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Resistenza armata, ebbe un’importante funzione di controinformazione.

5. Dalla politica dei ritocchi alla fascistizzazione della scuola

Già a partire dall’anno 1923 – 1924 cominciarono a dispiegarsi gli effetti della riforma Gentile: le

iscrizioni nelle scuole medie pubbliche diminuirono di circa 1/3, facendo registrare un crollo

delle scuole complementari e normali con una diminuzione degli iscritti che sfiorò il 60%. In

conseguenza della soppressione della sezione fisico – matematica dell’istituto tecnico

diminuirono anche le iscrizioni all’Università. In tutto il paese vi furono delle lamentele e delle

proteste sia per la drastica diminuzione del numero delle scuole sia per il carattere

eccessivamente rigoroso e selettivo degli esami di maturità. Gentile a queste lamentele, nello

specifico alla domanda “come si fa a trovare posto per tutti gli alunni?”, rispose “non si deve

trovare posto per tutti, e mi spiego, la riforma tende proprio a ridurre la popolazione

scolastica”. In questo modo ebbe inizio la politica dei ritocchi, cioè, Mussolini, adeguò il sistema

scolastico alle esigenze della politica, iniziando ad utilizzare la scuola come uno strumento di

propaganda ideologico – politica.

I ritocchi alla riforma Gentile

Si trattò di una serie di modifiche che trasformarono la scuola italiana in uno strumento del regime

fascista. I ritocchi iniziarono nel 1925 con i provvedimenti presi da Pietro Fedele che cambiarono la

composizione delle commissioni degli esami di maturità riducendo il numero di docenti universitari

per venire incontro alle richieste di ammorbidimento della severità degli esami. Secondo i liberali

la severità degli studi era l’unico modo per fare una giusta selezione, Mussolini, che però non era

interessato alla formazione di una classe dirigente eccessivamente colta decise di trasformare la

scuola in uno strumento che servisse all’educazione fascista delle nuove generazioni, per

trasmettere ideali politici.

Cedendo alle pressioni delle famiglie, Gentile, solo per l’anno 1923 – 1924 istituì nell’ambito della

scuola complementare un corso integrativo di due anni per la preparazione degli esami di

ammissione al liceo scientifico o al corso superiore dell’istituto tecnico, inoltre rese anche

possibili i passaggi dalla scuola complementare alle altre scuole (industriali, agrarie,

commerciali). Inoltre rispondendo alle pressioni degli ecclesiastici istituì i corsi facoltativi di

religione presso tutte le scuole medie inferiori e ne autorizzò l’insegnamento anche presso

istituti magistrali. Dopo le dimissioni di Gentile prese il posto Alessandro Casati, che mitigò la

severità degli esami di stato, ne rivide i programmi e aumentò il numero di licei scientifici.

Successivamente abbiamo Pietro Fedeli che proseguì la politica dei ritocchi stabilendo una

terza sessione di esami per chi non era riuscito a superarli, rivide anche la composizione delle

commissione riducendo i membri da 7 a 5. Successivamente avremo anche l’introduzione del

Libro Unico.

6. Il concordato tra rottura e continuità con la riforma Gentile

La politica dei ritocchi va inquadrata e compresa anche sullo sfondo dei rapporti tra Stato e

Chiesa, tra regime fascista e Vaticano. Le istituzioni ecclesiastiche, a loro volta, tramite

un’alleanza (concordato) col fascismo sul piano ideologico avrebbero potuto contrastare i loro

nemici attraverso l’introduzione e il potenziamento dell’insegnamento della religione cattolica

nelle scuole, e anche rafforzare le scuole cattoliche. Nel 1925/1926 vennero fatte delle indagini

da degli ispettori per assicurarsi che la religione cattolica venisse insegnata nel modo corretto

nelle scuole, inoltre altri esperti delle autorità ecclesiastiche controllavano i libri di testo per la

scuola primaria. Le autorità ecclesiastiche, inoltre, erano autorizzare a controllare l’operato dei

docenti di religione. Nel complesso il Concordato sembrò stagnare un definitivo distacco del

regime fascista dall’ideologia laica della riforma Gentile.

I Patti lateranensi

Nel 1929 furono siglati i Patti Lateranensi che istituivano il reciproco riconoscimento tra Città del

Vaticano ed il Regno d’Italia, il trattato ribadiva che la religione cattolica era la religione ufficiale di

stato. Per quanto riguarda la scuola, l’introduzione del libro unico di Stato pose fine ad un periodo

di notevoli progressi dell’editoria scolastica. Con i patti lateranensi stipulati l’11 febbraio del 1929 lo

stato riuscì a rafforzare la propria posizione, procurandosi un consenso tra le gerarchie cattoliche,

grazie ad alcune concessioni fatte loro, ad esempio l’insegnamento della religione fu esteso dalle

elementari a tutta la scuola secondaria. I patti lateranensi rafforzarono lo stato fascista.

Nonostante i consenti ricevuti, non mancarono le obiezioni fatte al Concordato, in quanto

venne posto l’accento sulla coerenza tra il modello educativo del cattolicesimo, incentrato sul

perdono, la pace e l’uguaglianza, e la finalità del regime di formare l’uomo fascista, che portava

avanti ideali di virilità, potenza e conquista. Questa contraddizione non sfuggi alle autorità

ecclesiastiche, così Papa Pio XI divulgò un’enciclica, la “divini illius magistri”, che ribadiva il

primato della Chiesa nel campo scolastico ed educativo, poiché solo l’educazione cristiana è

vera educazione. Comunque, tra la concezione idealistica (Gentile) e quella cattolica c’erano

anche degli elementi in comune : il riferimento ad un modello pedagogico – educativo unico e

antimaterialista, la propensione per le discipline retorico – letterarie, la netta separazione

dell’educazione dei sessi e la conseguenze marginalizzazione dei ruoli attribuiti alle donne.

