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LA PROSPETTIVA PSICO-SOCIALE NELLA COSTRUZIONE
DELL’IDENTITA’
Il termine identità etimologicamente assume due significati:
_ identità come ciò che si oppone all’alterità; _ identità
come continuità dell’oggetto sotto diversi aspetti. Tutti gli
studi sull’identità concordano nel ritenere che l’individuo
sviluppa il concetto di sé nel corso del processo di
socializzazione. L’ identità fornisce un senso di unicità e
contemporaneamente di continuità. Locke definiva l’identità
personale di una persona il frutto della propria coscienza e
della propria memoria. L’identità personale si struttura sul
finire dell’adolescenza, in concomitanza con l’inserimento
nel mondo del lavoro, con la costruzione di una nuova
famiglia.. l’identità è una condizione dell’Io che integra
diverse componenti dello sviluppo.
La teoria psicosociale dello sviluppo di Erikson considera lo
sviluppo come interazione tra la maturità psicofisica
dell’individuo e la struttura della società in cui egli vive,
affinchè apprenda nuovi comportamenti. L’acquisizione
dell’identità implica un conflitto profondo per la persona,
definita “crisi” (che va dall’adolescenza all’età adulta).
Grazie alla soluzione di queste crisi, l’individuo incrementa
il proprio vissuto esperienziale con nuove capacità di
adattamento. Erickson descrive 8 fasi del ciclo vitale,
durante le quali si stabilisce un reciproco adattamento tra
individuo e ambiente, che di susseguono in un ordine
prestabilito: infanzia, prima fanciullezza, età del gioco, età
scolare, adolescenza, giovinezza, età adulta, età senile.
1. Fiducia contro sfiducia (0- 1 anno o infanzia). Sviluppa
un primitivo senso di identità.
2. Autonomia contro dubbio o vergogna (1-3 anni o prima
fanciullezza). Il b. impara a parlare, conoscere il mondo,
diventa più autonomo.
3. Iniziativa contro senso di colpa (3-5 anni o età dl gioco).
Il b. intraprende varie attività.
4. Industriosità contro inferiorità (6-11 anni o età scolare).
Inserimento del b. nel contesto scolastico.
5. Identità contro identità diffusa o confusione di ruoli
(12-20 o adolescenza). Età in cui avvengono le più impo
decisioni che formeranno la propria identità.
6. Intimità e solidarietà contro isolamento ( 20- 40 o
giovinezza). In questa età si ha già la propria identità e
quindi si possono istaurare relazioni con altre persone.
7. Generatività contro stagnazione o auto assorbimento
(40- 65 anni o età adulta). Qu o si sviluppano rapporti
intimi solidi o si ha un impoverimento personale.
8. Integrità contro disperazione (oltre i 65 anni o età
senile). L’individuo effettua un bilancio della propria
vita.
Erikson definisce la ricerca dell’identità l’unico scopo
della vita, in quanto è insito nell’uomo il desiderio di dare
coerenza e significato alla propria esistenza.
IMMAINE DI SE’: IL LATO COSCIENTE DELL’IDENTITA’
L’aspetto cosciente dell’identità è rappresentato dalla
descrizione di sé fornita dall’individuo, che regola i livelli
di autostima e di autoefficacia. Il concetto di sé
rappresenta l’insieme di elementi cui una persona fa
riferimento per descrivere se stessa. L’autostima è una
valutazione circa l informazioni contenute nel concetto di
sé, e deriva dai setimenti dell’individuo nei confronti di se
stesso. L’autostima si connota come un’esperienza
soggettiva. Una persona con un buon livello di autostima
si valuta in maniera positiva ed ha fiducia in se stesso.
Secondo Branden una buona considerazione di se stessi
agisce come sistema immunitario dello spirito. Una scarsa
considerazione di sé, invece, rende più difficoltoso il
raggiungimento degli obiettivi prefissati. Cristophe Andrè
e Francois Lelord (nel libro L’Estime de soi) descrivono gli
aspetti che consentono di sentirsi persone competenti e
degne d’amore: 1. L’amore di sé, che deriva da quello
dato dalle figure di attaccamento; 2. La visione di sé,
che è lo sguardo che rivolgiamo a noi stessi, la
valutazione di qualità personali e di difetti. 3. La fiducia
in se stessi.
Branden riprendendo questo modello afferma che
l’autostima è costituita da due aspetti: _il senso di fiducia
nei propri mezzi, _ senso di rispetto e dignità personale.
Egli ritiene che gli elementi su cui si forma una sana
autostima consistano nel vivere in modo consapevole di sé,
sapendosi accettare per ciò che si è.
LE DIMENSIONI DELL’AUTOSTIMA
L’autostima complessiva di un ragazzo dipenderà
dall’importanza che egli attribuisce a ciascuna delle
componenti che lo portano ad avere una propria valutazione
circa le proprie esperienze e comportamenti passati.
L’autostima si sviluppa secondo i principi
dell’apprendimento (interagendo entro il proprio ambiente).
