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“A”
AnBn tale per cui n sillabe di tipo dovevano necessariamente essere seguite da n sillabe
“B”.
di tipo
In entrambe le grammatiche, n era uguale a 3 (questo perché si sa che i tamarini distinguono fra
stringhe diverse solo se le stringhe hanno al massimo lunghezza 3).
Per ognuna delle due grammatiche, c’erano 64 stringhe diverse (60 di queste venivano usate nella
fase di familiarizzazione e 4 nella fase di test vera e propria).
L’esperimento
Divisione dei tamarini in due gruppi, uno per grammatica.
• Familiarizzazione: Ogni gruppo è stato esposto per 20 minuti a 60 stringhe costruite
secondo le regole della grammatica di appartenenza
• Esperimento: Test individuale, effettuato il giorno dopo, dopo una ri-familiarizzazione di
due minuti con la grammatica di appartenenza.
Il giorno del test, ogni tamarino veniva portato in una camera insonorizzata e veniva testato
individualmente. Dopo la breve fase di rifamiliarizzazione, venivano presentati gli stimoli di prova.
Per verificare se il tamarino padroneggiava una grammatica si misuravano gli sguardi che rivolgeva
all’altoparlante nascosto. Venivano contate le volte in cui i soggetti si voltavano a guardare nella
direzione dell’altoparlante o durante la presentazione dello stimolo di prova, o comunque entro 2
secondi dalla fine dello stimolo. Seguendo una consolidata tradizione, si considera il voltarsi a
guardare come un indice di sorpresa, cioè se il tamarino si voltava per guardare la fonte del suono
questo voleva dire che riconosceva lo stimolo come anomalo (è la stessa logica che soggiace
all’interpretazione dell’aumento della suzione nel neonato).
Risultati GSF:
I tamarini hanno facilmente padroneggiato le grammatiche a stati finiti: “agrammaticali”
A livello individuale, 9 scimmie su 10 hanno guardato maggiormente agli stimoli
“grammaticali” “agrammaticali”.
che a quelli nel 72% dei casi sono state guardati gli stimoli Solo
“grammaticali”.
nel 34% dei casi sono stati guardati gli stimoli Questo successo ha dimostrato che
le differenze tra i due diversi segnali acustici sono state recepite dai tamarini. I tamarini sono in
grado di riconoscere se le nuove stringhe siano coerenti con passati input.
Risultati GSS:
I tamarini hanno fallito il riconoscimento delle grammatiche a struttura sintagmatica, mostrando una
“grammaticali” “agrammaticali”:
percentuale equivalente nel guardare a stimoli e Nessuna scimmia
ha guardato a più della metà delle violazioni.
Il fallimento nel padroneggiare le grammatiche a struttura sintagmatica non può essere dovuto a
fattori esterni, come la lunghezza degli stimoli, la rumorosità, o altri fattori acustici, né a differenze
nell’esposizione, nel test o nelle procedure di valutazione. Infatti il setting sperimentale e gli stimoli
fisici usati erano gli stessi dell’esperimento con le grammatiche a stati finiti. Inoltre la lunghezza
delle sequenze (n uguale a 3 ) era nei limiti della capacità di memoria di lavoro dei tamarini.
Pertanto sembra lecito concludere che i tamarini abbiano difficoltà a padroneggiare le grammatiche
a struttura sintagmatica.
Capacità sintattiche degli storni
Gli storni producono canti decomponibili in unità acustiche di base. Tra queste unità ci sono trilli
(rattle) e singulti (warble). Sono stati registrati 8 trilli e 8 singulti prodotti da uno storno maschio
adulto che sono stati poi utilizzati per costruire le sequenze in accordo a una grammatica a stati
finiti e a una grammatica a struttura sintagmatica:
• 2
Grammatica a stati finiti = (AB) = trillo singulto trillo singulto
• 2 2
Grammatica a struttura sintagmatica = (A B ) = trillo trillo singulto singulto
Il condizionamento
L’apparato di sperimentazione era composto da tre porticine comandate a distanza con un
contenitore sotto la porticina centrale in cui lo storno aveva accesso al cibo alle condizioni che
stiamo per descrivere.
FASE 1: dopo che lo storno aveva individuato il contenitore come fonte di cibo, il cibo diventava
disponibile solo se lo storno beccava la porticina centrale quando dietro di questa si attivava un
diodo luminoso.
FASE 2: non si attivava più il diodo luminoso, ma lo storno otteneva il cibo continuando a beccare
sulla porticina centrale. Subito dopo, ogni volta che lo storno beccava la porticina centrale, iniziava
la presentazione dello stimolo sonoro.
FASE 3: è la fase di familiarizzazione con una delle due grammatiche. Per un primo gruppo di
storni, se beccavano la porticina centrale dopo aver sentito una delle sequenze prodotte dalla
grammatica a stati finiti c’era un rinforzo (ovvero, il cibo diventava disponibile nel solito
contenitore). Invece, se beccavano la porticina centrale dopo aver sentito una delle sequenze
prodotte dalla grammatica a struttura sintagmatica c’era una punizione (la luce nella gabbia si
oscurava per un istante).
Per un secondo gruppo di storni il rinforzo era associato alla grammatica a struttura sintagmatica e
la punizione alla grammatica a stati finiti.
