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COMPORTAMENTO DEVIANTE
Gli studi sociologici danno importanza ai fattori sociali e ambientali per spiegare il fenomeno
criminale. L’ambiente sociale può distinguersi in:
• Generale: comprende l’insieme delle condizioni fisiche generali ed economiche influenti sul
comportamento individuale
• Immediato specifico: si considera l’uomo in relazione al gruppo, lo stato e la famiglia
• Occasionale: è quello non abituale del soggetto (carcere, ospedale)
Riguardo all’ambiente si deve tenere conto di alcuni studiosi quali:
-Lewin teoria dei campi = mette in rapporto la persona e lo spazio di vita che implica la totalità
dei fattori interdipendenti.
-Luhmann attribuisce al rapporto sistema-ambiente un ruolo centrale. L’evoluzione dei sistemi
sociali è anche condizionata dall’ambiente naturale.
La teoria della disorganizzazione sociale deriva dalla Scuola di Chicago. Il focus principale è
rivolto ai mutamenti ambientali che influenzano i tassi di criminalità.
Per alcuni individui e istituzioni i mutamenti nella struttura sociale non creano problemi di
adattamento, invece, per altri risultano difficili da accettare per cui essi vivono una situazione di
frustrazione e confusione.
Negli anni ’20 due studiosi dell’Università di Chicago, Thomas e Znrniecki, svolsero una ricerca
sui contadini polacchi in America. Essi rivelarono che la prima generazione riusciva a mantenere le
usanze culturali del paese d’origine, mentre la seconda generazione non riusciva a trasferire le
consuetudini e le regole della comunità di origine in quella d’arrivo; in questo caso il tasso di
criminalità aumentava.
I due autori attribuirono questo incremento alla disorganizzazione sociale vissuta dagli immigrati
polacchi più giovani per il controllo sociale e familiare e la rottura dei legami originali.
Tra gli studiosi della scuola di Chicago vanno ricordati Mckay e Shaw i quali rilevarono che il
comportamento deviante era dovuto alle condizioni ecologiche urbane.
Essi attraverso il modello delle aree concentriche studiarono i tassi di criminalità in rapporto alle
diverse zone. Rilevarono così una più elevata densità criminale nelle zone di transizione dove si
era insediato un alto numero di immigrati.
Durkheim mise in evidenzia il rapporto tra elevato tasso di suicidio e anomia (assenza di norme).
Con questo concetto egli indicava uno stato di confusione ideologica nell’organizzazione sociale,
dovuto a rapidi mutamenti. Di conseguenza, il calo della densità morale provoca patologie sociali
da cui scaturisce il suicidio anomico.
Merton riprese il concetto di anomia = risultato della non integrazione tra mete culturalmente
prescritte e la disponibilità di mezzi legittimi per raggiungerli.
Egli individua 4 tipi di risposte devianti all’inadeguatezza dei mezzi legittimi:
• Rinuncia: risposta deviante di chi abbandona la partita e rifiuta mete e mezzi
• Ribellione: è tipica dei gruppi radicali e rivoluzionari che vogliono cambiare la società
• Innovazione: il soggetto rifiuta soltanto i mezzi e li sostituisce con altri illegittimi
• Ritualismo: adattamento caratteristico di persone che falliscono nel raggiungere il
successo e abbandonano qualsiasi sforzo
• Conformità: il soggetto accetta sia i mezzi a disposizione sia le mete socio-culturali
Sempre espressione della scuola di Chicago è la teoria delle associazioni differenziali di
Sutherland secondo cui l’idea criminoso viene appresa per trasmissione culturale di chi
appartenga ad una subcultura criminale. La tesi di Sutherland toglie ogni influenza a fattori
biologici e psichiatrici dando prevalenza all’apprendimento. I singoli acquisiscono modelli di
comportamento sia criminali sia conformi all’interazione con gli altri attraverso i processi di
comunicazione.
Sellin elabora la teoria dei conflitti culturali secondo cui un conflitto di cultura fra i singoli può
generare criminalità. Egli vedeva il conflitto tra cultura come contrasto tra norme per cui la cultura
importata veniva imposta a popolazioni con tradizioni culturali differenti. Con tali premesse affrontò
il tema dell’immigrato in un paese socialmente diverso da quello di provenienza e delle collettività
di estrazioni culturali eterogenee costrette a vivere nella stessa società e notò che il conflitto
culturale non si rivela tanto nella prima generazione di immigrati quanto nella seconda poiché la
prima rimane legata ai valori di origine mentre la seconda è più esposta a norme di condotta
contrastanti.
Studi importanti sulla subcultura delinquenziale sono svolti da Cohen. La subcultura
delinquenziale si forma in quanto offre una soluzione a problemi di status e alle frustrazioni vissute
dai ragazzi delle aree di basso livello. I ragazzi rifiutano i modelli della classe media e si aggregano
ad una subcultura delinquenziale in una gang, in cui il giovane può trovare quel ruolo sociale che
non può tenere nella società.
