PERCHE’ LOS ANGELES, PERCHE I DESERTI SONO COSI AFFASCINANTI?
Perché ogni profondità è dissolta – neutralità brillante, mobile e superficiale, sfida al senso e alla profondità.
‘In fondo gli Stati Uniti sono la sola società primitiva attuale’ non hanno luoghi di identità come i nostri
paesi a livello tradizionale e storico.
Quindi possiamo dire che l’America è una IPERREALTA’, perchè è una utopia vissuta fin dall’inizio come
realizzata. (non è ne sogno ne realtà) Tutto è reale e pragmatico e allo stesso tempo lascia perplessi.
Gli Americani non hanno alcun senso della simulazione, sono la configurazione perfetta di essa ma non ne
hanno il linguaggio esso loro stessi il modello. Possiamo dunque definirli come il materiale ideale di un
analisi di tutte le possibili varianti del mondo moderno.
Che fare quando tutto è disponibile, il sesso, i fiori, gli stereotipi della vita e della morte?
È il problema dell’America e, attraverso l’America, è diventato quello del mondo intero.
Ovunque si ritrova la stessa solitudine, la stessa rifrazione narcisistica, sia che si indirizzi al corpo o alle
facoltà mentali.
Il corpo è un miraggio grandissimo. Rappresenta il solo oggetto sul quale concentrarsi, non come fonte di
piacere, ma come oggetto di attenzioni.
Oggi nessuna drammaturgia del corpo, nessuna performance, può fare a meno di uno schermo di controllo.
Ovunque, la visualizzazione non serve che a questo:
Schermo di rifrazione estatica che non ha più niente dell’immagine, della scena o della teatralità
tradizionale, che non serve affatto a giocare o a contemplarsi, ma a essere innestato su se stesso. Non si
tratta né di essere o di avere un corpo, ma di essere innestato sul proprio corpo. Innestato sul sesso, sul
proprio desiderio.
Senza questo circuito circolare che un cervello, un oggetto un evento, un discorso creano su se stessi, senza
questa visualizzazione perpetua, nulla avrebbe più senso.
‘La fase video ha sostituito la fase dello schermo. Noi creiamo sempre più rapporti con lo schermo.’
[Tutta la società, qui, compresa la parte attiva e produttiva, tutti corrono dritti per la propria strada
perchè si è persa la formula per fermarsi.]
5- CASO POP ART:
La Marylin Monroe è simile alle torri gemelle per la ripetizione, gemellazione La pop art voleva mettere
in crisi questa rappresentazione di gemellazione.
Il volto di lei moltiplicato all’infinito da Warhol opera come le Twin Towers: non rimanda più a nessun
referente. È comunicazione pura, che continua essere operativa …
Andy Warhol è il più importante artista pop. La Pop Art nacque il Inghilterra alla fine degli anni 50 ma
divenne famosa negli stati uniti negli anni 60.
Caratteristiche: pop art è un concetto che po’ sembrare semplice ma è anche complesso. Il concetto di pop
per noi è insieme di pop art e cultura di massa, arte firmata da un autore e consumo popolare, cultura d’elitè e
di massa.
‘Non è più il pop a filtrare esteticamente il reale, è il mondo che definisce come proprio modello il pop nelle
sue modalità più evidenti’ Andrea Meccacci
secondo lui cè una fusione fra questi aspetti che noi facciamo fatica a distinguere.
Meccacci: il pop si caratterizza per la negazione dell’individuo, cioè la rimozione dell’IO soggetto che
produce, sostituito da un processo collettivo e basato sulle macchine. (processo industriale) Il superamento
dell’umano grazie alle tecnologie.
Warhol prende quest’idea del mondo delle industrie e lo porta nell’arte. Non è più quindi il grande artista,
perché fondamentalmente cercava sempre di cancellare\ridurre la sua personalità a favore di un processo
industriale\meccanico.
Nel cinema ha rinunciato al ruolo di regista delegando tutto alla macchina da presa, libera di riprendere, ad
eccezione della collocazione iniziale. Anche nel cinema quindi ha applicato la sua stessa filosofia, cioè che
il regista rinuncia al ruolo forte limitandosi a prendere una decisione iniziale decidendo dove collocare la
macchina da presa e poi basta. Una volta avviata il film si riprendeva e si limitava a quello senza un
interpretazione da parte del regista no montaggio. Questo perché dichiarava di voler diventare lui stesso
una macchina ma era qualcosa di congruente a questa filosofia. Voleva assumere su di se le modalità
produttive del sistema industriale, rimuovendo ogni taccia di emozionalità e soggettività umana. L’idea
romantica del genio creativo a Warhol non piaceva.
D’altronde, ha anche organizzato il suo studio imitando il modello produttivo delle aziende e l’ha chiamato
Factory. Inoltre, ha fatto ricorso a tecniche di produzione standardizzate, serializzate e meccaniche.
In realtà prima della pop art c’erano gia stati innamoramenti del mondo meccanico, mondo industriale, come
il futurismo.
Anche Marcel Duchamp considerava necessario indebolire il ruolo dell’artista. E si può dire la stessa cosa
del concetto surrealista di ‘scrittura automatica’.