7. Verso la costruzione dello Stato totalitario : il controllo degli insegnanti e le

organizzazioni giovanili

Il fascismo tentò durante il tempo a costruire un regime totalitario tramite il controllo degli

insegnanti e l’indottrinamento dei giovani. Successivamente, infatti, furono istituite delle

associazioni che miravano proprio all’organizzazione dei settori dell’istruzione e nel 1935, l’AFS

(Associazione fascista della scuola) contava tantissimi insegnanti che si erano iscritti, in questo

modo l’inquadramento degli insegnanti fu considerato compiuto. Il clima che si respirava in

quel periodo, tra l’obbligo di tesserarsi al PNF e l’insicurezza sociale, portò gli insegnanti ad

aderire alle organizzazioni fasciste. In questo clima di intimidazione e controllo sempre più

pervasivi si collocò il giuramento che doveva essere fatto dai professori universitari, che

giuravano di essere fedeli al regime fascista, di adempiere i loro doveri accademici, di formare

cittadini operosi e di non appartenere ad altri partiti che si opponessero al fascismo.

In questo modo Mussolini vendicò sia il manifesto antifascista promosso da Croce al quale

aderirono tanti docenti universitari, sia per far capire ai cattolici che nonostante il Concordato,

dovevano comunque essere fedeli alle direttive dello Stato. Vennero fondate tantissime

associazioni che permettevano di occupare il tempo libero ed extrascolastico (figli della lupa,

gruppi balilla etc.), organizzate anche colonie estive e di cura. Caratteristici furono i giochi della

gioventù che col passare del tempo assunsero un carattere paramilitare. Vi erano anche

organizzazioni per le donne (Piccole italiane e Giovani italiane) che servivano per la loro

formazione da autentiche donne fasciste, dedite ai lavori domestici e di cura.

Nel 1937 abbiamo la nascita della GIL (Gioventù italiana del Littorio) con il compito di

promuovere :

 La preparazione spirituale, sportiva e premilitare

 L’insegnamento dell’educazione fisica nelle elementari e medie

 L’organizzazione di viaggi e crociere

Comunque sia, la non obbligatorietà d’iscrizione fece delle organizzazioni giovanili del regime

un altro esempio di totalitarismo incompiuto, anche se effettivamente furono il più potente

strumento di persuasione politica realizzato dal regime.

8. Editoria e testi scolastici nelle politiche del regime fascista

Il lavoro fascista riguardo i libri di testo ricoprì un ruolo fondamentale sia per la scuola

elementare che per quella secondaria. Per la scuola elementare abbiamo il varo del Testo Unico

di Stato, che non ebbe solo ricadute importanti in ambito ideologico, politico e culturale; ma

anche delle conseguenze nel campo dell’editoria scolastica. Nel 1923 venne stabilito anche che i

libri della scuola elementare dovessero essere sottoposti al giudizio delle Commissioni regionali

per poi essere approvati in modo definitivo dai Provveditori agli studi. I controlli dovevano

essere fatti non solo sui contenuti, ma anche riguardo la veste tipografica e le immagini

utilizzate, che dovevano coinvolgere e appassionare gli alunni.

Nel 1928, Alessandro Melchiori, espresse un parere negativo sui libri di testo analizzati

sostenendo che erano fiacchi e inadatti per trasmettere lo spirito nazionale e fascista, questo

fu il preludio per imporre il testo unico nella scuola elementare, che venne introdotto nel 1930-

31, abolendo i controlli preventivi esercitati dalle commissioni ministeriali. Il Testo Unico usava

approcci e linguaggi molto efficaci e fu considerato un altro strumento utilizzato da Mussolini

per la propaganda ideologica e politica e per plasmare i bambini fin da piccoli affinché

diventassero gli italiani che lui desiderava.

Per la scuola secondaria vennero accentuate le procedure di controllo sino a giungere alla

censura preventiva. Nello stesso anno Mussolini venne informato dei risultati relativi al

processo di revisione di libri che furono per lui confortanti, in quanto solo pochi erano stati

repressi. Inoltre nel 1938 abbiamo l’introduzione in Italia delle leggi razziali che quindi

portarono a nuovi controlli nell’editoria scolastica che doveva rispettare le nuove leggi

antisemite.

9. Le leggi razziali e la scuola

Dopo la firma del Concordato il regime fascista riconobbe a tutte le minoranze religiose la libertà

di culto e ai loro appartenenti l'accesso illimitato alle cariche civili e militari, inoltre anche il pieno

godimento di tutti i diritti civili e politici e la gestione diretta delle proprie sedi di culto e delle

proprie scuole.

Nel 1938 il regime Fascista si fece promotore delle famose leggi razziali nei confronti della

comunità ebraica. Il 14 luglio 1938 viene pubblicato il Manifesto del razzismo italiano, in cui

veniva sostenuta la superiorità della razza italiana che avesse origini ariane, la quale doveva

essere migliorata e tutelata da ogni contaminazione da parte di altre razze, tra cui quella ebraic

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bianca-giacalone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Corbi Enricomaria.