Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IN CONCLUSIONE:
Le audience mediali come comunità immaginata (che si aggrega attorno a media e prodotti culturali)
continuano ad esistere e interagiscono con altre formazioni sociali.
Pubblici: ampi gruppi di persone, disperse e stabili unite da un interesse, pratica (ad esempio di consumo
mediale) e che possono perseguire obiettivi comuni.
Gruppi/reti sociali: in cui le persone si conoscono reciprocamente sono consapevoli della loro comune
appartenenza e condividono gli stessi valori e culture attraverso relazioni stabili.
L’audience esiste come un set di attività specifiche e interagisce con altre pratiche e strumenti
…le tecnologie che cambiano la forma e gli strumenti dell’audiencing (i.e. social networks)
…un’ampia serie di attività Di autorappresentazione, costruzione di di identità e produzione e
riproduzione della cultura
Cultura
Evoluzione del concetto
1) “Umberto Eco è un uomo di grande cultura”: La cultura come attributo di una
persona, di un singolo, di colui che coltiva la mente.
2) “Ci sono grandi differenze culturali tra Oriente e Occidente”: con
l’illuminismo la cultura si collega al concetto di civiltà, progresso e diviene un
concetto collettivo, propria di una nazione/popolo. Questo perché iniziano i racconti
sulle ‘altre culture, perché ‘la civiltà’ divenuta cosciente di sé scopre subito ‘le
civiltà’. La cultura di cui si parla rimane comunque quella alta.
3) “La cucina italiana è parte della tradizione culturale del nostro paese”:
l’antropologia introduce una nuova accezione di cultura come “a whole way of life”,
un modo di vivere. Non solo il sapere ma la vita nel suo insieme: gli usi, le abitudini,
gli oggetti della vita di tutti i giorni, i prodotti materiali… tutto ciò di cui una società
ha bisogno per essere una cultura e per manifestarsi insieme come società.
Il rischio è che tutto diventi cultura! Cos’è cultura e cosa no?
Taylor: tutto ciò che non è la dimensione biologica
Parsons 1951: norme, credenze, valori, simboli. Sposta la cultura su un piano
astratto, si sgancia dalla vita quotidiana ma agisce nella vita quotidiana.
norme
= convenzioni condivise, criteri di giudizio riguardanti la vita collettiva
valori
= gli ideali (felicità, giustizia…), mete collettive (istruzione, pace,
rispetto per la natura), qualità positive (solidarietà, riguardo per le scienze e le arti).
Per esempio nella cultura Americana la meta della felicità individuale è più
importante che in altre culture.
credenze
= convinzioni profonde e pregiudizi
simboli
= tutto ciò che da un significato agli elementi precedenti e permette
loro di circolare e venire scambiati. Codici, linguaggi, forme espressive che
soprattutto permettono di venire scambiate. I simboli fanno circolare il sostrato di
credenze, norme e valori. Possono essere sia intesi come i prodotti mediali, ma anche
come le leggi.
La sfera simbolica è intesa sia in maniera materiale che il modo di consumo, che
quando è caricato di valore è parte della cultura.
la cultura materiale: le opere, l’abbigliamento, la cucina, i libri, i prodotti della
tecnologia, ma anche il modo in cui vengono prodotti e consumati.
il valore culturale delle azioni: il mandare i figli a scuola, il sistema
economico, la legislazione. Cosa premia il sistema economico/legislativo
A Parsons viene fatta un’obiezione: ma la cultura non è statica! È dinamica.
4) “La musica pop è usata dai gruppi giovanili per affermare la loro identità
culturale”:
Williams 1958: la cultura come processo che si riproduce e si trasforma giorno
per giorno. Williams dice che la cultura è un processo che si ripete identico ma si
trasforma anche. Ciò che i singoli fanno è ciò che mette in moto il processo.
Stato VS processo
Geertz 1973: la cultura come insieme di simboli e significati VS
Bourdieu 1980: la cultura come insieme di pratiche
Giddens: dobbiamo tenere insieme entrambe le dimensioni, c’è una dimensione
di strutture e di agency. Le strutture coartano l’azione umana, ma la abitano anche e
le danno la possibilità di estrinsecarsi e far evolvere la struttura.
Nei vincoli ci sono persone con capacità di agency che fanno evolvere la
struttura, come nell’evoluzione dei generi il singolo autore che partendo dai vincoli
del genere, lo fa evolvere.
Bourdieu “Habitus e Pratica”
Habitus
(strutture): l’insieme delle disposizioni acquisite dall’attore attraverso
il tempo e nel confronto con la “struttura” già sedimentata e che appare ovvio.
Pratica
(ability): gli scostamenti, le modifiche, le discontinuità rispetto
all’habitus che caratterizzano l’appropriazione all’habitus.
Il rapporto fra sistemi di significati e pratiche è ciò che garantisce l’innovazione
e la trasformazione culturale. L’agency è il luogo in cui si manifesta la pratica
culturale ovvero in cui si utilizza un codice anche elaborandolo, modificandolo,
adattando le sue regole a nuove circostanze per “fare qualcosa nel mondo” elaborando
stili o “strategie di azione culturale”. Gli attori sociali acquisiscono nel tempo
atteggiamenti propri della cultura. Acquisiamo comportamenti che diventano il nostro
habitus non riflessivo (non ci badiamo). Ma non siamo passivi nell’assumere
l’habitus: ce ne appropriamo e ce ne scostiamo un pochino sempre di più (pratiche).