Nove degli undici storni che hanno partecipato alla fase di condizionamento hanno imparato a
distinguere le sequenze generate dalle grammatiche a stati finiti da quelle generate dalle
grammatiche a struttura sintagmatica. Il ritmo di acquisizione variava molto fra gli storni ed è stato
lento rispetto a quello osservato in altri esperimenti di riconoscimento dei suoni.
Vanno a memoria?
Per escludere la possibilità che gli storni avessero imparato a memoria le sequenze giuste, gli
sperimentatori hanno cambiato da un momento all’altro gli stimoli per i quattro storni che si erano
dimostrati più abili nella fase di condizionamento. Al posto di usare i 16 stimoli iniziali, hanno
usato 16 stimoli nuovi, che avevano le stesse caratteristiche dei primi 16. Le altre condizioni
sperimentali non venivano modificate. Nonostante un calo nella prestazione, gli storni mostrano di
saper distinguere fra le due grammatiche anche con i nuovi stimoli.
Vanno per esclusione?
Per escludere questa ipotesi gli sperimentatori hanno creato 16 nuove sequenze, che non erano
generate né dalla grammatica a stati finiti, né dalla grammatica a struttura sintagmatica. In questo
“agrammaticali”.
senso erano Queste sequenze avevano la forma AAAA, BBBB, ABBA, BAAB,
con 4 sequenze per ognuna di queste forme. 4 uccelli su 4 sono stati in grado di distinguere le
“agrammaticali” 2
sequenze dalle sequenze (AB) . 3 uccelli su 4 sono stati in grado di distinguere le
“agrammaticali” 2 2
sequenze dalle sequenze (A B ). L’ipotesi che gli storni vadano per esclusione,
sembra quindi da escludere.
Conclusioni
Come spiegare le differenze fra il comportamento dei tamarini e quello degli storni?
Una possibilità è che abbia giocato un ruolo il setting sperimentale molto diverso. Con gli storni c’è
stata una fase di condizionamento con lunghe sessioni di rinforzo/punizione, mentre con i tamarini
c’è stata solo una breve fase di familiarizzazione di venti minuti. Un’altra possibilità è che solo le
specie che sono in grado di acquisire modelli complessi di vocalizzazione (uccelli, umani, e forse
alcuni cetacei) sappiano padroneggiare strutture ricorsive come quelle generate dalle grammatiche a
struttura sintagmatica.
Il relativismo linguistico
Secondo la tesi del relativismo linguistico (tesi Sapir-Whorf) il possesso di una particolare lingua
determina in maniera essenziale il nostro modo di pensare. Non potremmo avere pensieri o concetti
o modi di categorizzare la realtà senza o al di fuori della lingua che parliamo. Deriva dalla tesi del
relativismo linguistico che due diverse comunità linguistiche concettualizzerebbero il mondo in
modo diverso e le differenze di concettualizzazione sarebbero tanto maggiori, quanto maggiori sono
le differenze fra le lingue delle due comunità.
≠
Determinismo linguistico relativismo linguistico
“relativismo
Anche se a volte l’espressione linguistico” si usa come fosse equivalente
“determinismo “relativismo
all’espressione linguistico”, è bene tenerle distinte. Per linguistico” si
“determinismo
intende la tesi Sapir-Whorf. Per linguistico” si intende la tesi che il linguaggio in
generale (non una specifica lingua) determina le categorie di pensiero.
La direzione del nesso di causalità “neve”.
Supponiamo che gli eschimesi abbiano tante parole per Questa sarebbe un’indicazione che
la lingua determina il loro modo di concettualizzare la realtà (secondo la tesi Sapir-Whorf), oppure
sarebbe un’indicazione che, siccome vivono in mezzo alla neve, la loro lingua riflette una
particolare sensibilità a questa sostanza? La lingua causa la rappresentazione della realtà o la
riflette? Il problema del nesso di causalità non è facile da risolvere in molti casi che possono essere
a prima vista prove a favore della tesi Sapir-Whorf.
Una tesi relativistica forte
La tesi relativistica forte dice che noi pensiamo in una specifica lingua. Secondo la tesi relativistica
forte, l’organizzazione del mio pensiero corrisponde all’organizzazione della frase che esprime quel
pensiero nella mia lingua. Una tesi relativistica forte non è però possibile:
1. Gli indicali
“sta
Se dico piovendo” il contenuto linguistico è più povero del messaggio che riesco a
“sta
convogliare. Se sono nella mia stanza e dico piovendo” di solito intendo che sta
“sta
piovendo qua fuori, non che sta piovendo dal tetto. Quindi la frase piovendo” è più
povera del pensiero che io voglio convogliare e che (in genere) riesco a convogliare.
2. L’ambiguità lessicale
Le parole possono essere ambigue ma il concetto che esprimono non lo è (o lo è molto di
meno).
3. L’ambiguità strutturale
Una frase può essere ambigua, cioè può essere associata a due contenuti informazionali
“Ho
diversi: salutato un uomo con il cappello”; se la lingua determinasse il pensiero
rigidamente, questo non dovrebbe essere possibile.
Per questo non può essere vero che i nostri pensieri si riducono al contenuto linguistico delle frasi
con cui cerchiamo di trasmetterli. Questo non significa che possedere il linguaggio non possa essere
uno strumento straordinario di organizzazione dei pensieri. Ma la tesi relativista non parla del ruolo
della facoltà di linguaggio, bensì sostiene che avere una specifica lingua permei o dia forma al
pensiero.
Una tesi relativistica debole
Esiste una tesi relativistica debole decisamente più credibile, secondo la quale l’abitudin