Warhol ha intensificato ciò che le avanguardie artistiche precedenti avevano già incominciato a praticare.
Non è un caso che in lui l’attenzione si concentri sugli oggetti. Ha dichiarato che il ‘pop è amare le cose’ e
una delle caratteristiche dell’estetica pop è la centralità degli oggetti, veri protagonisti delle opere.
Warhol: ‘la realtà non ha bisogno di intermediari, occorre semplicemente isolarla dall’ambiente e portarla
sulla tela. Perché la realtà è gia ricca di oggetti e quindi basta semplicemente prenderli e dare spazio a loro,
che sono già oggetti significativi, dando loro la possibilità di COMUNICARE.’
Baudelaire: isolando la sedia sulla tela le toglie tutta la quotidianità e, allo stesso tempo, si toglie alla tela
tutto il carattere di oggetto quotidiano.
Opposizione tra il concetto dell’opera d’arte e la società industriale moderna.
È nato un confronto perdente per l’opera d’arte rispetto alla merce, che Baudelaire aveva già denunciato
nell’800. La soluzione di Baudelaire è il concetto di ‘merce assoluta’.
‘Alla minaccia che la società mercantile fa pescare sull’arte.. a questa oggettivazione tutta nuova in termini
di valore mercantile, Baudelaire oppone d’un colpo non già una difesa dello statuto tradizionale dell’opera
d’arte, ma un oggettivazione assoluta.’
Gia gli artisti romantici avevano inventato la loro ideologia di artista come genio per rispondere alla prima
rivoluzione industriale. Ma alla fin dell’800 inizia la seconda e quel modello non è più sufficiente, cioè
contrapporre il valore dell’artista e della sua opera alla società di massa, dei consumi e dei media. Allora
Baudelaire dice che ciò può essere ottenuto con l’adozione dello stesso modello del mondo del consumo ma
estremizzandolo. L’arte prende tale modello e ne fa un oggettivazione assoluta.
‘Dato che il valore estetico rischia di esser alienato dalla merce, non bisogna difendersi dall’alienazione,
occorre andare ancora più in la nell’alienazione e combatterla con le sue stesse armi, cioè estremizzare il
linguaggio adottandolo.
Bisogna seguire le vie inesorabili dell’indifferenza e dell’equivalenza mercantile e fare dell’opera d’arte una
merce assoluta.’ Secondo Baudelaire è proprio dentro alla pop art questa merce assoluta.
L’arte deve rincarnare la dose dell’astrazione formale e feticizzata della merce, sulla fantasmagoria del
valore di scambio – diventare più merce della merce.
Più in la ancora del valore d’uso, ma sfuggendo perfino al valore di scambio, realizzandolo.
‘L’oggetto assoluto è quello il cui valore è nullo, la qualità indifferente, ma che sfugge all’alienazione,
oggettività in quanto si fa più oggetto dell’oggetto – il che gli conferisce una qualità fatale’
Poiché la minaccia viene dalle merci può sembrare assurdo usare il loro linguaggio, ma l’unica possibilità
per l’arte è proprio l’adottare il linguaggio del mondo delle merci per farlo proprio, adattandolo a sé.
‘Quando Warhol sostiene questa esigenza radicale di diventare una macchina assoluta, ancor più macchina
della macchina, dato che mira alla riproduzione automatica meccanica, di oggetti già meccanici, già
fabbricati (che sia una scatola di zuppa, o un volto di star) è sul filo diretto della merce di Baudlaire.’
Il confronto tra merce e arte è risolto con l’incorporazione della merce nell’opera d’arte (come nella pop art)
o, al contrario, incorporando l’arte nella merce (design, pubblicità, moda ecc)
Nell’estetica pop è presente inoltre un deciso orientamento verso la cultura d’istantaneità. Quella stessa
cultura che è fondamentale anche all’interno del mondo del consumo. La forza dei media è quella di farci
vivere la contemporaneità.
Un mondo dove non predominano narrazioni lineari che si sviluppano nel tempo, ma icone visive immediate
e superficiali. Icona: cioè una forma di comunicazione che non è narrativa, non presenta un punto di vista,
non dà spiegazioni né commenti. (McLuhan) essa è intensa e non ci da appigli per entrare in profondità.
Siamo nell’era della ‘transestetica’ l’opera si avvicina al mondo delle merci, tutto si mescola.
Alcuni casi in cui le icone sono gia forti in altri casi invece sono solo oggetti di consumo e ciò che fa warhol
è la valorizzazione di esse.
Per riprendere Benjamin cè un aura del simulacro, un’aura della simulazione, così come per Baudelaire cè
un’aura dell’autenticità, dell’originale. Possiamo dire quindi che cè una simulazione autentica e una
inautentica.
‘Il solo beneficio procurato da una scatola Campbel Soup di Andy Warhol (ma è un beneficio enorme) è
quello di non doversi più porre la questione del bello e del brutto, del reale e dell’irreale.’ è un colpo
brillante della simulazione e di tutta l’arte moderna.
- Cosa è bello cosa è brutto, cosa è reale cosa non lo è – la nostra difficoltà di capire la realtà in ci
viviamo.
6- CASO MICHAEL JACKSON:
A Baudelare interessa il modello di corpo che Michael Jackson
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