di fronte a questioni troppo vicine alla loro vita privata e preferiscono l'evasione in scenari d'azione esotici e superoistici. Secondo i dati,

l’81% dei videogiochi più violenti sono scelti da giocatori maschi, mentre le femmine preferiscono i giochi di ruolo che prevedono una maggiore interazione sociale o giochi che permettono un’immediata immersione nella loro trama. Un altro nome per il pubblico degli adattamenti è ovviamente i “fan”, e le com
Dettagli
A.A. 2020-2021
44 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lazzerimartina9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Traduzione audiovisiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Bellavita Andrea.