A tale teoria si oppongono Sykes e Matza che negano che vengano rifiutati tutti i valori della
classe media e parlano di tecniche di neutralizzazione per cui l’atto criminale viene preceduto di
razionalizzazioni e auto giustificazioni che conducono a:
• Negazione della propria responsabilità
• Negazione del danno provocato
• Negazione della vittima
• Richiamo a ideali più alti
Cloward e Ohlin con la teoria delle opportunità differenziali sostengono che i giovani delle
classi inferiori accettano gli standard cultuali della classe media. La loro scelta verso la devianza
scaturisce dall’impossibilità di credere nei mezzi legittimi per il raggiungimento delle mete a causa
di situazioni di ingiustizie economiche.
Essi distinguono 3 tipi di bande delinquenziali:
1) Criminale si sviluppa nelle aree in cui le opportunità di esposizione ai modelli criminali
sono diffuse e non vi è opposizione a tali modelli
2) Conflittuale si forma quando non sono disponibili opportunità illecite e modelli criminali e
agisce in modo incontrollato con atti di violenza fini a se stessi come mezzo di discesa
sociale
3) Astensionista caratterizzata dalla fuga nella droga e nell’alcool, è costituita da quei
giovani che non sono riusciti a inserirsi né in una delle altre tipologie né nella società legale
Miller afferma che la devianza non nasce dal rifiuto dei valori della classe superiore, bensì della
stessa cultura della classe inferiore che possiede e mantiene il proprio sistema di valori.
La teoria della sottocultura della devianza di Ferracuti e Wolfang studia i fenomeni di
comportamento criminale in Columbia e in Sardegna (aree isolate dove la sottocultura si esprime).
Per gli autori l’omicidio presenta una frequenza piuttosto alta in determinati gruppi sociali in cui si
ha una limitata importanza della vita umana e l’uso delle violenze appare come modalità utile e
normale per risolvere i problemi quotidiani.
CAPITOLO 7 – “TEORIE SOCIOLOGICHE”: CONTROLLO SOCIALE, CONFLITTO,
ETICHETTAMENTO
La teoria del controllo sociale sviluppata negli anni 50 del ‘900 parte dall’assunto che tutti siano
per natura devianti nei confronti delle regole e che la maggior parte delle persone non commette
reati perché esistono nella società forze repressive e condizionamenti che vengono imposti gli
autori.
Reiss individuò all’origine della devianza la carenza di alcune componenti del controllo sociale- la
prima si riferiva al mancato sviluppo nell’infanzia di un adeguato autocontrollo, la seconda
all’allentarsi di esso e infine la terza all’assenza di regole sociali.
Nye rivolse particolare attenzione alla famiglia come agente di controllo sociale. Individua anche
altri tipi di controllo:
• Controllo interno: esercitato dalla norma e dai valori acquisiti
• Controllo indiretto: derivato dal rispetto e dall’affetto dei genitori
• Controllo diretto: esercitato dalla famiglia e dalle istituzioni attraverso punizioni, discipline
ecc..
Rickless elabora la teoria dei contenitori che favoriscono il contenimento della condotta
nell’ambito della legalità e occupano un nucleo centrale tra le pressioni e le influenze ambientali e
di stimoli interiori. Se sono deboli prevarranno le pressioni e gli stimoli che porteranno più
facilmente ad agire in senso deviante.
In questo caso le pressioni e le influenze ambientali dovranno essere controllate dal contenitore
interno. Se questo risulterà fragile un’efficace sistema di controllo esterno potrà aiutarlo a non
oltrepassare i limiti della legalità.
Hirschi parte dal presupposto che i desideri devianti siano normali e la maggior parte delle
persone infrangerebbe se non vi fossero circostanze particolari che glielo impediscono. Perciò è
meno probabile che commetta atti delinquenziali l’individuo che è legato al gruppo di pari, alla
famiglia e alla scuola.
Il comportamento deviante dipende dal vincolo con la società che si compone di 4 elementi:
1) Attaccamento: sentimenti di affetto e sensibilità verso gli altri significativi
2) Coinvolgimento: assunzione delle mete approvate culturalmente dalla società
3) Impegno in attività convenzionali nella comunità
4) Convinzioni: credere nei valori sociali
La teoria del basso autocontrollo di Hirschi sostiene che i crimini costituiscono atti di forza
intrapresi per perseguire uno scopo individuale e perciò vanno studiati secondo le caratteristiche
più comuni.
Il comportamento deviante è spesso dovuto a un basso autocontrollo che trova la sua origine in un
difetto di socializzazione nei primi 6-8 anni di vita del bambino.
La teoria del conflitto nasce negli anni ’60 sostenendo che la criminalità e la violenza sono
presenti in tutte le classi sociali ma quelle inferiori vengono definite come criminali e devianti con
più facilità.
Il gruppo dominante emana le leggi per difendere e sostenere i propri interessi; i suoi membri, nel
caso di violazione, sono in una posizione tale da non essere perseguiti e puniti.
Caser è tra i teorici del conflitto. (conflitto = dinamica sociale tra gruppi in lotta per la divisione dei
poteri).
Si possono distinguere conflitti realistici insiti in ogni sistema sociale e conflitti non realistici
dovuti a rinuncia e frustrazione inerenti al processo di integrazione sociale. Questi ultimi si
manifestano come sfogo di tensione attraverso azioni aggressive e sono caratteristici della
criminalità.
È interessante la figura del nemico interno che ogni gruppo può auto creare per provocare un
rinvigorimento di quella solidarietà sociale di cui il gruppo ha bisog