La cultura funziona in un deittico tra tradizione e innovazione/trasformazione
Swindler 1986: la cultura è una “cassetta degli attrezzi”, collezione di strumenti
che si trasformano in messo per la realizzazione dell’azione (agency) di una
performance precisa. L’agency è il luogo in cui la cultura vive, entra in pratica.
Avviene quando prendiamo una regola culturale e la usiamo, la forziamo per fare
qualcosa con un certo obiettivo. Per esempio i flashmob: ci sono codici che ci dicono
come comportarci nelle piazze, normalmente non è prevista la performance. Si
forzano gli usi, si modificano (ma non troppo radicalmente perché poi la piazza torna
come prima).
Nascono stili di azione che poi si sedimentano. Il processo è: prendere un aspetto
rilevante della cultura (nella nostra cultura performativa, la performance) e la
sottolineo. Noi ora la apprezziamo perché la nostra cultura è diventata così, ma anni
fa non sarebbe stato così. la cultura è una cassetta degli attrezzi perché sono
conoscenze che si trasformano per la realizzazione di un’azione.
Culture di Gusto
I riceventi degli oggetti culturali si differenziano tra loro sulla base di diversi
gusti e diverse pratiche di consumo culturale. Il modo in cui si pratica l’agency in
base alla cultura di riferimento genera culture di gusto. Quando pensiamo ai riceventi
dei prodotti culturali ci troviamo di fronte a diversi gruppi che li recepiscono in modo
diverso e si differenziano sulla base di diverse pratiche di consumo culturale e gusti.
Gans 1974 ‘Popular culture and high culture’. Esiste un certo grado di
omogeneità e coerenza all’interno dei singoli gruppi sociali. I singoli gruppi sociali
sono caratterizzati da culture di gusto fatte di valori estetici e standard di gusto
condivisi e comuni (pacchetti di consumo culturale condiviso: ci piace o no il cinema,
questo genere di film…). In base alla cultura di gusto si possono distinguere diversi
pubblici, ossia “utenti che operano scelte simili all’interno e tra culture di gusto”.
Bourdieu 1980: la Distinzione. Riflette anch’egli sul gusto ma legato al concetto
di classe (ormai superato). Chi fa parte di una classe ha una certa visione del mondo,
certi comportamenti, gusti, idee, giudizi, costumi, insieme che viene definito habitus.
Habitus = principio generatore di pratiche e sistema di classificazione di esse,
mediatore tra la dimensione soggettiva e la dimensione oggettiva, che unifica in uno
stile di vita l’insieme dei gusti e delle preferenze di un individuo.
Per esempio la POP art: prende elementi della cultura bassa ‘pop’ (cinema e i
suoi personaggi = cultura bassa) e costruisce una crasi fra cultura popolare ed
espressione artistica. Si mette in crisi la distinzione tra cultura alta e bassa. Nella
classe si condividono regole, gusti, comportamenti che caratterizzano la determinata
classe sociale.
Le classi sociali non si definiscono soltanto attraverso i rapporti economici ma
anche sulla base dei gusti culturali, dell’estetica e della morale. Il rapporto tra classe
sociale e cultura è di tipo multidimensionale: vi sono 3 diversi tipi di capitale:
capitale economico:
disponibilità di risorse materiali e finanziarie
capitale sociale:
sulle reti di relazioni in cui si è inseriti
capitale culturale:
competenze di tipo scolastico ed extrascolastico (l’andare a
teatro…).
Il capitale culturale, ma in un certo senso anche quello sociale, a differenza di
quello economico, non si depauperano quando vengono sfruttati.
I gusti sono delle vere e proprie pratiche culturali: comportamenti che
incorporano la cultura e la società perché tramite essi si manifestano valori etici e
giudizi estetici.
Lo stile di vita si forma attraverso sistemi di preferenze: il gruppo sceglie
(agency) ma la scelta avviene in relazione a caratteristiche culturali, modelli di
riferimento, disponibilità finanziarie. Attraverso le preferenze di consumo si combatte
un’eterna lotta da parte delle classi superiori per distinguersi dalle altre e per
affermare il proprio sistema di classificazione sociale.
I consumatori di oggi sono “cumulativi”: alle classi si stanno sostituendo gli stili
di vita. Insiemi tendenzialmente unitari di preferenze espressi da un singolo attore
sociale o da un gruppo negli ambiti della vita privata e sociale, relativo alle risorse di
cui si dispone e riferibile a un sistema valoriale. Il modo in cui i soggetti o i gruppi
sociali scelgono, con tutti i possibili condizionamenti, la loro immagine e i loro
comportamenti a seconda delle loro caratteristiche culturali e personali, ai modelli di
riferimenti e alle loro disponibilità finanziarie. Comprendono: l’espressione di sé,
l’individualità, il modo di vestire, il tempo libero…
Gli stili di vita si diffondono trasversalmente alla stratificazione delle classi
socioeconomiche. Si diffondono e superano le classi perché sono trasversali.
lifestyle
Possono addirittura sovvert