I contesti che contribuiscono a formare le varie dimensioni
dell’autostima sono: le relazioni interpersonali, la
competenza sul controllo dell’ambiente, l’emotività, il
successo scolastico, la vita familiare. Si può generalizzare
dicendo che i ragazzi considerano l’autostima rispetto a 4
ambiti specifici: l’aut. Sociale, scolastica, familiare,
dell’immagine corporea (aspetto fisico e di capacità) oltre
all’autostima globale. Riprendendo questo modello,
Bracken individua sei aree fondamentali in cui un bamb. O
un ragazzo valuta se stesso. Le prime 4 aree si
sovrappongono al modello precedente, a queste si
aggiungono altre due dimensioni che sono l’area del
controllo dell’ambiente e l’area emotiva. L’area del contr. e
dell’ambiente si riferisce alla gestione delle problematiche
quotidiane e all’influenza sugli eventi della vita in generale.
L’area emotiva si riferisce al riconoscimento e gestione delle
proprie ed altrui emozioni.
L’AUTOSTIMA SCOLASTICA
L’acquisizione delle competenze scolastiche continua ad
essere la sfida cognitiva e motivazionale più impegnativa
che la persona si trova ad affrontare nel proprio percorso di
crescita, incidendo profondamente sul processo di
costruzione dell’identità dell’adolescente.
I fattori che contribuiscono alla riuscita scolastica sono
fattoi di ordine emotivo (ansia, stress..) e fattori di ordine
motivazionali ( bisogno di risultati, scopi, percezione del sé
e del controllo..).
Lo scopo dello studente sarebbe quello di proteggere e
mantenere il senso di stima e dignità personale. Un
contesto basato sui seguenti aspetti: _ valutazione pubblica
diffusa (ma in tal modo non si promuove una visione
costruttiva del fallimento perché si andrebbe incontro
all’umiliazione); _ motivazione estrinseca (in questo modo
l’esercizio dell’apprendimento scolastico può diventare
soddisfacente in se); _ accettazione degli standard di
rendimento; _ significato distorto del fallimento
(incentivando l’apprendimento verso motivazioni
estrinseche). Talvolta il successo scolastico può essere
raggiunto da esperienze di fallimento. La tendenza
generale a stabilire e mantenere un senso di autostima
motiva gli studenti a scegliere sia comportamenti che
assicurino una positiva percezione di sé, sia un crescente
numero di occasioni di accettazione sociale, al fine di
minimizzare le situazioni che potrebbero rivelarsi
fallimentari. Per raggiungere questi obiettivi essi
intraprendono azioni atte a mantenere una positiva stima di
sé.
Marsh effettuando ricerche sulla percezione di competenza
afferma che nei primi anni di scuola elementare il concetto
del sé è irrealistico e poco correlato ai voti ottenuti nelle
singole discipline; in seguito si verifica una percezione del
rendimento più accurata e realistica che determina una
maggiore stabilità tra voti e concetto di sé. Ne deriva che gli
studenti con una buona percezione delle proprie abilità, si
avvicinano ai compiti con più fiducia e ottenendo maggior
successo rispetto a coloro che dubitano delle capacità
possedute.
APPRENDIMENTO E IDENTITA’: LA COMUNITA’ DI PRATICA
A partire dagli anni 90 si assiste al progressivo
superamento della visione passiva e mentalistica del
processo di apprendimento, pensato come una mera
acquisizione meccanica di nozioni astratte e formali.
L’apprendimento diviene un fenomeno sociale e collettivo.
Questa nuova visione implica una forte correlazione tra
apprendimento e identità. Apprendere all’interno di una
comunità significa imparare ad essere e ad agire come
membro della comunità; dando vita ad un processo di
apprendimento che trasforma la capacità dell’individuo di
operare nel mondo, modificando contemporaneamente la
sua identità e il suo comportamento. Questa nuova
definizione di processo di apprendimento si concretizza con
la “comunità pratica”. La com. pratica è costituita da
persone che operano in un medesimo contesto e che
intrattengono relazioni (cognitive e sociali). I tratti distintivi
di questa comunità sono: _ l’esistenza di impegni reciproci
tra i membri della comunità; _ la presenza di uno scopo
comune; _ l’esistenza di una routine condivisa. La comunità
è finalizzata allo sviluppo di conoscenze condivise. La
comunità di pratica punta sulla valorizzazione di queste
conoscenze . la comunità di pratica rappresenta un preciso
connubio tra costruzione dell’identità e sviluppo dei
processi di apprendimento, è vista come appartenenza ad
una comunità attraverso il coinvolgimento e l’impegno
attivo nei processi di negoziazione dei significati, mediante
la costruzione di un’immagine di sé, dell’esperienza,
mediante il raggiungimento di obiettivi comuni. In tale
prospettiva l’apprendimento viene visto come un fenomeno
sociale basato sull’esperienza. La comunità pratica ricopre
un ruolo fondamentale per la comprensione dei fenomeni di
apprendimento, si caratterizza sostanzialmente per
l’inclusione di aspetti spesso contrapposti tra loro:
l’esplicito e il tacito, il codificato e il non codificato, il dire e
il fare, la conoscenza e l’azione. Wenger indivi